Chiara - cap.08 - Il trio continua
di
jaco69
genere
trans
L’esperienza del trio con una trans entrò immediatamente nelle nostre consuetudini seppure, per un certo tempo, restò una pratica poco frequente, soprattutto per l’impatto economico non trascurabile. Però più o meno una volta al mese ci ritrovavamo a sfogliare annunci di trans su siti di escort, ed era divertente scegliere sulla base dell’estro estetico del momento, confrontare le nostre scelte tra chi voleva la tettona, chi la superdotata, criticare un taglio di capelli o un abbigliamento di dubbio gusto. Il risultato fu che “testammo” diverse tipologie di professioniste e sempre seguivano considerazioni sulla personalità, sul carattere, sulle capacità delle nostre occasionali compagne. Ci furono serate passionali, altre più fredde, meccaniche, sessioni erotiche interminabili e altre brevi e meno stimolanti.
Finché, dopo una serata un po’ deludente, non saltò fuori l’idea che la selezione via web non dava sufficienti garanzie di risultato, e che avremmo potuto dedicarci alla scelta “on the road”. L’idea venne proprio da Chiara, che aveva raggiunto un livello di coinvolgimento notevole in queste nostre digressioni “trisessuali”. E così una bella sera ci trovammo a percorrere la statale nel tratto notoriamente battuto dalle trans – esattamente dove mesi prima avevo dato sfogo alla mia rabbia a seguito di quella brutta sorpresa.
- La mia schiava farà la scelta e le trattative, se ti va bene.
Chiara sorrise meravigliata ed eccitata, e così iniziammo la rassegna; la vedevo seguire con lo sguardo le trans lungo il ciglio della strada, in attesa di essere rimorchiate, ma ogni volta bisbigliava un “no, no, vai avanti”, finché improvvisamente mi mise la mano sulla coscia e mi urlò di accostare. Ebbi un sussulto: nella piazzola si stagliava scultorea una figura a me non nuova, alta, snella, terribilmente affascinante. Era chiaramente la Valchiria con l’unica differenza dei capelli a caschetto, ora più corti, con una frangetta dritta e definita e di un intenso rosso mogano.
- Sei sicura? Mi sembra... la tua fotocopia!
In effetti era proprio così, ed era per quel motivo che mesi prima la mia scelta era caduta su di lei. Ma evidentemente, dopo aver sperimentato tanti corpi differenti, piccole, formose, bionde, minute, anche massicce, esageratamente femminili o a volte eccessivamente mascoline... era venuto anche per lei il momento di ricercare la corrispondenza del suo reale e intimo canone estetico. E la Valchiria lo incarnava appieno, così come ovviamente incarnava il mio.
Concordammo i dettagli e salì in macchina, accettando di passare la serata a casa nostra. Non fece alcun cenno all’esperienza passata, evidentemente non mi aveva riconosciuto dato che di tempo e di clienti ne erano passati parecchi. Ma una volta a nostro agio in casa, senza farsi vedere da Chiara, mi strizzò l’occhio con un sorrisetto che diceva tutto. Mi misi così tranquillo, mentre osservavo quei due esseri statuari prendere un po’ di confidenza. Senza tacchi erano alte esattamente uguali e fisicamente molto simili, il ché mi attirava e suscitava in me una particolare eccitazione, subdola e perversa, stimolando fantasie confuse che avrebbero preso concretezza e definizione tempo dopo. Yelena, la valchiria, si avvicinò a Chiara e la stuzzicò in un abbraccio dolce, soave; le due bocche si accostarono immediatamente e combaciarono come due ventose, mentre le loro lingue iniziarono a danzare intrecciandosi in un crescendo voluttuoso di passione erotica, seguite dalle mani che esploravano reciprocamente i corpi rendendo inutile e fastidioso ogni capo di vestiario che nel giro di pochi minuti venne abbandonato sul pavimento, lasciando le due veneri prive di veli. Ancora una volta ebbi conferma delle somiglianze tra loro, a parte ovviamente per quel bel cazzetto che non ancora eretto penzolava dal glabro pube della nostra nuova amica: alte, longilinee, elegante punto d’incontro tra due nature opposte, da una parte la femminilità di Chiara dai tratti lievemente androgini, i tratti del volto forti, le spalle dritte, e dall’altra l’esaltazione della trasformazione di colei che, nata per errore maschio, trova rapidamente la sua vera natura e coltiva le sue vere forme in cui l’androgino sconfina senza indugio nel femminile più puro. E io restavo incantato ad osservare queste due gemelle diverse fondersi tra loro, sciogliersi, unire la loro pelle, entrare una nell’altra così intrecciate che se non fosse per il colore dei capelli non saprei nemmeno più distinguerle. Mi misi comodo in poltrona con il mio bicchiere di porto mentre si contorcevano come serpenti sul divano davanti a me in un 69 ambiguo, privo di linee definite, con Chiara che si dilettava nel più succulento dei pompini mentre Yelena esplorava con la lingua tutte le sue cavità, dalla rossa e succosa orchidea carnosa al roseo buchetto del culo sempre pronto e desideroso di farsi violare. E osservavo Chiara ricambiare, accentuando la contorsione e scopando con la lunga lingua l’unico, esperto, buco della sua compagna, esprimendo e dichiarando tutta la sua passione per il culo, suo e degli altri. Lasciai che si trasportassero così, da sole, verso il picco del piacere estatico; due orgasmi anali simultanei, rivoli appiccicosi di umori vaginali, delicati fiotti di sperma, sospiri tanto profondi quanto dolci. Un unisono musicale e vibrazionale che non dovevo e non volevo disturbare.
