Club prtivé

di
genere
trio

Volevo festeggiare la decisione di sposarmi. Dopo che lui ha insistito tanto... A me poco importa del matrimonio. Se a lui va bene come moglie una che non si fa troppe remore se scopare o no con qualcuno... A me che non se ne faccia lui va bene: in questi mesi di convivenza ci siamo trovati bene, in generale. A letto sapevamo d'esser fatti l'uno per l'altra. Lo abbiamo verificato tante volte, anche indirettamente, cioè cambiando partner per qualche ora.
Ho deciso di festeggiare da sola, anche perché lui non poteva ancora sapere che ci fosse qualcosa per cui festeggiare, cioè che finalmente avevo deciso per il matrimonio. Sola anche perché volevo essere meno controllabile possibile.
Mi ero preparata bella succinta: una di quelle mise che aggiungono alla mia troiaggine il gusto del vedo e non vedo. Mi spiego meglio: vedo (tanto) e non vedo (poco). Sul sedile di fianco a me i sandali. Me li aveva regalati il mio compagno e futuro marito quando mi ha fatto capire davvero che razza di troia io possa essere. Non costituivamo ancora una coppia, a quel tempo (mica secoli fa, eh!) anche se le mie remore spesso vincevano ancora sui miei desideri. Me li aveva donati dopo aver distrutto le mie barriere mentali, quelle legate a quell'educazione al confronto della quale l'integralismo cattolico è un inno al libertinaggio.
Ebbene, all'improvviso lungo il percorso mi scoppia una gomma, perdo il controllo dell'auto, finisco fuori strada. Scossoni, sobbalzi, sballottamenti, rumori forti e schizzi d'acqua. Mi fermo inclinata su un lato, fuori dalla striscia d'asfalto che stavo percorrendo pensandomi già alla meta. È una strada che conduce in un posto soltanto: quel club privé. Percorrerla equivale a dichiarare che si sta andando là. Impossibile sbagliarsi. Percorrendola a quest'ora significa che ci si sta recando a fare sesso. Nessuna alternativa. E se qualcuno m'avesse vista agghindata come sono, mentre attraversavo la cittadina a trenta chilometri di distanza, avrebbe capito che la mia meta non poteva essere altra che questa o un bordello. Ma quando si lavora in un bordello, si entra e si esce vestite d'anonimato. Io invece sono evidente. Evidentemente, inconfondibilmente troia.
Mi chiedo se mi convenga raggiungere il club a piedi per chiedere aiuto o se chiamare il carro attrezzi. Apro lo sportello per scendere e poso un piede sul terreno bagnato fradicio, scivoloso, quasi fangoso. È piovuto forte e ha smesso da poco. Mi viene un brivido di libidine. Intanto recupero i miei sandali da puttana. Non do molto tempo a dubbi e ragionamenti. Chiamo il soccorso stradale. Attesa: mi comunicano circa un'ora. La pioggia che torna a scrosciare mi convince che ho preso la decisione giusta: sarei arrivata fradicia, anche di pioggia. Sto seduta, storta e scomoda, sul sedile. Arrabbiata. Divago con la mente. Magari l'autista del soccorso stradale è un bel figo. Posso offrirgli l'ingresso gratuito al club. Per un uomo solo costa parecchio. Penso alla gente che ci sarà. Andare con uomini o con donne? Indifferente. No, preferibilmente maschi, viste le circostanze. Maschi che possibilmente mi usino senza tante remore. Sceglierò io o sarò scelta? Comunque sarò scopata. Recupero eccitazione. Mi sfioro, quasi come se volessi controllare la mia integrità. Non ho dolori. La pelle delle dita sfiora il vestito, ne valica i bordi trovando altra pelle. Rabbrividisco. Mi lascio andare la mano sulla passera. Ne accarezzo le labbra, sfioro il clitoride. Sono sul bordo di quel vortice da cui fra un attimo sarò inghiottita. Precipiterò, senza oppormi. Cederò senza la minima resistenza. Mi affiderò a questo vortice come un bimbo alla mamma. Cerco tempi più brevi. M'incalzo, mi stimolo... vengo. Sento il bagnato diffondersi sulla mia mano. Il sedile è zuppo. Il buio esterno contamina la mia vista. Esplodo e l'eco è lunga. Vedo fuochi artificiali dalle luci arancione. Lampeggiano. Una voce mi chiede se vada tutto bene. Rispondo “abbastanza”, a parte l'essere in un fosso con la macchina che rischia di rovesciarsi.
