Io e Andrea. Capitolo quattro
di
Trozzai Gotusva
genere
trans
Io e Andrea. Capitolo quattro.
La notte mi svegliai più volte, il sonno leggero per l’eccitazione generale che permeava ogni mia fibra, accelerava tutti i meccanismi biologici. Ogni risveglio imponeva che stessi qualche minuto in contemplazione di Andrea che mi dormiva beatamente vicino. Non si era mossa dalla posizione iniziale fino alle cinque del mattino. Va detto che ci saremo addormentati alle tre; mi sono svegliato due tre volte per sentire il suo respiro sommesso e ammirarne il volto nella penombra della stanza dove filtrava la luce dell’insegna dell’albergo. Mi beavo per la sua presenza e fino alle nove mi svegliai più volte a guardarla ancora ed a ringraziare il mio Dio per quel dono.
Alle dieci Andrea si svegliò e la volli coccolare facendole portare la colazione a letto; giocando e scherzando finché mangiò! Avrei voluto fossero così tutte le mattine le dissi; alzò lo sguardo e mi invitò a baciarla. Lo feci a modo mio, quello che io chiamavo da sempre limonare, incollati con le labbra a leccarsi la lingua invadendo alternandola, la bocca dell’uno e dell’altra. Mi piaceva tutto di lei e glielo dissi, rimembrando la sera prima ed il resto della notte trascorsa. È stata un’esperienza notevole anche per me, rispose. Sarà il nostro inizio, ma devi sapere tutto di me prima di continuare, poi deciderai.
Cosa dovevo aspettarmi? Del resto era stato un salto nel buio, avevamo trasformato un incontro occasionale in una storia pazzesca. Lei aveva ingoiato tutto lo sperma del pompino fatto ad uno sconosciuto ed io ero partito per la tangente con un transessuale. Sono un uomo privo di qualsiasi barriera in campo sessuale; per me, come descritto da un famoso sociologo degli anni cinquanta, il sesso è la più elevata forma di comunicazione. Detto questo però, l’uscita di Andrea qualche perplessità me la stava creando. Decidemmo di prenotare il ristorantino sul mare, quello a pochi metri dal bagnasciuga con il pavimento costituito da un immenso acquario popolato da pesci colorati. La sola proposta le fece brillare gli splendidi occhi neri.
Se ti va ci racconteremo tutto di noi le dissi. Sorrise annuendo e si chiuse in bagno per prepararsi. A me sembrava già bellissima così e Andrea vedendo dietro l’abbozzo del mio sorriso una smorfia interrogativa tornò verso di me con quel passo molleggiato anche a piedi scalzi. Mi prese entrambe le mani e facendomi indietreggiare fino a sedermi sul letto, si inginocchiò tra le mie gambe e con gli occhi sui miei disse: amato mio, io sono una donna speciale, il mio desiderio ed il tuo per essere soddisfatto abbisogna di un particolare trattamento cui devo attendere prima di giacere con te. In altre parole mi devo pulire per essere pronta a darmi tutta a te senza timori. Sic! Non mi era venuto in mente, avrei dovuto pensarci, per quello contrariamente alle mie esperienze femminili, al mattino appena svegliata non avevamo fatto l’amore.
Mi lasciò lì, con un sorriso ebete stampato in faccia e ritornò in bagno. Aveva ragione, dovevo sapere qualcos’altro di lei, anche se sicuramente non si limitava a questo aspetto fisico che mi sembrò subito scontato e che la mia passione nei confronti dell’oggetto del desiderio, mi aveva impedito al momento di valutare. Beh, me ne sarei fatta una ragione, ad estreme esigenze avremmo risposto in altro modo; sorrisi al pensiero della sua bocca sul mio arnese come “risposta alle estreme esigenze”. Uscì dal bagno dopo quasi tre quarti d’ora. Avrei dovuto abituarmi mi disse, magari in futuro avrebbe puntato la sveglia per non rubarmi tempo.
Non ci penso nemmeno le risposi! Adesso vestiamoci ed usciamo cercando di vivere al meglio quello che ci resta della giornata. Si vesti come la sera prima, con la luce del sole sembrava ancora più bella, tenne i capelli sciolti morbidamente ad incorniciarle il viso e gli occhi, adornati dal mascara esibivano tutto il magnetismo di quel fascino femminile che mi rapiva la mente. Sarei rimasto li a guardarla come la prima volta al mare. Mi scosse richiamando l’impegno che lo stomaco richiedeva e in cinque minuti a piedi, con lei a braccetto in equilibrio su quei tacchi, ci trovammo davanti al ristorante. Già all’ingresso Andrea era oltremodo affascinata dall’enorme acquario che costituiva il pavimento.
