Storia di un matrimonio (ep. 2) - Il viaggio in pullman (ovvero sono una troietta)

di
genere
etero

Mio marito è sempre stato un insicuro e spesso un codardo. Quindi non mi stupisco che non riesca a compiere un atto facile come quello di firmare un documento.
"Allora ti muovi"
"Non sono sicuro"
"Io si" – Forse sono stata troppo gelida, ma non sopporto di essere ancora sposata con lui – "Sei sempre stato un codardo già dal primo momento che ti ho incontrato, o forse dovrei dire il secondo"
Lo guardo attentamente – "Forse te lo ricordi"

Come ogni anno mi stavo recando dalla mai famiglia in Calabria ed ero in attesa, nella più vicina stazione di bus, dell'autobus per Cosenza, ero universitaria e squattrinata. Arrivò quasi puntale e salii, mi avevano assegnata il posto 4F, ma era così vuoto che mi potevo sedere dove volevo. Misi lo zaini nello scompartimento e mi guardai in giro. In fondo, nell'ultima fila, vidi un tipo, stranamente riconobbi il suo viso, anche se cercava di nascondersi. Mi sedetti al mio posto e mi addormentai. Uno scossone mi risvegliò e mi guardai in giro, il bus era silenzioso, mi accorsi che erano le cinque di mattino e stava iniziando ad albeggiare. Solo una persona era sveglia, il mio uomo che mi fissava. Allora testa di cazzo mi hai riconosciuta.
Annoiata mi alzai e mi sedetti accanto a lui – "Ciao stronzo"
"Scusa, come mi hai chiamato" – ovviamente mi aveva riconosciuto.
"Dai non fare lo stronzo, so che mi hai già vista" – alzai la maglietta e le mostrai il seno – "Almeno queste le riconosci".
Non rispose.
Volevo provocarlo – "Allora tesoro l'altra volta ti sei goduto lo spettacolo" – Sorrisi – "Quanti mesi sono passati?"
"Nove" – Almeno non mentiva.
"Tu pensa cosi tanto tempo" – Gli afferrai il pene da sopra la tuta da ginnastica – "E dimmi ti sei divertito a guardare me e mia cugina che facevamo sesso?"
Ancora una volta non rispose. Gli strinsi più forte il pene – "Eppure te lo maneggiavi con passione".
Una ragazza ci osservò, ma girò subito la testa.
"Dai fammelo vedere"
"Ma cosa dici, ci guardano"
"A me sembra che dormono tutti" – Senza esitare gli slacciai il cordino della tuta e i pantaloni si allentarono – "Dai che so che ti piaccio" – E lui mi fisso il seno che si intravedeva attraverso la camicetta.
Infilai la mano nelle mutande e vi trovai il cazzo già bello duro e gli accarezzai la cappella.
"Ci guardano" – Lui insisteva, ma ero sicura che mi desiderava e me ne fregavo degli altri, tanto eravamo in ultima fila e nessuno ci poteva vedere.
"Non sei molto dotato, ma almeno sei bello duro" – Lo feci uscire e lo ritrovai eretto e voglioso. Lo scappellai e lo segai lentamente guardandolo negli occhi. - "Cosi è più bello che guardare, vero?"
Non rispose ma ansimava.
Lo so è da pazzi, ma provavo per lui un'attrazione immediata, forse perché avere uno spettatore l'altra volta, mi aveva eccitata a dismisura – "Posso sapere il tuo nome"
"Andrea"
"Bene Andrea, io mi chiamo Antonella" – E appena dissi il mio nome mi chinai e accolsi il suo pene in bocca – "Vuoi vedere come la leccavo a mia cugina"
Finalmente parlò – "quindi era tua cugina, non la tua fidanzata"
Io risi cosi tanto che quasi soffocai avendo la sua cappella tra le labbra. Spinsi la mia lingua sulla sua asta e l'assaporai. Gli diedi un bacio. Passai le mie labbra umide sul pene e intanto appoggiai il mio dito indice sul suo buco del culo e lo massaggiai. Molti uomini apprezzano.
Gustavo il mio ghiacciolo sapor carne succhiandolo. Passai al glande, che era decisamente sviluppato. Lo accolsi tre le mie labbra, l'umidificai cosi tanto che la mia saliva colava sulle sue palle gonfie. Lui non partecipava molto, forse aveva paura di essere scoperti, io me ne fregavo.
Chiusi le labbra sulla punta. Leccai il frenulo con la lingua e poi, con decisione, lo presi tutto in gola fino ai suoi testicoli e lo scopai con la bocca. Lo sentii diventare duro dentro di me, la sua cappella mi toccò le tonsille. Ormai il suo cazzo era bello umidificato e scorsi con facilita e poi risalii lentamente gustandomi ogni centimetro.
Sentii la sua mano cercare il mio seno, si era svegliato, e lo strinse. Ero stanca di succhiare volevo godere pure io. Mi alzai, mi guardai in giro, mi abbassai i leggings e, con grande fatica, mi sedetti sopra di lui. Nonostante la posizione difficoltosa, raggiunsi il suo pene che mi penetrò in modo insicuro, tipico di mio marito, e lo accolsi dentro di me.
Le mie tette premevano contro il sedile davanti, per fortuna non c'era nessuno, e la mia figa veniva aperta da quel cazzo, che si rivelò una sorpresa. Mi baciò il collo e mi strinse il seno.
A quanto pare non era più imbarazzato.
