La svolta - Capitolo 11
di
duke69
genere
dominazione
Mi sentivo distrutta! Era già trascorsa una lunga giornata di sesso alquanto intensa e non era affatto finita. Il sedere mi bruciava a causa delle precedenti penetrazioni anali e poi…un’ora di postura in piedi e sui tacchi con l’obbligo di non potermi muovere, soggetta a prolungate masturbazioni e a continui orgasmi provocati dallo sconosciuto, al quale non potevo ancora dare un nome e un volto. Quando stavo per crollare sulle ginocchia, il tizio mi aiutò a sedere sulla sedia e immediatamente dopo mi sfilò le mutandine ormai zuppe.
“Solleva la testa e apri la bocca, zoccola!”
Feci quanto mi aveva ordinato e pochi secondi dopo sentii un liquido che mi riempiva la bocca:
“Bevi la tua sborra cagna… dopo prenderai anche la nostra!”
Stava strizzando nella mia bocca le mutandine impregnate di un’ora di goduria.
“Forza ingoia tutto! ...brava…così!”
Ingerii tutto senza pensare a ciò che facevo, frastornata da tutto il contesto: bendata, spossata e ancora ipereccitata dall’esperienza che stavo vivendo e che mai, prima di quel momento, avevo provato.
Ad un certo punto sentii che il tizio si era seduto a cavalcioni sopra di me, aveva preso una mia mano e l’aveva portata ad afferrare il suo uccello già eretto e libero da impedimenti, considerato che sentivo ancora la presenza dei suoi pantaloni. Immediatamente dopo mi levò la maschera. Feci fatica ad aprire gli occhi ormai bendata da poco più di un’ora, ma la luce soffusa di colore blu mi aiutò a riprendere pieno possesso della mia vista in pochi minuti. Nel frattempo ci furono le presentazioni:
“Io sono Romeo, questa è la mia villa e tu sei a casa mia senza un invito! Da quanto ti bagni e da quanto sborri direi che sei proprio una grande sudicia puttana e pertanto devi darti da fare per pagare vitto e alloggio…”
“Oh Cazzo! Mi hai fatto scoppiare abbastanza, come credi debba ancora pagare?”
Non mi diede il tempo di dire altro che mi ficcò la lingua in bocca; eccitatissima, ricambiai appassionatamente e finalmente mi lasciai andare con la possibilità di partecipare attivamente al gioco, anche perché segavo il suo membro tra le mie mani: con una tenevo le palle e con l’altra viaggiavo lentamente sul tronco, dalla base alla cappella, stringendo con intensità. Quando riuscii a mettere bene a fuoco l’immagine compresi che si trattava di un uomo sulla quarantina, bellissimo, abbronzatissimo, con capelli corti e pieno di muscoli. Era vestito con una canotta nera che accentuava le sue forme da palestrato e dei jeans dai quali fuori uscivano i suoi attributi: aveva un gran bel cazzo, più grosso e poco più lungo rispetto a quello di Ettore.
“Adesso cara zoccola, è arrivato il momento di immergere il mio cazzone dentro il tuo laghetto!”
OH SII !!! finalmente una scopata, almeno facevo riposare il mio sedere!
Rimasi con la schiena appoggiata allo schienale, mentre Romeo si sollevava dalla stessa sedia per sedersi nuovamente ma con le mie gambe sopra le sue, quindi mi sollevò quanto bastava per far impalare la mia grondante passera sopra il suo uccello; ero talmente bagnata che mi penetrava con una facilità disarmante.
“Muoviti! Voglio che ti scopi il mio cazzo!”
Non aspettavo altro e non mi sembrava vero che dopo tanto anale mi potevo gustare una classica scopata. Muovevo il bacino come una danzatrice del ventre, avevo intenzione di godermelo a lungo. Quando mi resi conto che potevo raggiungere l’orgasmo intensificai il movimento quanto bastava cercando di prendere il suo bastone fino alla radice, sedendomi sopra di lui e incalcando nel tentativo di spremergli le palle. Schizzai come una fontana!
