Il maglione di lana islandese
di
Yuko
genere
etero
Torniamo alla nostra dimora ad Akureyri, la seconda città islandese; le voglie e la curiosità salgono alle stelle.
Tiro subito fuori dalla sua confezione il maglione di spessa lana di pecora islandese che mi sono comprata alla boutique.
Con tutte le pecore che abbiamo visto girando tra fiordi, cascate e alla base dei ghiacciai di questa meravigliosa isola, oltre alla ovvia posizione per fare sesso, il desiderio di immergere le dita in questa lana è incontenibile.
Il disegno sul tessuto mi piace in modo indescrivibile.
Su un fondo color avorio, intorno al collo, in cerchi concentrici, si susseguono corone colorate di grigio chiaro, rosa e bianco, in linee, greche e disegni geometrici. Una banda di fiori viola si staglia su una cornice grigia e il tutto è armonico e delicato.
La lana, in verità, non è così soffice come sembrava sul dorso delle pecore, ma il calore e l'effetto avvolgente e protettivo ripagano la non ottimale vaporosità.
Il desiderio è ora quello di sentire la consistenza e il calore direttamente sulla pelle.
Mi spoglio nuda davanti all'ampio specchio e mi rivesto del solo golf che, cingendomi i fianchi, mi delimita le cosce al di sotto del pube.
La sensazione sulla pelle nuda è piacevole e l'effetto avvolgente, sui seni e intorno ai fianchi, e rassicurante.
Allargo le braccia e mi osservo nell'immagine riflessa.
Se alzo ulteriormente le braccia, sotto l'orlo ricamato spuntano i peli della vulva e, nella visione posteriore, la rotondità delle mie chiappotte. Concluderei con una buona votazione anche nel tema 'attrazione erotica'.
Passo le mani sulla tessitura che aderisce al mio petto e segue le mie curve adattandosi con precisione ai profili del mio corpo e mi sembra di avvertire una maggior morbidezza, forse esacerbata dal morbido contenitore al di sotto della trama lavorata a mano.
Sciolgo i capelli e mi rimiro piegando il capo di lato.
Così, a gambe nude, con la capigliatura sulla spalla che ricade su un seno, ricoperta di questo solo indumento, mi trovo sexy e attraente.
Mi scoperei da sola.
“Jos, che te ne pare?” Chiamo il mio fidanzato per la 'prova vitello'.
Lui smette di armeggiare sui bagagli e viene a vedermi.
“Mmm! Ti sta bene!” Mi risponde e il suo commento sembra sincero.
Sento il suo sguardo che mi scannerizza: il volto sorridente, i capelli sciolti, le corone di colori che mi esaltano il collo, il tessuto che si anima sollevandosi su seno, la fedele aderenza alla strettoia delle linee sulla vita, la pienezza dei fianchi che lascia immaginare il pube che ci sta raccolto, le cosce nude leggermente divaricate che si rastremano fino ai miei piedi nudi sul tappetino.
“Ti piaccio?” Lo stuzzico io, per farmi un po' corteggiare e ricevere qualche apprezzamento.
“Decisamente!”
Mi sento promossa a un esame universitario.
Lui, col capo inclinato e lo sguardo da professionista, mi osserva con occhio critico.
Si avvicina con passo lento e mi sfiora il maglione per saggiarne la consistenza.
Una mano dal collo scivola sulla spalla.
Anche lui nota che la lana non è così soffice come sembra.
“Prova qui.” Suggerisco, e gli sposto la mano sul mio seno.
“Qui è decisamente meglio!” constata lui, affondandomi le dita nella tetta.
Il mio capezzolo si eccita e sporge leggermente, increspando la superficie del maglione. Lui lo nota e ci passa sopra il dito. Poi avvolge con una carezza la curvatura della tetta e ancora ci immerge le dita.
“Sì, molto, ma molto morbida questa lana. Ma sei nuda sotto?”
“Non so...”, faccio l'ingenua, “non mi ricordo!”
Lui prolunga la carezza fino al mio ventre e, scendendo più in basso, la sua mano affonda tra le mie cosce. Io guardo con finta curiosità l'evoluzione delle indagini e, mentre lui solleva il bordo del golf e mi scopre la passera: “Oh! In effetti ero nuda!” confermo con sorpresa.
