Harmony serie privè - Eva e la conclusione

di
genere
dominazione

Eva intanto era indubbiamente finita in una situazione che definire complessa era poco.

Entrata nel locale aveva quasi da subito persa di vista Emma, l'aveva vista ancora al bar parlare con la barista poi nulla, aveva immaginato che come lei si sarebbe fatta un giro lì dentro e che quindi prima o poi si sarebbero incontrate.

E invece era successa una cosa che l'aveva coinvolta in modo assoluto e totale, aveva notato tra la folla quell'uomo vestito di bianco, i tratti orientali, bello, non poteva staccare gli occhi da lui.

Sulla balconata stava succedendo qualcosa, la musica si era fermata ed era apparso un ciccione vestito in un modo approssimativo; dava lui gli ordini, si affacciò e guardando giù in direzione di Eva la indicò a qualcuno, poi incitò di nuovo la folla, la musica riprese e con essa la baraonda.

Qualcuno prese Eva di forza e la portò verso un palco dove stava il tipo orientale, Eva in un attimo sperimentò l'ansia della paura passando poi per una forte emozione quando si trovò al cospetto del tipo che aveva attirato la sua attenzione, le batteva forte il cuore e non spiccicava parola; quello fece un gesto e qualcuno le sfilò lo string, che poi lanciò verso la folla.

Stupidamente Eva si portò una mano tra le gambe a coprire ciò che già prima era oscenamente esposto, il tipo fece una smorfia di compassione e poi fatto un altro cenno a qualcuno che gli tirò una lunga corda, la prese e iniziò a girare attorno ad Eva, poi avvicinata la bocca ad un orecchio della nostra ragazza le disse in un perfetto italiano di non preoccuparsi, ora l'avrebbe legata ed appesa, ma è tutto un gioco, nulla di pericoloso, ma che l'avrebbe fatta godere e tanto.

Eva fece solo sì con la testa, presa com'era dalla situazione, si lasciò sfilare lo G-string che ancora indossava e così pure le scarpe, poi il nostro amico giapponese iniziò a passare la corda sul suo corpo giovane e tonico.

La corda frusciava mentre passava sulla sua pelle, dandole sensazioni strane e brividi di piacere e al contempo paura, non è facile accettare di essere legata e quindi privata della libertà, specie se a farlo è uno sconosciuto, anche se bello com'era Oshi.

Ora Eva respirava forte col naso, il suo seno saliva e scendeva al ritmo del suo respiro, i capezzoli eretti le lanciavano piacevoli scosse elettriche, la pelle era accapponata, mentre la corda la costringeva in posizione eretta; passava sotto e sopra i seni, ma anche dietro le ascelle finendo davanti in un lungo spezzone. Poi Oshi ne prese un altro capo.

Iniziò a legarla dal bacino, passava infine la corda tra i glutei, fece anche un nodo che si pose esattamente sul suo buchino posteriore, mentre lasciò libera la vagina.

Oramai Eva era completamente immobilizata dalle corde e tutto ciò le dava la spiacevole sensazione di sentirsi vulnerabile, allo stesso tempo però iniziava pure a sentire il sottile piacere dato dal non essere più lei a dover decidere sul proprio corpo; le sensazioni che aveva erano contrastanti, benessere, piacere e pure angoscia e paura.

Non sapeva ancora se fidarsi del tipo, sì fino a qui tutto bene, il luogo strano e assurdo ma allo stesso tempo sicuro; questo giapponese, bello ma strano, quasi androgino e allo stesso tempo tenebroso con i suoi occhi neri e profondi, e infine la sua arte nel legare le persone, o sì in questo è davvero bravo. A questo punto Eva messi da parte i pensieri si lasciò completamente andare.

Dopo averla legata Oshi la sospese e dei ganci, quindi la fece girare per mostrarla al pubblico, Eva vedeva le persone girarle intorno, si rendeva conto che era lei a girare ma come in una giostra non sai veramente se a girare sei tu o il mondo da cui sei scesa per salire in quest'altro, un mondo di pure sensazioni dove il corpo diventa un immateriale dispensatore di piaceri.

Oshi nel frattempo aveva indossato sui pantaloni un grosso strapon, l'aveva unto con del gel e poi gliel'aveva mostrato, Eva non si rendeva conto di essere in balia di qualsiasi cosa l'uomo avesse voluto farle, vide il grosso cazzo di silicone davanti al viso e si spaventò.

Oshi sorrise beffardo, poi rivolto l'arnese verso la folla in delirio sorrise quindi si pose fra le gambe di Eva e iniziò a carezzarle le labbra tumide della sua vagina.