“Che troia!!! Guarda come sborri…oggi prenderai tanti bei cazzoni”
Sentivo il liquido che si depositava tra le mie gambe e le sue: quanto mi sentivo porca!!... e quanto questo pensiero contrastava con la donna che ero fino a poco tempo prima, la Barbara insegnante e moglie integerrima e fedele. Ma sapevo bene che questa condizione mi piaceva e mi faceva uscire di testa. Stavo accrescendo i movimenti per raggiungere un altro orgasmo e così fu, proprio quando Romeo iniziò a schiaffeggiarmi il sedere con le sue enormi mani:
“VIENI ANCORA VACCA!!!”
Scolavo ancora, quando Romeo decise che era arrivato il momento di provare il mio culo:
“Mettitelo nel culo troia!”
Mi sollevò con le sue mani prendendomi per le natiche, quindi presi il suo uccello e lo puntai dritto nel secondo canale. Era così ben lubrificato che non ebbe difficoltà ad entrare, tuttavia emisi un urlo di dolore per la brutalità con cui era entrato, completamente e in un unico colpo, e anche perché il mio di dietro era infiammato dalle inculate precedenti.
Dopo diversi minuti di sodomia, Romeo cambiò nuovamente buco, quindi si alzò in piedi sollevandomi con sé ma sempre continuando a scoparmi. Mi teneva per i glutei dettando il ritmo dell’amplesso e nel frattempo camminava portandomi nell’altra stanza da dove provenivano le voci che via via si facevano più vicine.
Il nostro ingresso, in quella che era una sala giochi con un biliardo al centro, fu seguito da un applauso.
“Te la sei spassata Romeo!! Le grida della troiona con le sue sborrate ci hanno fatto venire il cazzo duro!”
Girai la testa e contai: uno, due, tre uomini ed Ettore che se ne stava sorridente di lato al biliardo con una stecca in mano. Il ragazzo che aveva parlato era un biondino magro, con i capelli lunghi, doveva avere sui trent’anni; si avvicinò a noi e mentre mi ficcava un dito nel sedere si presentò:
“Buonasera puttanella! Io sono Stefano e questo è il mio dito medio!”
Stefano, constatando quanto il mio sfintere fosse elastico, continuò a penetrarmi con altre due dita spingendo verso l’alto e accompagnando il movimento impartito da Romeo. Lanciai un urlo soffocato venendo per l’ennesima volta, probabilmente la decima, da quando avevo fatto ingresso in quella casa.
“La troia ha il culo in fiamme…deve avere preso tanto cazzo! forse è il caso di darle un aiuto…”
Stefano levò le dita dal mio povero culo arroventato e uscì dalla stanza dove fece ritorno poco dopo con una scatola di plastica. Quindi la aprii per mostrarla agli altri e rivelarne il contenuto: si trattava di supposte di ghiaccio più grosse del doppio rispetto a quelle classiche. Ne prese una e la inserii tra le mie chiappe: chiaramente ebbi un sussulto dato dallo sbalzo di temperatura, ma subito dopo avvertii un po’ di sollievo. Mentre Romeo non aveva intenzione di fermarsi e continuava incredibilmente a tenermi impalata in piedi dimostrando la sua forza da culturista, Stefano si denudò e puntato il suo uccello nel mio buchetto mi penetrò riempiendo anche il mio secondo canale. Il residuo di ghiaccio che ancora non si era sciolto fu pertanto spinto fin dentro le mie viscere: mi stavano spaccando in due ed era la prima volta che subivo una doppia penetrazione. L’intensità del piacere era altissima, cazzo quanto stavo godendo! Prima di lasciare il posto ad un altro, Romeo, con la collaborazione di quel maiale di Stefano, mi procurò un altro orgasmo: non capivo più niente! sentivo solo Stefano che di tanto in tanto metteva qualche supposta di ghiaccio nel mio culo e riprendeva ad incularmi.
Franco, un uomo sulla cinquantina, calvo, robusto e poco più alto di me, aveva sostituito Romeo e aveva continuato a scoparmi in piedi con l’ausilio di Stefano che non aveva abbandonato il mio fondoschiena.
