Festa a sorpresa

di
genere
tradimenti

Ci avviciniamo al cancello, ma non facciamo in tempo a citofonare: una bambina, la nipote dei festeggiati, sta aspettando gli ospiti della festa a sorpresa e svolge il ruolo di usciere con la determinazione di un adulto. "Sapete già scala e piano?" ci apostrofa sotto al biondo ciuffetto legato con un nastro rosa. Da un'auto appena parcheggiata scende una coppia anziana, devo averli già visti, sono i genitori di Clara: lui in abito elegante con scarpe da tennis e cintura di serpente mi ricorda un po' Ringo Starr all'ultimo matrimonio di Paul McCartney, lei classica settantenne un po' tesa per la responsabilità di aver preparato tutto il catering di persona. Li segue la sorella di Clara, 45enne ben tenuta ma che non mi suscita alcunché, né bella né brutta direi. Su Clara invece un pensierino ce lo farei, ma direi che non è il caso, soprattutto oggi.
Da buon cavaliere mi prendo carico dei due borsoni pieni di bottiglie, pesantissimi; ci avviamo verso l'ascensore che evito accuratamente salendo le scale. Quando la porta si apre una buona parte degli invitati è già presente, ne conosco si e no quattro o cinque, anzi mi stupisco di trovarne lì alcuni perché non ero al corrente dell'amicizia comune, ma si sa che il mondo è piccolo.
Stranamente mi sento a mio agio e dopo poco abbandono la comfort zone costituita da mia moglie, che ovviamente conosce quasi tutti, ed esploro l'ambiente, popolato da cinquantenni e relativi figli più qualche carampana tra cui una zia dai capelli viola (alla quale, penso, un paio di colpi li concederei volentieri). Lo scanning è come sempre piuttosto rapido e fa emergere una figura anomala nel contesto: direi tra i 20 e i 25, non alta ma bel fisico equilibrato, occhiali da brava ragazza, culo che immediatamente vince il primo premio della serata, naso importante. Se il penultimo parametro sarebbe già di per sé sufficiente, l'ultimo amplifica considerevolmente il mio interesse e mi fa tollerare la mancanza dell'altezza. Ho gusti strani, mi piacciono le donne alte, magre e con il nasone; mia moglie, che rientra ovviamente nella categoria, lo sa e sa anche che mi piace fare il galante per quanto, da quando mi spinsi un po' troppo in là tempo fa, mi controlla come un mastino. E fa bene.
Mi destreggio tra gli ospiti, faccio due chiacchiere qua e là finché i festeggiati, ignari, suonano alla porta e restano inebetiti davanti agli amici e alla tavola imbandita. Marco, persona notoriamente schiva e riservata, sfodera un'espressione degna di una statua di cera, poi si gira verso la porta inizialmente per assicurarsi di essere entrato nell'appartamento giusto, successivamente più alla ricerca di una via di fuga, che però sa non essere praticabile. E' in gabbia. Clara contrae il viso in un'espressione commossa via via crescente e comincia a piangere durante il rituale del "tanti auguri a voi" corale. Mi dileguo evitando accuratamente gli obbiettivi dei quindici telefonini che riprendono la scena, ma tutto sommato sorrido per l'effettiva riuscita della sorpresa.
Finalmente scoperte le carte si può iniziare a onorare il buffet; parto senza indugio da un aperitivo a base di verdure centrifugate e gin, che scende bello fresco e prepara il terreno, quindi passo al prosecco e salutando qua e là inizio a gustare gli innumerevoli stuzzichini. Faccio un cenno di approccio a un'amica di mia moglie con la quale in precedenza non avevo mai scambiato parola, e questa inizia a raccontarmi dei suoi viaggi in giro per il mondo. E' la classica cinquantenne sciatta e poco curata, con capigliatura bicolore che passa dal castano al grigio, triste segno dell'ultima tinta avvenuta mesi prima. Ha pure le occhiaie e la pelle cascante e mentre parla le sbircio nella scollatura per scrutarle le tette piccole e flosce. Insomma è brutta, non giriamoci intorno, ma ad un tratto la trovo interessante, sia per come parla ma soprattutto perché la sua aria dimessa mi fa pensare a quanto potrebbe essere facile sconvolgere la vita di una che probabilmente da anni e anni non si concede nulla, totalmente assorbita dai figli e da un marito che forse nemmeno se la scopa. L'assioma del vecchio benzinaio saggio, "quelle brutte danno più soddisfazione", mi rimbomba nella testa, sorrido e mentre mi parla dei parchi nordamericani già mi immagino a succhiarle le tette cascanti mentre mi cavalca come una forsennata in preda a mille orgasmi liberatori e taumaturgici. Fantasie. Magari questa è una divoratrice di cazzi e con il marito fanno le peggiori porcate, orge con possenti ragazzi di colore, trii con donne bisex, esibizionismo da parcheggio. Lasciamo stare va', con questa tipologia di donne servono tempo ed energie. La saluto con un sorriso, non senza averle dimostrato il dovuto e reale interesse con lo sguardo del vecchio marpione che non le lascia dubbi sul fatto che me la scoperei volentieri.
