Il colpo di grazia

di
genere
dominazione

Dura da mesi. Dura e cresce. Cresce come la pasta lievitata posta presso una fonte di calore. È pazzesco.
Ho lavorato senza pausa pranzo. Volevo che la mia concentrazione mi distogliesse dalla voglia di farmi sbattere. Non è vero che si tratti di voglia. È bisogno, puro bisogno, estremo bisogno: puro impellente estremo bisogno. Potrei andare avanti ripetendo “bisogno” per ore sapendo che ancora non avrei spiegato quanto ne abbia bisogno. Ho lavorato senza pausa pranzo per smettere prima. Non è che mio marito torni a casa in anticipo. Sarà la solita ora. Non tornerò io, di sicuro, in anticipo.

Sono al bar. Movida pomeridiana: ancora poca confusione, ma discreta scelta. Gambe accavallate, tacco alto. Faccio dondolare una scarpa. Che qualcuno mi abbordi. Si capisce che non aspetto altro? O devo spalancare le cosce e mostrare la passera e i suoi piercing? Avrei fretta, fatevi avanti. Non c'impiegano molto. Anche loro sono qui per raccattare. Mi guardo attorno predace. Predace preda. Un giovane decisamente bello, consapevole, arrogante, azzimato: non va bene. Secondo me usa un profumo ricercato e non voglio ricercatezze. Due ragazze con un ragazzo, una sfida, ma non do loro più di sedici anni, alle ragazze. Lui potrebbe averne venti, ma anche esser loro coetaneo. Le ragazzine si tengono per mano e gli fanno gli occhi dolci. Se ne vanno, i tre, abbracciati con lui in mezzo. Quattro giovani a un tavolo. No, un po' troppo. L'ideale sarebbe trovarne due. Non profumati, mi dà fastidio, mi sa di fasullo, come sempre. Alcune coppiette senza particolari caratteristiche... ecco il cameriere torna al mio tavolo: ha recepito il mio cenno. Un tipo interessante, direi un po' più giovane di me. Gli ordino un secondo drink fresco. Si allontana serio, indifferente. Io sono quasi sofferente. Mi arriva un messaggio: mio marito. Mi scrive che ha una certa voglia. Significa che se fosse qui mi farebbe a brandelli. Devo recarmi alla toilette, imprescindibilmente. Il solo pensiero mi stravolge la mente. Il corpo è già fuori da ogni limite. C'ero stata subito prima di uscire dal lavoro, in bagno. Non per fare pipì, né per sistemarmi il rossetto. Sono uscita senza perizoma, dopo una rapida sgrillettata. e adesso di nuovo, non posso resistere al pensiero di mio marito. Neanche alla voglia che mi pervade. Mando una foto della mia passera fradicia e dischiusa a mio marito. Si vedono nitide le tracce dell'atto testé concluso. Appena finisco di ansimare esco. Spero che non mi abbiano sentito, lì fuori. Mentre mi allontano vedo un tizio sbucare dalla toilette maschile. Chissà se i miei mugolii sono giunti fino a lui. Non arrossisco, anzi. Arrivo al tavolino assieme al cameriere. Posa il bicchiere sul tavolino lasciando sotto lo scontrino. “Te lo offro io. Posso sedermi con te?” Nicchio. La mia risposta sarebbe “sì, però poi mi fotti”, ma dalla mia bocca esce un “prego” ambivalente.
Abbiamo finito, mi è venuto dentro, ho urlato, ho schizzato. Una sveltina, è vero, ma quante volte sono venuta meno intensamente? Mi tornano in mente i primi tempi: sesso fallimentare. Mie simulazioni neanche tanto occulte. Invece adesso basta poco, molto poco. Mi fotografo di nuovo la passera. Invio a mio marito, che mi risponde con un vocale: “troia”. Mi fa tremare le gambe e fremere di nuovo per il tono e il modo.
Ora sono a casa. Gli schizzi del mio scopatore si sono seccati sulla mia pelle. Anche questo contribuisce: mi sento troia in modo esagerato. So che queste tracce lo spingeranno a farmi sentire sua, a farmi capire che non c'è paragone. È questione di minuti. Ho cominciato il conto alla rovescia quando sono salita sul treno, subito dopo la scopata. Mi sto spogliando quando sento salutare. Immagino già il suo cazzo dentro di me. Non mi fa aspettare. Non posso contare i secondi o i colpi di bacino. Vengo immediatamente. Lui, invece, verrà quando sarò meno di uno straccio ai suoi piedi. Il colpo di grazia. Il suo fine ultimo nei miei confronti. La mia esigenza. È pronto l'urlo, il primo. È pronto lo schizzo iniziale per una serata alluvionale. Il mio rantolo segna l'inizio della mia distruzione.
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scritto il
2022-07-21
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