Le mie due statuarie compagne si accucciarono sul divano in totale relax, e offrii loro due bicchieri di porto. Yelena, che fin da subito ribattezzammo Val – da Valchiria – aveva i suoi trucchetti per mantenere alte le prestazioni per diverse ore e così, con il porto, buttò giù una pillolina magica e con malizia me ne offrì una; non l’avevo mai provata e senza pensarci troppo ma con la chiara sensazione che sarebbe stata una serata speciale accettai. Chiacchierammo un po’ mentre preparavo qualche tartina con burro e salmone, tanto per dare ancora più valore a questa prima pausa. Il desiderio da parte mia era già alle stelle e l’erezione stava diventando ingestibile, mentre anche l’uccello di Val riprendeva vigore. Sull’altro fronte la fisiologia della mia Troia personale non conosceva pause, e non passò molto che Chiara si ritrovò con un uccello in bocca, nella fattispecie il mio. Chinata a pecora tra le mie gambe gustava l’asta rigida, ormai marmorea, sfoderando le sue più raffinate tecniche di gola profonda, sgrillettandosi vogliosamente con la sinistra, sotto lo sguardo ammirato di Val che a sua volta iniziava a masturbarsi lentamente finché, alzatasi dal divano, si chinò dietro alla mia pompinara per iniziare un lento lavoro di lingua nel suo culo. Quando il buchetto fu adeguatamente rilassato e lubrificato si rialzò, le afferrò i fianchi tra le mani e affondò il colpo d’anca. L’uccello scivolò dentro senza incontrare restistenza, come se fosse aspirato da un desiderio incontenibile di penetrazione, come in effetti era. Il culo di Chiara, il suo sfintere, da quando ne aveva scoperto le incredibili potenzialità, era diventato il fulcro concentratore del suo piacere, l’amplificatore erotico, il fine ultimo della sua perversione ed era veramente raro che si terminasse una serata senza dedicargli le dovute attenzioni. I colpi d’anca di Val crescevano di intensità e provocavano gemiti ritmati nella mia Troia che faticosamente continuava a succhiarmi l’uccello con tale intensità che dopo un po’ dovetti farla smettere per non venire. Mi alzai e osservai la deliziosa scena, destinata a rimanere scolpita per sempre nella mia memoria fotografica. Diedi un bacio profondo a Chiara, a suggello della mia entusiastica approvazione, quindi feci lo stesso con Val: stava prendendo forma in me la sensazione di estrema intimità con questo essere straordinario che avevamo conosciuto solo poche ore prima. Mi inginocchiai dietro di lei e feci aderire il mio petto alla sua schiena mentre le mie mani scivolavano lungo i suoi fianchi, in avanti fino a stringerle il piccolo ed elegante seno, tanto simile esteticamente a quello di Chiara eppure così diverso al tatto, più sodo e turgido, adolescenziale, una sensazione completamente nuova. Devo ammetterlo: piacevole, eccitante. Mentre la accarezzavo e la massaggiavo le baciavo il collo, le orecchie, le facevo sentire il mio respiro caldo ed eccitato, lasciavo che percepisse il mio desiderio e la mia voglia crescente, e continuavo a strusciarmi, pelle contro pelle mentre il mio cazzo legnoso si insinuava incontrollabile tra le sue cosce, premeva sulle sue palle interferendo con la sua continua opera di stantuffamento nel culo di Chiara, risaliva subdolo verso la schiena e con uno schiocco elastico sbatteva catapultato sul mio ventre. Premetti ancora per farle sentire il calore e il turgore finché lei non rallentò i suoi movimenti e inarcando leggermente la schiena mi palesò un implicito invito a farla mia. Le diedi una rapida leccata alla rosellina quindi vi puntai la cappella e finalmente il mio uccello ritornò in quel culo che l’aveva accolto occasionalmente qualche mese prima. Ora ogni mio colpo si ripercuoteva, attraverso Val, nel culo di Chiara in una catena oscillatoria che ci legava e ci compenetrava, le mie mani sui fianchi della trans, le sue su quelli della mia serva e quelle di quest’ultima sulle proprie natiche, per divaricarle; e poi le mie mani a strizzare le tette di Val, le sue a massaggiare quelle di Chiara e quelle di Chiara affondate tra le cosce in uno sgrillettamento nevrotico, quasi masochistico. E l’onda erogena non sembrava voler finire e ci trascinava in uno stato di