Un giretto fuori, due parole con la moglie giusto per far vedere che ci sono e poi dentro di nuovo ad esplorare la seconda tavola. E finalmente eccola lì, la giovane spaesata; fingo di non vederla ma in realtà le scannerizzo il culo, confermandone il primato della festa. Vita stretta, chiappe tonde e sode, leggermente sovradimensionate rispetto all'altezza: fantastico. I pantaloni a fiori fanno a pugni con la magliettina di pizzo dorato che comprime due tettine piccole e sode dalle quali fatico - ma sono costretto a farlo - a distogliere lo sguardo.
- E questi cosa saranno? Sembrano sassi!
- Sorry, only english....
Ah, interessante. Ottima occasione per sfoderare il mio inglese più che decoroso. Si parla un po' del cibo, qualche battuta da parte mia giusto per far vedere che non sono una persona seria, l'esca del cascamorto è lanciata. Pasturo ancora un po' e mi congedo con un "see you later" alzando il calice. Mi dedico ai festeggiati, sempre piacevole parlare con loro ma anche utile per interporre un adeguato lasso di tempo prima di ritornare alla candidata preda. La ritrovo sul terrazzo e approfitto del tramonto che tinge di rosso gli edifici storici del centro per sfoderare un po' di cultura, quindi le chiedo di raccontarsi un po': 25 anni, viene dalla Lettonia (uhm, repubbliche baltiche, ex URSS, già terreno di conquista dei latin lover negli anni '90), studia moda a Brera (dall'accostamento di colori non si direbbe - ridacchio tra me e me - ma chissenefrega) ed è stata ingaggiata come ragazza alla pari proprio dalla sorella di Clara. Mi mostro interessato, come in effetti sono ma non esattamente nel senso che immagina, e approfondisco il discorso su moda, artigianato, tessuti, telai, inventiva e intraprendenza italiana, piccole botteghe, grandi firme, un po' inventando e un po' basandomi su mie effettive esperienze. Inizia a seguirmi nel discorso con occhi via via più vispi, quasi sgranati. Faccio un po' il navigato, il paparino, e un po' il cascamorto; il blend sembra funzionare, è il momento di mollarla a metabolizzare in solitudine, visto che evidentemente nessuno sa o vuole parlare inglese. Mi dileguo facendole l'occhiolino, risponde con un sorriso stupito.
Torno nei suoi paraggi dopo un quarto d'ora e la fisso negli occhi, restando un po' distante: voglio vedere se riesco a far scomparire nella sua - e nella mia - fantasia il resto degli invitati; le guance le si tingono di rosso e smette di sorridere. Continuo a fissarla, entro in lei, in profondità, la accendo; i nostri sguardi comunicano, la sala scompare in una nebbia sfocata, la catturo e lei cattura me, quindi si allontana senza farsi notare dirigendosi verso uno degli innumerevoli bagni della casa; ma prima di scomparire dietro l'angolo controlla se la sto seguendo con lo sguardo. Il segnale è più che sufficiente: entrambi cacciatori e prede allo stesso tempo, cosa cui mi assoggetto senza reticenze. Controllo l'orologio da parete, mancano quattro minuti alle 21, lascio passare un paio di minuti e mi infilo nella camera che conduce al bagno; sono davanti alla porta chiusa; d'un tratto la mia spavalderia svanisce e mi ritrovo con le pulsazioni cardiache accelerate; da anni ho smesso di fare queste cazzate e credo che non dovrei proprio ricominciare ora, è proprio meglio così. Quindi giro i tacchi per tornarmene in sala e per un istante chiudo gli occhi, restando immobile.

