Chiara - cap.07 - Il trio
di
jaco69
genere
trans
La lezione le era servita: ora Chiara sapeva di non dover tenere mai niente dentro di sé, sapeva di poter contare su di me anche nella condivisione delle fantasie che apparentemente avrebbero potuto ferirmi. Anzi sapeva che nulla mi avrebbe ferito perché aveva scelto liberamente di essere mia schiava e come tale poteva chiedermi qualunque cosa. Chiara avrebbe avuto ciò che desiderava, lo avrebbe avuto da me. E così un giorno si confidò:
- Padrone, la tua schiava ultimamente ha delle strane fantasie: mi capita spesso di immaginarmi alle prese con due cazzi, uno è quello del mio padrone e l’altro però non è uno dei nostri soliti cazzi di gomma...
L’idea mi prese bene; era da un po’ che ripensavo all’avventura con la valchiria e alla possibilità di inserire una bella trans nei nostri giochi perversi, quindi partii con la ricerca. Abbandonai subito l’idea della stangona: per quanto mi piacesse molto mi rendevo conto che andavo a finire sempre nello stesso stereotipo di bellezza: alta, longilinea, affusolata, magra e con le tette piccole. Ora dovevo cogliere quest’occasione per provare qualcosa che il mio gusto estetico non avrebbe spontaneamente e inconsciamente ricercato; sfogliando le pagine di un sito di annunci e selezionando solo quelli con foto non ritoccate la scelta cadde su una biondina di statura piccola, con un bel culetto sodo e sporgente, due enormi tette (rifatte) ai limiti della sproporzione e soprattutto un bell’uccello di dimensioni sopra alla media. In sostanza l’opposto di Chiara.
Combinai l’incontro a casa mia, ingaggiando Maya (probabilmente il diminutivo di Maiala) per tutta la serata; la cosa ebbe un impatto economico non trascurabile ma ero sicuro che ne sarebbe valsa la pena. Quando Maya entrò la mia schiava, ignara dell’appuntamento, restò sorpresa e mi fissò perplessa.
- Il mio padrone ha voluto farmi una sorpresa e c’è sicuramente riuscito... ma posso permettermi di dirti che mi sembra piuttosto differente dalla richiesta che ti avevo fatto?
- Hai ragione, ma la sorpresa potrebbe non essere finita e devi affidarti al tuo padrone senza nutrire dubbi o incertezze; lui sa sempre cosa è giusto per te e fa di tutto per soddisfarti.
Maya era vestita con un certo stile, elegante e un po’ provocante, con una concessione osè alle calzature, dei sandali con tacco altissimo che oltre a a renderla un po’ zoccola compensavano il suo metro e 60 di statura. Ma le tette superavano di gran lunga l’immaginazione: forse avevo esagerato nella scelta, ma tant’è, ormai eravamo in ballo e dovevamo ballare. Lasciai sole sul divano le due donne e andai ad aprire una bottiglia di vino; quando tornai Maya si era già buttata a capofitto su Chiara e se la stava limonando per bene massaggiandole il seno e le cosce. La mia schiava era un po’ trattenuta, non riusciva a lasciarsi andare e ad entrare con tutta sé stessa nella situazione. Versai tre bicchieri abbondanti con l’idea che il vino avrebbe aiutato, quindi Chiara si scusò e si assentò per tornare dopo poco indossando null’altro che il suo collare da cagnetta fedele. La tensione dal suo viso era finalmente sparita: era normale per lei superare situazioni di disagio mettendosi in modalità slave: il collare le dava sicurezza e la sensazione di affidarsi alle scelte del suo padrone la tranquillizzava e le donava benessere. Si mise quindi in ginocchio ai nostri piedi in attesa di istruzioni.
- La nostra dolce amica dovrebbe avere le attenzioni che si merita, datti da fare.