Eva sentiva quel corpo freddo che la carezzava; reazioni contrastanti di piacere e paura, sentiva la pelle accapponarsi fino alle braccia poi urlò!

Oshi l'aveva penetrata, così all'improvviso senza darle il tempo di capire, di prepararsi, fortunatamente tra il gel e i liquidi naturali del corpo il finto pene era entrato abbastanza agevolmente, anche se qualche strappo alle mucose l'aveva dato, Eva rimase per un po' senza fiato.

Oshi rimase fermo per un poco, per farla adattare all'intruso, poi iniziò la danza.

Eva sentiva l'intruso fin alla testa della cervice dove le faceva male, ad ogni colpo il dolore si faceva sentire poi per sua fortuna si ritirò un po' più indietro e così attenuato il dolore iniziò il vero piacere.

Oshi aveva capito che era andato troppo in profondità e quindi si era ritirato di quel tanto che serviva per non arrivare fino all'utero, ed ora si muoveva per darle piacere ma quando vide nell'espressione del volto di Eva che stava per raggiungere l'apice del piacere si fermò.

Continuò questo gioco per parecchio tempo negando sadicamente ad Eva quell'orgasmo cercato, la ragazza smaniava dalla voglia di concludere l'amplesso e mentre la musica e la gente impazziva intorno a lei, si sentiva preclusa; comprendeva e la cosa le dava anche un sottile piacere, di essere lei il fulcro della festa appesa ed esposta agli occhi di chiunque, scopata da quell'uomo davanti a tutte quelle persone quasi bastava a darle quel piacere che le veniva negato.

Eva tra tanta confusione mentale ebbe un'epifania, di quelle che ti cambiano la vita; esibirsi a quel livello le piaceva, l'aveva scoperto in questo pazzo viaggio, l'andare in giro per una città completamente nuda, il fare sesso con uno sconosciuto in un modo sicuramente non convenzionale davanti a tanta gente, le piaceva, lo voleva, lo desiderava, e questo non poteva finire con la vacanza, capì che era parte di lei, doveva dirlo ad Emma e sperò che anche lei ne comprendesse le sue stesse sensazioni di benessere.

Emma, l'aveva percepita più che vista per un attimo, le aveva farfugliato qualcosa poi era sparita di nuovo, bene, c'era ancora. Intanto lo show andava avanti, il ciccione sul ballatoio aveva alzato il pollice in su, come un imperatore romano dava lui i tempi del ballo, a quel segnale Oshi aumentò il ritmo e non si fermò fino a quando vide Eva andare in deliquio per l'orgasmo prima negato ed ora finalmente concesso.

Fu calata e poi piano le vennero tolte le funi da dosso, il corpo era segnato la dove la pressione delle corde aveva tirato di più, Eva si stava massaggiando la pelle, quando qualcuno le diede un barattolo di crema emolliente, ringraziò con gli occhi, poi qualcun altro meno gentile le tirò in volto il perizoma che prima la ricopriva.

Cinque minuti dopo la stavano aiutando a rialzarsi, sulla pedana bagnata dai suoi stessi umori fuoriusciti al momento dell'orgasmo, quando Oshi era fuoriuscito da lei, quasi scivolò, qualcuno le calzò i sandali che portava esasperando i movimenti e leccando le stringhe di cuoio ad una ad una, Eva comunque non capiva nulla e cercava Emma con gli occhi, era ora di uscire da lì doveva riordinare le idee.

Trovò Emma seduta in terra in un angolo del locale, canticchiava la canzone che stavano tutti ballando ossessivamente "Relax don't doing" dei Franky goes to Hollywood.

Comprese che aveva raggiunto il suo massimo di sopportazione, probabilmente aveva anche bevuto e sapeva bene quanto Emma regga l'alcool, nulla!

La sollevò di peso e lentamente guadagnarono prima l'uscita del salone e poi quella del Club Gomorra, fuori nel parcheggio tassisti con i loro mezzi improvvisati, ne prese uno a caso e diede al conducente l'indirizzo del loro albergo, poi si adagiò sul sedile con accanto Emma che ora dormiva.

I pensieri le si affollavano nella mente ma più di ogni altra cosa sentiva il peso del corpo di Emma ed il calore che sprigionava, poi dopo una curva il sole, oramai spuntato, le scaldò il corpo. Capì che quella era la vita che avrebbe voluto vivere, doveva solo comprendere come fare.

FINE
scritto il
2022-09-20
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