Chiara – cap.10 – Voyeurismo
di
jaco69
genere
orge
Al parcheggio tra un’oretta?
Il messaggio di Salvatore non mi lasciò sorpreso, anzi era da qualche giorno che se ne parlava tra Chiara e me ed eravamo indecisi se fare noi la proposta o aspettare un segnale da loro. Dopo aver risposto con il pollice in su andai in doccia e dopo poco lasciai il posto alla mia schiavetta, al ché mi suonò il cellulare: Maddalena, tutta eccitata e un po’ imbarazzata, mi confessò che il suo compagno avrebbe desiderato vivere l’esperienza bisex in modo più approfondito e completo, insomma che avrebbe voluto sostituire lo strapon con un uccello vero. Mi tirava chiaramente in ballo, ma le dissi che onestamente non mi sentivo portato per quel genere di attività: ok culi, ok cazzi ma il corpo per me doveva essere femminile; e onestamente Tore era quanto di più lontano dalla femminilità ci si potesse aspettare. Restai comunque vago con l’idea che avremmo trovato una soluzione per soddisfare i leciti e comprensibili desideri del nostro amico.
La soluzione venne direttamente al parcheggio: c’era già un’auto in sosta con una persona a bordo, non vedevamo chi fosse ma facemmo finta di niente. Mi aspettavo il classico guardone, tendenzialmente gay come spesso accade in questi luoghi un po’ ambigui. Proposi di stare al gioco iniziando a giocare come due coppie esibizioniste, lanciando così un’irresistibile esca per attirare fuori dal mezzo il “pesce”. Dopo pochi minuti l’esibizione diede i suoi frutti e un quarantenne ben fisicato si avvicinò a noi sorridente, con le braghe mezze calate e l’uccello in mano; ero salvo, non aveva l’aria del passivo quindi potevo demandare a lui la deflorazione del nostro amico. La preparazione di Tore fu a carico della sua compagna che giustamente si dedicò anche all’avventore occasionale: un bel pompino lubrificante analogo a quello che avevo sperimentato io qualche giorno prima, quindi l’invito ad approfittare del culo di Tore, guidando con le mani l’uccello sullo sfintere. Mentre i due si scatenavano nel loro rapporto omo, con grande soddisfazione di entrambi, pensai che noi tre avremmo dovuto arricchire la loro esperienza offrendo un adeguato spettacolo: Chiara a gambe spalancate sul cofano, Maddalena con la testa tra le sue cosce a leccarle avidamente la figa e io dietro di lei. Ovviamente volevo qualcosa di nuovo dalla paffutella amica quindi mi dedicai al suo sfintere leccandolo e lubrificandolo a lungo finché, adeguatamente rilassato, decisi che era il momento di penetrarlo. Ebbe un sussulto, evidentemente non avvezza – almeno non quanto Chiara o le altre nostre amiche – al sesso anale. Fui delicato, in realtà volevo che avesse un’esperienza positiva perché sapevo che la sua vita sessuale e di conseguenza quella del suo compagno ne avrebbe ricevuto grande giovamento. In realtà andò ben oltre le aspettative: la feci venire tra urla incontrollate e sospiri affannosi e mentre da dietro le afferravo e impastavo le tette persi il controllo e venni anch’io dentro di lei; ma non era ancora appagata e girandosi verso Tore lo invitò a prendere il mio posto. Questi iniziò a stantuffarle il culo, ben lubrificato dal mio sperma, mentre l’altro tipo continuava a inchiappettarselo. Anche Tore capitolò in modo incontrollabile mentre il nostro amico occasionale resistette. Maddalena, trasformatasi in avida amante della sodomia lo apostrofò sommariamente a completare il lavoro con lei, e così venne anche lui dentro a quel culo dilatato ed allagato, riuscendo comunque a farle raggiungere un secondo orgasmo. In tutto ciò Chiara non era rimasta in disparte, godendo due volte sotto le leccate di Maddalena, la quale evidentemente aveva familiarità con la figa tanto quanto con i cazzi.
Al termine di questa orgetta ricca di soddisfazioni ci accorgemmo di altre tre o quattro auto parcheggiate, che inizialmente non avevamo notato, e di altrettanti uomini che si stavano segando in solitaria grazie al nostro spettacolino. In realtà qualcuno di loro aveva già concluso, mugolando e schizzando soddisfatto per terra, mentre uno continuava a menarselo senza successo, probabilmente perché lo spettacolo era finito. Maddalena fece l’occhiolino a Tore e raggiunse il fortunato, finendolo con un accenno di pompino e soprattutto con il suo pezzo di bravura, una spagnola irresistibile, arte per la quale la natura l’aveva dotata come poche altre.
