Una samurai, una vichinga e un hooligan
di
Yuko
genere
trio
Verso le tre di notte un uomo raggiunge l'entrata della stanza 14, andatura incerta, appoggiato alla pareti, mentre barcolla pericolosamente.
La porta è solo accostata.
Entra all'interno cercando di orientarsi. La stanza è illuminata solo dalla fioca luce di una lampada a terra di fianco al letto matrimoniale.
Due ragazze giacciono nude una sull'altra: una bruna, le gambe aperte, di traverso nel letto; l'altra bionda, rannicchiata sul suo ventre, il capo tra suoi i seni, il sedere in aria, la sua mano tra le cosce della compagna.
“Cazzo, ho sbagliato stanza” sussurra il maschio mentre un conato di vomito si affaccia al suo esofago all'apice di un fondo continuo di nausea.
Lui, olandese, conosce bene i sintomi dell'eccesso di alcool e le possibilità di perdere riferimenti spaziali e temporali.
Esce dalla stanza continuando ad appoggiarsi al muro e prosegue all'esterno della guest house in cerca del proprio letto.
Ma la porta successiva è chiusa.
Sbircia il numero sopra lo stipite: 15.
La testa gli gira, ma l'aria fresca comincia a risvegliarlo dai fumi etilici e ritorna indietro in cerca della 14, in questa domiciliazione fugace, nel corso della sua vacanza in Islanda.
Una delle due ragazze del primo appartamento, al 14 si è risvegliata alla prima intrusione dell'ubriaco.
Apre gli occhi e si ritrova nuda, sul corpo di un'altra donna, anch'essa nuda, che dorme profondamente sotto di lei.
La giovane bionda scopre la propria mano tra le cosce dell'altra, proprio sulla sua passera, si ricorda delle precedenti ore trascorse facendo sesso sfrenato e sorride, sollevandosi, e rimirando il corpo di una donna orientale, ancora assorta in un sonno sereno.
Nonostante sia sdraiata, il seno svetta sodo, senza risentire della gravità. La vita è stretta prima di allargarsi lungo i fianchi delimitando, come una tonda cornice, un delta di peli dritti e neri che si perdono all'inizio di una vulva deliziosamente socchiusa.
Le scure piccole labbra, dal contorno finemente ondulato sono dolcemente aperte, e la ragazza, di origini islandesi, viene rapida dal desiderio di leccarle, di assaporarle, di annusarle e di perdersi nell'universo che promettono.
Allarga quelle cosce, si avvicina col viso e inizia un rosario di piccoli baci tra le cosce e i petali della scura orchidea.
L'odore di sesso di donna si sprigiona fragrante e caldo, avvolgente e balsamico, e una ossequiosa lingua prosegue la stimolazione, allargando i petali per tuffarsi nel cuore rosso vivo che ne è racchiuso.
Stupita e sopraffatta dalla prima vulva asiatica che esplora, dalle pigmentazioni estreme e dai contrasti cromatici, si immerge con la lingua, perdendosi nei misteriosi segreti dell'estremo oriente.
La bruna, di origine giapponese, si risveglia richiamata alla coscienza dal proprio apparato genitale che sta subendo la dolce sevizia e già spalanca le labbra in un lungo incontrollabile sospiro di piacere.
Apre gli occhi e vede la bionda china tra le proprie cosce. Il suo seno le sfiora il ventre.
Due belle tette, tonde e tese, con capezzoli rosa chiari, affilati come spilli, le lambiscono i fianchi e l'ombelico, scosse dai piccoli movimenti trasmessi dalla vorace iniziativa che si svolge poco più sotto.
“Hjalta...” sussurra l'asiatica, allungando la mano ad accarezzare il sedere della piccola vichinga.
Ma l'altra è così assorta a leccare quella figa che sotto le sue labbra si sta bagnando emettendo vischio come in un'eruzione vulcanica, che non si accorge della voce che la chiama.
La donna orientale allunga le mani sulle cosce della ragazza, se le trascina contro, allargandole.
Un ciuffo di peli biondi sporge come la criniera di un cavallino islandese, e la donna bruna riesce a far girare la compagna mettendosela a cavalcioni sul proprio ventre.
“Yuko!” le risponde la compagna, trovandola sveglia e assecondandola mettendosi in posizione di 69 sopra di lei.
Ora le due donne si esplorano a vicenda, si donano piacere e lo cercano, allargando le proprie cosce e sporgendo le proprie fighe verso baci, lingue e bocche impazienti e piene di desideri.
Yuko si sposta un cuscino sotto la nuca per farsi più vicina al sesso dell'amica, sporge le lingua e con le mani si fissa ai lombi della vichinga per avvicinarsi tra le sue cosce.
