Destino
di
Shikari
genere
sentimentali
Sound track: Timmy Trumpet - Oracle
Alan Walker - The Spectre
Blasterjaxx x Prezioso x LIZOT - Hurricane (feat. SHIBUI)
“Ripetimi perché siamo qui.” La confusione regna sovrana alla spiaggia, la festa che pian piano raggiunge il suo apice. L’uomo al bancone si volta verso l’amico in attesa di una risposta, lo sguardo che lo tocca e subito torna a scandagliare quella folla scalmanata che si agita sulla sabbia.
“Elijah, siamo qui perché questa è una festa, ci si diverte, si balla e magari… guarda quanta gnocca…” il braccio si allarga indicando la pista da ballo improvvisata “e perché mia nonna mi ha detto di venirci.” l’ultima frase pronunciata a bassa voce e con una smorfia.
“Benjamin, cosa ha detto tua nonna?” Per quanto avesse tenuto la voce bassa, lo ha sentito benissimo; Elijah conosce la nonna, un’adorabile vecchia strega, nemmeno i suoi parenti più stretti capivano quanto fosse potente, sapevano solo che quando dava un suggerimento dovevano darle retta. Benjamin prende tempo, sorseggia il suo cocktail, lascia vagare lo sguardo sulla folla e sospira.
“Ha detto che ci sarebbe stata una festa, e che ti ci dovevo portare e assicurarmi che tu ci rimanessi fino alla fine, ha bofonchiato qualcosa che non ho capito e poi ridendo ha aggiunto che avrebbe fatto davvero un bel regalo al suo Wolf” Benjamin si volta verso l’amico e lo squadra “Prima o poi mi spiegherai perché mia nonna ti chiama Il suo lupo. Comunque ha mescolato un sacco di cose, la siccità, un rituale, il tuo destino. Sai come fa.” Una scrollata di spalle e riporta l’attenzione alla pista.
Con un sorrisetto Elijah si fa beffe dell’amico “Chissà forse un giorno te lo dirò. Quindi, ora che siamo qui che si fa?” Lascia scivolare il dorato whiskey lungo la gola, assapora il fuoco che liquido scende e scalda.
“Uniamoci alle danze!” L’entusiasmo di Ben è quasi palpabile, Elijah scuote il capo ma lo segue, mentre la musica che pompa dalle casse vibra tutto attorno e lui vien investito da una cacofonia di odori, la salsedine che si miscela con un’infinità di profumi differenti di uomini e donne, sudore, eccitazione.
All’improvviso la avverte, una leggera vibrazione nell’aria, nella sabbia, appena percepibile, delicata come una carezza, tasta l’energia che li circonda e ne incanala una parte. I sensi del lupo sono all’erta, qualcosa sta avvenendo, ma cosa? Elijah se ne sente attratto, ne cerca la fonte, in quella bolgia che lo circonda, lentamente si muove, scruta e avanza nella folla, incurante dell’amico che ha forse trovato una donna con cui passare la serata. Un gruppo di ragazzi gli blocca il passo, danzano in cerchio molto stretti tra loro, il loro atteggiamento lo incuriosisce, la vibrazione sembra provenire dal centro di quel cerchio, s’avvicina e vien folgorato. Una mano sale verso l’alto danzando, sul polso diversi braccialetti metallici ondeggiano al ritmo, quasi chiamandolo a sé, s’infila il lupo nel cerchio e la vede. Il suo Destino. Una donna sta danzando nel centro del cerchio, ondeggia di qua e di là, i piedi nudi che battono sulla sabbia a tempo di musica, il corpo formoso che sinuoso si agita, si accosta un po' da uno e un po' dall’altro, stuzzicando, eccitando, promettendo ma non concedendo. Lei è il fulcro della vibrazione, colei che sta incanalando l’energia in cosa ancora non lo sa, ne è attratto, inesorabilmente; indossa un prendisole bianco di pizzo traforato che lascia trasparire la sua pelle dorata dal sole. Una leggera catenella cosparsa di campanellini le circonda la morbida vita, tintinnando ad ogni movimento, chiamandolo a sé. Resiste il lupo, ne vuol cogliere ogni sfumatura, vuole godere nello scoprirla piano piano, come si fa con un cioccolatino pregiato, lo si scarta delicatamente per poi assaporarlo lentamente. La caviglia destra è avvolta da un braccialetto di pietruzze lillà, forse ametiste, piccole perle tonde che sobbalzano ad ogni colpo, la caviglia sinistra è nuda, ma risalendo lungo il lato del polpaccio ecco che appare un disegno, fissata indelebilmente sulla sua pelle, una lupa. Senza rendersene conto sorride. Risale lo sguardo di Elijah, ne accarezza i fianchi per poi soffermarsi sul centro della sua femminilità, protetto dalla candida gonna del vestito, che però non