trance, l’ipnosi del ritmo ostinato che dopo lunghi interminabili minuti fu interrotta finalmente e inaspettatamente proprio da Chiara, l’elemento più passivo del trio, i cui sospiri affannosi si trasformarono in sonori rantoli fino a esplodere in un urlo soffocato a stento dal volto affondato nel cuscino del divano. Il suo secondo orgasmo l’aveva sopraffatta, catturata, salvata dall’annegamento in quel vortice ipnotico in cui nessuno avrebbe più potuto mantenere l’autocontrollo. Restammo Val e io, Chiara stesa sul tappeto a riprendersi dall’emozione ci fissava con un sorriso beato e godeva intimamente della vista del suo padrone che soddisfava colei che le aveva appena donato tanto. Ribaltai la nostra trans sul divano a pancia in su: mentre la scopavo volevo nutrire il mio sguardo con la sua anomala bellezza e come già avevo fatto sul cofano della mia auto impugnai il suo cazzo teso, caldo, stavolta pregno dei profumi della mia schiava e iniziai a segarla con forza. Volevo che Chiara mi vedesse alle prese con quel corpo ma anche che cogliesse la straordinarietà di questa nostra nuova avventura, diversa dalle precedenti in quanto elevata ad un livello superiore. E pompando con forza il culo di Val la portai all’orgasmo: i lunghi schizzi caldi le atterrarono sulle splendide tettine e ricamarono sulla sua pelle disegni disordinati e fluidi. Chiara si alzò e iniziò una delicata opera di pulizia con la lingua, leccando ogni goccia del prezioso nettare; a quella vista mi ritrovai sul punto di venire e il desiderio di riempire il culo della nostra nuova amica era decisamente forte, ma trovandomi davanti il viso dolce e assetato di Chiara capii che dovevo tributare a lei il mio succo e riuscii a sfilare in tempo il cazzo. La mia dolce schiava si avventò su di lui e lo avvolse con le labbra appena in tempo per ricevere l’esplosione lavica di sborra, suo nutrimento supremo che le donò l’emozionante sensazione del confronto dei nostri due differenti sapori.
Con un certo stupore notai che l’erezione, sia mia che di Val, non scemava per niente – grazie alle pilloline magiche. Nonostante ciò ci occorreva una pausa, se non altro per riprendere un po’ di fiato e bere qualcosa. Ma la serata fu interminabile: ancora una volta ordinammo pizze a domicilio ma questa volta ci divertimmo un po’ mettendo in atto una scenetta simpatica con il fattorino, il quale se ne andò senza aver riscosso il conto ma ben felice di aver ricevuto un superlativo pompino a due bocche da Val e Chiara, le novelle gemelle del sesso. Descrivere nel dettaglio tutti i particolari del resto della nottata risulterebbe impossibile e comunque riduttivo: non esistono parole per esprimere emozioni e sensazioni di quel livello. Voglio solo citare l’exploit finale della doppia penetrazione anale culminata in un orgasmo triplo simultaneo, degno suggello per un evento così totalizzante, con la sensazione incredibile di sentire i nostri due uccelli spruzzare insieme sborra nel culo di Chiara che si contraeva pulsando ritmicamente in preda alla perversione più incontrollabile. E non fu necessario dire null’altro, Val si fermò a dormire da noi, nel nostro letto, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Dormimmo profondamente e ci svegliammo stretti in un abbraccio triplo con Chiara in mezzo, rivolta verso di me. Val si strusciava già arzilla sulla sua schiena mentre le stringeva le tette tra le mani e le leccava il collo; Chiara era già calda e mi cacciò la lingua in bocca, esplorando con la mano tra le mie gambe in cerca del suo giocattolo preferito, già bello tosto come tutte le mattine. Fu un attimo e si ritrovò impalata in una doppia penetrazione, il desiderio della quale era stato proprio il motivo per cui avevamo esteso i nostri incontri al terzo sesso. Subito Val e io accordammo i ritmi dei nostri colpi in un unisono nel quale i nostri cazzi scivolavano dentro a Chiara fluidi, naturali, armonici. E li percepivamo, separati solo dalla sottile membrana tra retto e vagina, diffondere il loro calore nelle profondità più intime della mia perversa compagna. Ce la scopammo di gusto e di gusto lei si lasciò andare al piacere e all’orgasmo, il miglior modo per iniziare la giornata.