Hjalta avvolge con le sue braccia le gambe della giapponese immergendosi nei mari dell'estremo oriente, nei sapori e negli umori orientali che le si offrono, unici e inediti.
L'olandese, intanto, è ritornato all'ingresso della stanza 14 e ha definitivamente deciso che quella è la stanza che cercava.
Fatica a orientarsi, a connettere i poveri neuroni storditi dall'alcool, ma vede il culo di una ragazza a carponi di fronte a lui. Un sedere sporgente davanti a una schiena piegata in basso oltre il suo campo visivo. Una posizione invitante che non lascia spazio a equivochi.
Riconosce sulle lenzuola la chioma scura della donna che identifica come la sua compagna di vita, prende coscienza degli occhi orientali, degli zigomi alti e delle unghie delle mani smaltate di acquamarina, e tanto gli basta per quanto il suo apparato cognitivo gli concede in quel momento.
Senza troppe pretese di conoscenze anatomiche e senza perdersi in futili ragionamenti, ora che il tasso alcoolico comincia a ridursi a livelli accettabili, si slaccia i pantaloni, si stappa di dosso la maglietta e, con andatura più equilibrata, si avvicina a quel culo che svetta in inequivocabile ricerca delle sue attenzioni.
Afferra i fianchi e contempla il sedere tondo, le chiappe aperte, lì sotto i suoi occhi, e quel poco sangue che faticosamente si muoveva tra le sue arterie cerebrali, precipita tra i suoi inguini, gonfiando il battacchio che ivi dimora.
Qualche generosa leccata al buco del culetto che sembra fremere di desiderio umettato dalla sua saliva, poi si appoggia sul bacino della ragazza, lo piega in avanti per far emergere la figa da sotto il culo, si sfila le mutande sguainando la manichetta di un idrante pronto al lavoro e, dopo aver sondato il passaggio, si infila deciso nella vulva che si schiude al suo passaggio.
Morbide mucose, cedevoli e spugnose, sature di liquidi vischiosi e lubrificanti accolgono la cappella che incede come un sommozzatore nelle meraviglie di una grotta marina.
“Ooohhh!” un lamento di piacere e di stupore proviene dalla semioscurità, segno che l'entrata in scena è stata apprezzata.
L'olandese resta profondamente impiantato in quella figa calda, stretta e accogliente, sentendo l'uccello avvolto e massaggiato dalle pareti vaginali toniche ed elastiche e inizia un lento movimento di dentro e fuori.
Yuko apre gli occhi avendo sentito la passera della ragazza scivolarle via dalla bocca, rapita verso altre destinazioni.
Dopo un attimo di incertezza alza gli occhi e, tra membro e scroto riconosce il proprio compagno che sta beatamente scopando la vichinga.
La prospettiva, svelata dall'illuminazione invertita dovuta alla fonte luminosa caduta dal comodino, sarebbe anche interessante, ma la situazione è precipitata e necessita di correzione.
“Jos, ma che cazzo stai facendo?”
Di colpo Hjalta si gira e si accorge che quello che la stava penetrando non sono due dita della compagna, ma il cazzo turgido di un estraneo, che la sta ancora reggendo per i fianchi per non farsela scivolare via.
“Aho! Ma chi cazzo sei!”
La ragazza, con un'agilità sorprendente, si sposta svuotandosi del membro che vi aveva trovato confortevole dimora, si alza e si avventa contro lo sconosciuto tempestandolo di pugni e di parole incomprensibili.
Yuko scatta in piedi come una molla e cerca di ricomporre l'equivoco, trattenendo l'islandese e allontanando l'olandese che nel frattempo è rimasto inebetito sotto la grandinata di pugnetti, per la verità quasi inoffensivi.
In qualche urlo, qualche spiegazione e molte scuse la situazione si ricompone e il risultato è dato da due donne nude in piedi e un uomo nudo di fronte a esse, con un'erezione che comincia a dar segni di cedimento.
Hjalta scoppia a piangere e poi si mette a ridere e si accascia tra le braccia della giapponese, appoggiando il capo tra i suoi seni. Yuko l'abbraccia protettiva, mentre lancia uno sguardo di rimprovero al fidanzato che, ora un poco più lucido, si chiude in un'espressione di rammarico e imbarazzo.
Poi orientale adagia nuovamente la piccola vichinga sulle lenzuola e fra baci sul volto e sul seno e carezze sul ventre e tra le cosce, la riporta alla calma e alla rilassatezza improvvisamente interrotte.
