Passera bollente.
di
Yuko
genere
etero
Caldo assassino.
Mi bagno già dal mattino, ma questa volta di sudore.
E dopo la montagna sento ancora di più l'incudine di calore che mi schiaccia.
Mi rinfresco in tutti i modi, ma ci sono zone soggette a poca circolazione d' aria che si surriscaldano inevitabilmente.
Do aria alle ascelle e il reggiseno, che già mettevo raramente anche prima, è solo uno sbiadito ricordo. Ora lo rinchiudo nel freezer, come faceva Marilyn, nel caso servisse.
Ma fra le gambe la temperatura ci avvicina a quella dell'innesco delle reazioni nucleari, e non c'è modo di raffreddarla. Se mi mettessi il ghiaccio sintetico rischierei di congelarmela e poi sembrerei un transessuale, con il seno e il pacco sorpresa tra le cosce.
Solo alla sera il ristoro. Una doccia fredda o anche un bidet ghiacciato, a volte meglio e più indirizzato.
Allora mi appoggio nuda sulla ceramica, bianca e fresca come un ghiacciaio.
Apro il getto dell'acqua, che prossimamente vorrei sostituire con azoto liquido, e irroro le zone cocenti.
Faraona arrosto.
Il contatto con l'acqua gelida rischia di farmi incrinare la vulva, ma corro sempre volentieri il rischio.
Con la mano mi porto il liquido refrigerante sul pube e fresche cascatelle prendono vita tra i peli, scivolando fino alla passera assetata.
Le regioni inguinali vengono trattate con la massima considerazione. Acqua fresca là dove le arterie sono più superficiali, per riportare a temperature accettabili anche agli arti inferiori.
Rinnovo le mescite, copiose e rigeneranti, e sento la temperatura abbassarsi con immediato beneficio.
Poi con le mani lavo e rinfresco senza trascurare le regioni più profonde e tutti gli orifizi.
Solo quando la temperatura scende al di sotto del livello di fusione del tungsteno prendo in considerazione il detergente.
Il fluido mieloso si disperde dalle mie mani sui miei peli e una profumata schiuma fresca conquista il mio vello. Amorose dita portano profumo e freschezza in tutti i miei recessi, e subito una nuova ondata di frescura scorre tra le mie cosce.
Mi concedo lunghi minuti di abluzioni, rigenerata dalle pietose onde che mi scivolano sul monte di Venere, gocciolando dalla vulva e dal culetto senza più decidermi ad alzarmi dalla ceramica del piacere ottenebrante. Approfitto delle mani bagnate per darmi una bella rinfrescata anche al ventre e alle tette, generosa superficie di evaporazione supplementare e, infine, quasi a malincuore, mi alzo dal candido seggio premurandomi di non asciugarmi per non perdere l'effetto glaciale.
Entro in camera ancora gocciolante, con una cortissima camicina da notte che è più quello che lascia vedere di quello che copre.
Il mio ragazzo mi rivede, fresca e profumata, rinata a nuova vita e disponibile per vari programmi notturni.
“Ti piace il profumo del mio nuovo detergente?” lo metto alla prova.
“Eeeh?” fa lui, con una specie di grugnito.
Sorrido. Così è fatto Jos. Pazienza.
Mi avvicino a lui, ancora sudato, sdraiato sul letto.
In ginocchio sulle lenzuola, alzo la camicina da notte e gli metto la passera a una spanna dal naso.
“Questo” dico, ermeticamente, convinta che un'immagine valga più di dieci alla quarta parole.
Lui alza gli occhi dal giornaletto che stava sgualcendo e mette a fuoco il monte di Venere che si impone alla sua attenzione, vicinissimo e molto evocativo.
I peli esalano profumo e freschezza come una 'bella di notte' in fioritura.
Poche parole e molta sostanza, lui con le mani mi afferra per le chiappe e mi catapulta sulla sua bocca. Il naso fra i peli, morbidi e fragranti, e la lingua che già scorre tra le labbra, con un ultimo guizzo sul pistillo del mio fiore.
“Come sei fresca! Morbida, profumata e fresca!”
Io mi sfilo la camicina da notte; tutta nuda per i suoi occhi e le sue mani, e mi adagio sul suo volto.
Mi tocco le tette mentre la sua lingua orchestra una sinfonia fra le mie cosce.