Fu allora che Val si avvicinò e si sdraiò su di me, appoggiandomi il seno al petto, baciandomi e accarezzandomi. Ora i nostri cazzi si strusciavano tra loro senza più nulla in mezzo; si inarcava dolcemente come a mimare un amplesso improbabile sotto lo sguardo divertito di Chiara che, dopo poco, si piazzò tra le nostre gambe e iniziò a leccarle per bene il culo, a lungo, lubrificandolo, rilassandolo, riscaldandolo. Lo stava preparando per qualcosa, Val intuì e si mise lentamente a cavalcioni sopra di me e quando si sollevò un poco sulle ginocchia Chiara guidò il mio uccello con la mano, puntando la cappella sulla rosellina di Val, pronta ad attendermi. Non dovetti muovermi, Val si lasciò calare su di me, impalandosi senza incontrare alcuna resistenza, e iniziò un lentissimo su e giù denso di dolcezza. La osservavo estasiato, la sua bellezza ambigua mi aveva ormai catturato ma senza togliere alcunché al ruolo di Chiara e alla profondità del nostro rapporto. Queste splendide tettine su cui dolcemente posavo le mani, il suo uccello teso appoggiato sul mio ventre, il suo sguardo perverso che esprimeva il piacere profondo di essere penetrata. Val conduceva il gioco come un direttore d’orchestra, ascoltava le contrazioni dei miei muscoli intuendo l’andamento del mio piacere, portandomi quasi al punto di non ritorno per fermarsi al momento giusto; e io la lasciavo fare, passivo. E ancora più passivo la lasciai fare quando, resasi conto che non mi sarei trattenuto a lungo, si sfilò dal mio cazzo e, accovacciata tra le mie gambe, le sollevò delicatamente con l’aiuto di Chiara, sua complice in un gioco che le vedeva perfettamente in sintonia quasi telepatica. Ora era la sua cappella a spingere sul mio sfintere, ma non riuscì a entrare. Ci pensò proprio Chiara, la quale con abbondanti dosi di saliva succhiò e lubrificò l’asta della nostra amica; il secondo tentativo ebbe esito immediato e Val scivolò dentro di me, iniziando a pomparmi dapprima con dolcezza quindi con intensità sempre crescente. Chiara si avventò sul mio uccello, avvolgendolo con le labbra. Non so quanto tempo trascorse, mi lasciai andare totalmente, chiusi gli occhi, svuotai la mente e poco dopo sentii una forma di piacere crescere in una curva lentissima ma inarrestabile, iniziai a eiaculare in un flusso continuo e Chiara beveva come da una fontana quantità di sborra inimmaginabili. Quando sembrava tutto finito Chiara si rialzò sorridente e mentre si leccava le labbra mi resi conto che non avevo ancora raggiunto il picco. Pregai Val di continuare, di scoparmi più forte, e iniziai a segarmi ad un ritmo frenetico; la seconda esplosione arrivò dopo pochi secondi, schizzi che partivano come proiettili impazziti mentre il mio piacere si concentrava nella cappella a differenza di poco prima in cui era decisamente localizzato nella zona interna del perineo. Fu l’orgasmo più lungo che avessi mai provato e sicuramente anche uno dei più intensi e sorprendenti e mi lasciò talmente stordito che non mi accorsi nemmeno che la nostra amica si era alzata, era ritornata a cavalcioni sul mio petto e mi aveva già appoggiato la cappella alle labbra. Mi prese la testa tra le mani, con dolcezza ma anche con decisione: anche lei meritava la sua soddisfazione e non avrei certo potuto negargliela. La spompinai con gusto sotto lo sguardo estasiato e un po’ invidioso di Chiara, soprattutto quando Val mi esplose in bocca regalandomi una nutriente e saporita colazione a base di sborra calda.