Ci portarono al nostro tavolo ed iniziammo a parlare più che a mangiare. Non ricordo cosa si ordinò ne quanto pagai, so che piluccammo qualcosa ed i piatti vennero portati via quasi sempre intatti. Fummo gli ultimi a lasciare il ristorante e Andrea aveva gli occhi lucidi per la commozione ed il pianto. Cosa c’era da sapere? Aveva un trascorso di tossicodipendenza e per mantenersi, per qualche anno si era data “alla vita”. Adesso, libera e pulita aveva paura di tutto quello che avrebbe trovato perché non sarebbe stata accettata per quello che era e soprattutto per il suo passato. Ecco, concluse come se ci fossimo svegliati in quel preciso momento; ora sai tutto e penso questo abbia messo una seria ipoteca sul futuro della nostra storia.
Ammisi di essere stato scosso da quell’amara verità e di non aver riconosciuto, (accecato da altri aspetti), i segni delle fiaccature lasciate dalle ripetute punture sul braccio destro. Ma sapendo tutto, soprattutto che lei aveva ricominciato a vivere, volevo essere parte di quella rinascita e intendevo presentarla in famiglia, magari come amica per cominciare, ma la desideravo partner della mia vita. Tornammo in albergo e come la cosa più normale potesse accadere, ci ritrovammo a letto nelle braccia l’uno dell’altra. Ci baciammo lentamente, poi sempre più appassionatamente. Dai piccoli bacetti sul volto e sul collo, al limonare tradizionale fino ad arrivare al suo gioco del lecca mordi e succhia labbra e lingua! Che libidine pazzesca.
I vestiti evaporarono dai nostri corpi in un baleno. Il profumo di marca che avevo intravisto su una minuscola bottiglia sul lavandino, era esaltato dalla pelle di Andrea e me ne inebriavo. Riempiendone le narici arrivava a stimolare il cervello eccitando i sensi a ricercarlo, a fissarlo nella memoria e, subito dopo a vedere dove si concentrasse in quel corpo che desideravo possedere in tutte le forme possibili. La volevo mia fisicamente ma anche psicologicamente. Desideravo riuscire a crearle un desiderio di me, quasi a stregarla in maniera che non potesse fare a meno del mio amore. Le afferrai le braccia ai polsi allargandole come a metterla in croce ed esplorai il collo le guance e gli orecchi, aggirandoli con baci e carezze delle labbra.
Scesi sulle spalle e dopo una piccola escursione sui seni ed una succhiata ai capezzoli, leccai con avidità l’incavo ascellare, strappandole gridolini e brividi di piacere. Oramai teneva le braccia aperte e continuai l’esplorazione godendo per la sua approvazione. Quel corpo sembrava uno strumento musicale che stavo suonando. Vagai tra la bocca ed i seni, le ascelle e giù giù fino all’ombelico ed al monte di Venere, coperto dal fine triangolino di pizzo nero del tanga. Andrea strinse le gambe e non insistetti, limitandomi ad accarezzare e mordicchiare ogni centimetro di quel corpo che mi eccitava senza pudore richiamando tutto quanto l’istinto sessuale mi chiedeva di vivere e sperimentare.
La spinsi a girarsi a pancia in giù e dai contorni degli orecchi, leccando la nuca ed il collo, scesi fino alle sode rotondità dei glutei che lisciai con baci e carezze, ma quando provai a divaricarli per sperimentare il colore ed il sapore del pertugio del piacere che quei globi custodivano, Andrea si girò ricordandomi sottovoce ma con decisione, che era arrivato il suo turno. Capii che non voleva ancora farmi leccare quello che avrebbe potuto turbare la sostanza della sua femminilità, ma a quel punto mi sentivo sicuro di quello che provavo. Non stetti li a discutere e mi stesi supino, a braccia aperte come mi posizionò.
Piccoli baci sugli occhi e una breve serie di carezze con quelle labbra carnose per il volto ed il collo. Scese sul torace e poi giù per impossessarsi del “turrito trofeo” che aspettava impaziente la sua parte. Andrea sembrava parlargli ammansendolo. Lo segava piano con una mano e distribuiva con la bocca le sue attenzioni tra lui e il mio ventre piatto disegnandone con l’altra mano i solchi della muscolatura. Commentava sottovoce ma in modo comprensibile, quanto le fosse piaciuto vederli fin dal primo incontro, e quanto ne rimase compiaciuta nel poter toccarli, adesso accarezzarli quasi a prenderne possesso, leccarli con libidine per saggiarne il sapore, annusarli per rilevarne il profumo maschile. E senza mollare l’osso, salì ancora a lambire le ascelle per completare l’opera.