può nascondere a lui la sua fragranza, il miele della sua eccitazione lo colpirebbe come un pugno al plesso solare, stendendolo, stordendolo. Scuote la testa il lupo quasi a voler scacciare le nubi di lussuria che lo hanno avvolto, lo sguardo sale si sofferma sui seni pieni fasciati dal pizzo che svela e sottrae al contempo, un ciondolo si annida nell’incavo, un altra pietra ma azzurra, ne prova invidia e va oltre, scavalca le nude clavicole per soggiungere finalmente al volto. Le labbra piene ma non troppo, quasi socchiuse nella sperduta concentrazione della danza, mormorano qualcosa che nemmeno il suo fino udito riesce a cogliere. Sono però i suoi occhi a condannarlo, in un abbaglio di luci ne coglie la profondità, la complessità del verde che lo incanta e lo incatena. Avanza allora nel cerchio, sovrasta i ragazzi che fino a quel momento se la sono invano contesa, smorzandone l’ego con la sua sola presenza, delicatamente le sfiora il fianco, prendendone possesso come fosse fatta di fragile cristallo, come fosse un’illusione facile a svanire. Quel contatto la distrae, le fa portare la sua attenzione a quel coraggioso maschio che più degli altri ha osato, lo guarda negli occhi lasciandosene risucchiare. Ghiaccio bollente che le scivola addosso, come se uno sguardo potesse avvolgerla e conquistarla, se glielo avessero detto prima si sarebbe fatta una grassa risata. Ora non ride, non può fermare la danza, ma può aprirsi a lui, per lui, senza smettere di mormorare la sua mano si alza e lo sfiora sul viso, come a volersi assicurare che lui sia vero e che sia lì. Un’invisibile scintilla passa tra loro, sorprendendo più lui che lei, carica di elettricità, cardine del rituale, istintivamente comprende di poter accedere a una quantità enorme di energia, lo afferra per la mano e sempre danzando lo conduce sulla battigia. Elijah pur essendo più imponente si lascia guidare, scansando le altre persone, dimentico dell’amico lasciato chissà dove, raggiungono il mare. Si strusciano, si corteggiano, si sfiorano, una danza antica guidata da una musica moderna, sono elettrici, carichi di energia, la loro e quella che lei delicatamente sottrae alle altre persone, non crea un danno ma le serve. Lui è ancora ignaro di cosa stia succedendo, cosa lei stia architettando, non riesce a distogliere lo sguardo dalle sue labbra che mormorano una litania incomprensibile, tenta di baciarla, desidera assaporarla, ma lei si nega, gli sfiora le labbra con le dita e riprende a ballare, negli occhi lo stesso desiderio, non un rifiuto ma una dilazione. Le delicate mani di lei salgono al capo, alla crocchia tenuta ordinata da un antico gioiello, lo sfilano per liberare la chioma che fluente le ricade sulle spalle, riflessi di cioccolato e di blu, e il primo fulmine cade in fondo al mare, illumina la notte per un secondo ricamando nel cielo scie di luce e anticipa il tuono che scuote la festa. La tempesta è ancora lontana, ma si avvicina, Elijah la sente avanzare, il lupo dentro di lui rizza il pelo, ma la ragazza è tranquilla, non ha paura, anzi. Lei sta chiamando la tempesta. Non sa come fa a capirlo, lo sa e basta, il mormorio, la danza, la vibrazione sotterranea dell’energia che lei incanala. Ora sa che la incanala nel cielo. Per far giungere la tempesta. Altri fulmini seguono il primo avanzano verso la terra ferma, le persone alla festa finalmente se ne accorgono e iniziano ad allontanarsi, alle prime gocce di pioggia iniziano a fuggire, incuranti del dj che continua a suonare. La pioggia aumenta ma a loro non importa, finalmente lei smette di mormorare, ha ceduto tutta l’energia, ha svolto il suo compito, ha dissetato la terra e ora può prendersi la sua ricompensa. Un malizioso sorriso le nasce sulle labbra e lo ammalia “Ora mi puoi baciare” la voce roca per lo sforzo gli concede l’accesso, le mani lo sfiorano ai fianchi, gli si offre come un regalo, ed il lupo che non aspettava altro la cattura, la fa sua, ne conquista il territorio e lo marchia. Dapprima la sfiora, la assapora, poi diviene esigente gli basta poco per convincerla a farlo entrare, le lingue che danzano al loro stesso ritmo preludio di ciò che avverrà su quella stessa spiaggia, al riparo da occhi indiscreti, protetti dalle dune e dal mare, un tutt’uno con il creato.