Finché, dopo una serata un po’ deludente, non saltò fuori l’idea che la selezione via web non dava sufficienti garanzie di risultato, e che avremmo potuto dedicarci alla scelta “on the road”. L’idea venne proprio da Chiara, che aveva raggiunto un livello di coinvolgimento notevole in queste nostre digressioni “trisessuali”. E così una bella sera ci trovammo a percorrere la statale nel tratto notoriamente battuto dalle trans – esattamente dove mesi prima avevo dato sfogo alla mia rabbia a seguito di quella brutta sorpresa.
- La mia schiava farà la scelta e le trattative, se ti va bene.
Chiara sorrise meravigliata ed eccitata, e così iniziammo la rassegna; la vedevo seguire con lo sguardo le trans lungo il ciglio della strada, in attesa di essere rimorchiate, ma ogni volta bisbigliava un “no, no, vai avanti”, finché improvvisamente mi mise la mano sulla coscia e mi urlò di accostare. Ebbi un sussulto: nella piazzola si stagliava scultorea una figura a me non nuova, alta, snella, terribilmente affascinante. Era chiaramente la Valchiria con l’unica differenza dei capelli a caschetto, ora più corti, con una frangetta dritta e definita e di un intenso rosso mogano.
- Sei sicura? Mi sembra... la tua fotocopia!
In effetti era proprio così, ed era per quel motivo che mesi prima la mia scelta era caduta su di lei. Ma evidentemente, dopo aver sperimentato tanti corpi differenti, piccole, formose, bionde, minute, anche massicce, esageratamente femminili o a volte eccessivamente mascoline... era venuto anche per lei il momento di ricercare la corrispondenza del suo reale e intimo canone estetico. E la Valchiria lo incarnava appieno, così come ovviamente incarnava il mio.
Concordammo i dettagli e salì in macchina, accettando di passare la serata a casa nostra. Non fece alcun cenno all’esperienza passata, evidentemente non mi aveva riconosciuto dato che di tempo e di clienti ne erano passati parecchi. Ma una volta a nostro agio in casa, senza farsi vedere da Chiara, mi strizzò l’occhio con un sorrisetto che diceva tutto. Mi misi così tranquillo, mentre osservavo quei due esseri statuari prendere un po’ di confidenza. Senza tacchi erano alte esattamente uguali e fisicamente molto simili, il ché mi attirava e suscitava in me una particolare eccitazione, subdola e perversa, stimolando fantasie confuse che avrebbero preso concretezza e definizione tempo dopo. Yelena, la valchiria, si avvicinò a Chiara e la stuzzicò in un abbraccio dolce, soave; le due bocche si accostarono immediatamente e combaciarono come due ventose, mentre le loro lingue iniziarono a danzare intrecciandosi in un crescendo voluttuoso di passione erotica, seguite dalle mani che esploravano reciprocamente i corpi rendendo inutile e fastidioso ogni capo di vestiario che nel giro di pochi minuti venne abbandonato sul pavimento, lasciando le due veneri prive di veli. Ancora una volta ebbi conferma delle somiglianze tra loro, a parte ovviamente per quel bel cazzetto che non ancora eretto penzolava dal glabro pube della nostra nuova amica: alte, longilinee, elegante punto d’incontro tra due nature opposte, da una parte la femminilità di Chiara dai tratti lievemente androgini, i tratti del volto forti, le spalle dritte, e dall’altra l’esaltazione della trasformazione di colei che, nata per errore maschio, trova rapidamente la sua vera natura e coltiva le sue vere forme in cui l’androgino sconfina senza indugio nel femminile più puro. E io restavo incantato ad osservare queste due gemelle diverse fondersi tra loro, sciogliersi, unire la loro pelle, entrare una nell’altra così intrecciate che se non fosse per il colore dei capelli non saprei nemmeno più distinguerle. Mi misi comodo in poltrona con il mio bicchiere di porto mentre si contorcevano come serpenti sul divano davanti a me in un 69 ambiguo, privo di linee definite, con Chiara che si dilettava nel più succulento dei pompini mentre Yelena esplorava con la lingua tutte le sue cavità, dalla rossa e succosa orchidea carnosa al roseo buchetto del culo sempre pronto e desideroso di farsi violare. E osservavo Chiara ricambiare, accentuando la contorsione e scopando con la lunga lingua l’unico, esperto, buco della sua compagna, esprimendo e dichiarando tutta la sua passione per il culo, suo e degli altri. Lasciai che si trasportassero così, da sole, verso il picco del piacere estatico; due orgasmi anali simultanei, rivoli appiccicosi di umori vaginali, delicati fiotti di sperma, sospiri tanto profondi quanto dolci. Un unisono musicale e vibrazionale che non dovevo e non volevo disturbare.