“Hai sete troia?”
Cazzo! Era arrivato il momento e probabilmente voleva venirmi in bocca…decisi di stare al gioco.
“Si, ho sete!”
Così Stefano chiese un bicchiere e, dopo che glielo porsero, sfilò il suo uccello dal mio sedere e appoggiò il bicchiere in prossimità del mio buco del culo raccogliendo tutta l’acqua che il ghiaccio aveva prodotto sciogliendosi. Mi ero sbagliata, infatti la bevuta di sperma era solo stata rimandata.
Franco, che sicuramente non aveva la stessa forza di Romeo, si staccò da me consentendomi di mettere i piedi a terra e mi fece girare verso Stefano e gli altri presenti.
“Bevila tutta! Non deve rimanere nemmeno una goccia”
Dopo aver impartito l’ordine mi passò il bicchiere non prima di averci sputato dentro: Stefano era un autentico degenerato!
Ingoiai tutto. Quindi mi fecero mettere a terra, e mentre Franco riprendeva a scoparmi a pecorina Stefano ficcava il suo cazzo nella mia bocca:
“Ripuliscimi il cazzo zoccola!”
Con quel martello che mi lavorava la passera feci un pompino con i fiocchi, succhiando e masturbando quel bastardo di Stefano: volevo levargli anche l’anima e in pochi minuti riuscii a farlo venire.
“Oh siii, cazzo!!! Mi stai svuotando le palle!! Sei fantastica, Barbara!”
Non potevo crederci, quel porco mi aveva chiamato per nome facendomi pure un complimento, probabilmente gli avevo svuotato pure il cervello.
Ero stanchissima e ancora non era finita!
Il terzo ragazzo, Giulio, sembrava giovane, sui vent’anni, capelli castani cortissimi, occhi azzurri e un viso molto dolce da farlo sembrare un pesce fuori dall’acqua in quell’orgia bestiale. Inoltre era ben dotato!
Ma come spesso capita, l’aspetto di una persona non ha niente a che vedere con la sua indole. Giulio si rivelò immediatamente un individuo sadico, peggio di quanto aveva mostrato Stefano. Infatti, mentre Franco veniva servito dalla mia bocca, Giulio si piazzava dietro di me e mi inculava in modo deciso come fossi una bambola. Il suo movimento forsennato produceva ulteriore bruciore e veniva accompagnato da forti manate che arrossavano la pelle dei miei glutei. I suoi schiaffi erano alternati ma terribilmente continui: da che aveva iniziato non aveva smesso un secondo. Non contento del trattamento a cui mi stava sottoponendo, Giulio lasciava le mie chiappe calde e arrossate per prendere tra le mani entrambi i miei capezzoli, stringendoli, torcendoli e facendomi urlare dal dolore. Era il momento più difficile di quell’orgia furibonda e non riuscii a trattenere le lacrime. La mia sofferenza aveva portato Franco alla massima eccitazione che culminava in un orgasmo tanto potente da non riuscire a trattenere il suo seme che fuoriusciva da un angolo della mia bocca.
Ettore era li vicino e ne approfittava per infierire e colpirmi nelle mie debolezze:
“Tieni la sborra in bocca Barbara, cerca di non farne uscirne altra e soprattutto non ingoiare finché non te lo ordiniamo noi!”
L’effetto domino dell’orgia portò anche Giulio all’orgasmo, direttamente nel mio culetto: il flusso caldo del suo sperma fu' notevole e mi riempì il sedere. Fu ancora una volta Stefano che con il bicchiere si avvicinò prontamente a raccogliere il liquido bianco e denso:
“Forza caga la sborra troia!”
Mi trovavo accovacciata, piegata sulle mie gambe, con lo sperma che usciva dal mio ano e ricadeva dentro il bicchiere e con la bocca ormai impastata di sperma e saliva. La nausea stava montando, ma dovevo resistere e tenerla in bocca fino a nuovo ordine. Completata la percolazione dello sperma anale mi consentirono di sedere su una sedia in prossimità di un tavolino adiacente al biliardo, dove erano presenti diverse bottiglie di birra: come per alimentare il mio disgusto posizionarono di fronte a me il bicchiere con la raccolta della serata!
