Io e Andrea: Capitolo due

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Io e Andrea: Capitolo due
Tornammo ognuno alle proprie occupazioni; avevo difficoltà a credere di non disporre di un numero telefonico o un indirizzo dove rintracciarla. I fotogrammi dei dieci minuti bruciati tra le tamerici continuavano a scorrere nella mente trasferendo incessanti frigolii alla carne. Un desiderio che andava alimentandosi in maniera veramente inspiegabile, mai accaduto prima. Dovevo distrarmi per non rimanere vittima di quella divagazione che mi impediva di lavorare com’ero abituato, tuttavia, metteva una marcia in più in tutte le cose che portavo avanti. Era incredibile come appena rientrato nelle mie facoltà, il pensiero di Andrea mi desse nuova energia, entusiasmo e vitalità.
Il venerdì lo vissi come una vigilia, e pianificai il fine settimana nella stessa stanza d’albergo, i miei amici non c’erano, meglio; non avrei avuto impicci e mi sarei goduto ogni momento. Non avevo dubbi, Andrea sarebbe sicuramente tornata lì. La sera del venerdì ero già sul posto, avrei fatto una puntatina alla spiaggia sperando di trovarla chissà, tuttavia, rimasi al bar del locale in riva al mare ed andai a letto presto. L’indomani volevo farmi un bel giro in canoa partendo all’alba per poi recarmi a paradise beach già nella tarda mattinata e lì attardarmi fino a sera, certo di trovarvi la mia bella apparizione.
Non era nemmeno balenata l’ipotesi che la ninfa dei miei desideri potesse arrivare da chissà dove e si fosse trovata in quella spiaggia solo per caso. Avevo fatto i conti a mio vantaggio. Questa la mia teoria: se era arrivata con i mezzi pubblici, abitava sicuramente nei pressi della località balneare. La tesi era avvalorata dal fatto che non portasse con se bagagli o borse voluminose. Inoltre, era arrivata nel pomeriggio, quindi si concedeva delle pause nel fine settimana, ritagliandosi spazi da altri impegni. Film che mi proiettavo cercando di dare una identità alla scena che stava occupando i miei pensieri divagando a pieno campo nelle fantasie diurne e notturne. Neanche da ragazzino con il primo amore ricordavo una esperienza simile.
Ne ero cosciente, mio malgrado continuavo su quella lunghezza d’onda. La mattina successiva robusta colazione e messo in acqua il kayak, attivai l’esercizio di tutti gli weekend al mare; minimo tre ore di energiche vogate, poi doccia e spiaggia. Al rientro, misi in azione l’obiettivo di questo fine settimana, aspettare Andrea sperando che si facesse viva. Presi con me lo zainetto prevedendo per pranzo una pizzetta fredda e dell’acqua naturale, qualche snack il cioccolatino al caffè ed il telo mare. Mi incamminai verso la spiaggia prima sconosciuta seguendo il flusso di gente che passeggiava o correva nella via principale della pineta che univa i due grandi centri balneari.
Dopo una buona mezz’ora di cammino riconobbi il sentiero per la spiaggia, lo percorsi sbagliando più volte le biforcazioni, fino a trovarmi di fronte il paesaggio tanto desiderato durante la settimana. Mi fermai subito dal lato dei single, (dove avevo visto Lei la settimana prima). Al momento ero da solo in quello spazio. Stesi il telo e lasciai lo zainetto con le poche cose, mettendovi all’interno il pantaloncino mutandina e la canotta a muscolo. Presi l’astuccio con il cellulare ed i documenti e mi incamminai per vedere come fosse frequentata la spiaggia a quell’ora. C’era solo una famigliola con due bimbette che zampettavano sul bagnasciuga; lui era un panciuto peloso come una scimmia e lei pur essendo giovane, forse si era deformata con le gravidanze, non dimostrava certo attenzione per il fisico visto i rotoli di grasso disseminati sul corpo.
Niente di che, forse la gente sarebbe arrivata più tardi. Tornai sul mio telo e mi stesi. Non speravo certo di trovarla ad aspettarmi sulla spiaggia, del resto aveva manifestato apertamente le sue perplessità ed io stesso le avevo detto di chiamarmi qualora avesse deciso di rivedermi. Non vi posso dire quante volte quel sabato, e la domenica successiva, feci il giro avanti e indietro su quella lingua di paradiso. Ed ogni volta che tornavo a sdraiarmi sul telo, contrariato per non averla vista, sentivo bruciare forte il dolore e la delusione. Avrei dovuto immaginarlo, ma non riuscivo a darmi pace.