Nel fresco della mia vulva si agita un tiepido mollusco.
Mi bagno già dal mattino, ma questa volta di sudore.
E dopo la montagna sento ancora di più l'incudine di calore che mi schiaccia.
Mi rinfresco in tutti i modi, ma ci sono zone soggette a poca circolazione d' aria che si surriscaldano inevitabilmente.
Do aria alle ascelle e il reggiseno, che già mettevo raramente anche prima, è solo uno sbiadito ricordo. Ora lo rinchiudo nel freezer, come faceva Marilyn, nel caso servisse.
Ma fra le gambe la temperatura ci avvicina a quella dell'innesco delle reazioni nucleari, e non c'è modo di raffreddarla. Se mi mettessi il ghiaccio sintetico rischierei di congelarmela e poi sembrerei un transessuale, con il seno e il pacco sorpresa tra le cosce.
Solo alla sera il ristoro. Una doccia fredda o anche un bidet ghiacciato, a volte meglio e più indirizzato.
Allora mi appoggio nuda sulla ceramica, bianca e fresca come un ghiacciaio.
Apro il getto dell'acqua, che prossimamente vorrei sostituire con azoto liquido, e irroro le zone cocenti.
Faraona arrosto.
Il contatto con l'acqua gelida rischia di farmi incrinare la vulva, ma corro sempre volentieri il rischio.
Con la mano mi porto il liquido refrigerante sul pube e fresche cascatelle prendono vita tra i peli, scivolando fino alla passera assetata.
Le regioni inguinali vengono trattate con la massima considerazione. Acqua fresca là dove le arterie sono più superficiali, per riportare a temperature accettabili anche agli arti inferiori.
Rinnovo le mescite, copiose e rigeneranti, e sento la temperatura abbassarsi con immediato beneficio.
Poi con le mani lavo e rinfresco senza trascurare le regioni più profonde e tutti gli orifizi.
Solo quando la temperatura scende al di sotto del livello di fusione del tungsteno prendo in considerazione il detergente.
Il fluido mieloso si disperde dalle mie mani sui miei peli e una profumata schiuma fresca conquista il mio vello. Amorose dita portano profumo e freschezza in tutti i miei recessi, e subito una nuova ondata di frescura scorre tra le mie cosce.
Mi concedo lunghi minuti di abluzioni, rigenerata dalle pietose onde che mi scivolano sul monte di Venere, gocciolando dalla vulva e dal culetto senza più decidermi ad alzarmi dalla ceramica del piacere ottenebrante. Approfitto delle mani bagnate per darmi una bella rinfrescata anche al ventre e alle tette, generosa superficie di evaporazione supplementare e, infine, quasi a malincuore, mi alzo dal candido seggio premurandomi di non asciugarmi per non perdere l'effetto glaciale.
Entro in camera ancora gocciolante, con una cortissima camicina da notte che è più quello che lascia vedere di quello che copre.
Il mio ragazzo mi rivede, fresca e profumata, rinata a nuova vita e disponibile per vari programmi notturni.
“Ti piace il profumo del mio nuovo detergente?” lo metto alla prova.
“Eeeh?” fa lui, con una specie di grugnito.
Sorrido. Così è fatto Jos. Pazienza.
Mi avvicino a lui, ancora sudato, sdraiato sul letto.
In ginocchio sulle lenzuola, alzo la camicina da notte e gli metto la passera a una spanna dal naso.
“Questo” dico, ermeticamente, convinta che un'immagine valga più di dieci alla quarta parole.
Lui alza gli occhi dal giornaletto che stava sgualcendo e mette a fuoco il monte di Venere che si impone alla sua attenzione, vicinissimo e molto evocativo.
I peli esalano profumo e freschezza come una 'bella di notte' in fioritura.
Poche parole e molta sostanza, lui con le mani mi afferra per le chiappe e mi catapulta sulla sua bocca. Il naso fra i peli, morbidi e fragranti, e la lingua che già scorre tra le labbra, con un ultimo guizzo sul pistillo del mio fiore.
“Come sei fresca! Morbida, profumata e fresca!”
Io mi sfilo la camicina da notte; tutta nuda per i suoi occhi e le sue mani, e mi adagio sul suo volto.
Mi tocco le tette mentre la sua lingua orchestra una sinfonia fra le mie cosce.
Nel fresco della mia vulva si agita un tiepido mollusco.
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