Chiara – cap.09 – Capelli

di
genere
orge

Riprendo dopo lunga interruzione la saga di Chiara.

Chiara mi piaceva in tutto e per tutto; coltivavo una passione estrema per il suo aspetto fisico e guardarla era sempre grande occasione di benessere per me. Oltre a controllarla come era mio dovere nei confronti della mia schiava, adoravo intervenire sul suo aspetto fisico per aumentarne o anche solo modificarne la bellezza. Tutto ciò rafforzava il mio senso di possesso e sentirla mia e poterne forgiare, nella psiche e nel corpo, era fonte di grandi soddisfazioni.
L’episodio dello scambio di ruoli aveva stimolato le mie fantasie di parrucchiere dilettante ma piuttosto dotato: tagliare i capelli era uno dei miei tanti hobby, coltivato studiando video su youtube e facendo di tanto in tanto pratica con le mogli degli amici – per qualche motivo mi sentivo più portato con i tagli femminili. Ma l’immagine di Chiara in abiti maschili mi aveva fatto venire voglia di enfatizzare quella figura androgina con un appropriato taglio di capelli.
- Spogliati e siediti, tesoro mio.
Presi le mie forbici professionali e a mia volta mi misi nudo. Era un mio sogno quello di tagliare i capelli senza vestiti addosso, ma con le amiche ovviamente non era mai capitato. Ok, diciamo “quasi” mai, in realtà anni prima non ero riuscito a resistere all’eccitazione mentre elargivo i miei servigi di parrucchiere alla occasionale compagna di un vecchio amico, e così anche lei aveva avuto l’opportunità di ricambiare, seppure in modo non proprio consono, con la più classica delle ricompense: un gradevole pompino che siglò il suo apprezzamento nei confronti del nuovo taglio di capelli e mi rassicurò sul fatto di aver svolto un ottimo lavoro con le forbici.
Ma questa volta la mia dedizione verso Chiara e il suo nuovo taglio era di tutt’altra natura: ad ogni colpo di forbice sentivo crescere in me l’eccitazione, e ogni volta che mi muovevo intorno alla mia modella lei coglieva l’occasione per prendermi l’uccello in bocca. La scena si snodava in un’alternanza di colpi di forbice e colpi di lingua dove una cosa stimolava l’altra e viceversa, fino alla fusione totale. Il risultato mi soddisfaceva appieno eccitandomi all’estremo: un taglio maschile, capelli corti, irregolari, leggermente portati in avanti, che invece di sminuire la sua femminilità la amplificava in modo inspiegabile. Fu inevitabile per me fissare i ciuffetti utilizzando non il convenzionale gel per capelli ma qualcosa di mia produzione. Fu la stessa Chiara ad avere l’idea e invece di finire il pompino con la classica bevuta diede gli ultimi colpi di mano dirigendo il frutto del mio orgasmo sulla sua nuova ed eccitante capigliatura mentre mi guardava ridacchiando divertita. Ma fui io a terminare di modellarle il taglio passandole le dita tra i capelli, spalmando il mio seme e ottenendo infine uno splendido risultato.
Terminata questa divertente sessione ci rivestimmo e uscimmo per cena; Chiara scelse senza esitare gli abiti da uomo della nostra prima sessione di scambio dei ruoli, senza ovviamente rinunciare allo strapon per quanto in formato ridotto (quello “maxi” sarebbe stato indecorosamente visibile oltre ogni limite). Era eccitatissima all’idea di mostrarsi in pubblico in versione androgina e fu divertente notare gli sguardi dei passanti indecisi se soffermarsi sul suo rigonfiamento pubico, irriverente e osceno, o sulla camicia tanto sbottonata da lasciar intravedere i seni turgidi. Ovviamente nessuno ebbe invece la possibilità di formulare sospetti sulla particolare origine del suo gel per capelli, ma il pensiero dello sperma modellante ci divertì tanto che facemmo fatica a trattenere le risate al ristorante mentre simulavamo il gesto di pettinarsi.
