La puntura di Maria
di
Em
genere
feticismo
Maria era una ragazza molto bella di 20 anni, statura media, fisico bellissimo, viso altrettanto bello, capelli neri a caschetto con la frangetta. Viveva con sua mamma, di circa 45 anni, molto bella anche lei, capelli biondi lunghi. Maria doveva fare una puntura ma la sua mamma non le disse nulla, le disse solo che dovevano uscire assieme per andare dalla zia. Quel tardo pomeriggio si erano vestite uguali: maglione blu scuro, gonna lunga nera plissettata, collant neri e ballerine. Mentre erano in auto, la mamma disse alla figlia: “Maria, senti… non adesso senza piangere, senza fare capricci… ti dobbiamo fare una puntura! Vedrai, zia non ti farà sentire niente”. Maria sobbalzò e le disse: “Come mai?” e sua mamma le rispose che era una puntura di vitamine e aggiunse: "Poi la siringa è così piccola che a momenti zia te la deve fare con la lente. Maria rimase in silenzio diversi secondi a pensare e non ne parlarono.
Arrivati dalla zia, salirono le scale e suonarono al campanello, qualche secondo dopo la zia aprì, le salutò e disse: “Maria, che belle gambe che hai! Stai davvero bene con la gonna!” Entrarono, andarono in sala, si sedettero e iniziarono a parlare del più e del meno. La zia di Maria era una bella signora sulla cinquantina, alta, magra, capelli corti castani, occhiali; quella sera aveva una gonna nera lunga e leggera, un maglione, gambaletti beige e ballerine. Maria le chiese: “Zia, ma tu mi hai mai fatto una puntura?” E la zia le disse: “Sì, una volta da piccola te le ho fatte; ma non preoccuparti, l'ago te lo infilo delicatamente”. Maria rimase pensierosa, intanto con le mani si accarezzava le calze. La zia allora, rivolta alla mamma di Maria, disse: “Allora, facciamo questa puntura?” Maria disse: “Vado un attimo in bagno intanto”. Andò in bagno, si sedette, fece pipì con un po’ d’ansia per la puntura, si asciugò, si rivestì e tornò in sala. Tornando in sala trovò sua madre e sua zia che parlottavano tra loro. La zia disse: “Accomodiamoci in camera, lì ho le siringhe e la medicina”. S’incamminarono per il corridoio, intanto Maria si chiedeva come sarebbe stata la puntura. Arrivate in camera, la zia disse: “Vado un attimo a lavarmi le mani, arrivo subito”. La mamma vide che di lato al letto c’era uno sgabello di legno col sedile imbottito e foderato, vi si sedette e disse a sua figlia: “Maria, abbassati calze e mutandine”. Maria s’infilò le mani sotto la lunga gonna a pieghe, con le dita afferrò il bordo dei collant, li tirò giù e fece lo stesso con la sua mutandina. La mamma poi le disse: “Distenditi sulle mie gambe” e Maria si distese. La mamma le sollevò la gonna e le abbassò ulteriormente calze e mutandina, intanto aspettavano il ritorno della zia. Maria era ansia, aveva la gonna distesa sulla schiena e collant e mutandine bianche abbassate a metà cosce, intanto parlava con sua madre. Stavano parlando, quando sua zia arrivò ed entrando esclamò scherzosamente: “Punture!”, poi andò verso il comò situato nella parte opposta della camera e iniziò a preparare la siringa. Al contrario di quanto le aveva detto sua mamma, la puntura non era affatto piccola ma era grande, però le mentì per non spaventarla; stando distesa sulle gambe di mamma, Maria non si sarebbe mai accorta che la siringa fosse grossa. Intanto Maria, sempre distesa sulla gonna di mamma, sorrideva innocentemente e dondolava i piedini e la mamma si grattava le calze.