Tentai di attirarla a me per baciarla, ma non demorse dai suoi piani. Scese umettando il percorso verso il membro e salendo dalla base alla cappella, lo accerchiò ed iniziò una pompa dal ritmo lentissimo. Voglio gustarmi il tuo corpo, devo fissare ogni movimento e registrare ogni profumo, emozione e suono. Il filmato dovrà durare l’intera settimana, finché non potrò nuovamente incontrarti, anche se il solo pensiero mi manda in crisi fin d’ora. La lasciai fare non so per quanto, tentando in più occasioni di dissuaderla dal suo “LOOP”. Fu lei a decidere di smettere, sedendosi sul suo trono, semplicemente spostando il nastrino di raso nero del tanga e facendomi entrare per piccoli step tra i massicci caldi e sodi dei glutei.
Era strettissima, ci volle un bel po’ di su e giù per farlo entrare. Lo sguardo orientato sul mio, ma apriva e chiudeva gli occhi con quell’espressione di estasi che assumeva, man mano che si impossessava di quella parte di me che aveva la fortuna di entrare in lei. Si, uso questo linguaggio perché avrei voluto entrarci tutto, tanta era la smania di possederla o esserne posseduto! Darsi e ricevere era un gioco che sentivo sempre molto forte quando facevo l’amore, ma con Andrea era vivo più che mai. Quando si sentiva chiaramente lo scroto saltare sui glutei ogni volta che si sbatteva fino in fondo, emetteva un lamento e impallidiva.
Ti voglio diceva, anche se non so quanto potrò durare, ma voglio essere tutta tua, voglio che non pensi e non tocchi altro che me. Non potevo stare fermo un solo minuto in più! La girai mettendomi sopra e divaricate le gambe a braccia aperte, la penetrai avendo cura di mantenere la posizione che mi permettesse di non lasciare fuori nemmeno un millimetro di carne. Mi chinai a baciarla, ma era totalmente concentrata a darsi, ed a quello mi dedicai poggiando le gambe sulle spalle per poi divaricarle alternandone la posizione, spingendo piano nella penetrazione fino a percepire quel suo sospiro quando sentivo che spingendo non potevo progredire se non spostando in alto i visceri, costringendola a trattenere il fiato.
Amavo guardare il suo corpo arrendevole ed il volto trasfigurato nella bellezza per il piacere, mi accarezzava le braccia e si contorceva per darsi tutta. Ti voglio tutto mi diceva anche se mi sento “Impalata”, va bene perché voglio essere tutta tua, sei tanto amore!. Non mi era facile pensare una cosa simile, non l’avevo sentita molte volte dalle mie amanti, anzi, spesso si lamentavano che facevo loro male e dovevamo sospendere anche bruscamente il coito lasciandomi pieno di sensi di colpa. Andrea mi stava dando tutta se stessa e volevo essere all’altezza dandole tutto quello che potevo, come lo voleva.
Provai ad aumentare il ritmo appoggiando le gambe sulle spalle, diminuendo la profondità della penetrazione e lei si abbandonò a commenti eccitanti; dai amore scopami, voglio tutto di te, allargami e sfondami che ne possa sentire il dolore ed il piacere per tutta la settimana. Dai amore fammi tua con tutto te stesso, non potrò fare a meno di te, dammi tutto! Era così presa che sudava e si leccava le dita con cui poi strizzava i capezzoli. Mi mandava fuori giri, iniziai a succhiarle gli alluci, alternandoli come se fossero piccoli cazzi. Se questo eccitava me, portò lei completamente fuori di testa.
Dammi tutto le dicevo e lei rispondeva artigliandomi i glutei e attirandomi a se, ed in quel gesto tratteneva il respiro e sbiancava, mentre sentivo la punta del cazzo schiacciarsi nella sua pancia. La scena sembrava assumere toni ai limiti della violenza e non si trattava esattamente di quello che volevo. Pensai toccasse a me smorzare un po’ le tonalità rallentando progressivamente il ritmo e la profondità della penetrazione. La accarezzai a piene mani al viso, scendendo lungo il corpo fino a spostarle la mano che appena mi muovevo, portava a coprire il piolo pallido e pulsante. Ti darò tutto me stesso le dissi, come tu stai dando tutto di te, questo sarà il mio patto d’amore e se sarò carente in qualche modo, me lo farai notare.
