Dedicato a chi si sente donna
di
jaco69
genere
trans
Ti mando il messaggio che aspettavi. Non ci siamo mai telefonati, non conosco nemmeno la tua voce. Solo qualche essenziale messaggio. Forse ti vergogni del tuo timbro non sufficientemente femminile, ma non è importante. E tu non conosci la mia, tra noi le parole non servono.
Leggi con attenzione, il luogo è sempre lo stesso, un piccolo spazio in campagna nascosto tra gli alberi; ci piace immaginare che sia il "nostro" luogo segreto, e anche se ovviamente non lo è ci concede l'intimità necessaria per essere noi stessi all'aperto, senza essere disturbati.
Arrivo in anticipo, ti aspetto fuori dall'auto. Parcheggi di fronte a me, vedo che ti dai una sistemata; la portiera si apre e lentamente fai uscire la gamba. Noto i sandaletti leggeri, con un tacco medio, niente di eccessivo, le caviglie snelle, eleganti.
Scendi, sei emozionata, cosa che ti rende ancor più affascinante. Il mio sguardo risale lentamente lungo le tue gambe femminili impreziosite dalle autoreggenti color carta da zucchero; la vestaglietta di raso dello stesso colore ti copre a malapena il pube, mettendo in risalto la fascia di pizzo delle calze; le spalline sottili evidenziano le tue forme asciutte, delicatissime. La parrucca a caschetto color mogano esalta il lungo collo, i lineamenti decisi del tuo viso sono addolciti da un leggero trucco mentre il rossetto scuro esalta la carnosità delle tue labbra. Sembri una ballerina di charleston degli anni '20. E mi ecciti da morire.
Ti avvicini a me con l'eleganza di una modella, passo delicato ma deciso. Hai voglia, almeno quanto me, e subito premi il pube contro il mio, appoggiando la testa al mio petto e prendendomi le mani, quindi alzi lo sguardo e ci fissiamo negli occhi senza fare niente, senza dire niente, solo annusandoci e respirandoci. Le mie mani scivolano lungo i tuoi fianchi, seguendone le curve così inspiegabilmente femminili e fermandosi sulle tue natiche, di cui subito apprezzo la morbidezza. Già mugoli di piacere, adori quando ti massaggio il culo, probabilmente perché pregusti tutto ciò che ne seguirà. Ti fa sentire desiderata ma anche zoccola, e la cosa ti piace, ti eccita al punto che già la tua mano è sul mio pacco, per tastarne la consistenza. Slacci la cintura e i bottoni e infili la mano; come sempre durante i nostri incontri non indosso mutande e subito senti il morbido calore della mia pelle tra le dita. Non riesci a resistere, hai pensato a questo momento per tutta la settimana, ora hai fretta di baciarmi, di leccarmi, di gustarmi: ti inginocchi e annusi il profumo di sesso, di uomo, di cazzo che ti fa girare la testa, dischiudi le labbra e subito mi sento avviluppare da te, l'impareggiabile sensazione di caldo, umido della tua lingua che scivola e rotea intorno alla cappella, le labbra che si spingono faticosamente fino alla base dell'asta, la tua gola che mi accoglie senza esitazione.
Mi stai spompinando come solo tu sai fare, dolce come il più femminile degli esseri, esperta come la più spregiudicata delle professioniste. E se io sto godendo è evidente che tu stai godendo ancora più di me, consapevole che il pompino è un dono che il maschio fa alla sua femmina.