E così Chiara si avvicinò carponi a Maya, la quale spalancò le gambe. La mia schiava iniziò ad accarezzarla, a massaggiarla, a baciarle l’inguine, le cosce, annusando il profumo nuovo, esotico, della nostra compagna di giochi, fino al momento fatidico in cui decise di scostarle la gonna, decisa ad assaporare finalmente il sesso umido e caldo di un essere femminile, pronta a infilare la lingua tra i petali carnosi della prima figa che avrebbe avuto davanti al viso. E fu così che rivelò la vera sorpresa della serata. Spalancò gli occhi, si girò verso di me, dapprima sorpresa, quindi mi fece un sorriso divertito e soddisfatto, infine si tuffò con soddisfazione tra le osce di Maya iniziando a succhiare vogliosamente il suo cazzetto ancora flaccido. Quella che sembrava dover essere la sua prima esperienza lesbo stava virando verso tutt’altro, con sua grande gioia. Mentre il cazzo di Maya si inturgidiva tra le sue labbra, assumendo dimensioni di tutto rispetto, la nostra ospite mi esortò a liberarmi dei vestiti e una volta nudo mi attirò a se. Il mio uccello scivolò con naturalezza nella sua bocca e lei ci si dedicò con cura passionale, sotto lo sguardo curioso della mia schiavetta. Era la prima volta che vedeva l’uccello del suo padrone succhiato da una bocca estranea e la cosa la lasciò perplessa per qualche secondo, quindi fece crescere in lei una forma di eccitazione remissiva che alimentò il suo ego di schiava volontaria. Era quasi motivo di orgoglio e devozione nei miei confronti vedermi spompinato da Maya e occasione per ingaggiare una fiera sfida con la nostra ospite, dando il massimo nello spompinarla con l’obiettivo di dimostrare le sue qualità di succhiacazzi.
Questo clima di competizione fece scaldare l’ambiente in pochi minuti e tutti e tre ci lasciammo andare abbandonando sereni ogni forma di controllo. Ma io avevo a cuore la richiesta della mia dolce schiava quindi la incitai a salire a cavalcioni su Maya; il suo uccello scivolò nella figa già ben lubrificata dall’eccitazione senza alcuna difficoltà e Chiara iniziò il dolce su e giù facendo forza sui quadricipiti. Limonavano, Chiara massaggiava, strizzandole, le grandi tette e Maya ricambiava stuzzicando e stropicciandole i capezzoli, mentre osservavo pacifico la scena idilliaca. Avvicinandomi a loro feci in modo che alternativamente si dedicassero al mio uccello, con la sottile e malcelata intenzione di ravvivare la sfida a chi fosse la pompinara più brava, ma ovviamente senza mai accennare ad una premiazione, per non far terminare la cosa. Ma non potei restare a lungo: Chiara, o meglio il suo culo, mi reclamava e con piacere provvedetti a darle soddisfazione. Finalmente, per la prima volta nella sua vita, si trovava penetrata da due uccelli veri, caldi, pulsanti, e si lasciò trasportare da uno stato di crescente eccitazione accompagnato da un respiro sempre più profondo, affannoso, da movimenti pelvici più ritmati, da affondi accentuati, da oscillazioni delle anche che a tratti le generavano uno stantuffare alternato, a tratti all’unisono, dei nostri cazzi.