Tornai al lavoro quel lunedì e per tutta la settimana credo di aver consumato guardandolo, il display del cellulare, aspettando quel messaggio che non arrivava. Così il fine settimana successivo, corsi alla spiaggia per cercarla, ma inutilmente. Di lei non c’era traccia alcuna. Ero così provato da quella situazione e non mi capacitavo. Era stata una apparizione fugace e tra noi solo un rapporto sessuale durato pochi minuti. Quante altre volte era accaduto con una strafiga una cosa del genere, e di quei momenti devo forzare la mente per raccoglierne il ricordo. Perché contrariamente a tutti gli altri casi Andrea si era presa tutto quello spazio.
Domande che rimasero prive di risposta per un’altra settimana ed un’altra ancora. Quando scese la sera sull’ennesimo weekend senza vederla o avere sue notizie, stavo pensando di essermi preso un abbaglio sul sentimento che un mese prima aveva infuso una certezza. Quella creatura avrebbe raffreddato la mia quotidianità dopo averla incendiata in pochi attimi? Ero certo della chiamata, dovevo lasciarle tempo, non metterle fretta. Per fortuna non disponevo del suo numero e nemmeno la più pallida idea su dove cercarla. Così il secondo mese in attesa di Andrea partì all’insegna di aspettative che sembravano insensate di fronte a tutte le valutazioni razionali; ma ogni fibra del mio corpo ci credeva.
All’inizio del terzo mese, di giovedì durante la pausa pranzo arrivò il tanto atteso messaggio: “So che lo aspettavi, ci ho pensato tanto prima di decidere perché incontrarti mi fa paura per l’attrazione che proviamo entrambi, ma ho scelto di tentare. Se vuoi ci vedremo sabato a paradise beach alle dieci”. Risposi immediatamente con un semplice “Ci sarò, se potrai fermarti prenoterò per entrambi l’intero fine settimana, deciderai tu se ti andrà o meno. Ti aspetterò”. Le ore che mi separavano al venerdì pomeriggio sembrava trascorressero lentissime, e quando misi in auto la borsa, in partenza per quel fine settimana, i battiti cardiaci erano piuttosto incontrollabili.
Gli automatismi mi aiutavano a far trascorrere il tempo ed il sabato mattina, con un piccolo zainetto termico, gli spuntini e le bibite per due persone, afferrai la mountain bike e come se dovessi prendere un treno che già mi stava aspettando alla stazione, partii alla volta della spiaggia del paradiso. La vidi arrivare puntualissima, le chiome corvine che ondeggiavano ritmicamente ad ogni passo. Occhialoni neri e la stessa camicia di quando l’avevo vista andarsene. Mi veniva incontro sorridendo. L’aspettai fingendo calma e tranquillità. Mi raggiunse e ci scambiammo una stretta di mano cordiale ed un bacetto per guancia. Aveva le mani fredde e sudate. Sono agitatissima confessò. Anch’io, risposi.
Propose di sceglierci un posto defilato, lontano da occhi indiscreti. Stendemmo i nostri teli tra i cespugli di tamerici. Da coricati eravamo completamente fuori dal campo visivo di chi era in spiaggia. Una volta stesi, Andrea rotolò sul mio asciugamano e si accomodo sul mio corpo premendosi a stampo mentre la sua bocca mi rapiva in quel bacio magnetico che aveva agitato tante notti negli ultimi due mesi. L’ho desiderato con tutta me stessa, e sono qui perché ho avuto la certezza che non avrei potuto farne a meno. A te non lo chiedo continuò, la risposta al bacio è stata eloquente.
Come potevo risponderle se non accarezzandola tutta, spingendomi al pube dove conservava quel triangolino del tanga che oramai sapevo contenere il cazzone piegato all’indietro. Ma non mi dava noia, e quel pensiero mi costringeva ad un sorriso automatico che non le sfuggì. Tra noi posso toglierlo? Chiese. Certamente risposi, lo metterai quando ti alzi. Non smisi di accarezzarla, e lei mi ricambiò. Il mio cazzo era proprio simile ad un birillo con la punta svettante e Andrea mi accarezzava il torace, l’addome e le gambe senza degnarlo della benché minima attenzione. Così facevo io con lei.