Ridussi sempre più il ritmo finché non sentii nuovamente lo sfintere stringermi l’asta. Si era talmente spanato che rimaneva aperto anche se estraevo gran parte del membro. Anche Andrea si stava calmando, abbandonandosi alle carezze e rispondendomi con la stessa dolcezza. Le spostai la mano che ostinatamente voleva nascondere l’ingombro tra le gambe, tentò di resistere ma fui determinato e mentre la accarezzavo mi posizionai per offrirci un sessantanove canonico. provò ancora a resistere e dissentire sostenendo che non fosse il caso ma comprese la mia determinazione, (sottolineai che se dovevamo dirci e darci tutto, non c’erano alternative), si abbandonò.
Così come lei iniziò a leccare e succhiarmi il cazzo, mi imbattei in quella salsiccia dura e pulsante, dall’incarnato chiaro, (sicuramente dovuto allo scarso utilizzo). Aveva il profumo di lei e forse per l’emozione, presentava una lacrima trasparente nel piccolo occhio al centro della testa. Chiusi gli occhi e dopo qualche leccata per saggiarne il sapore, iniziai a succhiarlo, dapprima in maniera sicuramente maldestra, in seguito, seguendo le manovre che lei riservava a me, valutai il successo delle mie azioni ascoltando gli sfoghi di piacere emessi dall’amata.
Impari presto disse, alzandosi a sedere pur mantenendo le carezze sul calore eccitato della pistola accennando a leggeri colpi di sega. Ma non è esattamente quello che mi aspetto da te e stendendosi di lato, mi presentò le terga per essere penetrata in quella posizione; il tutto senza staccarsi mai completamente da me, riusciva sempre a mantenere il contatto anche nei cambi di posizione. Continuava ad accarezzarmi e sembrava non esserci mai soluzione di continuità in ogni movimento. Scivolai tutto nel suo corridoio caldo percependo quel piacere che sembra non finire mai e pur così pieno e profondo che sai già ti mancherà ancor prima di finire.
In quella posizione ci baciammo pur con qualche equilibrismo, ma sembrava non esserci modo che ci impedisse di darci tutto l’uno dell’altra. Andrea era una rivelazione sotto tutti i punti di vista e quando lo sguardo casualmente cadde sulla mensola sopra l’armadio, dove campeggiava una sveglia digitale dai numeri giganti, mi venne l’ansia. Lei se ne accorse e subito comprese. Amore, sto provando lo stesso sentimento anch’io, ma ci dovremo abituare, affidandoci con serenità ai nostri sentimenti di fiducia reciproca. Sempre rimanendo uniti carnalmente, Andrea si spinse tutto il suo corpo verso il mio ed io su di lei, come uno stampo al suo calco!
Avevamo bruciato a letto quello che rimaneva dell’intero pomeriggio. Non servirono parole, quando riprendemmo l’amore. Nella stessa posizione mi incitava a godere. Le dissi che lo avrei fatto quando fosse pronta e rispose sorridendo che per lei ogni momento era buono perché aveva avuto quanto le bastava per un bel po’ di tempo! Tu invece immagino che non saresti mai sazio affermò. Annuii, non volevo mentirle e appena sentii che segandosi quasi se ne vergognasse, mentre si muoveva saldamente imperniata su di me, puntava a eiaculare, attesi il sintomo che non tardò ad arrivare.
Quando lo sfintere pulsò stringendo il membro che conteneva, percepii i sospiri del godimento, e come sapevo gradiva particolarmente, con due tre colpi di reni le donai tutto il piacere che avevo accumulato per lei. Così volle rimanessimo finché il membro non diventò barzotto. Mentre accarezzandole il pancino, le avevo spalmato tutto lo sperma che aveva eruttato, fino a farlo assorbire come una crema di bellezza. Ogni tanto si girava a baciarmi, ma la dolcezza stava nel sentire come desiderasse stare premuta sul mio corpo. Come un pisello dentro un bacello diceva ridendo, consapevole trattarsi di “una metafora al contrario”.
Doccia assieme e cena allo stesso ristorante, ma quella sera, la accompagnai a casa con la mia auto, mi presentò sua madre. Una signora dal fisico piuttosto provato che mi ricevette con un comprensibile sguardo indagatore ed un’aria diffidente. Lei sorrise sdrammatizzando: mamma è così. Un bacetto sulla guancia e l’arrivederci sullo specchio della porta di casa con la mamma che non pareva per niente intenzionata a rientrare lasciandoci soli anche per un minuto. Per fortuna c’era il telefono.
