Prima di un lungo volo, benvenuta a Roma

di
genere
etero


Un "Ahhoooo, ma cha cazzo fai??" si sente per tutto il piazzale di sosta.

Benvenuta a Roma Kitty, mi dice Davide, un mio collega che ha fatto con me il mio primo volo.

Ho appena finito le 4 settimane di training di assistente di volo per questa compagnia Low cost non lontano da Londra, e siamo da poco atterrati a Roma.

La citta eterna sarà la mia città per il futuro prossimo. Le altre opzioni erano in Germania, Svezia o Irlanda..No grazie!

L'urlo di prima era del tipo che stava posizionando la scaletta posteriore ed io stavo aprendo la porta posteriore prima che lui mi avesse dato il segnale di OK, rookie mistake.

Non ero mai stata a Roma ma avevo sempre desiderato venirci, e adesso che ci avrei vissuto, era un sogno per me, una citta piena di storia, di vita, il cibo, il gelato, la possibilità di imparare l'italiano, una lingua che ho sempre considerato molto seducente, e naturalmente conoscere qualche bel ragazzo naturalmente.



Non ho ancora 19 anni ed è la prima volta che vivo fuori casa, per di più all’ estero, ma per fortuna tramite alcuni contatti di un collega trovo una stanza in affitto con altri 4 assistenti di volo, c'è Flavia, di Firenze che di anni ne ha 25, AnaMari, madrileña di 26, Christie, inglese 23enne e Ciro, un ragazzo 40enne di Napoli, che fa un po' da fratello maggiore a tutte noi, un ragazzo molto simpatico, alto quasi 1'90, abbastanza imponente, gay fino al midollo.

Questa è la mia nuova famiglia.



L'appartamento è all’ultimo piano di una palazzina a Cinecittà, molto luminoso, le stanze sono abbastanza grandi ed è abbastanza facile per raggiungere l'aeroporto e per girare la città.



La sera stessa del mio arrivo Flavia e Ciro mi invitano ad uscire, visto che era metà giugno il clima è già mite, mi metto un vestito blu abbastanza casual, con fiorellini bianchi, un po’ in stile bohemien con una scollatura a cuore.



Mi portano a fare un giro in centro, la città è un encanto, mi portano a vedere Piazza Navona, il Pantheon, le stradine del centro, Piazza di Spagna ed infine Fontana di Trevi, è amore a prima vista.

Rimango affascinata soprattutto dalla Fontana di Trevi, un gioiello fatto d’acqua e di pietra la cui presenza si avverte già percorrendo i vicoli vicini. Ed è proprio l’acqua la protagonista che danzando produce uno scroscio intenso e crescente che fa echo per le stradine della zona ed esplode all’improvviso nella piazza di Trevi, offrendo uno spettacolo mozzafiato.

Naturalmente devo tirare la monetina nella fontana, cosi tiro fuori una moneta da un euro e la sto per lanciare, in quel momento sento una voce che mi dice "no, no, cosi non si fa", capisco solo il "no no" cosi mi fermo.

Un ragazzo si avvicina a me, ha un bel sorriso sornione, moro, due occhi neri vispi.

Dalla mia reazione capisce che non ero Italiana, cosi con un inglese abbastanza scolastico cerca di comunicare, gli dico che sono Spagnola, cosi al mix Italiano ed Inglese mette in mezzo qualche parola spagnola, ma più che altro erano parole in italiano a cui aggiungeva la S alla fine, il che era davvero divertente.

Mi spiega che quando si tira una monetina nella fontana bisogna farlo di spalle, chiudere gli occhi ed esprimere un desiderio, cosi faccio.

Poi comincia a farmi una serie di complimenti per il mio aspetto, e mi chiede se mi andava di fare un giro con lui, a quel punto Flavia mi chiama e mi dice che dobbiamo andare.

Il ragazzetto mi dice che mi vuole rivedere che uno sguardo come il mio non lo aveva mai visto, cosi, un po’ ingenuamente glielo lascio, e me ne vado.

Flavia e Ciro mi dicono che saremmo andati ad Ostia, sulla spiaggia, che altri colleghi stavano li in un locale, per me una cosa valeva l'altra era tutto nuovo.

Il locale non era molto affollato, essendo metà settimana, c’erano una 15ina di colleghi tra assistenti di volo e piloti, tra cui le mie compagne di casa, che avevano finito il turno serale.

Ciro mi offre il primo drink, prendo un Cuba libre, la serata è molto tranquilla si balla un po', si chiacchiera, si beve.

Vado al bancone del bar per ordinare un altro drink “Un cuba libre por favore”
il barista mi guarda, e mi dice “Spagnola?”
“Si” rispondo

“Questo lo offre la casa” mi dice sorridendo.