Trascorremmo in questa occupazione un paio d’ore, alternando le carezze a lunghissimi baci appassionati. Era dalla mia adolescenza che non avevo con una ragazza uno scambio così caldo e durevole di lunghi baci appassionati. La sua bocca calda e profumata mi rapiva. Ogni tanto tornava sopra l mio corpo come se volesse unirsi a pelle. Non mi faceva mai sentire se il suo cazzo divenisse duro eccitandosi. Mi resi conto che talvolta stavamo dando spettacolo, da dietro qualche cespuglio comparivano degli uomini che spiavano le nostre mosse e si masturbavano eccitatissimi fino a sborrare. Era da poco passato mezzogiorno, e mi propose di fare un bagno. Mi alzai incamminandomi verso l’acqua cristallina.
Andrea non arrivava e tornai a vedere cosa le fosse accaduto. Si era messa il tanga e non riusciva a trattenere il cazzo dentro la strisciolina di tessuto. Doveva attendere che si ammosciasse, ma lui non era dello stesso parere e stava li, seduta con le mani tra le gambe, a nascondere la bestia. La attesi ed entrammo in acqua assieme. Anche in acqua eravamo come la barra di ferro e la calamita. Il magnetismo che ci attirava sembrava impedirci di stare distaccati anche per pochi minuti. Andrea stava con il bacino adeso al mio cazzo strusciandovi i glutei e attanagliandomi ai fianchi con le lunghe gambe affusolate.
Fu un impresa uscire calmando la megaerezione. Appena barzotto corsi verso il nostro rifugio e Andrea arrivò molto tempo dopo con un’aria innocente da fare tenerezza. Appena stesi, riprese ad accarezzarmi e mi regalò un pompino con ingoio da paura. Oramai davamo spettacolo. A turno, almeno un paio di persone spiavano, senza alcun ritegno si masturbavano esibendo l’eiaculazione prima di lasciare lo spazio al guardone successivo. Andrea non sembrava curarsi della cosa ed io al momento non me ne preoccupavo , a patto che non abbandonassero la loro postazione tentando di avvicinarsi.
Con la bocca piena di sborra salì verso il mio viso incollandosi alle mie labbra. Assorbimmo la razione continuando a limonare come se nulla fosse. Presi lo zainetto termico con i tramezzini e dopo lo straordinario aperitivo, consumammo il frugale pranzo. Ero felicemente rilassato e mi addormentai. Al risveglio lei era lì a guardarmi con un sorriso birichino stampato sulle labbra. Mi disse: “Hai russato come un trattore; l’uomo soddisfatto, dopo l’amore dorme”, e sorrise concludendo la sentenza. E la donna? Le chiesi di rimando. Lo osserva compiaciuta, mi rispose suggellando con un lungo bacio la sua dissertazione. Mi guarderai anche stanotte? Le chiesi. Dormirai con me dopo aver fatto l’amore come si deve su un letto vero senza nessuno che ci guardi? Si se mi vorrai e finché mi vorrai. E tornò a baciarmi.
Il pomeriggio si fece difficile per l’assoluta mancanza di privacy, che stessimo distesi a leggere o ci lasciassimo andare alle nostre effusioni, continuamente due tre persone si alternavano ai punti di osservazione e non c’era verso che demordessero. Andrea era tranquilla ma a me iniziavano a dare fastidio. Scendemmo in acqua per il bagno un paio di volte ancora e la difficoltà a far ammosciare il cazzo erano crescenti. Desideravo godere del suo corpo senza avere limiti e senza spettatori. Agognavo vederla dall’alto, inginocchiarmi davanti a quel corpo così femminile, con quel piccolo seno dai capezzoli eretti quando si eccitava e volevo leccarli oltre che titillarli senza ritegno. Quel corpo così eccitante anche se deturpato dal cazzone che lì, non sembrava nemmeno un oggetto maschile e stimolava la mia curiosità.
Decidemmo di abbandonare la spiaggia verso le diciotto, anche se il calore del sole avrebbe suggerito di fermarsi ancora coricati sulla sabbia bianca a rosolarsi o immergendosi nelle acque cristalline. Aspettavamo entrambi la nostra serata, me ne resi conto mentre raccoglievamo le poche cose per tornare all’albergo. Era molto nervosa, non si sentiva all’altezza. Cercai di comprendere questo suo sentimento. Era accaduto altre volte che chi mi stava vicino per la prima volta si sentisse inadeguata, ma era sempre andato tutto per il meglio, stavolta era ancora più semplice la rassicurai. L’avevo desiderata così intensamente, che ero io a temere di essere inadeguato. Mi regalò un bacio e la feci sedere sopra il manubrio, come due adolescenti usciti da scuola, prendemmo la via dell’albergo per la nostra prima serata assieme.
scritto il
2022-02-27
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