La notte mi svegliai più volte, il sonno leggero per l’eccitazione generale che permeava ogni mia fibra, accelerava tutti i meccanismi biologici. Ogni risveglio imponeva che stessi qualche minuto in contemplazione di Andrea che mi dormiva beatamente vicino. Non si era mossa dalla posizione iniziale fino alle cinque del mattino. Va detto che ci saremo addormentati alle tre; mi sono svegliato due tre volte per sentire il suo respiro sommesso e ammirarne il volto nella penombra della stanza dove filtrava la luce dell’insegna dell’albergo. Mi beavo per la sua presenza e fino alle nove mi svegliai più volte a guardarla ancora ed a ringraziare il mio Dio per quel dono.
Alle dieci Andrea si svegliò e la volli coccolare facendole portare la colazione a letto; giocando e scherzando finché mangiò! Avrei voluto fossero così tutte le mattine le dissi; alzò lo sguardo e mi invitò a baciarla. Lo feci a modo mio, quello che io chiamavo da sempre limonare, incollati con le labbra a leccarsi la lingua invadendo alternandola, la bocca dell’uno e dell’altra. Mi piaceva tutto di lei e glielo dissi, rimembrando la sera prima ed il resto della notte trascorsa. È stata un’esperienza notevole anche per me, rispose. Sarà il nostro inizio, ma devi sapere tutto di me prima di continuare, poi deciderai.
Cosa dovevo aspettarmi? Del resto era stato un salto nel buio, avevamo trasformato un incontro occasionale in una storia pazzesca. Lei aveva ingoiato tutto lo sperma del pompino fatto ad uno sconosciuto ed io ero partito per la tangente con un transessuale. Sono un uomo privo di qualsiasi barriera in campo sessuale; per me, come descritto da un famoso sociologo degli anni cinquanta, il sesso è la più elevata forma di comunicazione. Detto questo però, l’uscita di Andrea qualche perplessità me la stava creando. Decidemmo di prenotare il ristorantino sul mare, quello a pochi metri dal bagnasciuga con il pavimento costituito da un immenso acquario popolato da pesci colorati. La sola proposta le fece brillare gli splendidi occhi neri.
Se ti va ci racconteremo tutto di noi le dissi. Sorrise annuendo e si chiuse in bagno per prepararsi. A me sembrava già bellissima così e Andrea vedendo dietro l’abbozzo del mio sorriso una smorfia interrogativa tornò verso di me con quel passo molleggiato anche a piedi scalzi. Mi prese entrambe le mani e facendomi indietreggiare fino a sedermi sul letto, si inginocchiò tra le mie gambe e con gli occhi sui miei disse: amato mio, io sono una donna speciale, il mio desiderio ed il tuo per essere soddisfatto abbisogna di un particolare trattamento cui devo attendere prima di giacere con te. In altre parole mi devo pulire per essere pronta a darmi tutta a te senza timori. Sic! Non mi era venuto in mente, avrei dovuto pensarci, per quello contrariamente alle mie esperienze femminili, al mattino appena svegliata non avevamo fatto l’amore.
Mi lasciò lì, con un sorriso ebete stampato in faccia e ritornò in bagno. Aveva ragione, dovevo sapere qualcos’altro di lei, anche se sicuramente non si limitava a questo aspetto fisico che mi sembrò subito scontato e che la mia passione nei confronti dell’oggetto del desiderio, mi aveva impedito al momento di valutare. Beh, me ne sarei fatta una ragione, ad estreme esigenze avremmo risposto in altro modo; sorrisi al pensiero della sua bocca sul mio arnese come “risposta alle estreme esigenze”. Uscì dal bagno dopo quasi tre quarti d’ora. Avrei dovuto abituarmi mi disse, magari in futuro avrebbe puntato la sveglia per non rubarmi tempo.
Non ci penso nemmeno le risposi! Adesso vestiamoci ed usciamo cercando di vivere al meglio quello che ci resta della giornata. Si vesti come la sera prima, con la luce del sole sembrava ancora più bella, tenne i capelli sciolti morbidamente ad incorniciarle il viso e gli occhi, adornati dal mascara esibivano tutto il magnetismo di quel fascino femminile che mi rapiva la mente. Sarei rimasto li a guardarla come la prima volta al mare. Mi scosse richiamando l’impegno che lo stomaco richiedeva e in cinque minuti a piedi, con lei a braccetto in equilibrio su quei tacchi, ci trovammo davanti al ristorante. Già all’ingresso Andrea era oltremodo affascinata dall’enorme acquario che costituiva il pavimento.