Sento alle mie spalle la porta che si apre, mi giro e lei mi sta guardando, stavolta nuovamente con un sorriso. Restiamo immobili, per un tempo indeterminato, fissandoci negli occhi; poi all'unisono ci avviciniamo lentamente, lei si alza in punta di piedi, io mi piego in avanti quel tanto per permettere alle nostre labbra di sfiorarsi; ci allontaniamo nuovamente di qualche centimetro e mentre le prendo le mani tra le mie sorridiamo quel poco che ci è concesso prima che le labbra si fondano in un bacio profondo in cui le bocche si spalancano e le lingue finalmente si intrecciano, i corpi aderiscono e le mani esplorano i nostri corpi. E finalmente le massaggio il culo, indugiando a lungo su quelle deliziose chiappe tonde e sode.
La spingo con decisione nel bagno e chiudo la porta alle mie spalle, la sollevo con forza e la metto a sedere sul lavabo mentre le bacio il collo; la annuso, pelle morbida e profumata, le stringo i fianchi, le mie mani scivolano sotto al pizzo dorato e lei lascia fare ansimando per l'emozione. Con un gesto fulmineo ed esperto della mano sinistra sgancio il reggiseno sotto cui subito infilo la mano, palpando quei due piccoli budini sodi; il paragone dolciario mi fa venire appetito, sollevo del tutto gli indumenti e resto ad ammirarle le tettine: l'estetica è una componente imprescindibile, gli occhi aprono un canale verso il cervello che alimenta l'erotismo già acceso dall'inconsuetudine della situazione. Tette perfette, capezzoli appuntiti. Li bacio, li lecco, li succhio, li mordicchio; lei ridacchia soddisfatta. Brava. Torno a baciarla, ora è ancora pù calda, le sfilo gli occhiali e li appoggio su una mensola; la guardo, mi piace il suo naso importante, accentua la mia erezione già motivata da ben altri fattori. Sfrego il mio pube bollente sul suo; quei pantaloni del cazzo, a fiori, saranno una bella rottura di palle.
- You should wear a skirt, baby - le dico sorridendo appena prima di slacciarglieli e con un colpo secco sfilarglieli fino alle ginocchia. In realtà l'operazione non è semplice, la vita stretta e il culo a mandolino richiedono un po' di energia, ma la cosa mi eccita ancor di più pensando al desiderio di vederla da dietro. Ma ora non è ancora il momento, le tolgo del tutto l'inutile indumento seguito a ruota dal perizoma (menomale che ha messo il perizoma, il taglio diagonale degli slip sulle natiche è davvero inguardabile), e mi inginocchio tra le sue gambe iniziando a leccarle e baciarle le ginocchia, le cosce, muovendomi molto lentamente nella direzione della "promise land" che scopro piuttosto boscosa; bello ritrovare un pube peloso ma comunque ben curato, molto diverso dalle pellicce selvatiche di quelle amiche ungheresi che conobbi alla fine degli anni '80.
