Quel taglio in mezzo alle gambe (prima parte)

di
genere
esibizionismo

“Con queste mammelle riuscireste facilmente a produrre fino a cinque litri di latte al giorno!”
Dopo aver percepito il brusio di un colloquio di fianco a me, mi sveglio definitivamente con questa frase che mi giunge alle orecchie nitida e ben comprensibile.
“Cinque litri di latte mi sembra davvero esagerato.”
Sento rispondere alle mie spalle.
Mi guardo in giro, ma non riesco a muovermi né a sollevarmi.
Sono legata ai polsi e alle caviglie con lacci di cuoio, su un lettino come quelli chirurgici, ricoperto da un lenzuolo verde di ospedale.
Alzo appena la testa e mi accorgo di essere completamente nuda, di fianco a un gruppo di persone in borghese che discutono di me indicandomi le varie parti del corpo in esame.
“Guardi, glielo garantisco. Con la giusta stimolazione ormonale in poche settimane arrivereste a cinque, ma forse anche più, litri di ottimo latte umano.”
“Mi accontenterei anche di quattro. Tutto sommato l'esemplare è ancora giovane.”
Ma che razza di discorsi stanno facendo questi dementi? E io dove cazzo mi trovo, legata, nuda e sotto gli occhi e le mani di questi guardoni impazziti che fanno discorsi sconclusionati?
Uno di quelli addirittura mi palpa una tetta per sincerarsi della qualità del tessuto ghiandolare e convincere l'acquirente.
“Senta, senta qui come sono sode!”
E due o tre persone mi affondano le dita nei seni convenendo che la consistenza è appropriata.
Io scuoto la testa e cerco di ricordarmi come cavolo sia finita in questa assurda situazione.
Quelli intanto continuano a parlare di me, decantando la forte muscolatura delle gambe e delle braccia. “Un esemplare forte e resistente!” Continuano a sciorinare, come se fossi una vacca al mercato del bestiame. Ci manca solo che ora mi guardino i denti!
Stamattina stavo facendo una risonanza magnetica nucleare e a un certo punto mi ricordo che avevano fermato la procedura perchè si era creata un'anomalia tra i campi magnetici che stavano interferendo con il vicino ciclotrone che produce isotopi per la Tomografia a emissione di positroni, un'altra strumentazione in uso nell'ospedale in cui lavoro.
C'era stato un gran movimento di tecnici tra i due studi, ma non mi hanno detto di che cosa si trattasse, ma il risultato è che ora mi ritrovo qui, non so più dove e quando e a fare che, con questi che mi stanno trattando come una bestia da latte.
“I fianchi sono un po' stretti” sento continuare qualcuno che seguita ad accampare obiezioni esprimendo scetticismo sul mio fisico e sulle mie potenzialità produttive nell'industria alimentare.
L'ispezione sul mio corpo continua e mi sento morire di imbarazzo, nuda come sono, sotto gli occhi di tutta questa gente.
Vorrei intervenire esprimendo il mio disappunto, ma mi sento ancora così spaesata in questa irragionevole situazione che fatico a capacitarmi.
“Scusi, ma quel taglio lì?”
“Quale taglio?”
L'attenzione degli astanti si sposta verso il punto in cui convergono le mie cosce.
“Ma sì, quello squarcio, lì sotto il vello. Come lo spiega?”
“Porca miseria! Non ci avevo fatto caso.” E uno sguardo di rimprovero severo si sparge da colui che parla verso alcuni inservienti che cominciano ad agitarsi in evidente imbarazzo.
“Guardi, mi spiace, vedo ora per la prima volta questa lattiera e scopro solo adesso che deve essere un residuato del magazzino, un vecchio modello.”
E intanto una feroce occhiata fa ammutolire i responsabili di questo gravoso equivoco.
“Be', tuttavia mi sembra ancora in ottime condizioni.” Riprende l'altro concedendo indulgenza.
“Ma certamente!”, gli fa subito eco colui che sembra il venditore, “tutti i nostri articoli sono di ottima qualità. Del resto lei ci conosce già ed è al corrente delle nostre procedure di selezione anche se, mi secca dirlo, questo modello doveva già essere sparito dal nostro storage.”