Lui sorride con benevolenza.
“Anche questo vello è molto morbido!” conclude dopo avermi accarezzato lungamente i peli del pube.
Tutte queste manovre hanno provocato un'escalation dei miei desideri sessuali, che ora si impongono con impazienza.
“Ma... senti ancora se è 'veramente' così morbido. Anche dietro, intendo.” Aggiungo, con l'espressione di velata preoccupazione che si addice al momento.
Lui assume un piglio serio. Mi tocca il sedere attraverso il maglione. Lo tocca di nuovo, lo stringe a due mani per farsi un'idea più precisa. Poi risale sulla mia schiena, lieve e preciso; riporta le due mani davanti e mi prende le tette, mentre io piego indietro la testa, ormai posseduta dal piacere che sta prendendo il sopravvento su ogni altra funzione.
“Sì, è davvero morbido!” conclude finalmente, e, con lentezza, tirandolo per le spalle, mi solleva l'indumento.
Le mie cosce si scoprono sul ciuffo nero dei peli del mio monte di Venere.
Segue il ventre con il piccolo ombelico; l'arcata costale si arrende alla debordante curvatura del mio seno. I capezzoli vengono alla luce, eccitati dal lento fluire della lana islandese sulla mia pelle.
Il tessuto mi si sfila dal capo e dalle braccia e resto nuda davanti al mio uomo, visibilmente eccitato.
Le braccia ancora alte, le ascelle lisce e delicate, il mio volto invitante, lo sguardo incoraggiante mentre socchiudo gli occhi per rapirlo ai miei desideri.
Lui si scioglie come un panetto di burro. Con studiati movimenti mi passa una mano intorno alla vita, apprezza la setosità della mia belle, mi stringe a sé finchè il mio seno non tocca il suo petto. Si immerge nei miei capelli per ghermirmi il collo di baci e mi conduce al letto.
Qui le sue tenerezze si slatentizzano, dalle labbra al collo, ai miei seni e alla pancia, fino alle cosce e al boschetto del mistero, con il pozzo dei desideri che vi si cela.
Molto morbida questa lana islandese, e con quell'effetto... come dire. Vagamente afrodisiaco.
Tiro subito fuori dalla sua confezione il maglione di spessa lana di pecora islandese che mi sono comprata alla boutique.
Con tutte le pecore che abbiamo visto girando tra fiordi, cascate e alla base dei ghiacciai di questa meravigliosa isola, oltre alla ovvia posizione per fare sesso, il desiderio di immergere le dita in questa lana è incontenibile.
Il disegno sul tessuto mi piace in modo indescrivibile.
Su un fondo color avorio, intorno al collo, in cerchi concentrici, si susseguono corone colorate di grigio chiaro, rosa e bianco, in linee, greche e disegni geometrici. Una banda di fiori viola si staglia su una cornice grigia e il tutto è armonico e delicato.
La lana, in verità, non è così soffice come sembrava sul dorso delle pecore, ma il calore e l'effetto avvolgente e protettivo ripagano la non ottimale vaporosità.
Il desiderio è ora quello di sentire la consistenza e il calore direttamente sulla pelle.
Mi spoglio nuda davanti all'ampio specchio e mi rivesto del solo golf che, cingendomi i fianchi, mi delimita le cosce al di sotto del pube.
La sensazione sulla pelle nuda è piacevole e l'effetto avvolgente, sui seni e intorno ai fianchi, e rassicurante.
Allargo le braccia e mi osservo nell'immagine riflessa.
Se alzo ulteriormente le braccia, sotto l'orlo ricamato spuntano i peli della vulva e, nella visione posteriore, la rotondità delle mie chiappotte. Concluderei con una buona votazione anche nel tema 'attrazione erotica'.
Passo le mani sulla tessitura che aderisce al mio petto e segue le mie curve adattandosi con precisione ai profili del mio corpo e mi sembra di avvertire una maggior morbidezza, forse esacerbata dal morbido contenitore al di sotto della trama lavorata a mano.
Sciolgo i capelli e mi rimiro piegando il capo di lato.
Così, a gambe nude, con la capigliatura sulla spalla che ricade su un seno, ricoperta di questo solo indumento, mi trovo sexy e attraente.