Ecco: mi tocca anche un autista di carro attrezzi col senso dell'ironia. Infatti procede impudicamente. Mi dice, dimostrando una scarsa propensione alle perifrasi, che si aspettava una zoccola, visto dove stavo recandomi, ma che proprio così... Mi aiuta ad uscire. Mano pelosa, molto; dita non impeccabili... Certo, col lavoro che fa! Un viso quadrato, alcuni lineamenti celati da una barba corta ma molto scura. Parliamo un po'. Basta che riporti in strada la macchina. Lavora per alcuni minuti e finalmente riesce a muovere il mio mezzo. Sarà la situazione, sarà la delusione per l'imprevisto, sarà la ruota priva dello pneumatico, ma mi sembra che il movimento non avvenga in maniera appropriata. Il mio salvatore infatti esclama un “bella rogna!” dai foschi presagi. Una volta completata con professionalità la manovra di carico, mi fa salire in cabina, aiutandomi con una mano sul sedere. Il contatto è incoraggiante. Lui, invece, un vero porco. Punto a suo favore. Potrei proprio farlo venire con me al club. Non è un tipo affascinante (cosa fastidiosa), né di fisico né per il livello della conversazione. Anzi, questa è decisamente volgare ma senza doppi sensi. Di sensi ce n'è uno soltanto: quello proibito. E questo è un altro punto a suo favore. Dopo i brividi di prima, questo è calore puro. Puro, intenso e forte. Coinvolgente. Mi parla come se fossi una puttana, una che si usa e poi si butta via. Questa per me è adrenalina, quintessenza di adrenalina. Intanto torniamo indietro, verso il paese. Quando poi appoggia la mano destra sulla mia coscia sinistra e la percorre verso l'alto gli dimostro che le sue parole rappresentano in minima parte il mio agire. L'effetto dei suoi brevi tocchi è rapido, ma non abbastanza per negarmi due orgasmi di fila. Come sempre vengo facilmente. È ancor più porco di quanto il suo aspetto non lasci immaginare. Altro punto a suo favore. Meglio non perder tempo a contarli, d'ora in poi, gli orgasmi. Mi prende per i capelli e mi spinge la testa sul suo inguine. Ma s'era fatto una sega, prima di raggiungermi? L'odore è dirompente ed inequivocabilmente spermatico. Inebriante. Gli faccio un pompino. Mi sento ispirata. Ci do dentro con entusiasmo. Non mi risparmio ed esibisco, con mia sorpresa, più doti di quante non me ne sia mai attribuite. Il gusto mi travolge. Il suo sperma mi riempie la bocca, mi scivola nello stomaco, lo sento arrivare nel naso dal fondo della bocca, mi gocciola dal naso. Cogli occhi della mente mi vedo e trovo altra eccitazione. Dov'è lo specchietto retrovisore? Mi ci guardo e vedo una faccia di troia, imbrattata. Sento quasi un pugno nella figa. Ma la verità è che mi mette la mano sul sedere, allunga un dito sul buchino e lo spinge dentro. Visibilio, puro. Peccato che lo tolga quasi subito lasciandomi un senso di vuoto incolmabile. Glielo dico, nel modo più volgare che trovo. Mi chiede se voglio passare la notte con lui o preferisco una locanda in paese. Non c'è scelta fra un letto bollente e uno solitario. Gli chiedo se il mio servizietto testé completato lo avesse indebolito. Ride. Mi promette fuoco. Ok, sarò benzina. Mi dice che mi scaricherà in bocca tanta sborra che domani cagherò solo quella. Sono pronta a tutto, felicemente pronta a tutto. Non sarà l'orgia cui ambivo, ma le premesse perché non sia necessaria ci sono tutte.
Andiamo a casa sua. Una donna sta entrando nell'edificio alla luce dei fanali del camioncino. È sua sorella, mi dice lui. Fingo d'essere intimidita. Lui distrugge la mia sceneggiata: mi spiega che è troia quasi quanto me. Lei si gira e mi squadra da capo a piedi. Mi sembra di essere un cavallo in vendita. Ai cavalli però si apre la bocca per valutarne la situazione. A me riserva una mano sulla passera gocciolante e c'infila dentro due dita. Così, ex abrupto. Reagisco con lussuriosa disponibilità, con contagioso entusiasmo.
Siamo dentro. Mi hanno fatto lasciare i vestiti fuori casa. Anche la sorella non impiega tanto tempo ad essere nuda prima di entrare nella casa, mentre lui c'impiega un minuto in più. Un minuto in cui lei ed io ci sfreghiamo l'una con l'altra le passere, quasi con furore. Arriva anche lui. Sono talmente eccitata che spero mi smantellino. Spero che abusino di me. La nostra libidine satura l'ambiente. Ci usiamo in tutti i modi: io, lei, lui, loro, noi...
Sarò emozionata, domani, a dirgli che accetto la sua proposta nuziale. Avrò abbastanza tempo per recuperare da queste passioni momentanee?
Poi, di sicuro, anche lui vorrà la sua parte... una parte intensa, abbondante. Confortante!
di
scritto il
2022-06-23
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