I guardoni se ne andarono soddisfatti, così come il torello occasionale; noi quattro invece ci trovammo d’accordo nel proseguire la serata con un cocktail al bar sul fiume. Faceva molto caldo ed eravamo assetati, ordinai un Moscow Mule per me e Tore e un Mojito per Chiara e Maddalena. Ci ristorammo così alla fresca brezza notturna tanto che nessuno di noi aveva voglia di concludere la serata. Insomma appagati si, ma ancora abbastanza eccitati, tanto che non rifiutammo l’invito a casa loro. La villetta, non particolarmente stilosa, era omunque accogliente e soprattutto il soggiorno era dotato di un divano ampio ed accogliente, su cui ci ritrovammo accomodati tutti e quattro, Chiara accovacciata su di me e Maddalena su Tore. Le due amazzoni iniziarono a cavalcarci all’unisono, comprendevo appieno la voglia di cazzo della mia amata mentre ero piacevolmente sorpreso dall’insaziabilità della nostra amica, che di cazzi aveva fatto il pieno a inizio serata. Le due ragazze si misero a slinguare tra loro, cosa che non mi lasciò indifferente, mentre noi maschietti massaggiavamo loro le tette, alternandoci tra i loro seni così differenti e così parimenti attraenti. Tore mostrava che l’esperienza passiva lo aveva soddisfatto a sufficienza ed era rientrato con decisione nel suo ruolo di maschio. Meglio perché come già detto non avevo alcuna intenzione di dedicarmi al suo culo.
Maddalena bisbigliò qualcosa all’orecchio di Chiara, lei sorrise e si alzò, interrompendo la cavalcata. Mi guardò sorridendo e capii subito. La mia compagna infilò il viso tra le natiche burrose dell’amica e rapidamente le lavorò di lingua lo sfintere, già bello dilatato, giusto per dargli una lubrificatina. Con le mani si divertì a guidare l’uccello di Tore dentro e fuori la figa e, furbetta, quando lo sfilava non disdegnava di prenderlo tutto in bocca come peraltro mi aspettavo. Ma era il mio turno, Maddalena reclamava la doppia penetrazione e mi piegai senza resistenza al mio dovere, così la paffutella amica riprese la sua cavalcata con due uccelli. Ovviamente non mi astenni dal pastrugnarle le tette da dietro, cosa che ho sempre adorato fare, così come Chiara, temporaneamente esclusa, si mise a slinguarla con dedizione. Osservavo la passione e il coinvolgimento della mia Troia in questa attività così essenziale, così abitualmente legata ai preliminari ma che in situazioni come queste svolge un ruolo estetico ed erotico di valore e peso elevatissimi, ben oltre la sua essenza basilare. Un bacio tra due donne, le loro lingue che si intrecciano, le loro salive che si mescolano mentre una di loro viene sbattuta con tale intensità ed eroticità da due cazzi assume un significato straordinario, per chi lo vive e per chi ha la fortuna di esserne spettatore.
E così Maddy arrivò al suo terzo orgasmo, e si sfilò dai due cazzi che gliel’avevano donato. Mi misi comodo sul divano e Chiara tornò a cavalcarmi, in attesa che Tore si dedicasse al suo culo, cosa che avvenne immediatamente e senza difficoltà: il suo uccello appena uscito dalla figa sbrodolante era lubrificato a dovere. E finalmente anche lei potè sobbalzare e ansimare in una piacevole doppia penetrazione che la condusse ad un intenso e meritato orgasmo.
Noi due maschietti eravamo stati bravi a trattenerci e ora toccava a noi, in un modo che venne assolutamente naturale: per me pompino e spagnola di Maddalena, per Tore pompa magistrale di Chiara. Inizialmente belli comodi sul divano, al momento giusto ci alzammo all’unisono, con le nostre partner in ginocchio ai nostri piedi che si diedero da fare nel gestire la loro opera con l’obbiettivo di farci esplodere insieme. Come fuochi d’artificio i nostri schizzi raggiunsero i loro seni, le loro labbra, le bocche spalancate e sorridenti di soddisfazione, i loro capelli. Esausto mi lasciai cadere sul divano, seguito dal mio socio, e restammo ad osservare le due bellezze così diverse inginocchiate a terra avvilupparsi in abbracci e baci appassionati, massaggi reciproci dei seni lubrificati dalle nostre sborre, leccate di tette e slinguate voluttuose. Fisicamente non ce la facevo più ma la scena era talmente bella che avrebbe meritato una sega, cosa che magari a vent’anni avrei anche fatto ma, ahimè, quei tempi erano piuttosto lontani.