La succosa cena a base di tagliata di manzo ma soprattutto la bottiglia di Barolo che la accompagnava ci misero di umore ancora migliore – se mai era possibile – e invece di andarcene a casa decidemmo di fare un giro fuori dalla città per goderci la calda serata lungo le rive del fiume, fermandoci in un parcheggio sterrato. Facemmo quattro passi fino alla riva, sulla spiaggia di ghiaia illuminata dalla luna quasi piena, rilassandoci fumando una sigaretta. La baciai con passione sbottonandole del tutto la camicia per massaggiarle le adorate tettine, e dopo pochi minuti non eravamo più in grado di trattenere la voglia di fare sesso. Eravamo talmente disinibiti ed eccitati da non poter immaginare di ritornare a casa quindi andammo al parcheggio, sufficientemente appartato e circondato da alberi, e continuammo le effusioni appoggiati al cofano dell’auto. Come mi aspettavo la Chiara androgina voleva rimarcare il suo ruolo maschile, e devo ammettere che oltre ad averne tutte le ragioni andava incontro pienamente anche ai miei desideri. Mi girò facendomi appoggiare le mani al cofano e dopo avermi calato i pantaloni si tuffò tra i miei glutei iniziando a leccarmi in profondità per prepararmi ad essere scopato. Si alzò quindi in piedi e calatisi i pantaloni mi puntò la cappella di gomma sullo sfintere iniziando a scoparmi. Il mio uccello teso scivolava sulla calda lamiera del cofano mentre la mia ambigua dominatrice mi massaggiava il petto stropicciandomi i capezzoli. Adoravo sentirla godere in questo suo ruolo attivo e mi lasciavo trasportare dai suoi colpi al punto che la stimolazione prostatica cui ero sottoposto mi stava portando nuovamente a quella strana e incomprensibile forma di orgasmo anale che azzera il concetto di genere, maschile o femminile, esaltando solo ed unicamente il senso del piacere puro.
Anche lei stava per venire, secondo un principio analogo e complementare, psichico e fisico allo stesso tempo e, analogamente a quanto stavo vivendo io, piacevolmente inspiegabile. Ma fu proprio allora che il rumore di un’auto e dei fari che si avvicinavano ci distrassero da quel momento così magico e non avemmo nemmeno il tempo di rivestirci e infilarci in macchina: l’altra auto parcheggiò a pochi metri, rivolta verso di noi ma per lo meno a fari spenti. Restammo immobili in quella posizione non esattamente canonica, io appoggiato al cofano e Chiara dietro di me che mi inculava, perplessi sul da farsi.
L’empasse per fortuna durò pochi secondi, la portiera del passeggero si aprì e, invece del temuto guardone bavoso, scese una donna. La nottata era limpida e la luce eburnea, quasi azzurrognola, della luna illuminava in modo netto le sagome di cose e persone, rendendole perfettamente definite e anche se non era possibile distinguere i lineamenti del volto le immagini erano molto dettagliate. La ragazza, bassina e un po’ in carne, indossava una larga e fluttuante gonna pantalone e un top sbracciato e accollato che esaltava le sue curve esuberanti. Subito scese anche il compagno, bassetto anche lui, pelato e con un fisico non esattamente da fotomodello: insomma una coppia perfettamente equilibrata. Ci fece un cenno di saluto con la mano, mi parve di distinguere un sorriso come se cercasse di comunicare qualcosa tipo “tranquilli, anche noi siamo qui per lo stesso motivo”. E in effetti iniziarono a toccarsi e a spogliarsi reciprocamente, finché lei si mise in ginocchio e iniziò a spompinarlo.
La tensione calò immediatamente e Chiara ne approfittò per riprendere lo stantuffamento, nel tentativo di riavvicinarci a quel climax quasi raggiunto poco prima. Mi resi conto che in effetti la natura della mia compagna poteva non essere del tutto chiara ai nostri “vicini”, dato che l’effetto mascolino dato da abbigliamento e taglio di capelli era risultato piuttosto verosimile. Insomma era probabile che ci avessero scambiato per una coppia gay, ma la cosa più simpatica fu che il tipo sembrava più attratto da questa cosa piuttosto che dalla bella pompa che la sua donna gli stava facendo. E infatti la fece alzare, la prese per mano e timidamente si diresse verso di noi, mostrando evidente interesse per Chiara e soprattutto per il suo uccello. Avvicinandosi a lei restò palesemente sorpreso nello scoprire la sua vera natura di essere femminile androgino e fu evidente la sua curiosità nei confronti dell’anomalia del rapporto che stava osservando, nonché il desiderio di prendere il mio posto. La sua donna pettoruta evidentemente conosceva bene questa pulsione e con grazia femminile mi invitò a cedere il posto al suo compagno, attirandomi a sé utilizzando come esca il suo prorompente ed invitante seno. La ragazza, dai lineamenti