La notte prima degli esami un anno dopo

di
genere
incesti

La notte prima degli esami un anno dopo
L’anno made in UK fu un caleidoscopio di nuove sensazioni ed emozioni vissute così intensamente da lasciarmi quasi incredula. Il rapporto tra me e Denis si è manifestato talmente solido che non ci nascondevamo nulla nemmeno quando trovammo altri stimoli degni di essere soddisfatti per garantirci le giuste esperienze per crescere e stare bene. Così quando dopo il lungo e uggioso inverno qualche giornata di tiepido sole sembrava incendiare i sentimenti già ben stemperati per la nostra indole; quell’incontro di primo pomeriggio al parco, aprì una breccia nel cuore del caro cuginetto e come una Tortorella, tubando con slancio e dedizione, iniziò la sua personale storia.
Il quotidiano acquazzone li sorprese alle cinque in punto e la corsa verso un riparo, che raggiunsero con le magliette inzuppate di pioggia, non fece altro che esaltare eccitazione e affiatamento. A quel punto, forse complice il fatto che nessuno dei due fosse di primo pelo, concedersi qualcosa in più dei baci in quel confortevole sottoportico, parve un atto scontato. Fu un accoppiamento romantico ma dettato da una attrazione che meritava un approfondimento in tempi brevi e in un ambiente più appropriato. Denis nel raccontarsi menzionava l’urgenza nel darsi reciproco, la ricerca del sesso di lei accompagnata dalle manovre per appropriarsi del membro dell’amante.
Un frenetico accostamento di carne profumata dal desiderio; passione e novità di atti conosciuti ma sempre nuovi, gravidi di desiderio nel riproporre frasari analoghi su scenari simili ma sempre diversi. Cambiando gli attori, mutano sensazioni sentimenti ed emozioni, ecco che unirsi sessualmente con Ingrid, regalò a Denis il viatico verso una normalità che inconsciamente lo affrancava dalla situazione incestuosa di giacere con la cugina. Non che la cosa lo avesse mai preoccupato, di ragazze che lo corteggiavano ne aveva avute anche al paese, e pure qui non erano mancate le occasioni, ma con nessuna era mai scattata la molla come in questo caso.
Dopo aver copulato con gli abiti zuppi di pioggia e la biancheria intima mista tra acqua e umori corporei, le due tortorelle hanno recuperato un tetto domestico a casa di lei che abitava a pochi isolati dal punto del loro incontro. Una bella doccia calda per rinfrancarsi, il piacere di asciugarsi tamponando i corpi con soffici asciugamani di cotone e poi il rito dell’olio profumato. Ingrid era una sacerdotessa del massaggio e per un’anima pratica come quella del caro cugino, quella novità risultò capace di resuscitare in maniera romantica ma selvaggia, il desiderio di possederla subito, con in mano la sacra ampolla di olio profumato.
Lei non si fece ripetere l’invito e appoggiata l’ampolla, si abbandonò all’amplesso sfrenato che non aveva ragione di essere rinviato. Fuori il temporale pomeridiano si era trasformato in una pioggia battente che frustava implacabilmente i vetri privi di scuri, facendo apprezzare il fatto di ritrovarsi in casa. Vivere la passione di poco prima, cullati tra il profumo dell’olio, la morbidezza della biancheria del letto e la dolcezza della pelle di Ingrid risultava il continuato di quella nuova storia tutta da raccontare e da vivere. Il pomeriggio fu lungo e ricco di varianti, erano due esperti e tra un amplesso e l’altro, sperimentando tutte le posizioni possibili a letto, i due si raccontarono.
Fu così che scoprirono di essere entrambi nel pieno di una storia incestuosa. Lui con sua cugina. (cioè io), lei con il fratello minore di un anno ed in questo periodo impegnato nella prove “A level” ed in modo particolare nell’ultima parte, denominata “A2” riguardante il programma dell’ultimo anno. La valutazione viene effettuata da enti esterni; (un modo diverso di affrontare l’esame di maturità). Passaggio indispensabile per ottenere l’accesso all’università. Ingrid aveva iniziato quel rapporto incestuoso per dare una svegliata a quel fanciullino svagato che girava perennemente isolato con le indispensabili cuffie audio.
Sembravano far parte integrante della sua figura e non vedeva null’altro intorno a se. Così la decisione di svezzarlo per fargli assaggiare “Il sale della vita”. Il risultato fu un parziale successo! Paul era diventato un abilissimo instancabile amante ma toglieva le cuffie solo per fare l’amore ogni volta che si incontravano in casa, minimo due volta al giorno, per il resto non era cambiato nulla. La cosa la stava preoccupando e sperava che presentandogli il suo ragazzo, avrebbe capito che non sarebbe stato possibile continuare così.