Il messaggio di Salvatore non mi lasciò sorpreso, anzi era da qualche giorno che se ne parlava tra Chiara e me ed eravamo indecisi se fare noi la proposta o aspettare un segnale da loro. Dopo aver risposto con il pollice in su andai in doccia e dopo poco lasciai il posto alla mia schiavetta, al ché mi suonò il cellulare: Maddalena, tutta eccitata e un po’ imbarazzata, mi confessò che il suo compagno avrebbe desiderato vivere l’esperienza bisex in modo più approfondito e completo, insomma che avrebbe voluto sostituire lo strapon con un uccello vero. Mi tirava chiaramente in ballo, ma le dissi che onestamente non mi sentivo portato per quel genere di attività: ok culi, ok cazzi ma il corpo per me doveva essere femminile; e onestamente Tore era quanto di più lontano dalla femminilità ci si potesse aspettare. Restai comunque vago con l’idea che avremmo trovato una soluzione per soddisfare i leciti e comprensibili desideri del nostro amico.
La soluzione venne direttamente al parcheggio: c’era già un’auto in sosta con una persona a bordo, non vedevamo chi fosse ma facemmo finta di niente. Mi aspettavo il classico guardone, tendenzialmente gay come spesso accade in questi luoghi un po’ ambigui. Proposi di stare al gioco iniziando a giocare come due coppie esibizioniste, lanciando così un’irresistibile esca per attirare fuori dal mezzo il “pesce”. Dopo pochi minuti l’esibizione diede i suoi frutti e un quarantenne ben fisicato si avvicinò a noi sorridente, con le braghe mezze calate e l’uccello in mano; ero salvo, non aveva l’aria del passivo quindi potevo demandare a lui la deflorazione del nostro amico. La preparazione di Tore fu a carico della sua compagna che giustamente si dedicò anche all’avventore occasionale: un bel pompino lubrificante analogo a quello che avevo sperimentato io qualche giorno prima, quindi l’invito ad approfittare del culo di Tore, guidando con le mani l’uccello sullo sfintere. Mentre i due si scatenavano nel loro rapporto omo, con grande soddisfazione di entrambi, pensai che noi tre avremmo dovuto arricchire la loro esperienza offrendo un adeguato spettacolo: Chiara a gambe spalancate sul cofano, Maddalena con la testa tra le sue cosce a leccarle avidamente la figa e io dietro di lei. Ovviamente volevo qualcosa di nuovo dalla paffutella amica quindi mi dedicai al suo sfintere leccandolo e lubrificandolo a lungo finché, adeguatamente rilassato, decisi che era il momento di penetrarlo. Ebbe un sussulto, evidentemente non avvezza – almeno non quanto Chiara o le altre nostre amiche – al sesso anale. Fui delicato, in realtà volevo che avesse un’esperienza positiva perché sapevo che la sua vita sessuale e di conseguenza quella del suo compagno ne avrebbe ricevuto grande giovamento. In realtà andò ben oltre le aspettative: la feci venire tra urla incontrollate e sospiri affannosi e mentre da dietro le afferravo e impastavo le tette persi il controllo e venni anch’io dentro di lei; ma non era ancora appagata e girandosi verso Tore lo invitò a prendere il mio posto. Questi iniziò a stantuffarle il culo, ben lubrificato dal mio sperma, mentre l’altro tipo continuava a inchiappettarselo. Anche Tore capitolò in modo incontrollabile mentre il nostro amico occasionale resistette. Maddalena, trasformatasi in avida amante della sodomia lo apostrofò sommariamente a completare il lavoro con lei, e così venne anche lui dentro a quel culo dilatato ed allagato, riuscendo comunque a farle raggiungere un secondo orgasmo. In tutto ciò Chiara non era rimasta in disparte, godendo due volte sotto le leccate di Maddalena, la quale evidentemente aveva familiarità con la figa tanto quanto con i cazzi.
Al termine di questa orgetta ricca di soddisfazioni ci accorgemmo di altre tre o quattro auto parcheggiate, che inizialmente non avevamo notato, e di altrettanti uomini che si stavano segando in solitaria grazie al nostro spettacolino. In realtà qualcuno di loro aveva già concluso, mugolando e schizzando soddisfatto per terra, mentre uno continuava a menarselo senza successo, probabilmente perché lo spettacolo era finito. Maddalena fece l’occhiolino a Tore e raggiunse il fortunato, finendolo con un accenno di pompino e soprattutto con il suo pezzo di bravura, una spagnola irresistibile, arte per la quale la natura l’aveva dotata come poche altre.