Le mie due statuarie compagne si accucciarono sul divano in totale relax, e offrii loro due bicchieri di porto. Yelena, che fin da subito ribattezzammo Val – da Valchiria – aveva i suoi trucchetti per mantenere alte le prestazioni per diverse ore e così, con il porto, buttò giù una pillolina magica e con malizia me ne offrì una; non l’avevo mai provata e senza pensarci troppo ma con la chiara sensazione che sarebbe stata una serata speciale accettai. Chiacchierammo un po’ mentre preparavo qualche tartina con burro e salmone, tanto per dare ancora più valore a questa prima pausa. Il desiderio da parte mia era già alle stelle e l’erezione stava diventando ingestibile, mentre anche l’uccello di Val riprendeva vigore. Sull’altro fronte la fisiologia della mia Troia personale non conosceva pause, e non passò molto che Chiara si ritrovò con un uccello in bocca, nella fattispecie il mio. Chinata a pecora tra le mie gambe gustava l’asta rigida, ormai marmorea, sfoderando le sue più raffinate tecniche di gola profonda, sgrillettandosi vogliosamente con la sinistra, sotto lo sguardo ammirato di Val che a sua volta iniziava a masturbarsi lentamente finché, alzatasi dal divano, si chinò dietro alla mia pompinara per iniziare un lento lavoro di lingua nel suo culo. Quando il buchetto fu adeguatamente rilassato e lubrificato si rialzò, le afferrò i fianchi tra le mani e affondò il colpo d’anca. L’uccello scivolò dentro senza incontrare restistenza, come se fosse aspirato da un desiderio incontenibile di penetrazione, come in effetti era. Il culo di Chiara, il suo sfintere, da quando ne aveva scoperto le incredibili potenzialità, era diventato il fulcro concentratore del suo piacere, l’amplificatore erotico, il fine ultimo della sua perversione ed era veramente raro che si terminasse una serata senza dedicargli le dovute attenzioni. I colpi d’anca di Val crescevano di intensità e provocavano gemiti ritmati nella mia Troia che faticosamente continuava a succhiarmi l’uccello con tale intensità che dopo un po’ dovetti farla smettere per non venire. Mi alzai e osservai la deliziosa scena, destinata a rimanere scolpita per sempre nella mia memoria fotografica. Diedi un bacio profondo a Chiara, a suggello della mia entusiastica approvazione, quindi feci lo stesso con Val: stava prendendo forma in me la sensazione di estrema intimità con questo essere straordinario che avevamo conosciuto solo poche ore prima. Mi inginocchiai dietro di lei e feci aderire il mio petto alla sua schiena mentre le mie mani scivolavano lungo i suoi fianchi, in avanti fino a stringerle il piccolo ed elegante seno, tanto simile esteticamente a quello di Chiara eppure così diverso al tatto, più sodo e turgido, adolescenziale, una sensazione completamente nuova. Devo ammetterlo: piacevole, eccitante. Mentre la accarezzavo e la massaggiavo le baciavo il collo, le orecchie, le facevo sentire il mio respiro caldo ed eccitato, lasciavo che percepisse il mio desiderio e la mia voglia crescente, e continuavo a strusciarmi, pelle contro pelle mentre il mio cazzo legnoso si insinuava incontrollabile tra le sue cosce, premeva sulle sue palle interferendo con la sua continua opera di stantuffamento nel culo di Chiara, risaliva subdolo verso la schiena e con uno schiocco elastico sbatteva catapultato sul mio ventre. Premetti ancora per farle sentire il calore e il turgore finché lei non rallentò i suoi movimenti e inarcando leggermente la schiena mi palesò un implicito invito a farla mia. Le diedi una rapida leccata alla rosellina quindi vi puntai la cappella e finalmente il mio uccello ritornò in quel culo che l’aveva accolto occasionalmente qualche mese prima. Ora ogni mio colpo si ripercuoteva, attraverso Val, nel culo di Chiara in una catena oscillatoria che ci legava e ci compenetrava, le mie mani sui fianchi della trans, le sue su quelli della mia serva e quelle di quest’ultima sulle proprie natiche, per divaricarle; e poi le mie mani a strizzare le tette di Val, le sue a massaggiare quelle di Chiara e quelle di Chiara affondate tra le cosce in uno sgrillettamento nevrotico, quasi masochistico. E l’onda erogena non sembrava voler finire e ci trascinava in uno stato di