Mi offri anche quello dopo.

Al terzo drink sento la testa un po' leggera, non voglio esagerare la prima sera a Roma, cosi esco un attimo dal locale per prendere un po' d'aria fresca.

Esco dalla porta posteriore che dal sul mare sii sente il rumore delle onde infrangersi sulla spiaggia, il vento fresco che arriva dal mare aiuta a riprendermi un po'.
Dietro a delle casse di bottiglie vuote vedo che c’è il barista che si stava prendendo una breve pausa fumandosi una sigaretta, mi fa cenno se ne volessi una, ma gli indico che non fumo.

Mi avvicino comunque per ringraziarlo per i drinks che mi ha offerto, mi dice di non preoccuparsi che ragazze con gli occhi come i miei non possono pagare.

Lui è davvero un bel ragazzo, moro con i capelli ricci lunghi fino a sotto l’orecchio, occhi chiari, barba incolta di 4-5 giorni, fisico asciutto.

Iniziamo a parlare un po’, si chiama Samuele, il suo inglese è abbastanza buono, così e più facile per noi comunicare.

Mentre parliamo si avvicina sempre più, quando sento la sua mano sfiorare la mia guancia… quel contatto tra il mio corpo ed il suo monda una scossa, ha trasformato in me qualcosa…poi sempre più vicino mi strappa un bacio, ed io non mi tiro indietro di certo.

Era da più di un mese, da quando mi ero lasciata con il mio ragazzo in Spagna che non facevo nulla, al mio ex non gli andava proprio l'idea che facessi questo lavoro, che mi piaceva l’idea di girare e scoprire il mondo, lui si era già immaginato la nostra vita li a Siviglia, lui pensando alla ditta del padre, ed io “ama de casa”, assolutamente no, ´fanculo lui e la sua maniera di vedere la vita.

Le sue mani mi avvolgono stretta a se in un abbraccio caldo, poi scendono lentamente.

Il tempo si ferma, il mondo sfuma da colorato in bianco e nero e inizia a girare introno a noi.

Mi accarezza i capelli. Assaporo il tuo profumo, sento la sua piccola barbetta ruvida.
Poi si fai più avido e preme la mia testa verso la sua.

Dopo tanti e pochi momenti ci stacchiamo, ci guardiamo negli occhi.

Continuiamo a baciarci, la sua lingua esplora la mia bocca in tutti i suoi angoli, le sue mani le sento arrivare al sedere, poi risalire sul mio seno, mi dice "che culo fantastico hai, e che boccie sode".

Ho un fremito, sentirlo parlare in Italiano fa un certo effetto su di me, più che i 3 drinks che ho bevuto.

Sento la mia micina svegliarsi, memtre adesso le sue mani scendono e si infilano sotto la gonna, dentro lo slip.

Sento le sue mani palparmi con voglia, con lussuria, mentre mi mordicchia il lobo dell'orecchio.

Poi si porta due dita in bocca, che succhia avidamente per inumidirle bene prima di passarmele lungo la vagina in modo calibrato come per prepararla a quello che sarebbe successo dopo.

Sento che l’indice punta verso quella piccola fessura che penetra facendomi mugolare di piacere facendomo rovesciare gli occhi all’indietro come rapita da una personalissima estasi.

Le sue dita affusolate prendono possesso della mia micina, le sento che sbattono contro le pareti della vagina.

All’orecchio mi sussurra “la tua figa è bellissima, ed è bellissimo sgrilletartela”.

Mi fa godere, inizia a far uscire ed entrare le due dita, provocandomi una sensazione di piacere che si prende tutto il mio corpo.

Gli metto la mano sulla patta ed inizio anche io a massaggiarlo, infilo una mano dentro i pantaloni e sento la sua erezione.

Ma qualcosa di travolgente, forte ed inaspettato sta per arrivare, inizio quasi a tremare.

Sento scosse di piacere pervadermi e scuotermi per un tempo che mi sembrava infinito, alla fine arria un orgasmo così intenso, prolungato e persistente, da farmi quasi urlare e contorcermi a lungo.

Mi serve qualche momento per riprendermi, poi ci spostiamo lentamente verso una parte più oscura del retro del bar, c'e' solo la luce al neon accesa di qualche decorazione.

Lui si slaccia i pantoni, e praticamente me lo mette in mano, le dimensioni non sono male, cosi che comincio a massaggiarlo a due mani.

Mi sussurra nell'orecchio, "sei brava a fare le seghe, che altro sai fare?" capisco più o meno il senso di quello che mi ha detto.

La mia micina è ancora vogliosa ed avevo una voglia matta di quel ragazzo, cosi mi inginocchio davanti a lui, continuando a masturbarlo.