Venne dopo pochi minuti, urlando, sbavando come rapita da una trance esoterica, posseduta dal demone del sesso e della perversione. Tornata la calma si sfilò gli ingombranti fardelli dalle viscere e si lasciò cadere sul divano per rilassarsi un attimo. Ne approfittai per gustarmi quelle sensazioni raramente provate in passato e che difficilmente mi sarebbero nuovamente capitate: salii a cavalcioni sul petto di Maya e le infilai l’uccello tra le tette; lei si prestò ben volentieri a una spagnola con i fiocchi, mentre io attento a ogni dettaglio, stringendole le tette tra le mani, godevo per lo scivolare ritmico del mio uccello tra le due morbide colline. Chiara si era assentata un attimo e quando tornò indossava, ben stretta, l’imbragatura del suo strapon ornato dal suo dildo preferito. In quel momento ancora una volta mi resi conto dell’infusione di benessere che tale vista mi generava, quel fisico che incontrava perfettamente il mio gusto estetico in quella versione contrastante di miscela tra femminile e maschile così intrigante. Vedendoci così all’opera volle comunque soddisfare prima di tutto la sua voglia di cazzo e si rimise in ginocchio tra le cosce di Maya per ricominciare a spompinarla per bene, mentre io continuavo il mio avanti e indietro tra le sue tettone; lo stimolo però stava per me diventando troppo e temevo di arrivare al punto di non ritorno, quindi di colpo arretrai e involontariamente diedi un colpo con il fondoschiena alla fronte di Chiara. Lei alzò la testa e trovandosi l’uccello di Maya tra le mani, un po’ per scherzo e un po’ sul serio me lo appoggiò sullo sfintere, che si trovava proprio lì a pochi centimetri. Fu un attimo, mi lasciai andare e Maya spinse con un colpo di reni, penetrandomi in pochi secondi. Chiara dava di matto, iniziò a incitare, guidando quel piacevole uccello dentro di me, aiutandolo con le mani, lubrificandolo con la lingua; e io mi trovai ad andare su e giù su quell’asta mentre Maya mi stringeva l’uccello tra le mani e io continuavo a impastarle i seni abbondanti. Il bello era che grazie alla piccola statura di Maya e alle dimensioni del suo seno potevamo continuare anche con la spagnola; mi ritrovavo quindi in una stretta di stimoli, il suo cazzo nel culo e il mio tra le sue tette. Ma Chiara aveva altro in mente: sollevò le gambe alla nostra amica, impugnò il suo enorme pene di gomma e glielo puntò, dopo averlo ben lubrificato, sul culo. Spinse lentamente e iniziò a scoparsela, dapprima con calma quindi con enfasi sempre crescente. Mentre lo faceva mi afferrava da dietro, mi leccava la schiena, mi strizzava i capezzoli. Stava andando fuori di testa, totalmente immersa in un turbine sconvolgente ed eccitante, priva di freni e di controllo; e io la seguii senza alcuna esitazione. Non posso dire quanto tempo sia passato, i miei ricordi si confondono e riprendono forma solo in un crescendo di colpi, Maya che spingeva con frequenza e intensità sempre maggiore, sempre più nel profondo delle mie viscere, fino all’urlo liberatorio con cui scaricò il suo orgasmo dentro di me, la sensazione del suo seme caldo che mi allagava, il suo cazzo che sfregava sul mio punto P, fino alla mia esplosione tra le sue tette, un orgasmo lunghissimo, interminabile, di una intensità mai provata prima, e i fiotti di sborra che le allagavano il collo, il petto, fino agli ultimi schizzi quando me lo presi in mano e incapace di sopportare quel piacere interminabile completai con scatti nervosi l’opera fino a spremere le ultime gocce sui suoi capezzoli, strusciandovi la cappella lucida e scivolosa. Chiara, in estasi, sfilò il suo uccello dal culo sfondato di Maya e corse a leccare con meticolosa attenzione l’abbondante produzione spermatica, gustandone ogni goccia.
Fu una serata lunga, decisamente ricca di emozioni. Di tanto in tanto era necessario fare delle pause, la prima fu proprio in quel momento: eravamo esausti e dovevamo riprendere un po’ di energie, anche perché non avevamo alcuna intenzione di lasciar andare la nostra ospite. E così a volte era solo una pausa per dissetarci, altre volte facevamo uno spuntino o scappava un bel bicchiere di vino o di rhum. Ad un certo punto ordinammo anche delle pizze e quando il fattorino si presentò alla porta ci fu la tentazione di coinvolgerlo, ma per fortuna ci limitammo a generare in lui una terribile invidia, dato che il clima era palpabile e il profumo di sesso superava anche quello delle pizze nel cartone.