“Tranquilla, piccola mia, non è successo nulla... quasi nulla. È Jos, il mio fidanzato, e pensava che quel culetto per aria fosse il mio. Tutto qui.”
E intanto le bacia le labbra e le infila le dita tra i capelli, biondi e spettinati dopo la notte di sesso senza limiti.
“In fondo”, minimizza ora la ragazza, “non mi era neanche dispiaciuto più di tanto, sentirla così piena e gonfia.”
Yuko è ora su di lei, le bacia il seno, le stuzzica i capezzoli con la lingua e intanto con la mano le accarezza la passera, ci infila dentro le dita.
La figa di Hjalta è ancora satura di umori, molle come un caldo mollusco e l'asiatica, fissato il pollice sul clitoride, dritto e appuntito, entra con due dita nella sua vagina, allargandole e stimolandola intorno al punto G.
A questo punto la situazione si è ribaltata e quello che sporge verso l'alto, ora, è il sedere della donna bruna.
Senza troppi patemi d'animo, l'olandese rianima il proprio stallone con qualche incoraggiamento manuale e lo infila tra le cosce della proprie fidanzata, quasi riconoscendo a memoria la strada di casa.
I gemiti delle due donne ora si mescolano e si confondono, mentre da dietro l'olandese comincia a imporre un ritmo sostenuto.
La samurai e la vichinga iniziano a baciarsi trasmettendosi, bocca a bocca, lingua, saliva e gemiti sempre più sostenuti.
Le dita di Yuko nel frutto maturo di Hjalta, succhi di intenso profumo scivolano sulle mani e sulle cosce, bagnando le lenzuola.
La ragazza con la mano segue il ventre della giapponese, supera il confine dei peli e si ferma sul pistillo morbido e gonfio che vi trova mentre da dietro un instancabile stantuffo esce e rientra con forza nel meandro accogliente aperto a riceverlo.
Le due donne presto si concedono l'ennesimo loro simultaneo orgasmo mugolando il loro piacere nelle bocche una dell'altra e finalmente anche lo stallone esplode in una fontana di acqua termale nelle viscere della propria donna.
Yuko si adagia sul seno della vichinga mantenendo le dita dentro al suo caldo fiordo, ancora infilzata dallo spiedo del fidanzato che si accascia sul corpo esausto delle due donne, appagate e sfinite dall'infinita sequenza di sesso.
Poi è solo sonno ristoratore, torpore e un lento fluire di liquidi biologici, in un respiro profondo e appagato.
La porta è solo accostata.
Entra all'interno cercando di orientarsi. La stanza è illuminata solo dalla fioca luce di una lampada a terra di fianco al letto matrimoniale.
Due ragazze giacciono nude una sull'altra: una bruna, le gambe aperte, di traverso nel letto; l'altra bionda, rannicchiata sul suo ventre, il capo tra suoi i seni, il sedere in aria, la sua mano tra le cosce della compagna.
“Cazzo, ho sbagliato stanza” sussurra il maschio mentre un conato di vomito si affaccia al suo esofago all'apice di un fondo continuo di nausea.
Lui, olandese, conosce bene i sintomi dell'eccesso di alcool e le possibilità di perdere riferimenti spaziali e temporali.
Esce dalla stanza continuando ad appoggiarsi al muro e prosegue all'esterno della guest house in cerca del proprio letto.
Ma la porta successiva è chiusa.
Sbircia il numero sopra lo stipite: 15.
La testa gli gira, ma l'aria fresca comincia a risvegliarlo dai fumi etilici e ritorna indietro in cerca della 14, in questa domiciliazione fugace, nel corso della sua vacanza in Islanda.
Una delle due ragazze del primo appartamento, al 14 si è risvegliata alla prima intrusione dell'ubriaco.
Apre gli occhi e si ritrova nuda, sul corpo di un'altra donna, anch'essa nuda, che dorme profondamente sotto di lei.
La giovane bionda scopre la propria mano tra le cosce dell'altra, proprio sulla sua passera, si ricorda delle precedenti ore trascorse facendo sesso sfrenato e sorride, sollevandosi, e rimirando il corpo di una donna orientale, ancora assorta in un sonno sereno.
Nonostante sia sdraiata, il seno svetta sodo, senza risentire della gravità. La vita è stretta prima di allargarsi lungo i fianchi delimitando, come una tonda cornice, un delta di peli dritti e neri che si perdono all'inizio di una vulva deliziosamente socchiusa.
Le scure piccole labbra, dal contorno finemente ondulato sono dolcemente aperte, e la ragazza, di origini islandesi, viene rapida dal desiderio di leccarle, di assaporarle, di annusarle e di perdersi nell'universo che promettono.