“Ma, scusate, voi chi diavolo siete e io che ci faccio qui, nuda e legata?”
Riesco finalmente a farmi sentire, ma quelli sembrano non avere neanche udito la mia voce. Solo uno dei tecnici sbianca in volto come un cencio, inizia a sudare e mi fa cenno di tacere.
“Si può facilmente sistemare questo piccolo difetto. Al reparto chirurgia estetica faremo fare un bel rammendo e vedrà che quel taglio scomparirà e neanche più se ne vedrà la cicatrice.”
Il discorso si è ora spostato sulla mia vulva e la piega che sta prendendo non mi piace per nulla.
Cerco di divincolarmi tra le cinghie, ma il cuoio è davvero troppo stretto e devo desistere senza più forze.
“Capisce anche lei, però, che state cercando di rifilarmi un arnese difettoso e con una riparazione posticcia.”
“Ovviamente sì. La struttura non è difettosa, è solo il modello che è vetusto; tuttavia, sa molto bene anche lei che le vecchie strumentazioni producevano più latte e di qualità decisamente superiore, rispetto ai nuovi apparati in uso attualmente.”
“Su questo le do ragione!”
Io continuo a guardare allibita le varie persone che intervengono in questo dialogo irreale, incapace di pronunciare una sola parola.
“Fate ricucire quello squarcio e poi fatemi una nuova offerta per un prezzo adeguato.”
“Aho! Qui non si ricuce proprio nulla! A voi chi cazzo siete mai? Slegatemi e lasciatemi andare! Ma in che razza di posto sono finita?”
Riesco finalmente a impormi alla loro attenzione.
Il gruppetto che si stava accomiatando si ferma e una serie di volti perplessi mi scruta con sorpresa.
“Ma sa anche parlare?” Chiede quello che ho identificato come l'acquirente.
“Gliel'ho detto, è un vecchio modello, ma solo di produzione; in realtà è completamente nuovo, mai usato e, lo vede anche lei, perfettamente funzionante!”
“Va bene, ma eliminate il sonoro. E mi raccomando, quel taglio. Deve sparire.”
E si allontanano di nuovo.
A questo punto mi incazzo come una iena.
“Ue, signori! Qui non si chiude nessun taglio, non si modifica il sonoro e mi slegate subito, se no qui vi pianto un casino che metà basta!”
Questa mia uscita incuriosisce ancora di più l'incaricato agli acquisti che torna indietro e mi considera con interesse.
“Mi scusi, signorina. E perchè mai non dovremmo chiudere quel taglio? È antiestetico e fonte di infezioni. Insomma una porta di ingresso per microorganismi.”
Io mi sedo un attimo, visto che ho finalmente qualcuno con cui intavolare un ragionamento.
“Ma come diavolo faccio a fare senza? Ma le pare? E poi, volete slegarmi una buona volta?”
“Scusi. A 'fare' cosa?” insiste lui, eludendo la seconda domanda.
“A fare cosa? Ma minchia!”, sto ricominciando a dare in escandescenze. “A pisciare! A fare sesso! A fare figli! Ma che domande mi fa?”
“Be'” risponde lui in tono di paterna accondiscendenza. “La 'minzione' viene garantita con un cateterismo vescicale a permanenza. La procreazione viene tutta gestita in laboratorio, anche per selezionare i modelli e favorire l'evoluzione delle specie migliori. Quanto al sesso non so neanche che cosa intende dire.”
Gli do atto che almeno sta dedicando il suo tempo a parlarmi, ma la situazione si sta complicando e non vedo via d'uscita. Mi guardo disperata in giro in cerca di qualcuno che mi capisca e che possa aiutarmi, e incrocio, sul muro di fronte, un calendario elettronico.
La data '23/09/2108' mi pugnala come una katana nello stomaco. Sarà mica vera?
Con quel casino di interferenze tra campi magnetici e particelle subatomiche sono stata per qualche motivo proiettata nel futuro? In questa situazione irrazionale?
“A parte il fatto che il catetere vescicale a permanenza se lo può mettere lei. Sulla procreazione ci sarebbe molto da discutere, ma davvero non sapete neanche che cosa sia il sesso?”