Denis rimase molto colpito da quella realtà e dopo averle raccontato brevemente la nostra storia. Si dichiarò disponibile ad aiutarla a fronteggiare la situazione. Era già dentro la vicenda, tipico di mio cugino! La sera che Ingrid presentò Denis a Paul fu un evento quasi banale. Il ragazzo si limitò a stringere la mano a Denis e rivolto alla sorella le disse: “Finalmente hai messo la testa a posto e non hai più bisogno di qualcuno che ti rincorra per soddisfare tutti i tuoi desideri”. Da non credere, vuoi vedere che era lui che soddisfava le voglie della sorellina, altro che svezzamento.
Era proprio così, Paul riprese il suo modo isolato di vivere e Ingrid viveva come la remora di mio cugino che in breve non ebbe più ne tempo ne risorse da condividere con me. Così finirono i piaceri di quell’amore che ci aveva visto vivere pregni l’uno dell’altre sin dalle nostre prime esperienze. Quando il povero Paul si trovava la casa piena dei suoni e degli odori dei due amanti, cercava rifugio a casa mia e già dai primi mesi di quella primavera, Denis trascorreva più tempo a casa di Ingrid, di quanto stesse con me.
Io mi guardavo bene dal commentare, ma come conseguenza, Paul era praticamente sempre da me. Così, con estrema naturalezza io mi muovevo in casa come sempre, praticamente nuda e Paul dimostrò subito di apprezzare e condividere pienamente la mia abitudine. Consapevole che lo stavo tentando, il ragazzo mi piaceva molto, più magro di Denis e meno delineato nelle forme rispetto a mio fratello, aveva la pelle liscia, con rari peli morbidi castano chiari. Teneva i peli del pube corti a forma di un triangolo rovesciato per cui l’asta era sovrastata dalla base, mentre i due lati scendevano fino all’inizio dello scroto, che risultava però completamente depilato.
Girava nudo ma non ebbi mai occasione di vedere un’erezione o apprezzarlo barzotto. Sembrava avere un controllo totale. La mia presenza più volte apprezzata verbalmente, non ha mai dimostrato di far cadere la sua forma di controllo coriaceo. Un pomeriggio ero appena rientrata dalle lezioni e avrei dovuto mettermi subito a studiare per terminare la preparazione all’esame del giorno dopo, trovai Paul che, appena uscito dalla doccia, andava avanti e indietro in cucina per preparare qualcosa da mettere sotto i denti.
Mi chiese se volevo favorire e accettai ben volentieri, il profumo che proveniva dal vassoio era invitante. Aveva disposto dei vol au vent con mousse al salmone e formaggio fresco, erba cipollina insieme ad altri con prosciutto, formaggio olive verdi e pepe macinato fresco. Dal frigorifero aveva appena prelevato un bottiglia di vino bianco italiano, probabilmente un pinot a giudicare dall’etichetta che avevo visto tante volte. Portava il leggerissimo accappatoio in microfibra azzurra, completamente aperto sul davanti, mostrando quel corpo dalla tonicità adolescenziale bagnata da qualche goccia che tardava ad evaporare
Appoggiò il vassoio e la bottiglia sulla tovaglietta che avevo preparato, e mi chiese di prendere i bicchieri dalla vetrinetta dietro di me; manovra che compii semplicemente girandomi. Assaporammo i vol au vent con voluttà! Sembrava la scena di un film. Paul mi porse un boccone prelevato con la salvietta e subito passato di mano invitandomi a catturarlo direttamente dalle sue mani, mentre con le labbra mimava l’azione che avrei dovuto fare. Addentai lentamente il boccone. Lui suggeriva l’azione successiva: chiude gli occhi e masticare lentamente. Così feci fino al boccone successivo ed ancora quello finale.
Paul mi versò il vino e porse il calice mentre ne preparava uno anche per lui. Il gioco lo propose anche a me, passandomi la salvietta con il tortino ed invitandomi a fare altrettanto con lui. Divertita lo assecondai e lui lo consumò in due bocconi trattenendomi dolcemente la mano alla fine, per succhiarmi le dita sporche di mousse. Vuotato i calici e via con la seconda e parte, e le dita stavolta gliele succhiai io e via con la terza, la quarta, la quinta; finché finirono i tortini e anche la bottiglia. A questo punto lui era senza accappatoio e presentava una certa eccitazione visibile tra le gambe e la mia testa mi suggeriva di assecondarlo in quel clima di serena spontanea leggerezza.