Allarga quelle cosce, si avvicina col viso e inizia un rosario di piccoli baci tra le cosce e i petali della scura orchidea.
L'odore di sesso di donna si sprigiona fragrante e caldo, avvolgente e balsamico, e una ossequiosa lingua prosegue la stimolazione, allargando i petali per tuffarsi nel cuore rosso vivo che ne è racchiuso.
Stupita e sopraffatta dalla prima vulva asiatica che esplora, dalle pigmentazioni estreme e dai contrasti cromatici, si immerge con la lingua, perdendosi nei misteriosi segreti dell'estremo oriente.
La bruna, di origine giapponese, si risveglia richiamata alla coscienza dal proprio apparato genitale che sta subendo la dolce sevizia e già spalanca le labbra in un lungo incontrollabile sospiro di piacere.
Apre gli occhi e vede la bionda china tra le proprie cosce. Il suo seno le sfiora il ventre.
Due belle tette, tonde e tese, con capezzoli rosa chiari, affilati come spilli, le lambiscono i fianchi e l'ombelico, scosse dai piccoli movimenti trasmessi dalla vorace iniziativa che si svolge poco più sotto.
“Hjalta...” sussurra l'asiatica, allungando la mano ad accarezzare il sedere della piccola vichinga.
Ma l'altra è così assorta a leccare quella figa che sotto le sue labbra si sta bagnando emettendo vischio come in un'eruzione vulcanica, che non si accorge della voce che la chiama.
La donna orientale allunga le mani sulle cosce della ragazza, se le trascina contro, allargandole.
Un ciuffo di peli biondi sporge come la criniera di un cavallino islandese, e la donna bruna riesce a far girare la compagna mettendosela a cavalcioni sul proprio ventre.
“Yuko!” le risponde la compagna, trovandola sveglia e assecondandola mettendosi in posizione di 69 sopra di lei.
Ora le due donne si esplorano a vicenda, si donano piacere e lo cercano, allargando le proprie cosce e sporgendo le proprie fighe verso baci, lingue e bocche impazienti e piene di desideri.
Yuko si sposta un cuscino sotto la nuca per farsi più vicina al sesso dell'amica, sporge le lingua e con le mani si fissa ai lombi della vichinga per avvicinarsi tra le sue cosce.
Hjalta avvolge con le sue braccia le gambe della giapponese immergendosi nei mari dell'estremo oriente, nei sapori e negli umori orientali che le si offrono, unici e inediti.
L'olandese, intanto, è ritornato all'ingresso della stanza 14 e ha definitivamente deciso che quella è la stanza che cercava.
Fatica a orientarsi, a connettere i poveri neuroni storditi dall'alcool, ma vede il culo di una ragazza a carponi di fronte a lui. Un sedere sporgente davanti a una schiena piegata in basso oltre il suo campo visivo. Una posizione invitante che non lascia spazio a equivochi.
Riconosce sulle lenzuola la chioma scura della donna che identifica come la sua compagna di vita, prende coscienza degli occhi orientali, degli zigomi alti e delle unghie delle mani smaltate di acquamarina, e tanto gli basta per quanto il suo apparato cognitivo gli concede in quel momento.
Senza troppe pretese di conoscenze anatomiche e senza perdersi in futili ragionamenti, ora che il tasso alcoolico comincia a ridursi a livelli accettabili, si slaccia i pantaloni, si stappa di dosso la maglietta e, con andatura più equilibrata, si avvicina a quel culo che svetta in inequivocabile ricerca delle sue attenzioni.
Afferra i fianchi e contempla il sedere tondo, le chiappe aperte, lì sotto i suoi occhi, e quel poco sangue che faticosamente si muoveva tra le sue arterie cerebrali, precipita tra i suoi inguini, gonfiando il battacchio che ivi dimora.
Qualche generosa leccata al buco del culetto che sembra fremere di desiderio umettato dalla sua saliva, poi si appoggia sul bacino della ragazza, lo piega in avanti per far emergere la figa da sotto il culo, si sfila le mutande sguainando la manichetta di un idrante pronto al lavoro e, dopo aver sondato il passaggio, si infila deciso nella vulva che si schiude al suo passaggio.
Morbide mucose, cedevoli e spugnose, sature di liquidi vischiosi e lubrificanti accolgono la cappella che incede come un sommozzatore nelle meraviglie di una grotta marina.
“Ooohhh!” un lamento di piacere e di stupore proviene dalla semioscurità, segno che l'entrata in scena è stata apprezzata.
