L'adulterio di Ludovica Bianchi - Ep.3. Sarà un nostro segreto

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tradimenti

«Più tardi cosa fate? Il meno che possiamo fare è invitarvi a cena» disse Marino ammiccando verso Simona.
«Sì, certo,» rispose Simona sorridendo tra le labbra ben marcate di rossetto vivace. «Io e Ludovica siamo libere e non conosciamo la città. Vero Ludovica?»
Questo scambio di battute era arrivato alla fine del meeting, mentre Ludovica era ancora frastornata. L'ansia che aveva preceduto la presentazione si era sciolta di fronte alla prima slide. Aveva parlato del suo progetto con il cuore ma senza scordare di illustrarne la ragionevolezza di fondo di un approccio così innovativo. Si era rivolta a tutti i presenti e anche quando aveva incrociato lo sguardo con Luciano, la voglia di comunicare il suo progetto si era imposta su ogni altra possibile emozione. Era stata brava, molto brava, ma non poteva saperlo e dopo aver ringraziato tutti dell'attenzione, già mentre si accomodava al suo posto tra diversi applausi, aveva iniziato a dubitare della propria esposizione, a chiedersi se aveva dimenticato qualcosa, se c'era qualcosa che andava aggiunto. Mentre tutti lasciavano la saletta riunioni messa a disposizione dalla Fondazione, lei si era chiusa in sé, presa da pensieri di questo tipo, e nemmeno si era accorta che Marino e Luciano si erano avvicinati. La domanda di Simona l'aveva quindi riportata di botto sulla terra e aveva farfugliato un “si” senza nemmeno averla capita. Si sentiva terribilmente stupida. Alienata.
«Va bene, allora» continuò Marino col suo sorrisone franco. «Passeremo a prendervi all'hotel alle 19 e trenta.»
«D'accordo allora. A più tardi» rispose Simona chiudendo la sua ventiquattrore e sculettando verso l'uscita sicura di sé. «Ludo, vieni, su!»
Ludovica si sentiva stupida. Guardò Luciano che la fissava serio e naturalmente arrossì.
«Arrivo...» farfugliò con gli occhi bassi.