In fin dei conti si trattava del giorno prima degli esami pensai. Lui mi guardava dubbioso con gli occhi lucidi; mi alzai e dopo aver fatto un giro attorno alla sedia dov’era seduto, mi appoggiai timidamente sulle sue ginocchia, accarezzandogli il torace. Il ragazzo mi invitò ad una seduta più confidenziale, avvicinandomi al tronco ed offrendomi le labbra mentre sentivo premere sulla gamba il membro che si era indurito come pietra e pulsava quasi a pretendere attenzioni. Paul era diventato di punto in bianco, un nuovo candidato amante.
Eravamo rilassati e immediatamente mi sovvenne la situazione dell’anno prima. La libertà di abbandonarsi e rilassarsi prima dell’esame, quasi a sottolineare il raggiungimento di una specie di maturità morale sociale però fatta in casa. Paul profumava di bagnoschiuma ma il suo corpo iniziava a coprirsi dallo sterno fino al pube, sulla fronte ed attorno alle ascelle, di un velo umido, che emanava un profumo magnetico di maschio. Quell’afrore che mi attirava in Denis e che scoprii su Carlo e adesso anche Paul. Lasciai che le sue grandi mani dalle dita affusolate e curate, esplorassero il mio corpo, accarezzando i seni fermandosi a titillare i capezzoli.
Scendendo giù fino agli anfratti della porta della vita. Allargai istintivamente le gambe lasciando campo libero all’azione esploratrice che iniziò con carezze circolari alle grandi labbra ed alla prima comparsa di liquidi lubrificanti, provvide a penetrarmi con uno, due e poi tre dita o più, alternandole. Ero eccitatissima e seppure un solo anno ci dividesse anagraficamente, mi sentivo in dovere di mantenere il timone della situazione, di fronte all’amante che pur non sembrava essere di primo pelo. Il parallelismo con il mio fratellino, che pure lui in questo periodo avrebbe affrontato l’esame di maturità, fu automatico ed il pensiero aumentò la mia eccitazione.
Mi alzai, lo presi per mano accompagnandolo verso la camera da letto dove mi stesi invitandolo ad assumere la posizione a sessantanove. Gli regalai un pompino coi fiocchi evitando di farlo venire, e fu una sequenza ardua perché la voracità con la quale mi leccava con almeno un dito impegnato a masturbarmi, lo faceva rallentare ogni volta che si sentiva prossimo all’orgasmo. Adottavo la tecnica del massaggio sullo sfintere per distrarlo e l’effetto era garantito, quando ne ebbi abbastanza, mi stesi sopra appoggiando i seni sul torace ed iniziando a baciarlo dolcemente.
Sembrava una bestiola infoiata, tentava di penetrarmi mentre mi baciava, ma non conosceva evidentemente le giuste manovre in quella posizione. Cercai la corretta angolazione e mi impalai letteralmente togliendogli il fiato. Rimase immobile per qualche secondo mentre sentivo il membro pulsare dentro di me. Roteai leggermente il bacino per perfezionare la penetrazione e iniziai un lento su e giù. Si alzo con la testa a guardare e dopo pochi minuti mi avvertì che non ce la faceva più a continuare, stava esplodendo.
Mi inginocchiai per togliere l’eccessiva pressione della penetrazione e fare in modo che scegliesse il suo ritmo per l’ultimo round. Paul si scatenò in una decina di furibondi spasmodici su e giù ed esplose in un orgasmo che inondò i nostri sessi. Quando si fermò, mi appoggiai lasciando che perdesse consistenza, fino a sentirlo scivolare tra le sue gambe, privo di qualsiasi forza residua. Non ci volle molto a percepirlo ancora vivo e pulsante tra le mie gambe. Ci baciammo calorosamente, Paul aveva labbra morbide e carnose, la barba praticamente non si sentiva e ci stavamo abbandonando ad una sequenza di leccamenti e piccoli morsi terribilmente eccitanti.
Avrei voluto darmi una rinfrescatina prima di continuare, ma il maschietto appena pronto cercò subito il caldo rifugio e una volta dentro, si improvvisò esperto castigando la patata come secondo lui meritava. Alternava limature a mezza penetrazione, come se avesse paura di farmi male, o volesse risparmiarsi, a bordate pazzesche date con una foga ed una determinazione quasi violente, ripetute più e più volte, per poi tornare ad essere soft. Continuammo per una buona mezz’ora, poi compresi che avrebbe voluto concludere.
