Danae, la mia amante
di
Yuko
genere
saffico
Il lago Yamanaka regala immagini del monte Fuji che sarebbe stupido cercare di descrivere.
Il cono vulcanico imbiancato di neve si riflette sulle acque placide dello specchio liquido, strappando a chi le osserva sensazioni impagabili, singulti che trovano similitudine solo con le contrazioni del ventre che accompagnano ogni mio orgasmo.
Gli Steps Ahead sono venuti più volte in Giappone e riascoltare le note del saxofono di Michael Brecker immolate nel concerto del 2004, mescolate ai rintocchi del vibrafono di Mike Mainieri con quello sfondo a me tanto caro, mi fa venire la pelle d'oca. Ancora meglio è stata la precedente versione, al concerto di Tokyo del 1986, almeno musicalmente parlando.
Le vibrazioni mettono in risonanza le mie corde più intime, ed è mentre riascolto ancora una volta la splendida registrazione di “Self Portrait” che mi avvicino al dipinto di Danae, di Klimt, che domina la parete in camera mia.
Questo quadro esercita su di me un potere ipnotico e la musica di questo gruppo jazz riesce a magnificare le sensazioni che provo. L'aura della cornice giapponese completa gli ingredienti perchè la magia si realizzi e la fantasia più assurda divenga realtà concreta.
La musica mi ottunde i sensi e quando il sax lascia posto alle vibrazioni metalliche già il mio dito sfiora le cosce di Danae, mentre la principessa, ancora imprigionata nel quadro, si abbandona al piacere erotico.
La mano della figlia del re di Argo si sfiora la vulva, mentre la pioggia d'oro in cui si è trasformato Zeus la penetra profondamente fecondandola.
Danae.
Rinchiusa in una torre, eppure raggiunta dal padre degli dei che ora la seduce in sfioramenti dagli scintillanti riflessi aurei.
La ragazza contrae una mano, socchiude la bocca in un gemito di piacere mentre viene posseduta dal simbolo maschile dipinto proprio lì, davanti alla vulva.
I capelli arancioni riprendono e, riflettendosi sulle labbra, esplodono il colore del capezzolo, che svetta eretto sul piccolo seno.
Non una principessa abbandonata al sonno, ma la chiara manifestazione dell'erotismo femminile che si esprime nel tocco delicato della masturbazione della donna.
La donna, tondo simbolo della vita, si dipana nella spirale di fertilità esplicitata dal dipinto e io ne seguo i contorni, incerti e tremolanti attraverso il mio sguardo commosso.
Lascio cadere il sottile accappatoio fucsia che mi ricopre dopo aver fatto una doccia rinfrescante e resto nuda in contemplazione di questa donna che da oltre un secolo se la sta toccando, sotto gli occhi di milioni di persone, riprodotta in foto e documenti diffusi in tutto il mondo per varie generazioni.
Questo volto ambiguo, questo corpo acerbo, le sfumature verdi delle cosce, colori complementari all'arancio della chioma, che si dipana, dispersa come piccoli serpenti, sul corpo pallido che rappresenta la principessa nel colmo dell'estasi sessuale.
Risalendo le spirali della galassia, controcorrente, la mia mano abbandona i tessuti che avvolgono parzialmente la nudità della giovane, e mi trovo ad accarezzare una morbida e tiepida seta, lungo le cosce semiaperte.
Sfioro i capelli della futura madre di Perseo e fra le dita ne percepisco l'inconsistente morbidezza.
Accarezzo la fronte della ragazza che, delicatamente, con le dita tra le cosce, continua ad accarezzarsi prolungando un orgasmo senza tempo né più luogo.
Io, nuda, raccolgo il corpo di questa antica modella tra le mie braccia, il suo capo sul mio seno.
Il mio sguardo la contempla mentre mi lascio rapire dai suoi gemiti di piacere.
La pioggia dorata le scivola addosso e avvolge il mio stesso corpo sfiorandomi la pelle e concedendo pure a me sensazioni conturbanti.
Ma non sarà la mia presenza a ostacolare la potenza generatrice del padre degli dei, né il piacere che questa ragazza si dona con la mano nascosta tra le cosce.
Il mio respiro avvolge la donna dai capelli arancioni mentre ne contemplo l'espressione, le piccole smorfie di piacere che scorrono sul suo volto assorto e intento. Con un braccio la cingo e con l'altra mano le accarezzo la chioma.
La brezza leggera che le scorre tra le gambe, esaltando le sensazioni che la mano rapisce dallo sfioramento sul clitoride, ora circonda anche me.