Faccio scorrere bene il prepuzio, le luci del neon riflettono sul glande bello lucido.

Apro la bocca per cercare di assaporarlo, riesco a dargli una leccatina sulla punta alche lui lo tira dietro, mi prende alla sprovvista, questo aumenta ancora la voglia di prenderlo, lo avvicina di nuovo alla bocca, e di nuovo lo tira indietro. Si china e porta la sua mano verso la mia bocca, la schiudo leggermente ed infila due dita, gliele insalivo bene, poi le sfila di nuovo e mi da un bacio.

Si rialza, mi fa cenno di non muovermi, riporta il suo pene verso la mia bocca, ma non mi muovo, appoggia il glande sulle mie labbra, e lo fa scivolare come se mi stesse mettendo il rossetto, la bocca è sempre semi aperta, ma questa volta faccio uscire la lingua ed inizio a leccarlo bene.

Adesso lo fa scorrere con un movimento orizzontale, da destra a sinistra davanti alla mia bocca dal glande ai testicoli e viceversa, con la lingua lo insalivo bene.

Finalmente con la mano riesco a bloccarlo e ad indirizzarlo nella mia bocca, lecco con la punta della lingua, giusto per sentirne la morbidezza prima di prenderlo con la mano.

Questa fase non si prolunga nel tempo perché il desiderio di averlo in gola prevale in pochi attimi. Mentre lo guardo con i miei occhi da gattina lo lecco in tutta la sua lunghezza accennando qualche piccolo morso facendo attenzione a non stringere con i denti.

Mentre lo lecco come leccassi il gelato che mi ero presa poco orima al Pantheon con una mano solletico e accarezzo le palle.

Sono in estasi, potrei fare questo per ore ed ore, poi lui inizia con la mano ad afferrare e stringere i miei capelli.

Prendo il suo pene con la mano destra e lo sego dolcemente facendo in modo che sfiori appena le mie labbra e, mentre lo fisso, sento il suo desiderio crescere (anche il mio del resto). Poi quando la mano inizia a muoversi più decisa avvicino la bocca e faccio sparire il glande dentro leccandolo con movimenti circolari.

Lui mi guarda e dice "certo che sei brava a succhiarlo! questo è il miglior pompino che mi hanno mai fatto.”

Mi viene da sorridere, la parola "pompino" , suona come "bambino" , una di quelle parole italiane che, almeno in Spagna conoscono tutti, questa assonanza rende la parola quasi dolce, di certo meglio di "mamada" o "chupada". Probabilmente questo che dico ha più senso per gli stranieri che parlano l'italiano come seconda o terza lingua.

Qui iniziano le danze e il gioco tra la mano che si muove, la mia bocca che viene fottuta dal suo membro mentre lo succhio e la sua mano che mi spinge verso di lui ficcandomelo fino in gola, è il momento che più mi fa impazzire.

A volte quasi mi sento soffocare e il fiato mi viene a mancare.

A volte gemo, o esce qualche rumore generato dal pene che si muove in fondo alla bocca deviando il normale ingurgito della saliva.

Quando l’eccitazione sale adoro toglierlo un istante dalla bocca per vedere il filo della mia saliva che collega la punta del pene alle mie labbra. Lo lecco avidamente e riprendo il lavoro interrotto con più foga e desiderio. Sento la vena del pene gonfiarsi e quando sento che si avvicina all’orgasmo rallento i movimenti… non così in fretta…

Lentamente lo faccio entrare ed uscire dalla mia bocca con movimenti intensi e forti ma lenti. Lo schiaccio fino gola e lo lascio premere sentendolo nelle pareti della mia bocca.

Lo sento pulsare, lui ansima di piacere, sta sul punto di venire.
“ahh, sto per venire, sto per sborrarti in bocca” dice.

In quel momento sento un fiume in piena che rompe gli argini riempire la mia bocca, 3-4 getti di sperma abbondante, denso e gustoso.

All’ultimo getto, un rivolo di sperma esce dalla bocca e cola sulla mano che impugnava il suo pene con decisione.

Affondo la bocca fino a raggiungere la mia mano e risucchio quella crema che avevo perduto.

Continuo il pompino fino a quando il pene perde vigore, lo lascio asciutto e pulito, e lo ripongo nei boxers.

Mi alzo e gli do un bacio in bocca, per compartire con lui il sapore di questo atto, lui mi fa “quando ti posso rivedere? “

Prendo una penna che stava sul tavolino e gli scrivo il mio numero e gli dico “Llamame uno de estos dias” e me ne torno nella sala principale per raggiungere il resto della banda.

Come prima giornata a Roma non è stata male, credo che qui non mi annoierò!


scritto il
2022-07-18
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