Presi in mano le redini del gioco e tornai a rovesciarlo mettendolo a pancia in su. Lo cavalcai lentamente, con il mio ritmo quasi costringendolo a guardarsi mentre entrava e usciva. Quando decisi che ero soddisfatta, mi misi a quattro zampe piazzandogli il piatto forte in faccia. Era la mia prova del nove. Il ragazzino mi avrebbe sbattuto la nerchia in potta, scatenandosi eruttando in pochi minuti tutto quello che gli era rimasto……. Se aveva capito qualcosa invece…. Sentii la bocca a stampo sulla fregna e succhiava e leccava tutto l’insieme, dimostrando di aver compreso che volevo qualcosa di più.
Scivolò pian piano fino a porgermi il sesso pulsante sotto gli occhi. Che spettacolo tutte quelle attenzioni. Sentivo come tentava di allargarmi per penetrarmi con la lingua e leccare sempre più in profondità. Immaginavo il bel volto sfigurato da quella manovra così estrema. Avevo ben poco da immaginare, come vidi quel membro teso palpitare a pochi centimetri dalla mia bocca. Non potei che dedicargli tutte le attenzioni che meritava ed è stato sufficiente leccarlo e farlo scivolare in bocca per iniziare a percepire i mugolii di Paul che a tratti era costretto ad interrompere il suo operato per esternare il godimento. Forse avrei dovuto vedere la mia di faccia con tutto quel ben di dio che mi pretendeva tutta fino all’esofago!
Prolungai la fellatio con tutta la mia abilità evitandogli di scoppiare e quando mi resi conto che la foga era passata, tornai supina invitandolo alla posizione del missionario che dimostrò di gradire. Prima di ripartire, cercò il mio sguardo. Sorrideva candido come un fanciullo, mi stava chiedendo di concludere e abbassando le palpebre gli diedi il mio assenso con le mani su quei glutei marmorei. Cercai di evitare che si abbandonasse a ritmi sfrenati, ma mi regalasse quell’orgasmo scuotente che raggiungevo solo con la penetrazione, lenta, cadenzata e profonda.
Una volta impostato il ritmo, sembrava aver messo il pilota automatico e lo sentivo mio come se fossimo stati amanti da sempre. Mentre aspettavo di raggiungere l’apice del piacere, si accavallavano nella mente i ricordi di sensazioni analoghe con il cugino ma soprattutto col mio fratellino. E quando arrivò l’orgasmo, dovetti mordermi la lingua per chiamarlo col suo nome. Attesi una frazione di secondo, mascherato con un flebile lamento uscì un Paaauulll che stava nascendo come Caaarlooo.
Rimanemmo ancora uniti e pochi secondi dopo sentii il suo abbraccio sciogliersi, ed il corpo dell’amante esprimersi in tutto il suo peso mentre il respiro si faceva pesante e rumoroso. Quanta dolcezza, il mio spirito materno era sempre pronto a manifestarsi. Lo lasciai scivolare sul lato destro e mi addormentai a mia volta. L’indomani avevamo entrambi un appuntamento importante con la vita e sarebbe stato bene arrivarci con tutte le nostre migliori risorse.
Mi svegliai con il braccio destro completamente paralizzato per il peso sopportato per quasi cinque ore. Fu sufficiente il primo tentativo di trazione e Paul si girò completamente sul suo cuscino mostrandomi la schiena muscolosa ed i glutei scolpiti. Erano una tentazione ma il tempo è il giusto metro da considerare e avevo appena quello utile a prepararmi e raggiungere l’aula sede dell’esame. Lasciai sul comodino lo stampo delle labbra sporche di rossetto su un foglietto bianco con scritto semplicemente “Grazie, per me è stato bello!”
Ero così carica e mi sentivo leggera, libera, terribilmente serena ed appagata come non accadeva da tempo. Affrontai l’esame con una facilità inaspettata, il punteggio massimo quasi mi stupì e nel giro di pochi minuti avevo preso la mia decisione: ”Sarei tornata a casa per stare vicino a Carlo nei giorni del suo esame di maturità”. Mi fermai qualche minuto in biblioteca per usare il PC e valutare il volo. Ero fortunata, l’aereo sarebbe partito tra tre ore. Avevo giusto un’ora di tempo per prepararmi. Passai da casa per prendere lo stretto necessario, Paul era ancora fuori. Quaranta minuti dopo ero in aeroporto. Fatto il cheek in, mangiai qualcosa.