Dopo la vista, l'olfatto è la componente che segue nel crescendo erotico: la annuso, odore dolce di donna, naturale, gradevole, terribilmente eccitante. Niente odori innaturali di saponi o deodoranti: profumo di figa e basta. Non avrei potuto chiedere di meglio. E' il momento di leccarla, dapprima con lenta e inesorabile delicatezza, per far crescere in lei la tensione dell'attesa, quindi in profondità, gustando finalmente anche il suo sapore più intimo; lei appoggia bene le mani ai bordi del lavabo, lascia cadere indietro la testa, si appoggia allo specchio, inizia già a godere, a godersi quella bella leccata di figa che probabilmente da tempo non sperimentava. Godi dolcezza, voglio farti felice. Resiste si e no cinque minuti, ho sentito che il suo respiro si faceva affannoso ma non ho mollato finché un gridolino malamente soffocato ha accompagnato il suo orgasmo, con le cosce che mi stritolano il cranio impedendomi di respirare. Finalmente molla la stretta e riprendo faticosamente fiato alzandomi in piedi e sorridendole; le ginocchia indolenzite iniziavano a farmi male, benedetta gioventù, menomale che è venuta subito. Mi guarda strabuzzando gli occhi ed esclamando qualcosa nella sua lingua che non posso capire ma solo intuire. La guardo, stravaccata sul lavabo, soddisfatta. La maglietta le è scesa sul ventre, la sollevo nuovamente per guardarle le tette, lei allunga una mano e me la mette sul pacco, lascio fare. Slaccia la cintura, mi cala i pantaloni e i boxer, liberando finalmente l'uccello. Lo impugna e inizia a masturbarmi: questo me l'aspettavo, non sa fare le seghe ma è cosa abbastanza diffusa tra le donne, soprattutto giovani. Non so perché ma molte non sono capaci di prendere un cazzo in mano, forse perché hanno fatto più pratica con la bocca. E infatti salta giù dalla sua postazione e si inginocchia ai miei piedi, iniziando un magistrale pompino. Dolce e vorace, pacata ma decisa se lo caccia fino in gola tirando fuori la lingua con la quale mi lecca le palle; sono sbalordito, non mi era mai successo, finora l'avevo visto solo su Pornhub, cazzo! La ragazza succhia divinamente, quando sente che accelero lei rallenta, quando rallento accelera; grandissima, e io me la godo finché mi rendo conto che se si va avanti così non ne avrò più per molto; al ché mi sfilo, la prendo per i fianchi e la rimetto sul lavabo. E' proprio all'altezza giusta, divarica le gambe per accogliermi tra esse, mi avvicino e con la mano guida l'asta tra le sue labbra ancora umide, spingo delicatamente e lentamente entro in lei. Spalanca gli occhi in un sospiro soffocato, di nuovo butta la testa all'indietro, mi afferra per i fianchi e mi tira a sé con forza; la scopo seguendo le sue direttive, il suo volere, i suoi ritmi, il suo respiro; ci baciamo, ci guardiamo negli occhi con espressioni a tratti serie, a tratti divertite, finché sento il suo respiro farsi più profondo, più rapido, sento i suoi muscoli vaginali contrarsi ritmicamente mentre mi afferra le natiche conficcandovi le dita, le unghie. Fatico a resistere ma quando raggiunge l'orgasmo, travolgente e impetuoso, mi rendo conto di aver oltrepassato il punto di non ritorno e mentre ancora sta godendo inizio a schizzare getti di sperma nelle sue intimità, celebrando nel modo più dolce ed empatico questa unione estemporanea, imprevista e inevitabile. Il nostro orgasmo corale sembra interminabile, continuo a spingermi dentro di lei e ogni colpo è uno schizzo, ogni schizzo è un sospiro, ogni sospiro una contrazione, ogni contrazione un nuovo colpo.
Restiamo così finché l'uccello rilassato si sfila; qualche goccia di sperma inizia a colarle lungo le piccole labbra arrossate e io, con la devozione di un vero cavaliere, mi inginocchio nuovamente tra le sue cosce per leccarla gustandomi così il cocktail impareggiabile dei nostri sapori. E' sorpresa, direi sbalordita e io sono felice di averla stupita: nessun suo coetaneo farebbe mai una cosa simile. Mi rialzo e condivido con lei il succo della nostra avventura erotica, le bocche di nuovo unite, le lingue di nuovo intrecciate; ride, imbarazzata e piacevolmente sconvolta. Quindi ci rivestiamo, ci ricomponiamo, una rapida sciacquata al viso, un ultimo bacio fugace e, dopo averle raccomandato di aspettare lì per qualche minuto, esco di soppiatto e mi trovo nuovamente in camera mentre sento la porta che si richiude alle mie spalle.

Riapro gli occhi, non so quanto sono rimasto lì a fantasticare, immobile, dopo aver girato i tacchi. La fantasia mi aveva catturato. Torno in sala, guardo l'orologio da parete, non sono ancora le 21. Mi avvicino a mia moglie, che chiacchiera con un nostro vecchio amico; si gira verso di me con un sorriso tranquillo. Alle sue spalle, in fondo alla sala, c'è lei che mi guarda con espressione delusa, quasi con una nota di rimprovero; le sorrido, orgoglioso per aver resistito alla tentazione ma anche un po' coglione per non aver colto quell'irripetibile occasione.
di
scritto il
2023-10-11
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