Questo orgasmo eterno si compie e si completa finalmente nella figura che cullo tra le mie braccia, che ora riposa sul mio ventre.
Avvolgo Danae tra le mie cosce, ora, quasi a volerla sentire dentro di me, a rapirla nel mio utero, lei e il germe del principe mitico che ora custodisce e conserva nel suo interno.
Lei allunga un braccio e mi restituisce una carezza languida e sensuale.
Si rilassa adagiando il capo tra i miei seni e gonfia il petto in lunghi sospiri.
Le bacio il volto, la fronte e le tempie e con la punta del naso le accarezzo il collo.
La principessa è nel sopore che segue l'orgasmo e si rannicchia sul mio corpo, nutrendosi del mio calore di donna vera e reale.
Le canto una dolce filastrocca e la cullo osservando la presenza divina dissolversi come fine trama di nebbie in un'alba infuocata.
Lei si gira, mi abbraccia, si distende sul mio corpo, come se fossi divenuta ora un morbido appoggio per le sue membra troppo a lungo rimaste rattrappite.
Mi allunga una mano sotto la schiena e l'altra sulla nuca e protende le labbra per essere baciata.
Io allora la abbraccio sfiorandole il sedere per tenerla più vicina al mio calore.
Percepisco il suo primordiale profumo all'attaccatura dei capelli, la sua seta arancione si mescola ai miei steli neri e le nostre bocche si uniscono.
È poi un delicato rincorrersi con la punta delle lingue, un timido approccio, un curioso anelito e una finta fuga, per invogliare la caccia, prima che nelle nostre bocche si uniscano in sapori e umidi contatti.
Ciò che è mancato nell'amplesso con Zeus, si completa ora nel nostro abbraccio, nei nostri baci sempre più focosi, nelle nostre carezze sempre più audaci e profonde.
Lei ora mi penetra con quelle sue dita lunghe e affusolate e io la assecondo allargando le cosce e porgendole la vulva perchè lei ne usi secondo il suo desiderio.
La mia mano prende il suo seno; vellutata albicocca dalle forme perfette, il frutto sta tutto nella mia mano e le mie carezze ne sfiorano la pelle, circondandole il capezzolo.
Danae mi conduce al dolce orgasmo che le manifesto gemendole tra le labbra, mentre continua a baciarmi e accarezzarmi il sedere.
La modella dell'atelier di Vienna riprende vita scrollandosi di dosso l'aura regale e ancora riprende a esplorarmi, si gira sul mio corpo, cerca la mia intimità con la bocca mentre adagia la sua vulva sulle mie labbra.
Focose ragazze dello studio del grande pittore che le ha rese immortali nei suoi schizzi erotici.
Inizia a leccarmi tra le labbra mentre io, sotto il vello arancione, trovo il suo clitoride e le rendo il favore.
Piccola perla rosa chiaro, la mia lingua lo accarezza e lo circonda di umido calore, mentre Danae mi penetra con decisione, con la lingua e con le dita.
Finalmente il suo corpo dai rintocchi di olio da pittura, si trasforma completamente in carne viva, e così, cosce aperte, una sull'altra ad accogliere le nostre bocche nelle nostre intime nature femminili, ci baciamo e ci lecchiamo aspettandoci per un nuovo orgasmo che studiatamente raggiungiamo insieme.
Poi è lei a rigirarsi, perchè vuole vedermi negli occhi.
I suoi capelli cadono sulle mie spalle come germogli arancioni di salici.
Sulla sua bocca il sapore nella mia essenza vaginale e sulla mia i suoi sentori più intimi.
Danae si abbandona nel mio abbraccio e io la avvolgo come una madre mentre insieme ci abbandoniamo al torpore del sonno che segue l'apice del piacere.
Da questo momento saremo sempre amanti e quando, al mio risveglio, la principessa è di nuovo racchiusa nella sua torre, quando ancora ed eternamente Zeus le sfiora la vulva tra aurei ricami bizantini, mentre lei si tocca tra le gambe per dare completezza al suo piacere, ecco che un piccolo accenno del volto, una sottile vibrazione delle sue palpebre, un sussulto del seno che solo io riesco a cogliere mi conferma l'intesa perenne che si è creata tra di noi e che a ogni notte potrà sulle mie lenzuola riprendere vita, suono e calore.
Il saxofono accompagna gli ultimi rispettosi tocchi sulle asticelle metalliche e solo il mio malizioso sorriso resta testimone dell'amore intercorso tra due donne nel tempo di una musica dagli incerti contorni.