Come la zia ebbe finito, andò dalla nipote tenendo in mano la siringa col liquido rosso e disse: ”Maria, che bel sederino che hai! Mi dispiace adesso bucartelo”. Maria timidamente la ringraziò. Intanto lo sguardo di Maria si era posato sul piede sinistro di sua madre, ricoperto da collant neri e ballerina, che era proprio sotto il suo viso. La zia le strofinò l’ovatta con l’alcool sul sedere, con delicatezza le infilò l'ago e delicatamente mandò giù il liquido, siccome la siringa era grande, ci volle un po' per iniettarle tutto il liquido piuttosto denso. Maria sentì prima il freddo e poi il pizzico dell’ago e il bruciore; ci volle un po' prima che il liquido le venisse iniettato tutto perché la siringa era grande e infatti Maria si chiedeva quanto ci volesse ancora. La zia estrasse l’ago e le massaggiò il punto dell’iniezione con l’ovatta.
Arrivati dalla zia, salirono le scale e suonarono al campanello, qualche secondo dopo la zia aprì, le salutò e disse: “Maria, che belle gambe che hai! Stai davvero bene con la gonna!” Entrarono, andarono in sala, si sedettero e iniziarono a parlare del più e del meno. La zia di Maria era una bella signora sulla cinquantina, alta, magra, capelli corti castani, occhiali; quella sera aveva una gonna nera lunga e leggera, un maglione, gambaletti beige e ballerine. Maria le chiese: “Zia, ma tu mi hai mai fatto una puntura?” E la zia le disse: “Sì, una volta da piccola te le ho fatte; ma non preoccuparti, l'ago te lo infilo delicatamente”. Maria rimase pensierosa, intanto con le mani si accarezzava le calze. La zia allora, rivolta alla mamma di Maria, disse: “Allora, facciamo questa puntura?” Maria disse: “Vado un attimo in bagno intanto”. Andò in bagno, si sedette, fece pipì con un po’ d’ansia per la puntura, si asciugò, si rivestì e tornò in sala. Tornando in sala trovò sua madre e sua zia che parlottavano tra loro. La zia disse: “Accomodiamoci in camera, lì ho le siringhe e la medicina”. S’incamminarono per il corridoio, intanto Maria si chiedeva come sarebbe stata la puntura. Arrivate in camera, la zia disse: “Vado un attimo a lavarmi le mani, arrivo subito”. La mamma vide che di lato al letto c’era uno sgabello di legno col sedile imbottito e foderato, vi si sedette e disse a sua figlia: “Maria, abbassati calze e mutandine”. Maria s’infilò le mani sotto la lunga gonna a pieghe, con le dita afferrò il bordo dei collant, li tirò giù e fece lo stesso con la sua mutandina. La mamma poi le disse: “Distenditi sulle mie gambe” e Maria si distese. La mamma le sollevò la gonna e le abbassò ulteriormente calze e mutandina, intanto aspettavano il ritorno della zia. Maria era ansia, aveva la gonna distesa sulla schiena e collant e mutandine bianche abbassate a metà cosce, intanto parlava con sua madre. Stavano parlando, quando sua zia arrivò ed entrando esclamò scherzosamente: “Punture!”, poi andò verso il comò situato nella parte opposta della camera e iniziò a preparare la siringa. Al contrario di quanto le aveva detto sua mamma, la puntura non era affatto piccola ma era grande, però le mentì per non spaventarla; stando distesa sulle gambe di mamma, Maria non si sarebbe mai accorta che la siringa fosse grossa. Intanto Maria, sempre distesa sulla gonna di mamma, sorrideva innocentemente e dondolava i piedini e la mamma si grattava le calze.
Come la zia ebbe finito, andò dalla nipote tenendo in mano la siringa col liquido rosso e disse: ”Maria, che bel sederino che hai! Mi dispiace adesso bucartelo”. Maria timidamente la ringraziò. Intanto lo sguardo di Maria si era posato sul piede sinistro di sua madre, ricoperto da collant neri e ballerina, che era proprio sotto il suo viso. La zia le strofinò l’ovatta con l’alcool sul sedere, con delicatezza le infilò l'ago e delicatamente mandò giù il liquido, siccome la siringa era grande, ci volle un po' per iniettarle tutto il liquido piuttosto denso. Maria sentì prima il freddo e poi il pizzico dell’ago e il bruciore; ci volle un po' prima che il liquido le venisse iniettato tutto perché la siringa era grande e infatti Maria si chiedeva quanto ci volesse ancora. La zia estrasse l’ago e le massaggiò il punto dell’iniezione con l’ovatta.
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