I movimenti erano complicati, ma nulla vietò a lui di penetrarmi e sentivo il mio culo sbattere contro le sue gambe. Il mio futuro marito infilò le mani sotto la camicia e mi strinse i capezzoli, riuscii a stento a controllare la mia voce. Nessuno ci doveva vedere, anche se avevo scoperto, recentemente, che farmi spiare mi faceva eccitare.
L'autobus si fermò di colpo e l'autista si alzò in piedi e prese l'interfono. Noi restammo immobili.
"Signori siamo nell'Autogrill di Sala Consilina, ci fermiamo un oretta per colazione, per cortesia scendete dal bus"
Io guardai il mio stronzo e gli dissi – "Nasconditi" – Così facemmo finché non restammo soli e chiusi dentro. Mi alzai, abbassai definitivamente i leggings, mi misi a 90 tra i sedili, con le mani appoggiati sui posti posteriori – "Che aspetti fammi godere"
Forse il fatto che fossimo soli gli fece acquisire coraggio. Si mise dietro di me e mi spinse il suo cazzo eretto dentro la vagina, finalmente iniziai a godere come si deve.
Il suo pene mi penetrò con forza e decisione e le mie tette, ormai libere, ballavano a ritmo.
Piegai la schiena leggermente verso il basso per accoglierlo meglio. Contrassi le parete vaginali per avvertire il suo spessore, lui mi toccava il seno. A quanto pare le piaceva molto.
Rallentò il ritmo, ma spinse il pene più in profondità. Finalmente potevo gemere liberalmente, senza che nessuno ci sentisse e ci vedesse. A volte spingeva verso il basso in cerca del mio punto G e, a volte lo stronzo, mi sculacciava con forza. Ormai si era liberato della sua timidezza, anche se non mi parlava. A dire il vero mi disse una cosa – "incrocia le gambe" – obbedii subiti e la frizione tra il suo cazzo e la mia figa aumentò.
Godevo come una pazza, anche perché, modestamente, a scopare sono bravissima, ma ne volevo di più. Quindi mi accarezzai il clito con due dita. Le feci scivolare sue e giù e ogni tanto mi davo piccoli colpetti.
Di sua iniziativa mi tirò i capelli. Alzandomi la testa mi potei vedere rispecchiata sui finestrini del Bus, che vista meravigliosa, nello stesso tempo lo vidi contrarre il viso, data la mia esperienza capii che stava per raggiungere l'orgasmo.
Mi spostai, a 20 anni non volevo rimanere incinta, mi inginocchiai davanti a lui e gli leccai la cappella, massaggiandogli le palle. Non aspettai a lungo, la sua sborra mi riempì la faccia, la gola e anche i sedili dietro di me. Erano cosi sporchi che nessuno avrebbe notato quelle macchie.
Si rilassò, ma io non avevo ancora finito.
Mi sedetti, allargai le gambe – "Ti ricordi di come ho leccato mia cugina" – non ero sicura che fosse in grado, ma dovevo raggiungere l'orgasmo prima che i viaggiatori tornassero – "Dai fammi sentire la tua lingua".
Lui aveva ancora il cazzo di fuori e sporco di sborra, si chinò e premette le sue ruvide labbra sulla mia passera. Sentii la sua lingua insidiarsi dentro di me, non era bravissimo ma era sufficiente e poi prese un ottima decisione. Si leccò le dita e me ne infilò tre nella vagina, spinse i polpastrelli contro la parete e li sfregò dentro di me. Visto che non c'era nessuno urlai e lo insultai duramente – "Si continua cosi pezzo di merda, fammi godere".
Ottenni un altro risultato, ancora più piacevole, il suo cazzo tornò in posizione eretta.
Con decisione mi spalancò le gambe. Questa volta il suo scopo non era scoparmi ma sfondarmi. Per la prima volta mi baciò e mi infilò la lingua in bocca. I suoi movimenti erano rapidi. Cazzo mi stava scopando come si deve, era ora. Probabilmente era stufo di subire. Mi strinse il seno destro, del resto era da un po che non lo faceva, mi ero preoccupata. Sentii crescere dentro di me una piacevole sensazione erotica accumulata a una congestione genitale, mi sentii come sospesa. I muscoli si contrassero e poi arrivò. Uno dei più potenti orgasmi della mia vita, ne fui sconvolta.
Mi risistemai, mi sedetti accanto a lui e visto che era ancora eretto le diedi quello che desiderava di più, appoggiai il mio seno contro il suo viso e gli accarezzai il pene e lo segai delicatamente.
Poco dopo zampillò, questa volta meno copiosamente, ma giusto il tanto d'imbrattare il sedile anteriore. Appoggiai la mia testa contro il suo petto e aspettammo che il viaggio riprendesse.

Forse ti ricordi anche che abbiamo passato le vacanze assieme e quante volte abbiamo scopato e forse ti ricordi che una volta tornato a Milano sei sparito ancora una volta e non ti sei più fatto risentire.
Forse, visto come è andata, era meglio che io e te non ci fossimo più rivisti. Gli afferrai la mano – "E ora firma, coglione"
scritto il
2022-11-02
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