Il cono vulcanico imbiancato di neve si riflette sulle acque placide dello specchio liquido, strappando a chi le osserva sensazioni impagabili, singulti che trovano similitudine solo con le contrazioni del ventre che accompagnano ogni mio orgasmo.
Gli Steps Ahead sono venuti più volte in Giappone e riascoltare le note del saxofono di Michael Brecker immolate nel concerto del 2004, mescolate ai rintocchi del vibrafono di Mike Mainieri con quello sfondo a me tanto caro, mi fa venire la pelle d'oca. Ancora meglio è stata la precedente versione, al concerto di Tokyo del 1986, almeno musicalmente parlando.
Le vibrazioni mettono in risonanza le mie corde più intime, ed è mentre riascolto ancora una volta la splendida registrazione di “Self Portrait” che mi avvicino al dipinto di Danae, di Klimt, che domina la parete in camera mia.
Questo quadro esercita su di me un potere ipnotico e la musica di questo gruppo jazz riesce a magnificare le sensazioni che provo. L'aura della cornice giapponese completa gli ingredienti perchè la magia si realizzi e la fantasia più assurda divenga realtà concreta.
La musica mi ottunde i sensi e quando il sax lascia posto alle vibrazioni metalliche già il mio dito sfiora le cosce di Danae, mentre la principessa, ancora imprigionata nel quadro, si abbandona al piacere erotico.
La mano della figlia del re di Argo si sfiora la vulva, mentre la pioggia d'oro in cui si è trasformato Zeus la penetra profondamente fecondandola.
Danae.
Rinchiusa in una torre, eppure raggiunta dal padre degli dei che ora la seduce in sfioramenti dagli scintillanti riflessi aurei.
La ragazza contrae una mano, socchiude la bocca in un gemito di piacere mentre viene posseduta dal simbolo maschile dipinto proprio lì, davanti alla vulva.
I capelli arancioni riprendono e, riflettendosi sulle labbra, esplodono il colore del capezzolo, che svetta eretto sul piccolo seno.
Non una principessa abbandonata al sonno, ma la chiara manifestazione dell'erotismo femminile che si esprime nel tocco delicato della masturbazione della donna.
La donna, tondo simbolo della vita, si dipana nella spirale di fertilità esplicitata dal dipinto e io ne seguo i contorni, incerti e tremolanti attraverso il mio sguardo commosso.
Lascio cadere il sottile accappatoio fucsia che mi ricopre dopo aver fatto una doccia rinfrescante e resto nuda in contemplazione di questa donna che da oltre un secolo se la sta toccando, sotto gli occhi di milioni di persone, riprodotta in foto e documenti diffusi in tutto il mondo per varie generazioni.
Questo volto ambiguo, questo corpo acerbo, le sfumature verdi delle cosce, colori complementari all'arancio della chioma, che si dipana, dispersa come piccoli serpenti, sul corpo pallido che rappresenta la principessa nel colmo dell'estasi sessuale.
Risalendo le spirali della galassia, controcorrente, la mia mano abbandona i tessuti che avvolgono parzialmente la nudità della giovane, e mi trovo ad accarezzare una morbida e tiepida seta, lungo le cosce semiaperte.
Sfioro i capelli della futura madre di Perseo e fra le dita ne percepisco l'inconsistente morbidezza.
Accarezzo la fronte della ragazza che, delicatamente, con le dita tra le cosce, continua ad accarezzarsi prolungando un orgasmo senza tempo né più luogo.
Io, nuda, raccolgo il corpo di questa antica modella tra le mie braccia, il suo capo sul mio seno.
Il mio sguardo la contempla mentre mi lascio rapire dai suoi gemiti di piacere.
La pioggia dorata le scivola addosso e avvolge il mio stesso corpo sfiorandomi la pelle e concedendo pure a me sensazioni conturbanti.
Ma non sarà la mia presenza a ostacolare la potenza generatrice del padre degli dei, né il piacere che questa ragazza si dona con la mano nascosta tra le cosce.
Il mio respiro avvolge la donna dai capelli arancioni mentre ne contemplo l'espressione, le piccole smorfie di piacere che scorrono sul suo volto assorto e intento. Con un braccio la cingo e con l'altra mano le accarezzo la chioma.
La brezza leggera che le scorre tra le gambe, esaltando le sensazioni che la mano rapisce dallo sfioramento sul clitoride, ora circonda anche me.