I guardoni se ne andarono soddisfatti, così come il torello occasionale; noi quattro invece ci trovammo d’accordo nel proseguire la serata con un cocktail al bar sul fiume. Faceva molto caldo ed eravamo assetati, ordinai un Moscow Mule per me e Tore e un Mojito per Chiara e Maddalena. Ci ristorammo così alla fresca brezza notturna tanto che nessuno di noi aveva voglia di concludere la serata. Insomma appagati si, ma ancora abbastanza eccitati, tanto che non rifiutammo l’invito a casa loro. La villetta, non particolarmente stilosa, era omunque accogliente e soprattutto il soggiorno era dotato di un divano ampio ed accogliente, su cui ci ritrovammo accomodati tutti e quattro, Chiara accovacciata su di me e Maddalena su Tore. Le due amazzoni iniziarono a cavalcarci all’unisono, comprendevo appieno la voglia di cazzo della mia amata mentre ero piacevolmente sorpreso dall’insaziabilità della nostra amica, che di cazzi aveva fatto il pieno a inizio serata. Le due ragazze si misero a slinguare tra loro, cosa che non mi lasciò indifferente, mentre noi maschietti massaggiavamo loro le tette, alternandoci tra i loro seni così differenti e così parimenti attraenti. Tore mostrava che l’esperienza passiva lo aveva soddisfatto a sufficienza ed era rientrato con decisione nel suo ruolo di maschio. Meglio perché come già detto non avevo alcuna intenzione di dedicarmi al suo culo.
Maddalena bisbigliò qualcosa all’orecchio di Chiara, lei sorrise e si alzò, interrompendo la cavalcata. Mi guardò sorridendo e capii subito. La mia compagna infilò il viso tra le natiche burrose dell’amica e rapidamente le lavorò di lingua lo sfintere, già bello dilatato, giusto per dargli una lubrificatina. Con le mani si divertì a guidare l’uccello di Tore dentro e fuori la figa e, furbetta, quando lo sfilava non disdegnava di prenderlo tutto in bocca come peraltro mi aspettavo. Ma era il mio turno, Maddalena reclamava la doppia penetrazione e mi piegai senza resistenza al mio dovere, così la paffutella amica riprese la sua cavalcata con due uccelli. Ovviamente non mi astenni dal pastrugnarle le tette da dietro, cosa che ho sempre adorato fare, così come Chiara, temporaneamente esclusa, si mise a slinguarla con dedizione. Osservavo la passione e il coinvolgimento della mia Troia in questa attività così essenziale, così abitualmente legata ai preliminari ma che in situazioni come queste svolge un ruolo estetico ed erotico di valore e peso elevatissimi, ben oltre la sua essenza basilare. Un bacio tra due donne, le loro lingue che si intrecciano, le loro salive che si mescolano mentre una di loro viene sbattuta con tale intensità ed eroticità da due cazzi assume un significato straordinario, per chi lo vive e per chi ha la fortuna di esserne spettatore.
E così Maddy arrivò al suo terzo orgasmo, e si sfilò dai due cazzi che gliel’avevano donato. Mi misi comodo sul divano e Chiara tornò a cavalcarmi, in attesa che Tore si dedicasse al suo culo, cosa che avvenne immediatamente e senza difficoltà: il suo uccello appena uscito dalla figa sbrodolante era lubrificato a dovere. E finalmente anche lei potè sobbalzare e ansimare in una piacevole doppia penetrazione che la condusse ad un intenso e meritato orgasmo.
Noi due maschietti eravamo stati bravi a trattenerci e ora toccava a noi, in un modo che venne assolutamente naturale: per me pompino e spagnola di Maddalena, per Tore pompa magistrale di Chiara. Inizialmente belli comodi sul divano, al momento giusto ci alzammo all’unisono, con le nostre partner in ginocchio ai nostri piedi che si diedero da fare nel gestire la loro opera con l’obbiettivo di farci esplodere insieme. Come fuochi d’artificio i nostri schizzi raggiunsero i loro seni, le loro labbra, le bocche spalancate e sorridenti di soddisfazione, i loro capelli. Esausto mi lasciai cadere sul divano, seguito dal mio socio, e restammo ad osservare le due bellezze così diverse inginocchiate a terra avvilupparsi in abbracci e baci appassionati, massaggi reciproci dei seni lubrificati dalle nostre sborre, leccate di tette e slinguate voluttuose. Fisicamente non ce la facevo più ma la scena era talmente bella che avrebbe meritato una sega, cosa che magari a vent’anni avrei anche fatto ma, ahimè, quei tempi erano piuttosto lontani.
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Chiara – cap.09 – Capelliracconto sucessivo
Dedicato a chi si sente donna
Commenti dei lettori al racconto erotico