Ci portarono al nostro tavolo ed iniziammo a parlare più che a mangiare. Non ricordo cosa si ordinò ne quanto pagai, so che piluccammo qualcosa ed i piatti vennero portati via quasi sempre intatti. Fummo gli ultimi a lasciare il ristorante e Andrea aveva gli occhi lucidi per la commozione ed il pianto. Cosa c’era da sapere? Aveva un trascorso di tossicodipendenza e per mantenersi, per qualche anno si era data “alla vita”. Adesso, libera e pulita aveva paura di tutto quello che avrebbe trovato perché non sarebbe stata accettata per quello che era e soprattutto per il suo passato. Ecco, concluse come se ci fossimo svegliati in quel preciso momento; ora sai tutto e penso questo abbia messo una seria ipoteca sul futuro della nostra storia.
Ammisi di essere stato scosso da quell’amara verità e di non aver riconosciuto, (accecato da altri aspetti), i segni delle fiaccature lasciate dalle ripetute punture sul braccio destro. Ma sapendo tutto, soprattutto che lei aveva ricominciato a vivere, volevo essere parte di quella rinascita e intendevo presentarla in famiglia, magari come amica per cominciare, ma la desideravo partner della mia vita. Tornammo in albergo e come la cosa più normale potesse accadere, ci ritrovammo a letto nelle braccia l’uno dell’altra. Ci baciammo lentamente, poi sempre più appassionatamente. Dai piccoli bacetti sul volto e sul collo, al limonare tradizionale fino ad arrivare al suo gioco del lecca mordi e succhia labbra e lingua! Che libidine pazzesca.
I vestiti evaporarono dai nostri corpi in un baleno. Il profumo di marca che avevo intravisto su una minuscola bottiglia sul lavandino, era esaltato dalla pelle di Andrea e me ne inebriavo. Riempiendone le narici arrivava a stimolare il cervello eccitando i sensi a ricercarlo, a fissarlo nella memoria e, subito dopo a vedere dove si concentrasse in quel corpo che desideravo possedere in tutte le forme possibili. La volevo mia fisicamente ma anche psicologicamente. Desideravo riuscire a crearle un desiderio di me, quasi a stregarla in maniera che non potesse fare a meno del mio amore. Le afferrai le braccia ai polsi allargandole come a metterla in croce ed esplorai il collo le guance e gli orecchi, aggirandoli con baci e carezze delle labbra.
Scesi sulle spalle e dopo una piccola escursione sui seni ed una succhiata ai capezzoli, leccai con avidità l’incavo ascellare, strappandole gridolini e brividi di piacere. Oramai teneva le braccia aperte e continuai l’esplorazione godendo per la sua approvazione. Quel corpo sembrava uno strumento musicale che stavo suonando. Vagai tra la bocca ed i seni, le ascelle e giù giù fino all’ombelico ed al monte di Venere, coperto dal fine triangolino di pizzo nero del tanga. Andrea strinse le gambe e non insistetti, limitandomi ad accarezzare e mordicchiare ogni centimetro di quel corpo che mi eccitava senza pudore richiamando tutto quanto l’istinto sessuale mi chiedeva di vivere e sperimentare.
La spinsi a girarsi a pancia in giù e dai contorni degli orecchi, leccando la nuca ed il collo, scesi fino alle sode rotondità dei glutei che lisciai con baci e carezze, ma quando provai a divaricarli per sperimentare il colore ed il sapore del pertugio del piacere che quei globi custodivano, Andrea si girò ricordandomi sottovoce ma con decisione, che era arrivato il suo turno. Capii che non voleva ancora farmi leccare quello che avrebbe potuto turbare la sostanza della sua femminilità, ma a quel punto mi sentivo sicuro di quello che provavo. Non stetti li a discutere e mi stesi supino, a braccia aperte come mi posizionò.
Piccoli baci sugli occhi e una breve serie di carezze con quelle labbra carnose per il volto ed il collo. Scese sul torace e poi giù per impossessarsi del “turrito trofeo” che aspettava impaziente la sua parte. Andrea sembrava parlargli ammansendolo. Lo segava piano con una mano e distribuiva con la bocca le sue attenzioni tra lui e il mio ventre piatto disegnandone con l’altra mano i solchi della muscolatura. Commentava sottovoce ma in modo comprensibile, quanto le fosse piaciuto vederli fin dal primo incontro, e quanto ne rimase compiaciuta nel poter toccarli, adesso accarezzarli quasi a prenderne possesso, leccarli con libidine per saggiarne il sapore, annusarli per rilevarne il profumo maschile. E senza mollare l’osso, salì ancora a lambire le ascelle per completare l’opera.