Ora però fermati, non c'è fretta, rialzati. Ti afferro da dietro, so quanto ti piaccia sentire il mio cazzo duro appoggiato al tuo fondoschiena, preludio di momenti che riescono a spegnerti il cervello e a portarti in altri universi. Ti stropiccio i capezzoli; non hai seno ma il tuo petto liscio ha una sensibilità anomala: i capezzoli subito si inturgidiscono e gemi di piacere, moine femminee, sospiri, mugolii. Ora sono io in ginocchio dietro di te, sollevo appena la vestaglietta e osservo il tuo culo, oggetto del desiderio. Ti sfilo il perizoma e me lo metto in tasca: il tuo uccello tradisce l'eccitazione incontrollabile, organo inspiegabile in un essere così femminile; ti allargo le natiche e mi ci tuffo baciandoti, leccandoti, scopandoti con la lingua dura, dolce e violenta allo steso tempo. Ti rilassi, sei un bagno di eccitazione, saliva, sgocciolamenti di ogni tipo. Pronta a ricevermi, con il busto appoggiato al cofano dell'auto. In un attimo sono dentro di te, a fondo, duro e deciso da toglierti il fiato. Mi sento scorrere dentro di te, l'attrito scivoloso delle nostre pelli, guardo compiaciuto il mio cazzo scomparire ritmicamente tra le tue curve e godo del tuo respiro profondo, intenso, denso di piacere. Voglio soddisfarti, so che preferisci essere presa da dietro ma ho bisogno di guardarti mentre godi: ti giro a pancia in su, con la schiena sul cofano, ti sollevo le gambe divaricate e lascio che istintivamente tu appoggi le caviglie alle mie spalle, senza curarti dei sandaletti che cascano a terra in un tonfo sordo. Lo spettacolo ora è ancora più eccitante, le smorfie di piacere sul tuo viso, il tuo uccello che prende turgore, teso verso l'ombelico, e il mio cazzo che sparisce sotto alle tue palle.
Lunghe pompate, inesorabili e lente, profonde come i tuoi sospiri, di gioia più ancora che di godimento. E una piccola chiazza biancastra sul tuo ventre, ti sto facendo venire come non ti è mai successo. Aumento il ritmo e sento il tuo sfintere pulsare, e sincroni con lui piccoli schizzi via via più decisi scaricano il tuo piacere sulla pancia. Ora ti contrai, in preda all'orgasmo anale, sorprendente e inaspettato, accompagnato da grida che non riesci più a trattenere, ma voglio darti di più: prendo in mano il tuo cazzo teso e lubrificato e mentre io stesso perdo il controllo ti masturbo con forza, affondando dentro di te. I tuoi schizzi ti raggiungono il collo, il viso, le labbra e istintivamente ne gusti il sapore dolce, con la lingua. E godi sempre di più mentre ti riempio del mio succo caldo.
E mentre esausto scivolo fuori finalmente ti alzi e mi baci, orgogliosa di condividere con me il tuo sapore.
Leggi con attenzione, il luogo è sempre lo stesso, un piccolo spazio in campagna nascosto tra gli alberi; ci piace immaginare che sia il "nostro" luogo segreto, e anche se ovviamente non lo è ci concede l'intimità necessaria per essere noi stessi all'aperto, senza essere disturbati.
Arrivo in anticipo, ti aspetto fuori dall'auto. Parcheggi di fronte a me, vedo che ti dai una sistemata; la portiera si apre e lentamente fai uscire la gamba. Noto i sandaletti leggeri, con un tacco medio, niente di eccessivo, le caviglie snelle, eleganti.
Scendi, sei emozionata, cosa che ti rende ancor più affascinante. Il mio sguardo risale lentamente lungo le tue gambe femminili impreziosite dalle autoreggenti color carta da zucchero; la vestaglietta di raso dello stesso colore ti copre a malapena il pube, mettendo in risalto la fascia di pizzo delle calze; le spalline sottili evidenziano le tue forme asciutte, delicatissime. La parrucca a caschetto color mogano esalta il lungo collo, i lineamenti decisi del tuo viso sono addolciti da un leggero trucco mentre il rossetto scuro esalta la carnosità delle tue labbra. Sembri una ballerina di charleston degli anni '20. E mi ecciti da morire.