Dopo dieci lunghissimi minuti Ettore mi fece liberare la bocca:
“Sputa dentro il bicchiere, zoccola!”
Continua… (per eventuali commenti o suggerimenti - dukeduke1069@yahoo.com)
“Solleva la testa e apri la bocca, zoccola!”
Feci quanto mi aveva ordinato e pochi secondi dopo sentii un liquido che mi riempiva la bocca:
“Bevi la tua sborra cagna… dopo prenderai anche la nostra!”
Stava strizzando nella mia bocca le mutandine impregnate di un’ora di goduria.
“Forza ingoia tutto! ...brava…così!”
Ingerii tutto senza pensare a ciò che facevo, frastornata da tutto il contesto: bendata, spossata e ancora ipereccitata dall’esperienza che stavo vivendo e che mai, prima di quel momento, avevo provato.
Ad un certo punto sentii che il tizio si era seduto a cavalcioni sopra di me, aveva preso una mia mano e l’aveva portata ad afferrare il suo uccello già eretto e libero da impedimenti, considerato che sentivo ancora la presenza dei suoi pantaloni. Immediatamente dopo mi levò la maschera. Feci fatica ad aprire gli occhi ormai bendata da poco più di un’ora, ma la luce soffusa di colore blu mi aiutò a riprendere pieno possesso della mia vista in pochi minuti. Nel frattempo ci furono le presentazioni:
“Io sono Romeo, questa è la mia villa e tu sei a casa mia senza un invito! Da quanto ti bagni e da quanto sborri direi che sei proprio una grande sudicia puttana e pertanto devi darti da fare per pagare vitto e alloggio…”
“Oh Cazzo! Mi hai fatto scoppiare abbastanza, come credi debba ancora pagare?”
Non mi diede il tempo di dire altro che mi ficcò la lingua in bocca; eccitatissima, ricambiai appassionatamente e finalmente mi lasciai andare con la possibilità di partecipare attivamente al gioco, anche perché segavo il suo membro tra le mie mani: con una tenevo le palle e con l’altra viaggiavo lentamente sul tronco, dalla base alla cappella, stringendo con intensità. Quando riuscii a mettere bene a fuoco l’immagine compresi che si trattava di un uomo sulla quarantina, bellissimo, abbronzatissimo, con capelli corti e pieno di muscoli. Era vestito con una canotta nera che accentuava le sue forme da palestrato e dei jeans dai quali fuori uscivano i suoi attributi: aveva un gran bel cazzo, più grosso e poco più lungo rispetto a quello di Ettore.
“Adesso cara zoccola, è arrivato il momento di immergere il mio cazzone dentro il tuo laghetto!”
OH SII !!! finalmente una scopata, almeno facevo riposare il mio sedere!
Rimasi con la schiena appoggiata allo schienale, mentre Romeo si sollevava dalla stessa sedia per sedersi nuovamente ma con le mie gambe sopra le sue, quindi mi sollevò quanto bastava per far impalare la mia grondante passera sopra il suo uccello; ero talmente bagnata che mi penetrava con una facilità disarmante.
“Muoviti! Voglio che ti scopi il mio cazzo!”
Non aspettavo altro e non mi sembrava vero che dopo tanto anale mi potevo gustare una classica scopata. Muovevo il bacino come una danzatrice del ventre, avevo intenzione di godermelo a lungo. Quando mi resi conto che potevo raggiungere l’orgasmo intensificai il movimento quanto bastava cercando di prendere il suo bastone fino alla radice, sedendomi sopra di lui e incalcando nel tentativo di spremergli le palle. Schizzai come una fontana!