Avrei voluto chiamare Carlo per sapere come avesse affrontato la prima prova, ma gli orologi non mi consigliarono di farlo. Gli inviai comunque un messaggio Whats App per avvisarlo della mia intenzione. Era fatta, dovevo solo attendere che trascorresse il tempo necessario per arrivare in italia. Da casa mia l’aeroporto si raggiungeva in una ventina di minuti; nel frattempo avrei sicuramente trovato il modo per contattare mio fratello e sentire come andavano le cose. Ci tlefonavamo almeno una volta la settimana e mi raccontava, (parlava principalmente lui), della quotidianità che viveva con una certa difficoltà, anche economica a volte. Mio padre sempre più assente, talvolta lasciava il conto al verde e Carlo faticava a chiedere. Spesso ricorreva a qualche ingaggio come cameriere ma lavorare di sera non era proprio l’ideale per lo studio.
Io non ho mai avuto problemi con l’assegno, boh! La nostra è sicuramente una famiglia “Sui generis”. Appena scesa dall’aereo lo chiamai. Mi rispose dopo il primo squillo. Sentivo che sorrideva quando pronunciò con tono musicale il mio nome aggiungendo subito un sorprendente: “Sei arrivata”? Al che risposi “Come fai a saperlo”? Lo aveva sognato e vissuto come reale. Quando confermai il fatto fece un fischio che mi portò a togliere l’auricolare. Ero entusiasta, la mia decisione si dimostrò da subito ben fatta.
Quando ci abbracciammo rimanemmo stretti, letteralmente incollati per qualche minuto, si staccò quando il pacco iniziava a diventare ingombrante e allora, con un leggero rossore allentò la forza dell’abbraccio. Gli sorrisi confermando che avrei gradito rimanesse. Anche se ci sarebbe stato tempo. Sorrise e gli passai la mano sulla patta per una fugace carezza; l’ingombro si stava facendo evidente. Volevo subito affrontare il discorso assegno genitoriale e raccolti i dettagli, nonostante le sue rimostranze, telefonai a mio padre. Era la giornata dello stupore, mi rispose al primo squillo, dimostrando più sorpresa che entusiasmo, per cui tagliai corto esponendogli la mia preoccupazione.
Si scusò, stranamente imbarazzato e promise maggiore attenzione. Non chiese altro e da parte mia lo ringraziai salutandolo cordialmente. Carlo mi raccontò le sue principali difficoltà in tre battute. L’aspetto economico lo limitava ma preferiva trascorrere qualche serata come cameriere in pizzeria piuttosto che insistere con suo padre per ottenere il dovuto. Anche se al genitore i soldi non mancavano, il suo orgoglio maschile lo spingeva a comportarsi così. A ragazze stava bene ma non era uno sciupa femmine, aveva altre priorità. Era rimasto fedele a quella nostra storia dell’anno scorso. Lo sapevo.
Non me ne parava al telefono, ma da tante sfumature risultava evidente come quell’esperienza così a lungo desiderata l’avesse segnato in profondità. Mi chiese di Denis. Incredulo che il legame che ci aveva unito per così tanto tempo si fosse sciolto. Era proprio un idealista il mio dolce fratellino. Nulla può essere eterno mio caro avrei voluto dirgli, per fortuna mi trattenni, meglio evitare prese di posizione su una materia che sembrava dividerci da generazioni. Eravamo distanziati da un anno poco più, ma al di la della differenza di genere. Tra noi due nel percepire la realtà sembravamo un terrestre ed un alieno.
Finalmente sei qui, tagliò corto Carlo, spero ti fermerai fino alla fine dell’esame di maturità. Sorrisi affermativamente e mi apprestai a rintracciare il numero della pizzeria per assicurarci a domicilio la cena. Una prosciutto e funghi per me ed una boscaiola per lui, da bere solo coca cola. Così arrivò velocemente il dopocena e Carlo si trovò ad esibire il desiderio di stare insieme con una naturalezza tale che nessuno se l’attendeva. Mi offrì la sua mano per accompagnarmi da qualche parte, anche se risultava evidente dove volesse andare ed a fare cosa. In camera tutto sembrava preparato per soddisfarci; il materasso era coperto da un lenzuolo azzurro così teso che se vi lanciavi una moneta sarebbe rimbalzata. Sul comodino e sopra la piccola scrivania delle candele accese diffondevano un gradevole profumo di lavanda.