L'olandese resta profondamente impiantato in quella figa calda, stretta e accogliente, sentendo l'uccello avvolto e massaggiato dalle pareti vaginali toniche ed elastiche e inizia un lento movimento di dentro e fuori.
Yuko apre gli occhi avendo sentito la passera della ragazza scivolarle via dalla bocca, rapita verso altre destinazioni.
Dopo un attimo di incertezza alza gli occhi e, tra membro e scroto riconosce il proprio compagno che sta beatamente scopando la vichinga.
La prospettiva, svelata dall'illuminazione invertita dovuta alla fonte luminosa caduta dal comodino, sarebbe anche interessante, ma la situazione è precipitata e necessita di correzione.
“Jos, ma che cazzo stai facendo?”
Di colpo Hjalta si gira e si accorge che quello che la stava penetrando non sono due dita della compagna, ma il cazzo turgido di un estraneo, che la sta ancora reggendo per i fianchi per non farsela scivolare via.
“Aho! Ma chi cazzo sei!”
La ragazza, con un'agilità sorprendente, si sposta svuotandosi del membro che vi aveva trovato confortevole dimora, si alza e si avventa contro lo sconosciuto tempestandolo di pugni e di parole incomprensibili.
Yuko scatta in piedi come una molla e cerca di ricomporre l'equivoco, trattenendo l'islandese e allontanando l'olandese che nel frattempo è rimasto inebetito sotto la grandinata di pugnetti, per la verità quasi inoffensivi.
In qualche urlo, qualche spiegazione e molte scuse la situazione si ricompone e il risultato è dato da due donne nude in piedi e un uomo nudo di fronte a esse, con un'erezione che comincia a dar segni di cedimento.
Hjalta scoppia a piangere e poi si mette a ridere e si accascia tra le braccia della giapponese, appoggiando il capo tra i suoi seni. Yuko l'abbraccia protettiva, mentre lancia uno sguardo di rimprovero al fidanzato che, ora un poco più lucido, si chiude in un'espressione di rammarico e imbarazzo.
Poi orientale adagia nuovamente la piccola vichinga sulle lenzuola e fra baci sul volto e sul seno e carezze sul ventre e tra le cosce, la riporta alla calma e alla rilassatezza improvvisamente interrotte.
“Tranquilla, piccola mia, non è successo nulla... quasi nulla. È Jos, il mio fidanzato, e pensava che quel culetto per aria fosse il mio. Tutto qui.”
E intanto le bacia le labbra e le infila le dita tra i capelli, biondi e spettinati dopo la notte di sesso senza limiti.
“In fondo”, minimizza ora la ragazza, “non mi era neanche dispiaciuto più di tanto, sentirla così piena e gonfia.”
Yuko è ora su di lei, le bacia il seno, le stuzzica i capezzoli con la lingua e intanto con la mano le accarezza la passera, ci infila dentro le dita.
La figa di Hjalta è ancora satura di umori, molle come un caldo mollusco e l'asiatica, fissato il pollice sul clitoride, dritto e appuntito, entra con due dita nella sua vagina, allargandole e stimolandola intorno al punto G.
A questo punto la situazione si è ribaltata e quello che sporge verso l'alto, ora, è il sedere della donna bruna.
Senza troppi patemi d'animo, l'olandese rianima il proprio stallone con qualche incoraggiamento manuale e lo infila tra le cosce della proprie fidanzata, quasi riconoscendo a memoria la strada di casa.
I gemiti delle due donne ora si mescolano e si confondono, mentre da dietro l'olandese comincia a imporre un ritmo sostenuto.
La samurai e la vichinga iniziano a baciarsi trasmettendosi, bocca a bocca, lingua, saliva e gemiti sempre più sostenuti.
Le dita di Yuko nel frutto maturo di Hjalta, succhi di intenso profumo scivolano sulle mani e sulle cosce, bagnando le lenzuola.
La ragazza con la mano segue il ventre della giapponese, supera il confine dei peli e si ferma sul pistillo morbido e gonfio che vi trova mentre da dietro un instancabile stantuffo esce e rientra con forza nel meandro accogliente aperto a riceverlo.
Le due donne presto si concedono l'ennesimo loro simultaneo orgasmo mugolando il loro piacere nelle bocche una dell'altra e finalmente anche lo stallone esplode in una fontana di acqua termale nelle viscere della propria donna.
Yuko si adagia sul seno della vichinga mantenendo le dita dentro al suo caldo fiordo, ancora infilzata dallo spiedo del fidanzato che si accascia sul corpo esausto delle due donne, appagate e sfinite dall'infinita sequenza di sesso.
Poi è solo sonno ristoratore, torpore e un lento fluire di liquidi biologici, in un respiro profondo e appagato.
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