Sperimentammo di tutto, ogni posizione possibile, ogni tipo di fusione. Chiara, come mi aspettavo, volle riprovare l’ebbrezza di possedermi, ma questa volta andammo oltre e così, mentre sprofondato nel divano con i piedi sulle sue spalle venivo stantuffato con passione, mi ritrovai l’uccello di Maya tra le labbra e senza opporre resistenza mi trovai a spompinarla con gusto. Non c’era più razionalità, nessun confine, nessun tabù. E non poteva mancare anche una splendida doppia penetrazione anale, tanto desiderata dalla mia schiava. Si sedette sulla mia pancia a gambe all’aria e con facilità il mio cazzo le scivolò in culo, Maya si avvicinò e spingendo con forza riuscì in quello sfintere sfondato a trovare spazio anche per il suo. Era una sensazione strana sentire i nostri uccelli che scivolavano uno sull’altro. Chiara ormai si era lasciata andare alla consapevolezza di essere una grandissima Troia e ne godeva con sempre maggiore intensità. Quando raggiunse il suo ennesimo orgasmo – nessuno era stato in grado di tenere il conto – si sfilò, ci fece alzare e si mise in ginocchio ai nostri piedi, iniziando un doppio pompino intenso, appassionato ma soprattutto pieno di orgogliosa voglia di dimostrarci le sue capacità. Ci spompinò e ci segò in maniera superlativa fino a che esplodemmo insieme ricoprendole il viso di schizzi bianchi mentre lei aspettava a bocca spalancata.
Fu quello l’evento finale che decretò il successo della serata ma Maya era talmente esausta da non stare in piedi e così le offrimmo ospitalità per il resto della notte. La lasciammo addormentarsi sul divano e ci infilammo tra le lenzuola, crollando immediatamente in un sonno profondo. Fui svegliato come sempre dal consueto pompino mattutino, solo che mentre le labbra di Chiara scivolavano su e giù lungo la mia asta, Maya se la stava inculando a pecora. La visione amplificò il mio piacere estetico pertanto non interruppi la scena finché la nostra amica trans non scaricò tutto il suo piacere nel culo della mia servetta. Fu quello il momento per prendere il controllo della situazione: misi Maya a pecora e le sfondai il culo mentre lei con la faccia tra le gambe di Chiara, le leccava la figa con passione fino a portarla all’orgasmo. Sentire la mia dolce compagna godere fu l’interruttore che mi fece scattare; i suoi gemiti erano per me fonte di eccitazione incontrollabile, musica erotica il cui ritmo guidava i miei colpi d’anca e il cui acuto finale siglò la mia esplosione, gli schizzi di sborra calda che allagarono il culo esperto e allenato di Maya.
- Padrone, la tua schiava ultimamente ha delle strane fantasie: mi capita spesso di immaginarmi alle prese con due cazzi, uno è quello del mio padrone e l’altro però non è uno dei nostri soliti cazzi di gomma...
L’idea mi prese bene; era da un po’ che ripensavo all’avventura con la valchiria e alla possibilità di inserire una bella trans nei nostri giochi perversi, quindi partii con la ricerca. Abbandonai subito l’idea della stangona: per quanto mi piacesse molto mi rendevo conto che andavo a finire sempre nello stesso stereotipo di bellezza: alta, longilinea, affusolata, magra e con le tette piccole. Ora dovevo cogliere quest’occasione per provare qualcosa che il mio gusto estetico non avrebbe spontaneamente e inconsciamente ricercato; sfogliando le pagine di un sito di annunci e selezionando solo quelli con foto non ritoccate la scelta cadde su una biondina di statura piccola, con un bel culetto sodo e sporgente, due enormi tette (rifatte) ai limiti della sproporzione e soprattutto un bell’uccello di dimensioni sopra alla media. In sostanza l’opposto di Chiara.
Combinai l’incontro a casa mia, ingaggiando Maya (probabilmente il diminutivo di Maiala) per tutta la serata; la cosa ebbe un impatto economico non trascurabile ma ero sicuro che ne sarebbe valsa la pena. Quando Maya entrò la mia schiava, ignara dell’appuntamento, restò sorpresa e mi fissò perplessa.
- Il mio padrone ha voluto farmi una sorpresa e c’è sicuramente riuscito... ma posso permettermi di dirti che mi sembra piuttosto differente dalla richiesta che ti avevo fatto?
- Hai ragione, ma la sorpresa potrebbe non essere finita e devi affidarti al tuo padrone senza nutrire dubbi o incertezze; lui sa sempre cosa è giusto per te e fa di tutto per soddisfarti.