Tentai di attirarla a me per baciarla, ma non demorse dai suoi piani. Scese umettando il percorso verso il membro e salendo dalla base alla cappella, lo accerchiò ed iniziò una pompa dal ritmo lentissimo. Voglio gustarmi il tuo corpo, devo fissare ogni movimento e registrare ogni profumo, emozione e suono. Il filmato dovrà durare l’intera settimana, finché non potrò nuovamente incontrarti, anche se il solo pensiero mi manda in crisi fin d’ora. La lasciai fare non so per quanto, tentando in più occasioni di dissuaderla dal suo “LOOP”. Fu lei a decidere di smettere, sedendosi sul suo trono, semplicemente spostando il nastrino di raso nero del tanga e facendomi entrare per piccoli step tra i massicci caldi e sodi dei glutei.
Era strettissima, ci volle un bel po’ di su e giù per farlo entrare. Lo sguardo orientato sul mio, ma apriva e chiudeva gli occhi con quell’espressione di estasi che assumeva, man mano che si impossessava di quella parte di me che aveva la fortuna di entrare in lei. Si, uso questo linguaggio perché avrei voluto entrarci tutto, tanta era la smania di possederla o esserne posseduto! Darsi e ricevere era un gioco che sentivo sempre molto forte quando facevo l’amore, ma con Andrea era vivo più che mai. Quando si sentiva chiaramente lo scroto saltare sui glutei ogni volta che si sbatteva fino in fondo, emetteva un lamento e impallidiva.
Ti voglio diceva, anche se non so quanto potrò durare, ma voglio essere tutta tua, voglio che non pensi e non tocchi altro che me. Non potevo stare fermo un solo minuto in più! La girai mettendomi sopra e divaricate le gambe a braccia aperte, la penetrai avendo cura di mantenere la posizione che mi permettesse di non lasciare fuori nemmeno un millimetro di carne. Mi chinai a baciarla, ma era totalmente concentrata a darsi, ed a quello mi dedicai poggiando le gambe sulle spalle per poi divaricarle alternandone la posizione, spingendo piano nella penetrazione fino a percepire quel suo sospiro quando sentivo che spingendo non potevo progredire se non spostando in alto i visceri, costringendola a trattenere il fiato.
Amavo guardare il suo corpo arrendevole ed il volto trasfigurato nella bellezza per il piacere, mi accarezzava le braccia e si contorceva per darsi tutta. Ti voglio tutto mi diceva anche se mi sento “Impalata”, va bene perché voglio essere tutta tua, sei tanto amore!. Non mi era facile pensare una cosa simile, non l’avevo sentita molte volte dalle mie amanti, anzi, spesso si lamentavano che facevo loro male e dovevamo sospendere anche bruscamente il coito lasciandomi pieno di sensi di colpa. Andrea mi stava dando tutta se stessa e volevo essere all’altezza dandole tutto quello che potevo, come lo voleva.
Provai ad aumentare il ritmo appoggiando le gambe sulle spalle, diminuendo la profondità della penetrazione e lei si abbandonò a commenti eccitanti; dai amore scopami, voglio tutto di te, allargami e sfondami che ne possa sentire il dolore ed il piacere per tutta la settimana. Dai amore fammi tua con tutto te stesso, non potrò fare a meno di te, dammi tutto! Era così presa che sudava e si leccava le dita con cui poi strizzava i capezzoli. Mi mandava fuori giri, iniziai a succhiarle gli alluci, alternandoli come se fossero piccoli cazzi. Se questo eccitava me, portò lei completamente fuori di testa.
Dammi tutto le dicevo e lei rispondeva artigliandomi i glutei e attirandomi a se, ed in quel gesto tratteneva il respiro e sbiancava, mentre sentivo la punta del cazzo schiacciarsi nella sua pancia. La scena sembrava assumere toni ai limiti della violenza e non si trattava esattamente di quello che volevo. Pensai toccasse a me smorzare un po’ le tonalità rallentando progressivamente il ritmo e la profondità della penetrazione. La accarezzai a piene mani al viso, scendendo lungo il corpo fino a spostarle la mano che appena mi muovevo, portava a coprire il piolo pallido e pulsante. Ti darò tutto me stesso le dissi, come tu stai dando tutto di te, questo sarà il mio patto d’amore e se sarò carente in qualche modo, me lo farai notare.