“Che troia!!! Guarda come sborri…oggi prenderai tanti bei cazzoni”
Sentivo il liquido che si depositava tra le mie gambe e le sue: quanto mi sentivo porca!!... e quanto questo pensiero contrastava con la donna che ero fino a poco tempo prima, la Barbara insegnante e moglie integerrima e fedele. Ma sapevo bene che questa condizione mi piaceva e mi faceva uscire di testa. Stavo accrescendo i movimenti per raggiungere un altro orgasmo e così fu, proprio quando Romeo iniziò a schiaffeggiarmi il sedere con le sue enormi mani:
“VIENI ANCORA VACCA!!!”
Scolavo ancora, quando Romeo decise che era arrivato il momento di provare il mio culo:
“Mettitelo nel culo troia!”
Mi sollevò con le sue mani prendendomi per le natiche, quindi presi il suo uccello e lo puntai dritto nel secondo canale. Era così ben lubrificato che non ebbe difficoltà ad entrare, tuttavia emisi un urlo di dolore per la brutalità con cui era entrato, completamente e in un unico colpo, e anche perché il mio di dietro era infiammato dalle inculate precedenti.
Dopo diversi minuti di sodomia, Romeo cambiò nuovamente buco, quindi si alzò in piedi sollevandomi con sé ma sempre continuando a scoparmi. Mi teneva per i glutei dettando il ritmo dell’amplesso e nel frattempo camminava portandomi nell’altra stanza da dove provenivano le voci che via via si facevano più vicine.
Il nostro ingresso, in quella che era una sala giochi con un biliardo al centro, fu seguito da un applauso.
“Te la sei spassata Romeo!! Le grida della troiona con le sue sborrate ci hanno fatto venire il cazzo duro!”
Girai la testa e contai: uno, due, tre uomini ed Ettore che se ne stava sorridente di lato al biliardo con una stecca in mano. Il ragazzo che aveva parlato era un biondino magro, con i capelli lunghi, doveva avere sui trent’anni; si avvicinò a noi e mentre mi ficcava un dito nel sedere si presentò:
“Buonasera puttanella! Io sono Stefano e questo è il mio dito medio!”
Stefano, constatando quanto il mio sfintere fosse elastico, continuò a penetrarmi con altre due dita spingendo verso l’alto e accompagnando il movimento impartito da Romeo. Lanciai un urlo soffocato venendo per l’ennesima volta, probabilmente la decima, da quando avevo fatto ingresso in quella casa.
“La troia ha il culo in fiamme…deve avere preso tanto cazzo! forse è il caso di darle un aiuto…”
Stefano levò le dita dal mio povero culo arroventato e uscì dalla stanza dove fece ritorno poco dopo con una scatola di plastica. Quindi la aprii per mostrarla agli altri e rivelarne il contenuto: si trattava di supposte di ghiaccio più grosse del doppio rispetto a quelle classiche. Ne prese una e la inserii tra le mie chiappe: chiaramente ebbi un sussulto dato dallo sbalzo di temperatura, ma subito dopo avvertii un po’ di sollievo. Mentre Romeo non aveva intenzione di fermarsi e continuava incredibilmente a tenermi impalata in piedi dimostrando la sua forza da culturista, Stefano si denudò e puntato il suo uccello nel mio buchetto mi penetrò riempiendo anche il mio secondo canale. Il residuo di ghiaccio che ancora non si era sciolto fu pertanto spinto fin dentro le mie viscere: mi stavano spaccando in due ed era la prima volta che subivo una doppia penetrazione. L’intensità del piacere era altissima, cazzo quanto stavo godendo! Prima di lasciare il posto ad un altro, Romeo, con la collaborazione di quel maiale di Stefano, mi procurò un altro orgasmo: non capivo più niente! sentivo solo Stefano che di tanto in tanto metteva qualche supposta di ghiaccio nel mio culo e riprendeva ad incularmi.
Franco, un uomo sulla cinquantina, calvo, robusto e poco più alto di me, aveva sostituito Romeo e aveva continuato a scoparmi in piedi con l’ausilio di Stefano che non aveva abbandonato il mio fondoschiena.
“Hai sete troia?”
Cazzo! Era arrivato il momento e probabilmente voleva venirmi in bocca…decisi di stare al gioco.
“Si, ho sete!”