trance, l’ipnosi del ritmo ostinato che dopo lunghi interminabili minuti fu interrotta finalmente e inaspettatamente proprio da Chiara, l’elemento più passivo del trio, i cui sospiri affannosi si trasformarono in sonori rantoli fino a esplodere in un urlo soffocato a stento dal volto affondato nel cuscino del divano. Il suo secondo orgasmo l’aveva sopraffatta, catturata, salvata dall’annegamento in quel vortice ipnotico in cui nessuno avrebbe più potuto mantenere l’autocontrollo. Restammo Val e io, Chiara stesa sul tappeto a riprendersi dall’emozione ci fissava con un sorriso beato e godeva intimamente della vista del suo padrone che soddisfava colei che le aveva appena donato tanto. Ribaltai la nostra trans sul divano a pancia in su: mentre la scopavo volevo nutrire il mio sguardo con la sua anomala bellezza e come già avevo fatto sul cofano della mia auto impugnai il suo cazzo teso, caldo, stavolta pregno dei profumi della mia schiava e iniziai a segarla con forza. Volevo che Chiara mi vedesse alle prese con quel corpo ma anche che cogliesse la straordinarietà di questa nostra nuova avventura, diversa dalle precedenti in quanto elevata ad un livello superiore. E pompando con forza il culo di Val la portai all’orgasmo: i lunghi schizzi caldi le atterrarono sulle splendide tettine e ricamarono sulla sua pelle disegni disordinati e fluidi. Chiara si alzò e iniziò una delicata opera di pulizia con la lingua, leccando ogni goccia del prezioso nettare; a quella vista mi ritrovai sul punto di venire e il desiderio di riempire il culo della nostra nuova amica era decisamente forte, ma trovandomi davanti il viso dolce e assetato di Chiara capii che dovevo tributare a lei il mio succo e riuscii a sfilare in tempo il cazzo. La mia dolce schiava si avventò su di lui e lo avvolse con le labbra appena in tempo per ricevere l’esplosione lavica di sborra, suo nutrimento supremo che le donò l’emozionante sensazione del confronto dei nostri due differenti sapori.
Con un certo stupore notai che l’erezione, sia mia che di Val, non scemava per niente – grazie alle pilloline magiche. Nonostante ciò ci occorreva una pausa, se non altro per riprendere un po’ di fiato e bere qualcosa. Ma la serata fu interminabile: ancora una volta ordinammo pizze a domicilio ma questa volta ci divertimmo un po’ mettendo in atto una scenetta simpatica con il fattorino, il quale se ne andò senza aver riscosso il conto ma ben felice di aver ricevuto un superlativo pompino a due bocche da Val e Chiara, le novelle gemelle del sesso. Descrivere nel dettaglio tutti i particolari del resto della nottata risulterebbe impossibile e comunque riduttivo: non esistono parole per esprimere emozioni e sensazioni di quel livello. Voglio solo citare l’exploit finale della doppia penetrazione anale culminata in un orgasmo triplo simultaneo, degno suggello per un evento così totalizzante, con la sensazione incredibile di sentire i nostri due uccelli spruzzare insieme sborra nel culo di Chiara che si contraeva pulsando ritmicamente in preda alla perversione più incontrollabile. E non fu necessario dire null’altro, Val si fermò a dormire da noi, nel nostro letto, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Dormimmo profondamente e ci svegliammo stretti in un abbraccio triplo con Chiara in mezzo, rivolta verso di me. Val si strusciava già arzilla sulla sua schiena mentre le stringeva le tette tra le mani e le leccava il collo; Chiara era già calda e mi cacciò la lingua in bocca, esplorando con la mano tra le mie gambe in cerca del suo giocattolo preferito, già bello tosto come tutte le mattine. Fu un attimo e si ritrovò impalata in una doppia penetrazione, il desiderio della quale era stato proprio il motivo per cui avevamo esteso i nostri incontri al terzo sesso. Subito Val e io accordammo i ritmi dei nostri colpi in un unisono nel quale i nostri cazzi scivolavano dentro a Chiara fluidi, naturali, armonici. E li percepivamo, separati solo dalla sottile membrana tra retto e vagina, diffondere il loro calore nelle profondità più intime della mia perversa compagna. Ce la scopammo di gusto e di gusto lei si lasciò andare al piacere e all’orgasmo, il miglior modo per iniziare la giornata.