Alan Walker - The Spectre
Blasterjaxx x Prezioso x LIZOT - Hurricane (feat. SHIBUI)
“Ripetimi perché siamo qui.” La confusione regna sovrana alla spiaggia, la festa che pian piano raggiunge il suo apice. L’uomo al bancone si volta verso l’amico in attesa di una risposta, lo sguardo che lo tocca e subito torna a scandagliare quella folla scalmanata che si agita sulla sabbia.
“Elijah, siamo qui perché questa è una festa, ci si diverte, si balla e magari… guarda quanta gnocca…” il braccio si allarga indicando la pista da ballo improvvisata “e perché mia nonna mi ha detto di venirci.” l’ultima frase pronunciata a bassa voce e con una smorfia.
“Benjamin, cosa ha detto tua nonna?” Per quanto avesse tenuto la voce bassa, lo ha sentito benissimo; Elijah conosce la nonna, un’adorabile vecchia strega, nemmeno i suoi parenti più stretti capivano quanto fosse potente, sapevano solo che quando dava un suggerimento dovevano darle retta. Benjamin prende tempo, sorseggia il suo cocktail, lascia vagare lo sguardo sulla folla e sospira.
“Ha detto che ci sarebbe stata una festa, e che ti ci dovevo portare e assicurarmi che tu ci rimanessi fino alla fine, ha bofonchiato qualcosa che non ho capito e poi ridendo ha aggiunto che avrebbe fatto davvero un bel regalo al suo Wolf” Benjamin si volta verso l’amico e lo squadra “Prima o poi mi spiegherai perché mia nonna ti chiama Il suo lupo. Comunque ha mescolato un sacco di cose, la siccità, un rituale, il tuo destino. Sai come fa.” Una scrollata di spalle e riporta l’attenzione alla pista.
Con un sorrisetto Elijah si fa beffe dell’amico “Chissà forse un giorno te lo dirò. Quindi, ora che siamo qui che si fa?” Lascia scivolare il dorato whiskey lungo la gola, assapora il fuoco che liquido scende e scalda.
“Uniamoci alle danze!” L’entusiasmo di Ben è quasi palpabile, Elijah scuote il capo ma lo segue, mentre la musica che pompa dalle casse vibra tutto attorno e lui vien investito da una cacofonia di odori, la salsedine che si miscela con un’infinità di profumi differenti di uomini e donne, sudore, eccitazione.
All’improvviso la avverte, una leggera vibrazione nell’aria, nella sabbia, appena percepibile, delicata come una carezza, tasta l’energia che li circonda e ne incanala una parte. I sensi del lupo sono all’erta, qualcosa sta avvenendo, ma cosa? Elijah se ne sente attratto, ne cerca la fonte, in quella bolgia che lo circonda, lentamente si muove, scruta e avanza nella folla, incurante dell’amico che ha forse trovato una donna con cui passare la serata. Un gruppo di ragazzi gli blocca il passo, danzano in cerchio molto stretti tra loro, il loro atteggiamento lo incuriosisce, la vibrazione sembra provenire dal centro di quel cerchio, s’avvicina e vien folgorato. Una mano sale verso l’alto danzando, sul polso diversi braccialetti metallici ondeggiano al ritmo, quasi chiamandolo a sé, s’infila il lupo nel cerchio e la vede. Il suo Destino. Una donna sta danzando nel centro del cerchio, ondeggia di qua e di là, i piedi nudi che battono sulla sabbia a tempo di musica, il corpo formoso che sinuoso si agita, si accosta un po' da uno e un po' dall’altro, stuzzicando, eccitando, promettendo ma non concedendo. Lei è il fulcro della vibrazione, colei che sta incanalando l’energia in cosa ancora non lo sa, ne è attratto, inesorabilmente; indossa un prendisole bianco di pizzo traforato che lascia trasparire la sua pelle dorata dal sole. Una leggera catenella cosparsa di campanellini le circonda la morbida vita, tintinnando ad ogni movimento, chiamandolo a sé. Resiste il lupo, ne vuol cogliere ogni sfumatura, vuole godere nello scoprirla piano piano, come si fa con un cioccolatino pregiato, lo si scarta delicatamente per poi assaporarlo lentamente. La caviglia destra è avvolta da un braccialetto di pietruzze lillà, forse ametiste, piccole perle tonde che sobbalzano ad ogni colpo, la caviglia sinistra è nuda, ma risalendo lungo il lato del polpaccio ecco che appare un disegno, fissata indelebilmente sulla sua pelle, una lupa. Senza rendersene conto sorride. Risale lo sguardo di Elijah, ne accarezza i fianchi per poi soffermarsi sul centro della sua femminilità, protetto dalla candida gonna del vestito, che però non può nascondere a lui la sua fragranza, il miele della sua