Mi stesi supina e lui mi coprì col suo corpo vibrante. Mentre ci baciavamo e gli tenevo la testa accarezzandolo come per ripassarne mentalmente le forme fissate nella memoria, lui si liberò dei pochi indumenti e iniziò a spogliare anche me. Lo lasciai continuare fino alla fine in quel gioco da equilibrista, mantenendo la seppur scomoda posizione, mentre il bacio era diventato una varietà di morsi e leccamenti terribilmente eccitante. Sentivo l’asta pulsare tra le gambe, sulla pancia, pronta ad intrufolarsi dentro di me. Carlo però continuò il gioco finché non fummo completamente nudi e solo allora smise, permettendomi di sfilare la Tshirt che aveva arrotolata fino alla gola prendendosi anche lo spazio per titillarmi i capezzoli.
Tornai supina lo sentii unirsi come se il tempo trascorso dall’ultima volta avesse creato l’urgenza di quell’accoppiamento. Con movimenti quasi impercettibili perfezionammo la simbiosi tra chi dava o riceveva di più e meglio. Rimanemmo in quella situazione e godetti di parecchi orgasmi vaginali. Brividi lungo la schiena fino alle cervicali che mi costringevano ad aggrapparmi ai glutei del mio amante per massimizzare la penetrazione mentre sentivo colare il piacere, lui mi assecondava e il potente pulsare del membro unito alle spinte costanti sulle viscere portava entrambi verso le alte soglie del godimento.
Arrivò l’orgasmo uterino, mi scappò un urlo e Carlo dapprima allentò la penetrazione, poi, quando mi rilassai, lo incitai a trovare un ritmo cadenzato ed in progressivo aumento fin quasi a portarlo all’orgasmo. Con uno sguardo di intesa cambiammo posizione e mi sedetti sopra di lui cavalcando la comoda sella della nerchia fraterna. Era chiaramente agli sgoccioli, lo vedevo dall’espressione tirata quando aumentando la foga tentava di frenarmi tenendomi per i fianchi mentre il bel volto si contraeva come in uno spasmo. Lo presi in bocca leccandolo dolcemente finché le contrazioni parlavano da sole nell’annunciare come prossimo il culmine del piacere.
Lo scambio di sguardi certificò che era arrivato il momento e lo lasciai scoppiare accompagnandolo con lievi carezze della mano per agevolare lo svuotamento uretrale, mentre assaporavo ogni getto di quella crema famigliare che il mio bellissimo amante mi stava regalando. “La notte e giovane ma domani farò l’esame di Matematica” disse con tono fra il preoccupato ed il fatalista. “Sarà meglio riposare”, gli feci eco! “Non prima di soddisfare un mio sogno ricorrente” rispose invitandomi ad assumere la posizione gattoni. Era subito pronto! Mi sentii infilzata quasi con cattiveria, tanta era la determinazione con la quale entrò.
“Questo me lo sono meritato per tutte le volte che lo concedevi al caro cugino mentre io mi distruggevo il cazzo a furia di seghe”, “Se te lo devo allora sono pronta a pagare tutto il mio debito”! Mi chinai per favorire al massimo la penetrazione godendomi tutta l’abbondanza che la fortuna continuava ad offrirmi. Non durò moltissimo e se ne rammaricò, ma lo rassicurai che per il momento andava bene così e ci apprestammo per il riposo notturno, vicini toccandoci con i nostri corpi ancora sudati per la maratona appena sostenuta. Dopo la seconda prova scritta nei giorni che precedevano gli orali lo aiutai nel ripasso delle materie ma ripassammo anche molto altro. L’attenzione il fratellino la pose soprattutto nelle posizioni strane esibite con Denis che lo attizzavano parecchio,
Il ripasso fu costruttivo ma anche impegnativo e soddisfacente per entrambi. Non mancò l’esperimento di scopare seduta sopra la lavatrice che centrifugava. A me e Denis (anni fa, avremmo avuto sedici/diciassette anni), risultò ridicola, ma per Carlo fu una rivelazione. Il giorno degli orali assistetti alla prova e lo confesso, fu emozionante. Carlo era veramente preparato ed un abile oratore, piacevole nella modulazione vocale e nella gestualità contenuta, distribuiva lo sguardo ai commissari senza preferirne alcuno. Il punteggio massimo lo premiò ed il mio premio fu tutta la notte dopo gli esami, ma questa potrebbe essere un’altra storia.
scritto il
2024-08-02
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