Maya era vestita con un certo stile, elegante e un po’ provocante, con una concessione osè alle calzature, dei sandali con tacco altissimo che oltre a a renderla un po’ zoccola compensavano il suo metro e 60 di statura. Ma le tette superavano di gran lunga l’immaginazione: forse avevo esagerato nella scelta, ma tant’è, ormai eravamo in ballo e dovevamo ballare. Lasciai sole sul divano le due donne e andai ad aprire una bottiglia di vino; quando tornai Maya si era già buttata a capofitto su Chiara e se la stava limonando per bene massaggiandole il seno e le cosce. La mia schiava era un po’ trattenuta, non riusciva a lasciarsi andare e ad entrare con tutta sé stessa nella situazione. Versai tre bicchieri abbondanti con l’idea che il vino avrebbe aiutato, quindi Chiara si scusò e si assentò per tornare dopo poco indossando null’altro che il suo collare da cagnetta fedele. La tensione dal suo viso era finalmente sparita: era normale per lei superare situazioni di disagio mettendosi in modalità slave: il collare le dava sicurezza e la sensazione di affidarsi alle scelte del suo padrone la tranquillizzava e le donava benessere. Si mise quindi in ginocchio ai nostri piedi in attesa di istruzioni.
- La nostra dolce amica dovrebbe avere le attenzioni che si merita, datti da fare.
E così Chiara si avvicinò carponi a Maya, la quale spalancò le gambe. La mia schiava iniziò ad accarezzarla, a massaggiarla, a baciarle l’inguine, le cosce, annusando il profumo nuovo, esotico, della nostra compagna di giochi, fino al momento fatidico in cui decise di scostarle la gonna, decisa ad assaporare finalmente il sesso umido e caldo di un essere femminile, pronta a infilare la lingua tra i petali carnosi della prima figa che avrebbe avuto davanti al viso. E fu così che rivelò la vera sorpresa della serata. Spalancò gli occhi, si girò verso di me, dapprima sorpresa, quindi mi fece un sorriso divertito e soddisfatto, infine si tuffò con soddisfazione tra le osce di Maya iniziando a succhiare vogliosamente il suo cazzetto ancora flaccido. Quella che sembrava dover essere la sua prima esperienza lesbo stava virando verso tutt’altro, con sua grande gioia. Mentre il cazzo di Maya si inturgidiva tra le sue labbra, assumendo dimensioni di tutto rispetto, la nostra ospite mi esortò a liberarmi dei vestiti e una volta nudo mi attirò a se. Il mio uccello scivolò con naturalezza nella sua bocca e lei ci si dedicò con cura passionale, sotto lo sguardo curioso della mia schiavetta. Era la prima volta che vedeva l’uccello del suo padrone succhiato da una bocca estranea e la cosa la lasciò perplessa per qualche secondo, quindi fece crescere in lei una forma di eccitazione remissiva che alimentò il suo ego di schiava volontaria. Era quasi motivo di orgoglio e devozione nei miei confronti vedermi spompinato da Maya e occasione per ingaggiare una fiera sfida con la nostra ospite, dando il massimo nello spompinarla con l’obiettivo di dimostrare le sue qualità di succhiacazzi.
Questo clima di competizione fece scaldare l’ambiente in pochi minuti e tutti e tre ci lasciammo andare abbandonando sereni ogni forma di controllo. Ma io avevo a cuore la richiesta della mia dolce schiava quindi la incitai a salire a cavalcioni su Maya; il suo uccello scivolò nella figa già ben lubrificata dall’eccitazione senza alcuna difficoltà e Chiara iniziò il dolce su e giù facendo forza sui quadricipiti. Limonavano, Chiara massaggiava, strizzandole, le grandi tette e Maya ricambiava stuzzicando e stropicciandole i capezzoli, mentre osservavo pacifico la scena idilliaca. Avvicinandomi a loro feci in modo che alternativamente si dedicassero al mio uccello, con la sottile e malcelata intenzione di ravvivare la sfida a chi fosse la pompinara più brava, ma ovviamente senza mai accennare ad una premiazione, per non far terminare la cosa. Ma non potei restare a lungo: Chiara, o meglio il suo culo, mi reclamava e con piacere provvedetti a darle soddisfazione. Finalmente, per la prima volta nella sua vita, si trovava penetrata da due uccelli veri, caldi, pulsanti, e si lasciò trasportare da uno stato di crescente eccitazione accompagnato da un respiro sempre più profondo, affannoso, da movimenti pelvici più ritmati, da affondi accentuati, da oscillazioni delle anche che a tratti le generavano uno stantuffare alternato, a tratti all’unisono, dei nostri cazzi.