Ormai mi sono convinta di essere stata lanciata nel futuro e non so neanche come, né come poter fare ritorno alla mia dimensione. Devo cercare quindi di ragionare capendo rapidamente come questa società umana si sia evoluta.
“Certo che lo sappiamo: sesso maschile, sesso feminile, sesso trans, sesso ermafrodita, sesso nullo. Sappiamo tutto dei cinque sessi, ma cosa centra questo discorso nel suo caso?”
Non so e non riesco a capire in così poco tempo che razza di casini abbia compiuto l'umanità in oltre ottanta anni di evoluzione, ma qui devo cercare di salvare i miei genitali, o almeno la pelle. Se poi diventerò una latteria di questo me ne occuperò dopo.
“Parlando di sesso...”, cerco di armarmi di santa pazienza. Se perdo questo interlocutore paziente rischio di dover rinunciare alla passera, di diventare muta, di essere riempita di ormoni per produrre latte ed essere munta tre volte al giorno per tutta la vita. Non voglio pensare a cosa potrebbe servire il mio culo in questa società depravata, neanche ipotizzare la peggiore delle possibilità.
“Parlando di sesso intendo l'atto sessuale, quell'attività in cui una donna e un uomo si uniscono, in uno scambio di affetto, di amore e intimità, donandosi un gran piacere reciproco, in alcuni casi finalizzato alla procreazione.”
Il mio tono pacato e la ricercatezza lessicale provocano un maggior interesse del mio ipotetico compratore che addirittura chiede una sedia e si mette al mio fianco per capire meglio e interloquire più comodamente. Noto altre persone che prestano attenzione a questo imprevisto scambio culturale tra me, una macchina da latte di vecchia generazione, reliquato di tempi remoti, e i rappresentanti della nuova civiltà moderna.
“Certamente sono al corrente che in tempi antichi la procreazione avveniva in modo così animale e antiigienico”, prosegue educatamente l'investitore. “Amore, affetto e altri sentimenti peraltro sono stati aboliti da tempo, almeno nelle classi di produttori di materie grezze; ma questa cosa del piacere mi è nuova. Lei praticamente rappresenta un fossile vivente e questo colloquio mi interessa enormemente. Non ci sono state tramandate molte informazioni che risalgono a prima del conflitto atomico del... ormai risale al 2050 o giù di lì, se non erro, e questa cosa del piacere attraverso la procreazione mi giunge del tutto nuova.”
Deglutisco rumorosamente. Rimanere nuda e legata davanti a tante persone è davvero imbarazzante. D'altra parte capisco di trovarmi in una situazione assurda in cui mi è offerta un'insperata quanto remota via di fuga rappresentata dalla mia memoria storica e da questo rappresentante del nuovo mondo coinvolto da prodotti di antiquariato. Lui intanto sta continuando a parlare al responsabile vendite che comincia a dar segni di impazienza.
“Interessante questo esemplare. Ma come vi è rimasto in magazzino? Sembra che abbia ancora il cervello collegato e che funzioni anche discretamente bene.”
“Ha ragione, da tempo scolleghiamo le afferenze cerebrali. Guardi, ne sono stupito anch'io. Anche di questo ovviamente, ci faremo carico noi, se l'affare va in porto. Insisto facendo piuttosto notare l'efficiente apparato mammario che...”
“No, no, lo lasci pure collegato. Questo esemplare ha un modo di ragionare che mi interessa. Potrebbe venirmi molto utile al caseificio.”
Io mi sento cadere il mondo addosso. Assunta come vacca da latte, responsabile delle risorse umane e della produzione di formaggi del XXII° secolo.
“Ehm, le stavo dicendo”, cerco di recuperare il dialogo con l'unico che potrebbe promettermi una sorta di sopravvivenza. Già ha espresso il desiderio di non decerebrarmi. Se poi riesco a salvaguardare la passera, sul resto ci si può venire incontro.
Lui mi si rivolge con un'espressione affabile. L'altro forse si sta convincendo che ci siano le premesse per recuperare qualcosa nel prezzo di vendita.
“Le stavo dicendo, signor...?”
“XT-N8” mi fa con un inchino.
“Ecco, io mi chiamo Yuko”

(continua)
di
scritto il
2022-09-25
3 . 6 K
visite
0
voti
valutazione
0
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.