eccitazione lo colpirebbe come un pugno al plesso solare, stendendolo, stordendolo. Scuote la testa il lupo quasi a voler scacciare le nubi di lussuria che lo hanno avvolto, lo sguardo sale si sofferma sui seni pieni fasciati dal pizzo che svela e sottrae al contempo, un ciondolo si annida nell’incavo, un altra pietra ma azzurra, ne prova invidia e va oltre, scavalca le nude clavicole per soggiungere finalmente al volto. Le labbra piene ma non troppo, quasi socchiuse nella sperduta concentrazione della danza, mormorano qualcosa che nemmeno il suo fino udito riesce a cogliere. Sono però i suoi occhi a condannarlo, in un abbaglio di luci ne coglie la profondità, la complessità del verde che lo incanta e lo incatena. Avanza allora nel cerchio, sovrasta i ragazzi che fino a quel momento se la sono invano contesa, smorzandone l’ego con la sua sola presenza, delicatamente le sfiora il fianco, prendendone possesso come fosse fatta di fragile cristallo, come fosse un’illusione facile a svanire. Quel contatto la distrae, le fa portare la sua attenzione a quel coraggioso maschio che più degli altri ha osato, lo guarda negli occhi lasciandosene risucchiare. Ghiaccio bollente che le scivola addosso, come se uno sguardo potesse avvolgerla e conquistarla, se glielo avessero detto prima si sarebbe fatta una grassa risata. Ora non ride, non può fermare la danza, ma può aprirsi a lui, per lui, senza smettere di mormorare la sua mano si alza e lo sfiora sul viso, come a volersi assicurare che lui sia vero e che sia lì. Un’invisibile scintilla passa tra loro, sorprendendo più lui che lei, carica di elettricità, cardine del rituale, istintivamente comprende di poter accedere a una quantità enorme di energia, lo afferra per la mano e sempre danzando lo conduce sulla battigia. Elijah pur essendo più imponente si lascia guidare, scansando le altre persone, dimentico dell’amico lasciato chissà dove, raggiungono il mare. Si strusciano, si corteggiano, si sfiorano, una danza antica guidata da una musica moderna, sono elettrici, carichi di energia, la loro e quella che lei delicatamente sottrae alle altre persone, non crea un danno ma le serve. Lui è ancora ignaro di cosa stia succedendo, cosa lei stia architettando, non riesce a distogliere lo sguardo dalle sue labbra che mormorano una litania incomprensibile, tenta di baciarla, desidera assaporarla, ma lei si nega, gli sfiora le labbra con le dita e riprende a ballare, negli occhi lo stesso desiderio, non un rifiuto ma una dilazione. Le delicate mani di lei salgono al capo, alla crocchia tenuta ordinata da un antico gioiello, lo sfilano per liberare la chioma che fluente le ricade sulle spalle, riflessi di cioccolato e di blu, e il primo fulmine cade in fondo al mare, illumina la notte per un secondo ricamando nel cielo scie di luce e anticipa il tuono che scuote la festa. La tempesta è ancora lontana, ma si avvicina, Elijah la sente avanzare, il lupo dentro di lui rizza il pelo, ma la ragazza è tranquilla, non ha paura, anzi. Lei sta chiamando la tempesta. Non sa come fa a capirlo, lo sa e basta, il mormorio, la danza, la vibrazione sotterranea dell’energia che lei incanala. Ora sa che la incanala nel cielo. Per far giungere la tempesta. Altri fulmini seguono il primo avanzano verso la terra ferma, le persone alla festa finalmente se ne accorgono e iniziano ad allontanarsi, alle prime gocce di pioggia iniziano a fuggire, incuranti del dj che continua a suonare. La pioggia aumenta ma a loro non importa, finalmente lei smette di mormorare, ha ceduto tutta l’energia, ha svolto il suo compito, ha dissetato la terra e ora può prendersi la sua ricompensa. Un malizioso sorriso le nasce sulle labbra e lo ammalia “Ora mi puoi baciare” la voce roca per lo sforzo gli concede l’accesso, le mani lo sfiorano ai fianchi, gli si offre come un regalo, ed il lupo che non aspettava altro la cattura, la fa sua, ne conquista il territorio e lo marchia. Dapprima la sfiora, la assapora, poi diviene esigente gli basta poco per convincerla a farlo entrare, le lingue che danzano al loro stesso ritmo preludio di ciò che avverrà su quella stessa spiaggia, al riparo da occhi indiscreti, protetti dalle dune e dal mare, un tutt’uno con il creato.
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