Venne dopo pochi minuti, urlando, sbavando come rapita da una trance esoterica, posseduta dal demone del sesso e della perversione. Tornata la calma si sfilò gli ingombranti fardelli dalle viscere e si lasciò cadere sul divano per rilassarsi un attimo. Ne approfittai per gustarmi quelle sensazioni raramente provate in passato e che difficilmente mi sarebbero nuovamente capitate: salii a cavalcioni sul petto di Maya e le infilai l’uccello tra le tette; lei si prestò ben volentieri a una spagnola con i fiocchi, mentre io attento a ogni dettaglio, stringendole le tette tra le mani, godevo per lo scivolare ritmico del mio uccello tra le due morbide colline. Chiara si era assentata un attimo e quando tornò indossava, ben stretta, l’imbragatura del suo strapon ornato dal suo dildo preferito. In quel momento ancora una volta mi resi conto dell’infusione di benessere che tale vista mi generava, quel fisico che incontrava perfettamente il mio gusto estetico in quella versione contrastante di miscela tra femminile e maschile così intrigante. Vedendoci così all’opera volle comunque soddisfare prima di tutto la sua voglia di cazzo e si rimise in ginocchio tra le cosce di Maya per ricominciare a spompinarla per bene, mentre io continuavo il mio avanti e indietro tra le sue tettone; lo stimolo però stava per me diventando troppo e temevo di arrivare al punto di non ritorno, quindi di colpo arretrai e involontariamente diedi un colpo con il fondoschiena alla fronte di Chiara. Lei alzò la testa e trovandosi l’uccello di Maya tra le mani, un po’ per scherzo e un po’ sul serio me lo appoggiò sullo sfintere, che si trovava proprio lì a pochi centimetri. Fu un attimo, mi lasciai andare e Maya spinse con un colpo di reni, penetrandomi in pochi secondi. Chiara dava di matto, iniziò a incitare, guidando quel piacevole uccello dentro di me, aiutandolo con le mani, lubrificandolo con la lingua; e io mi trovai ad andare su e giù su quell’asta mentre Maya mi stringeva l’uccello tra le mani e io continuavo a impastarle i seni abbondanti. Il bello era che grazie alla piccola statura di Maya e alle dimensioni del suo seno potevamo continuare anche con la spagnola; mi ritrovavo quindi in una stretta di stimoli, il suo cazzo nel culo e il mio tra le sue tette. Ma Chiara aveva altro in mente: sollevò le gambe alla nostra amica, impugnò il suo enorme pene di gomma e glielo puntò, dopo averlo ben lubrificato, sul culo. Spinse lentamente e iniziò a scoparsela, dapprima con calma quindi con enfasi sempre crescente. Mentre lo faceva mi afferrava da dietro, mi leccava la schiena, mi strizzava i capezzoli. Stava andando fuori di testa, totalmente immersa in un turbine sconvolgente ed eccitante, priva di freni e di controllo; e io la seguii senza alcuna esitazione. Non posso dire quanto tempo sia passato, i miei ricordi si confondono e riprendono forma solo in un crescendo di colpi, Maya che spingeva con frequenza e intensità sempre maggiore, sempre più nel profondo delle mie viscere, fino all’urlo liberatorio con cui scaricò il suo orgasmo dentro di me, la sensazione del suo seme caldo che mi allagava, il suo cazzo che sfregava sul mio punto P, fino alla mia esplosione tra le sue tette, un orgasmo lunghissimo, interminabile, di una intensità mai provata prima, e i fiotti di sborra che le allagavano il collo, il petto, fino agli ultimi schizzi quando me lo presi in mano e incapace di sopportare quel piacere interminabile completai con scatti nervosi l’opera fino a spremere le ultime gocce sui suoi capezzoli, strusciandovi la cappella lucida e scivolosa. Chiara, in estasi, sfilò il suo uccello dal culo sfondato di Maya e corse a leccare con meticolosa attenzione l’abbondante produzione spermatica, gustandone ogni goccia.