Ridussi sempre più il ritmo finché non sentii nuovamente lo sfintere stringermi l’asta. Si era talmente spanato che rimaneva aperto anche se estraevo gran parte del membro. Anche Andrea si stava calmando, abbandonandosi alle carezze e rispondendomi con la stessa dolcezza. Le spostai la mano che ostinatamente voleva nascondere l’ingombro tra le gambe, tentò di resistere ma fui determinato e mentre la accarezzavo mi posizionai per offrirci un sessantanove canonico. provò ancora a resistere e dissentire sostenendo che non fosse il caso ma comprese la mia determinazione, (sottolineai che se dovevamo dirci e darci tutto, non c’erano alternative), si abbandonò.
Così come lei iniziò a leccare e succhiarmi il cazzo, mi imbattei in quella salsiccia dura e pulsante, dall’incarnato chiaro, (sicuramente dovuto allo scarso utilizzo). Aveva il profumo di lei e forse per l’emozione, presentava una lacrima trasparente nel piccolo occhio al centro della testa. Chiusi gli occhi e dopo qualche leccata per saggiarne il sapore, iniziai a succhiarlo, dapprima in maniera sicuramente maldestra, in seguito, seguendo le manovre che lei riservava a me, valutai il successo delle mie azioni ascoltando gli sfoghi di piacere emessi dall’amata.
Impari presto disse, alzandosi a sedere pur mantenendo le carezze sul calore eccitato della pistola accennando a leggeri colpi di sega. Ma non è esattamente quello che mi aspetto da te e stendendosi di lato, mi presentò le terga per essere penetrata in quella posizione; il tutto senza staccarsi mai completamente da me, riusciva sempre a mantenere il contatto anche nei cambi di posizione. Continuava ad accarezzarmi e sembrava non esserci mai soluzione di continuità in ogni movimento. Scivolai tutto nel suo corridoio caldo percependo quel piacere che sembra non finire mai e pur così pieno e profondo che sai già ti mancherà ancor prima di finire.
In quella posizione ci baciammo pur con qualche equilibrismo, ma sembrava non esserci modo che ci impedisse di darci tutto l’uno dell’altra. Andrea era una rivelazione sotto tutti i punti di vista e quando lo sguardo casualmente cadde sulla mensola sopra l’armadio, dove campeggiava una sveglia digitale dai numeri giganti, mi venne l’ansia. Lei se ne accorse e subito comprese. Amore, sto provando lo stesso sentimento anch’io, ma ci dovremo abituare, affidandoci con serenità ai nostri sentimenti di fiducia reciproca. Sempre rimanendo uniti carnalmente, Andrea si spinse tutto il suo corpo verso il mio ed io su di lei, come uno stampo al suo calco!
Avevamo bruciato a letto quello che rimaneva dell’intero pomeriggio. Non servirono parole, quando riprendemmo l’amore. Nella stessa posizione mi incitava a godere. Le dissi che lo avrei fatto quando fosse pronta e rispose sorridendo che per lei ogni momento era buono perché aveva avuto quanto le bastava per un bel po’ di tempo! Tu invece immagino che non saresti mai sazio affermò. Annuii, non volevo mentirle e appena sentii che segandosi quasi se ne vergognasse, mentre si muoveva saldamente imperniata su di me, puntava a eiaculare, attesi il sintomo che non tardò ad arrivare.
Quando lo sfintere pulsò stringendo il membro che conteneva, percepii i sospiri del godimento, e come sapevo gradiva particolarmente, con due tre colpi di reni le donai tutto il piacere che avevo accumulato per lei. Così volle rimanessimo finché il membro non diventò barzotto. Mentre accarezzandole il pancino, le avevo spalmato tutto lo sperma che aveva eruttato, fino a farlo assorbire come una crema di bellezza. Ogni tanto si girava a baciarmi, ma la dolcezza stava nel sentire come desiderasse stare premuta sul mio corpo. Come un pisello dentro un bacello diceva ridendo, consapevole trattarsi di “una metafora al contrario”.
Doccia assieme e cena allo stesso ristorante, ma quella sera, la accompagnai a casa con la mia auto, mi presentò sua madre. Una signora dal fisico piuttosto provato che mi ricevette con un comprensibile sguardo indagatore ed un’aria diffidente. Lei sorrise sdrammatizzando: mamma è così. Un bacetto sulla guancia e l’arrivederci sullo specchio della porta di casa con la mamma che non pareva per niente intenzionata a rientrare lasciandoci soli anche per un minuto. Per fortuna c’era il telefono.
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