Ti avvicini a me con l'eleganza di una modella, passo delicato ma deciso. Hai voglia, almeno quanto me, e subito premi il pube contro il mio, appoggiando la testa al mio petto e prendendomi le mani, quindi alzi lo sguardo e ci fissiamo negli occhi senza fare niente, senza dire niente, solo annusandoci e respirandoci. Le mie mani scivolano lungo i tuoi fianchi, seguendone le curve così inspiegabilmente femminili e fermandosi sulle tue natiche, di cui subito apprezzo la morbidezza. Già mugoli di piacere, adori quando ti massaggio il culo, probabilmente perché pregusti tutto ciò che ne seguirà. Ti fa sentire desiderata ma anche zoccola, e la cosa ti piace, ti eccita al punto che già la tua mano è sul mio pacco, per tastarne la consistenza. Slacci la cintura e i bottoni e infili la mano; come sempre durante i nostri incontri non indosso mutande e subito senti il morbido calore della mia pelle tra le dita. Non riesci a resistere, hai pensato a questo momento per tutta la settimana, ora hai fretta di baciarmi, di leccarmi, di gustarmi: ti inginocchi e annusi il profumo di sesso, di uomo, di cazzo che ti fa girare la testa, dischiudi le labbra e subito mi sento avviluppare da te, l'impareggiabile sensazione di caldo, umido della tua lingua che scivola e rotea intorno alla cappella, le labbra che si spingono faticosamente fino alla base dell'asta, la tua gola che mi accoglie senza esitazione.
Mi stai spompinando come solo tu sai fare, dolce come il più femminile degli esseri, esperta come la più spregiudicata delle professioniste. E se io sto godendo è evidente che tu stai godendo ancora più di me, consapevole che il pompino è un dono che il maschio fa alla sua femmina.
Ora però fermati, non c'è fretta, rialzati. Ti afferro da dietro, so quanto ti piaccia sentire il mio cazzo duro appoggiato al tuo fondoschiena, preludio di momenti che riescono a spegnerti il cervello e a portarti in altri universi. Ti stropiccio i capezzoli; non hai seno ma il tuo petto liscio ha una sensibilità anomala: i capezzoli subito si inturgidiscono e gemi di piacere, moine femminee, sospiri, mugolii. Ora sono io in ginocchio dietro di te, sollevo appena la vestaglietta e osservo il tuo culo, oggetto del desiderio. Ti sfilo il perizoma e me lo metto in tasca: il tuo uccello tradisce l'eccitazione incontrollabile, organo inspiegabile in un essere così femminile; ti allargo le natiche e mi ci tuffo baciandoti, leccandoti, scopandoti con la lingua dura, dolce e violenta allo steso tempo. Ti rilassi, sei un bagno di eccitazione, saliva, sgocciolamenti di ogni tipo. Pronta a ricevermi, con il busto appoggiato al cofano dell'auto. In un attimo sono dentro di te, a fondo, duro e deciso da toglierti il fiato. Mi sento scorrere dentro di te, l'attrito scivoloso delle nostre pelli, guardo compiaciuto il mio cazzo scomparire ritmicamente tra le tue curve e godo del tuo respiro profondo, intenso, denso di piacere. Voglio soddisfarti, so che preferisci essere presa da dietro ma ho bisogno di guardarti mentre godi: ti giro a pancia in su, con la schiena sul cofano, ti sollevo le gambe divaricate e lascio che istintivamente tu appoggi le caviglie alle mie spalle, senza curarti dei sandaletti che cascano a terra in un tonfo sordo. Lo spettacolo ora è ancora più eccitante, le smorfie di piacere sul tuo viso, il tuo uccello che prende turgore, teso verso l'ombelico, e il mio cazzo che sparisce sotto alle tue palle.
Lunghe pompate, inesorabili e lente, profonde come i tuoi sospiri, di gioia più ancora che di godimento. E una piccola chiazza biancastra sul tuo ventre, ti sto facendo venire come non ti è mai successo. Aumento il ritmo e sento il tuo sfintere pulsare, e sincroni con lui piccoli schizzi via via più decisi scaricano il tuo piacere sulla pancia. Ora ti contrai, in preda all'orgasmo anale, sorprendente e inaspettato, accompagnato da grida che non riesci più a trattenere, ma voglio darti di più: prendo in mano il tuo cazzo teso e lubrificato e mentre io stesso perdo il controllo ti masturbo con forza, affondando dentro di te. I tuoi schizzi ti raggiungono il collo, il viso, le labbra e istintivamente ne gusti il sapore dolce, con la lingua. E godi sempre di più mentre ti riempio del mio succo caldo.
E mentre esausto scivolo fuori finalmente ti alzi e mi baci, orgogliosa di condividere con me il tuo sapore.
3
voti
voti
valutazione
10
10
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Chiara – cap.10 – Voyeurismoracconto sucessivo
Scopro il vicino (o meglio la vicina) in abiti femminili
Commenti dei lettori al racconto erotico