Fu una serata lunga, decisamente ricca di emozioni. Di tanto in tanto era necessario fare delle pause, la prima fu proprio in quel momento: eravamo esausti e dovevamo riprendere un po’ di energie, anche perché non avevamo alcuna intenzione di lasciar andare la nostra ospite. E così a volte era solo una pausa per dissetarci, altre volte facevamo uno spuntino o scappava un bel bicchiere di vino o di rhum. Ad un certo punto ordinammo anche delle pizze e quando il fattorino si presentò alla porta ci fu la tentazione di coinvolgerlo, ma per fortuna ci limitammo a generare in lui una terribile invidia, dato che il clima era palpabile e il profumo di sesso superava anche quello delle pizze nel cartone.
Sperimentammo di tutto, ogni posizione possibile, ogni tipo di fusione. Chiara, come mi aspettavo, volle riprovare l’ebbrezza di possedermi, ma questa volta andammo oltre e così, mentre sprofondato nel divano con i piedi sulle sue spalle venivo stantuffato con passione, mi ritrovai l’uccello di Maya tra le labbra e senza opporre resistenza mi trovai a spompinarla con gusto. Non c’era più razionalità, nessun confine, nessun tabù. E non poteva mancare anche una splendida doppia penetrazione anale, tanto desiderata dalla mia schiava. Si sedette sulla mia pancia a gambe all’aria e con facilità il mio cazzo le scivolò in culo, Maya si avvicinò e spingendo con forza riuscì in quello sfintere sfondato a trovare spazio anche per il suo. Era una sensazione strana sentire i nostri uccelli che scivolavano uno sull’altro. Chiara ormai si era lasciata andare alla consapevolezza di essere una grandissima Troia e ne godeva con sempre maggiore intensità. Quando raggiunse il suo ennesimo orgasmo – nessuno era stato in grado di tenere il conto – si sfilò, ci fece alzare e si mise in ginocchio ai nostri piedi, iniziando un doppio pompino intenso, appassionato ma soprattutto pieno di orgogliosa voglia di dimostrarci le sue capacità. Ci spompinò e ci segò in maniera superlativa fino a che esplodemmo insieme ricoprendole il viso di schizzi bianchi mentre lei aspettava a bocca spalancata.
Fu quello l’evento finale che decretò il successo della serata ma Maya era talmente esausta da non stare in piedi e così le offrimmo ospitalità per il resto della notte. La lasciammo addormentarsi sul divano e ci infilammo tra le lenzuola, crollando immediatamente in un sonno profondo. Fui svegliato come sempre dal consueto pompino mattutino, solo che mentre le labbra di Chiara scivolavano su e giù lungo la mia asta, Maya se la stava inculando a pecora. La visione amplificò il mio piacere estetico pertanto non interruppi la scena finché la nostra amica trans non scaricò tutto il suo piacere nel culo della mia servetta. Fu quello il momento per prendere il controllo della situazione: misi Maya a pecora e le sfondai il culo mentre lei con la faccia tra le gambe di Chiara, le leccava la figa con passione fino a portarla all’orgasmo. Sentire la mia dolce compagna godere fu l’interruttore che mi fece scattare; i suoi gemiti erano per me fonte di eccitazione incontrollabile, musica erotica il cui ritmo guidava i miei colpi d’anca e il cui acuto finale siglò la mia esplosione, gli schizzi di sborra calda che allagarono il culo esperto e allenato di Maya.
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Chiara - cap.06 - La (brutta) sorpresaracconto sucessivo
Chiara - cap.08 - Il trio continua
Commenti dei lettori al racconto erotico