Così Stefano chiese un bicchiere e, dopo che glielo porsero, sfilò il suo uccello dal mio sedere e appoggiò il bicchiere in prossimità del mio buco del culo raccogliendo tutta l’acqua che il ghiaccio aveva prodotto sciogliendosi. Mi ero sbagliata, infatti la bevuta di sperma era solo stata rimandata.
Franco, che sicuramente non aveva la stessa forza di Romeo, si staccò da me consentendomi di mettere i piedi a terra e mi fece girare verso Stefano e gli altri presenti.
“Bevila tutta! Non deve rimanere nemmeno una goccia”
Dopo aver impartito l’ordine mi passò il bicchiere non prima di averci sputato dentro: Stefano era un autentico degenerato!
Ingoiai tutto. Quindi mi fecero mettere a terra, e mentre Franco riprendeva a scoparmi a pecorina Stefano ficcava il suo cazzo nella mia bocca:
“Ripuliscimi il cazzo zoccola!”
Con quel martello che mi lavorava la passera feci un pompino con i fiocchi, succhiando e masturbando quel bastardo di Stefano: volevo levargli anche l’anima e in pochi minuti riuscii a farlo venire.
“Oh siii, cazzo!!! Mi stai svuotando le palle!! Sei fantastica, Barbara!”
Non potevo crederci, quel porco mi aveva chiamato per nome facendomi pure un complimento, probabilmente gli avevo svuotato pure il cervello.
Ero stanchissima e ancora non era finita!
Il terzo ragazzo, Giulio, sembrava giovane, sui vent’anni, capelli castani cortissimi, occhi azzurri e un viso molto dolce da farlo sembrare un pesce fuori dall’acqua in quell’orgia bestiale. Inoltre era ben dotato!
Ma come spesso capita, l’aspetto di una persona non ha niente a che vedere con la sua indole. Giulio si rivelò immediatamente un individuo sadico, peggio di quanto aveva mostrato Stefano. Infatti, mentre Franco veniva servito dalla mia bocca, Giulio si piazzava dietro di me e mi inculava in modo deciso come fossi una bambola. Il suo movimento forsennato produceva ulteriore bruciore e veniva accompagnato da forti manate che arrossavano la pelle dei miei glutei. I suoi schiaffi erano alternati ma terribilmente continui: da che aveva iniziato non aveva smesso un secondo. Non contento del trattamento a cui mi stava sottoponendo, Giulio lasciava le mie chiappe calde e arrossate per prendere tra le mani entrambi i miei capezzoli, stringendoli, torcendoli e facendomi urlare dal dolore. Era il momento più difficile di quell’orgia furibonda e non riuscii a trattenere le lacrime. La mia sofferenza aveva portato Franco alla massima eccitazione che culminava in un orgasmo tanto potente da non riuscire a trattenere il suo seme che fuoriusciva da un angolo della mia bocca.
Ettore era li vicino e ne approfittava per infierire e colpirmi nelle mie debolezze:
“Tieni la sborra in bocca Barbara, cerca di non farne uscirne altra e soprattutto non ingoiare finché non te lo ordiniamo noi!”
L’effetto domino dell’orgia portò anche Giulio all’orgasmo, direttamente nel mio culetto: il flusso caldo del suo sperma fu' notevole e mi riempì il sedere. Fu ancora una volta Stefano che con il bicchiere si avvicinò prontamente a raccogliere il liquido bianco e denso:
“Forza caga la sborra troia!”
Mi trovavo accovacciata, piegata sulle mie gambe, con lo sperma che usciva dal mio ano e ricadeva dentro il bicchiere e con la bocca ormai impastata di sperma e saliva. La nausea stava montando, ma dovevo resistere e tenerla in bocca fino a nuovo ordine. Completata la percolazione dello sperma anale mi consentirono di sedere su una sedia in prossimità di un tavolino adiacente al biliardo, dove erano presenti diverse bottiglie di birra: come per alimentare il mio disgusto posizionarono di fronte a me il bicchiere con la raccolta della serata!
Dopo dieci lunghissimi minuti Ettore mi fece liberare la bocca:
“Sputa dentro il bicchiere, zoccola!”
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