spiccatamente mediterranei, sfoderava un ampio sorriso messo in risalto dal rossetto rosso fuoco, ma il mio sguardo fu immediatamente attratto dalle tette burrose, morbide e cascanti che il top risicato non riusciva più a contenere; glielo sfilai e i grossi seni si palesarono finalmente alla mia vista, sfoggiando con orgoglio due grossi capezzoli contornati da areole scure ed enormi. Appoggiai il fondoschiena al cofano della nostra auto e iniziai a massaggiare quel ben di dio, mentre lei aveva già impugnato il mio uccello e iniziava a segarlo con passione. Dopo poco però alzò lo sguardo e scusandosi educatamente si dedicò al compagno: lo fece mettere a 90° con la pancia sul cofano, a fianco a me, e iniziò un lento lavoro di lingua tra le sue natiche. Guardai Chiara la quale, splendida nella luce lunare, ricambiò in modo complice il mio sorriso; sapeva cosa doveva fare e attese con pazienza il suo turno, che in realtà arrivò quasi subito. La nostra amica la guidò verso il suo compagno e, accompagnando il suo membro verso il desideroso bersaglio, la invitò a fargli il culo. Per la prima volta Chiara si trovò nel ruolo attivo con un altro uomo che non fossi io e affrontò la cosa con un sorriso divertito che presto si trasformò in impegno appassionato. Nel frattempo la morettina, dopo essersi legata i capelli a coda di cavallo (cosa estremamente apprezzata in quanto sapevo già a cosa facesse da preludio) si inginocchiò ai miei piedi e iniziò a spompinarmi. In realtà non era iniziato come un vero pompino, mi massaggiava l’uccello, lo leccava come un gelato, lo baciava, lo inumidiva con la saliva e lo segava; poi di colpo se lo cacciò in gola, arrivando a sbattere il naso contro i miei peli pubici. Lasciai fare per un po’ ma a un certo punto dovetti allontanarla per non venirle in gola, non che la cosa mi sarebbe dispiaciuta ma solo che volevo approfittare delle ulteriori gioie che un corpo così lontano dai miei canoni abituali poteva offrirmi. Avendo colto la situazione mi lasciò il tempo di riprendermi infilandosi, sempre in ginocchio, tra il paraurti dell’auto e le gambe del compagno, riprendendo la sua magistrale opera di pompinara. Non volendo però restare in disparte andai dietro a Chiara e scivolai tra le sue piccole labbra che attendevano la meritata attenzione. Chiara, eccitatissima, iniziò a pompare come una forsennata, i suoi colpi si propagavano attraverso il culo dell’occasionale compagno fin nella bocca della ragazza. Fu un tripudio di orgasmi, il tipo iniziò a gemere come una troietta scaricandole in gola un incontenibile orgasmo, accompagnato dai sospiri di Chiara, donna e uomo allo stesso tempo, che venne all’unisono con lui.
Non so con quale sforzo riuscii a resistere, ma ce la feci. Infervorato, presi la piccoletta e la stesi a gambe all’aria sul cofano e senza alcun ritegno glielo sbattei nella figa paffutella e glabra. Per distrarmi feci tra me e me alcune considerazioni sulla varietà estetica e fisionomica dell’organo sessuale femminile, pensando ai vari tipi di vulve con cui avevo avuto l’occasione di interagire: quelle con piccole labbra prominenti e incontenibili, altre, come questa, paffute e con petali interni nascosti e invisibili; e poi clitoridi pronunciati e ben estroflessi, altri quasi inesistenti. Era solo un esercizio utile a procrastinare e ritardare il più possibile l’arrivo del punto di non ritorno, cosa che in effetti ebbe successo: portai l’amica all’orgasmo sbattendola con forza fino a sentir cigolare la pelle della sua schiena sul cofano mentre osservavo le sue tette, cascanti ai lati del petto sotto il loro stesso peso, ondeggiare fluide al ritmo dei miei colpi. Ma a quel punto non ce la facevo più: una volta soddisfatta le salii a cavalcioni sulla pancia e infilai l’uccello tra le sue tettone, esortandola a fare il suo dovere e finalmente godendo di una indimenticabile e magistrale spagnola culminante in una copiosa sborrata che le inondò il collo, il mento e il petto. Chiara, divertita ed entusiasta, si gettò sul mio sperma raccogliendolo accuratamente con la lingua, quindi come mi aspettavo non mancò di condividerlo con la nostra amica con la quale si mise a slinguare allegramente.
Dopo esserci dati una sistemata e soprattutto rivestiti la coppia ci invitò a bere qualcosa in un locale sul fiume e così la serata si concluse con una chiacchierata simpatica all’aria aperta insieme con Salvatore e Maddalena (finalmente avemmo il modo di presentarci) e con il reciproco scambio di numeri di telefono, con la promessa di risentirci e rivederci in futuro.
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scritto il
2023-10-17
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