Fu allora che Val si avvicinò e si sdraiò su di me, appoggiandomi il seno al petto, baciandomi e accarezzandomi. Ora i nostri cazzi si strusciavano tra loro senza più nulla in mezzo; si inarcava dolcemente come a mimare un amplesso improbabile sotto lo sguardo divertito di Chiara che, dopo poco, si piazzò tra le nostre gambe e iniziò a leccarle per bene il culo, a lungo, lubrificandolo, rilassandolo, riscaldandolo. Lo stava preparando per qualcosa, Val intuì e si mise lentamente a cavalcioni sopra di me e quando si sollevò un poco sulle ginocchia Chiara guidò il mio uccello con la mano, puntando la cappella sulla rosellina di Val, pronta ad attendermi. Non dovetti muovermi, Val si lasciò calare su di me, impalandosi senza incontrare alcuna resistenza, e iniziò un lentissimo su e giù denso di dolcezza. La osservavo estasiato, la sua bellezza ambigua mi aveva ormai catturato ma senza togliere alcunché al ruolo di Chiara e alla profondità del nostro rapporto. Queste splendide tettine su cui dolcemente posavo le mani, il suo uccello teso appoggiato sul mio ventre, il suo sguardo perverso che esprimeva il piacere profondo di essere penetrata. Val conduceva il gioco come un direttore d’orchestra, ascoltava le contrazioni dei miei muscoli intuendo l’andamento del mio piacere, portandomi quasi al punto di non ritorno per fermarsi al momento giusto; e io la lasciavo fare, passivo. E ancora più passivo la lasciai fare quando, resasi conto che non mi sarei trattenuto a lungo, si sfilò dal mio cazzo e, accovacciata tra le mie gambe, le sollevò delicatamente con l’aiuto di Chiara, sua complice in un gioco che le vedeva perfettamente in sintonia quasi telepatica. Ora era la sua cappella a spingere sul mio sfintere, ma non riuscì a entrare. Ci pensò proprio Chiara, la quale con abbondanti dosi di saliva succhiò e lubrificò l’asta della nostra amica; il secondo tentativo ebbe esito immediato e Val scivolò dentro di me, iniziando a pomparmi dapprima con dolcezza quindi con intensità sempre crescente. Chiara si avventò sul mio uccello, avvolgendolo con le labbra. Non so quanto tempo trascorse, mi lasciai andare totalmente, chiusi gli occhi, svuotai la mente e poco dopo sentii una forma di piacere crescere in una curva lentissima ma inarrestabile, iniziai a eiaculare in un flusso continuo e Chiara beveva come da una fontana quantità di sborra inimmaginabili. Quando sembrava tutto finito Chiara si rialzò sorridente e mentre si leccava le labbra mi resi conto che non avevo ancora raggiunto il picco. Pregai Val di continuare, di scoparmi più forte, e iniziai a segarmi ad un ritmo frenetico; la seconda esplosione arrivò dopo pochi secondi, schizzi che partivano come proiettili impazziti mentre il mio piacere si concentrava nella cappella a differenza di poco prima in cui era decisamente localizzato nella zona interna del perineo. Fu l’orgasmo più lungo che avessi mai provato e sicuramente anche uno dei più intensi e sorprendenti e mi lasciò talmente stordito che non mi accorsi nemmeno che la nostra amica si era alzata, era ritornata a cavalcioni sul mio petto e mi aveva già appoggiato la cappella alle labbra. Mi prese la testa tra le mani, con dolcezza ma anche con decisione: anche lei meritava la sua soddisfazione e non avrei certo potuto negargliela. La spompinai con gusto sotto lo sguardo estasiato e un po’ invidioso di Chiara, soprattutto quando Val mi esplose in bocca regalandomi una nutriente e saporita colazione a base di sborra calda.
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