Mi scoperei da sola.
“Jos, che te ne pare?” Chiamo il mio fidanzato per la 'prova vitello'.
Lui smette di armeggiare sui bagagli e viene a vedermi.
“Mmm! Ti sta bene!” Mi risponde e il suo commento sembra sincero.
Sento il suo sguardo che mi scannerizza: il volto sorridente, i capelli sciolti, le corone di colori che mi esaltano il collo, il tessuto che si anima sollevandosi su seno, la fedele aderenza alla strettoia delle linee sulla vita, la pienezza dei fianchi che lascia immaginare il pube che ci sta raccolto, le cosce nude leggermente divaricate che si rastremano fino ai miei piedi nudi sul tappetino.
“Ti piaccio?” Lo stuzzico io, per farmi un po' corteggiare e ricevere qualche apprezzamento.
“Decisamente!”
Mi sento promossa a un esame universitario.
Lui, col capo inclinato e lo sguardo da professionista, mi osserva con occhio critico.
Si avvicina con passo lento e mi sfiora il maglione per saggiarne la consistenza.
Una mano dal collo scivola sulla spalla.
Anche lui nota che la lana non è così soffice come sembra.
“Prova qui.” Suggerisco, e gli sposto la mano sul mio seno.
“Qui è decisamente meglio!” constata lui, affondandomi le dita nella tetta.
Il mio capezzolo si eccita e sporge leggermente, increspando la superficie del maglione. Lui lo nota e ci passa sopra il dito. Poi avvolge con una carezza la curvatura della tetta e ancora ci immerge le dita.
“Sì, molto, ma molto morbida questa lana. Ma sei nuda sotto?”
“Non so...”, faccio l'ingenua, “non mi ricordo!”
Lui prolunga la carezza fino al mio ventre e, scendendo più in basso, la sua mano affonda tra le mie cosce. Io guardo con finta curiosità l'evoluzione delle indagini e, mentre lui solleva il bordo del golf e mi scopre la passera: “Oh! In effetti ero nuda!” confermo con sorpresa.
Lui sorride con benevolenza.
“Anche questo vello è molto morbido!” conclude dopo avermi accarezzato lungamente i peli del pube.
Tutte queste manovre hanno provocato un'escalation dei miei desideri sessuali, che ora si impongono con impazienza.
“Ma... senti ancora se è 'veramente' così morbido. Anche dietro, intendo.” Aggiungo, con l'espressione di velata preoccupazione che si addice al momento.
Lui assume un piglio serio. Mi tocca il sedere attraverso il maglione. Lo tocca di nuovo, lo stringe a due mani per farsi un'idea più precisa. Poi risale sulla mia schiena, lieve e preciso; riporta le due mani davanti e mi prende le tette, mentre io piego indietro la testa, ormai posseduta dal piacere che sta prendendo il sopravvento su ogni altra funzione.
“Sì, è davvero morbido!” conclude finalmente, e, con lentezza, tirandolo per le spalle, mi solleva l'indumento.
Le mie cosce si scoprono sul ciuffo nero dei peli del mio monte di Venere.
Segue il ventre con il piccolo ombelico; l'arcata costale si arrende alla debordante curvatura del mio seno. I capezzoli vengono alla luce, eccitati dal lento fluire della lana islandese sulla mia pelle.
Il tessuto mi si sfila dal capo e dalle braccia e resto nuda davanti al mio uomo, visibilmente eccitato.
Le braccia ancora alte, le ascelle lisce e delicate, il mio volto invitante, lo sguardo incoraggiante mentre socchiudo gli occhi per rapirlo ai miei desideri.
Lui si scioglie come un panetto di burro. Con studiati movimenti mi passa una mano intorno alla vita, apprezza la setosità della mia belle, mi stringe a sé finchè il mio seno non tocca il suo petto. Si immerge nei miei capelli per ghermirmi il collo di baci e mi conduce al letto.
Qui le sue tenerezze si slatentizzano, dalle labbra al collo, ai miei seni e alla pancia, fino alle cosce e al boschetto del mistero, con il pozzo dei desideri che vi si cela.
Molto morbida questa lana islandese, e con quell'effetto... come dire. Vagamente afrodisiaco.
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