Così le toccò prepararsi per uscire e incassare pure il ghigno di Simona quando tirò fuori il vestito da sera che (“poiché non si sa mai”) aveva infilato in valigia. Era un vestito verdemare, lungo un palmo sopra il ginocchio e appena un po' scollato. Però le fasciava bene il corpo ed il suo colore le dava un gran risalto agli occhi. Simona, che era venuta in camera sua appositamente per controllarne il vestiario, guardò il vestito perplessa ma le diede il proprio assenso. Lei sorrise, mandò la sua capa simpaticamente a quel paese, si chiuse in bagno e si spogliò per una doccia.
Ludovica non viaggiava spesso come aveva sempre sognato e, quando le capitava, amava farsi lunghe docce usando le boccettine di shampoo messe dall'albergo a disposizione dei clienti. Le piaceva un sacco aprire le boccette e scoprire che tipo di fragranza contenevano. Con gioia scoprì un delicato profumo di rose e se ne versò un bel po' tra le mani (perché tanto era incluso nel prezzo) per mescolarlo all'acqua e renderlo meno aggressivo. Si lavò il capo con gli occhi chiusi, godendosi la sensazione di scivolosa morbidezza che l'abbondante shampoo dava ai suoi capelli, mentre piccoli e caldi iceberg di schiuma si staccavano per scivolare lungo il collo e sulla pelle, sui seni, sui fianchi, fino ai piedi. Le piaceva moltissimo fare la doccia. La rilassava anche più di un bagno idromassaggio. Si sciacquò i capelli con cura e poi aprì la confezione della piccola saponetta dell'hotel. La annusò con la sua piccola gioia di scoprirne l'odore di gelsomino. Poi la bagnò ed iniziò a passarsela sul corpo vagando con la mente tra i ricordi del pomeriggio e della sua presentazione. Lentamente però questi pensieri svanirono, assorbiti dalla contemplazione del presente. Iniziò a pensare a quello che avrebbe fatto di lì a poco e si rese conto che si stava preparando per uscire con Luciano. Che si stava facendo bella per lui.
Con una lieve accelerazione del battito cardiaco, realizzò che fino ad allora ogni cosa che era intercorsa tra loro due era frutto della sua fantasia, o delle illazioni di Simona. Ma tra poco lui sarebbe stato reale, i suoi sguardi sarebbero stati reali. Chiuse il pomello della doccia e ne uscì.
Niente. Non sarebbe successo niente. Si avvolse nell'accappatoio e prese in mano la cornetta dell'asciugacapelli pensando che questi affari, in albergo, erano sempre deludenti. Squallidi tubi biancastri attaccati alla parete. Iniziò ad asciugarsi i capelli corrucciata, guardandosi allo specchio. Con Luciano non sarebbe successo niente. Si sarebbe goduta la cena e avrebbe riso alle battute volgari di Marino, ma poi si sarebbe alzata, avrebbe preso un taxi e se ne sarebbe tornata in hotel. Si soffiò via una ciocca dal viso e, soddisfatta della piega, uscì dal bagno.
Il vestito verdemare l'aspettava disteso sul letto. Le piaceva proprio quel vestito. Era uno dei più costosi che aveva ma ne era valsa la pena. Purtroppo suo marito Mario la portava poco fuori e quando accadeva non era mai il contesto giusto per un vestito così elegante. Si ricordava quando l'aveva provato la prima volta. La commessa aveva detto che pareva un vestito su misura. Lei si era guardata allo specchio, sorridendosi da sola per quanto si era sentita bella, poi si era voltata ed era rimasta colpita da come il vestito le metteva in risalto il sedere. O di come il suo sedere riempiva bene il vestito.
«Dovrà usare un tanga o una brasiliana» le aveva detto la commessa. «Altrimenti si vedrà il segno delle mutandine.»
Era vero. Uscita da quel negozio era entrata in un altro di intimo, visto che usava solo mutandine classiche. Aveva preso il tanga più morigerato che avevano, ed un reggiseno coordinato. Erano in pizzo nero e sarebbero andati proprio d'accordo con il vestito. Si era detta che avrebbe fatto una bella sorpresa a Mario, ma alla fine tra una cosa e l'altra non c'era stata occasione. Ed erano passate due stagioni. Pensierosa, si infilò l'intimo, i collant ed il vestito.
Mentre si pettinava, bussarono alla porta. Era Simona.
«Vuoi che ti trucchi?»
«Ok» rispose. «Ma non esagerare.»
«Sarai perfetta.»
Lei non aveva mai imparato, mentre Simona ogni mattina si presentava in ufficio come appena uscita da una seduta di trucco e capelli. La fece sedere davanti allo specchio e con pochi tocchi d'artista le disegnò le labbra con matita e rossetto. Ludovica si guardò le labbra perplessa.
«Avevo detto di non esagerare.»
«Non l'ho fatto» rispose Simona abbassandosi per entrare nel campo visivo dello specchio. «Questo è esagerare» disse sorridendo da porca con le sue labbra di rosso cupo. Poi si rialzò, prese il necessario per gli occhi e li truccò in un modo che si notava appena, ma allo stesso tempo il suo sguardo era tutto diverso, come se il vestito e il trucco non facessero altro che esaltare il blu dei suoi occhi.
«Wow...» sospirò guardandosi.
«Sei carina, Ludo. Peccato che stai con un grezzone che non ti porta mai fuori.»
Ludovica non disse nulla, ma si capì benissimo che se l'era presa. Non le piaceva che parlassero così di Mario.
Simona prese un pettine e iniziò a sistemarle i capelli. Poi lo posò sulle sue ginocchia e frugò nel suo beauty case dei miracoli. Con aria distratta fece per riprendere il pettine ma lo fece così maldestramente che con un'unghia le tirò un filo della calza.
«Noo...» esclamò con aria contrita guardando la calza smagliata.
Ludovica la guardò sbalordita.
«Mah!...»
«Scusami, scusami, scusami» la supplicò.
«L'hai fatto apposta!»
«No, ma che dici!»
Ludovica guardò dubbiosa la sua capa. Pareva una gatta col topo in bocca.
«Sarà...» concluse. «Ma ora sono nei pasticci. Non ho altri collant.»
Simona sorrise sfacciatamente. «Non preoccupartene, cara. Ne ho io un paio.»
Uscì per riapparire poco dopo.
«Ecco qua» annunciò. «Purtroppo però non uso collant (mi segnano la panza).»
Ludovica si ritrovò in mano un paio di autoreggenti, che lei non aveva mai portato. Spalancò la bocca.
«Non ci posso credere! Sei un cosa... è assurdo!»
«Su, su, che vuoi che sia,» concluse Simona riprendendo a pettinarla. «E poi,» continuò facendole l'occhiolino. «Chi vuoi che lo sappia? Sarà un nostro segreto.»

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[I commenti sono oltremodo graditi.
Joe Cabot vi aspetta per altre puntate di questa saga e altre storie, corredate da foto delle muse ispiratrici, all’indirizzo: https://raccontiviola.wordpress.com/]
scritto il
2022-06-17
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