Questo orgasmo eterno si compie e si completa finalmente nella figura che cullo tra le mie braccia, che ora riposa sul mio ventre.
Avvolgo Danae tra le mie cosce, ora, quasi a volerla sentire dentro di me, a rapirla nel mio utero, lei e il germe del principe mitico che ora custodisce e conserva nel suo interno.
Lei allunga un braccio e mi restituisce una carezza languida e sensuale.
Si rilassa adagiando il capo tra i miei seni e gonfia il petto in lunghi sospiri.
Le bacio il volto, la fronte e le tempie e con la punta del naso le accarezzo il collo.
La principessa è nel sopore che segue l'orgasmo e si rannicchia sul mio corpo, nutrendosi del mio calore di donna vera e reale.
Le canto una dolce filastrocca e la cullo osservando la presenza divina dissolversi come fine trama di nebbie in un'alba infuocata.
Lei si gira, mi abbraccia, si distende sul mio corpo, come se fossi divenuta ora un morbido appoggio per le sue membra troppo a lungo rimaste rattrappite.
Mi allunga una mano sotto la schiena e l'altra sulla nuca e protende le labbra per essere baciata.
Io allora la abbraccio sfiorandole il sedere per tenerla più vicina al mio calore.
Percepisco il suo primordiale profumo all'attaccatura dei capelli, la sua seta arancione si mescola ai miei steli neri e le nostre bocche si uniscono.
È poi un delicato rincorrersi con la punta delle lingue, un timido approccio, un curioso anelito e una finta fuga, per invogliare la caccia, prima che nelle nostre bocche si uniscano in sapori e umidi contatti.
Ciò che è mancato nell'amplesso con Zeus, si completa ora nel nostro abbraccio, nei nostri baci sempre più focosi, nelle nostre carezze sempre più audaci e profonde.
Lei ora mi penetra con quelle sue dita lunghe e affusolate e io la assecondo allargando le cosce e porgendole la vulva perchè lei ne usi secondo il suo desiderio.
La mia mano prende il suo seno; vellutata albicocca dalle forme perfette, il frutto sta tutto nella mia mano e le mie carezze ne sfiorano la pelle, circondandole il capezzolo.
Danae mi conduce al dolce orgasmo che le manifesto gemendole tra le labbra, mentre continua a baciarmi e accarezzarmi il sedere.
La modella dell'atelier di Vienna riprende vita scrollandosi di dosso l'aura regale e ancora riprende a esplorarmi, si gira sul mio corpo, cerca la mia intimità con la bocca mentre adagia la sua vulva sulle mie labbra.
Focose ragazze dello studio del grande pittore che le ha rese immortali nei suoi schizzi erotici.
Inizia a leccarmi tra le labbra mentre io, sotto il vello arancione, trovo il suo clitoride e le rendo il favore.
Piccola perla rosa chiaro, la mia lingua lo accarezza e lo circonda di umido calore, mentre Danae mi penetra con decisione, con la lingua e con le dita.
Finalmente il suo corpo dai rintocchi di olio da pittura, si trasforma completamente in carne viva, e così, cosce aperte, una sull'altra ad accogliere le nostre bocche nelle nostre intime nature femminili, ci baciamo e ci lecchiamo aspettandoci per un nuovo orgasmo che studiatamente raggiungiamo insieme.
Poi è lei a rigirarsi, perchè vuole vedermi negli occhi.
I suoi capelli cadono sulle mie spalle come germogli arancioni di salici.
Sulla sua bocca il sapore nella mia essenza vaginale e sulla mia i suoi sentori più intimi.
Danae si abbandona nel mio abbraccio e io la avvolgo come una madre mentre insieme ci abbandoniamo al torpore del sonno che segue l'apice del piacere.
Da questo momento saremo sempre amanti e quando, al mio risveglio, la principessa è di nuovo racchiusa nella sua torre, quando ancora ed eternamente Zeus le sfiora la vulva tra aurei ricami bizantini, mentre lei si tocca tra le gambe per dare completezza al suo piacere, ecco che un piccolo accenno del volto, una sottile vibrazione delle sue palpebre, un sussulto del seno che solo io riesco a cogliere mi conferma l'intesa perenne che si è creata tra di noi e che a ogni notte potrà sulle mie lenzuola riprendere vita, suono e calore.
Il saxofono accompagna gli ultimi rispettosi tocchi sulle asticelle metalliche e solo il mio malizioso sorriso resta testimone dell'amore intercorso tra due donne nel tempo di una musica dagli incerti contorni.
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