Pioggia di caramelle

di
genere
sentimentali

I soldi vanno e vengono come le puttane nel mio letto ma, tu non andare via.
Resta ancora, la notte è nostra, la vita è in questa tua camera da letto.
Respira, dentro e fuori.
Sappi che una doccia non laverà l’infedeltà.
Abbiamo fumato aromi per dolci, sniffato zucchero a velo sotto una pioggia di caramelle. É pazzesco come tutto questo male sia delizioso e che tu ne voglia più di me. Va bene.
Non riesco a stare solo su un letto disfatto mentre guardo che ti muovi nuda sulle punte dei piedi.
Sento l’acqua scorrere.
Mi alzo e ti seguo in bagno, la nebbia ti nasconde. Sai che mi piace prenderti in quella piccola doccia.
Hai capito che non andrò via per ora e la doccia… Non laverà nemmeno i tuoi bollenti spiriti. C’è tutto di male nel desiderarsi, siamo masochisti o sadici bastardi? Lo sbaglio di uno tanto sarà la condanna di entrambi quindi, piegati leggermente.
Niente baci, niente carezze, nessuna frase dolce. Se cercassimo questo…
Ti avvolgo, la mia mano sinistra va dove deve andare, mentre con la destra ti stringo entrambi i seni; piccoli, sodi… Gemi ma io, voglio sentirti urlare e premo il capezzolo. Voglio sentirti urlare ancora, fammi smettere. Schiaccio il clitoride, ruoto quel dito, strizzo con l’altra mano il seno, dimmi di smettere… Non lo farai. Urla nella doccia, come se la vibrazione della tua voce potesse invertire il flusso dell’acqua.
Abbandono i tuoi seni, divento delicato, non abituarti.
La mano che li torturava si appoggia alle piastrelle per reggermi mentre mi inclino. Quella che ti dava piacere continua a farti bagnare anche sotto l’acqua calda della doccia.
Le labbra baciano le spalle, le mie labbra mordono le tue spalle. Ti spingo, ti giro. Ho bisogno di guardarti negli occhi, sotto questa fottuta pioggia. Vedo un abisso di pensieri, però vedo anche che te ne freghi. Sono più bravo con la destra, il clitoride ringrazia e tu frigni mentre l’acqua balza sui nostri volti. Desidero spesso baciarti, mi trattengo. Tu sei molto più brava a uccidere questo tipo di sentimenti malevoli. Un dito si insidia dentro di te e solleva il tuo minuto corpo, l’altra mano ti soffoca, si avviluppa al collo come uno scialle, quanto basta per farti levitare con poco respiro.
Respira, dentro e fuori.
Quando torni con i piedi a terra… Vuoi subito fare un altro giro ma, quando torni con i piedi sul piatto della doccia… Scivoli e ti accasci sinuosamente sulle ginocchia. Lo prendi in bocca e ti metti le mani dietro la schiena come se te le avessi legate… Non ancora.
Colpetti di lingua sulla punta del mio membro, le tue labbra bagnate lasciano scorrere solo il glande, lentamente nella bocca, con la lingua ci giri attorno. Mi guardi e lecchi anche il frenulo. Succhi e spingi, colpetti di lingua. Ti sbatto il cazzo sulle guance. La tua bocca è come la fica, te la scopo fino alla gola.
Respira, ti servirà fiato.
Ti ritrovi schiacciata contro la parete della doccia mentre affondo il cazzo in profondità. Irruenza che posso solo trattenere, non per molto.
Mi fermo per fartelo succhiare, mi mordi delicatamente la cappella per non farmi esplodere.
Lo vuoi nella fica o nel culo? Te lo chiedo come se potessi scegliere… Un sorriso e uno sguardo accattivamene è la tua risposta. Distolgo lo sguardo per non farmi ipnotizzare. Riprendo a menartelo in gola.

Abbiamo il tempo per asciugarci? Il phon resta acceso troppo poco.
Non siamo amore, solo un mero desiderio carnale contagiato dalle perversione.
Prendi il frustino ben nascosto tra le borse della cabina armadio, metti autoreggenti da puttana, i tacchi da signora, il capello di tuo… Ti posizioni come una cagna sopra il letto, ho in mano il frustino. La pelle delle tue splendide natiche diventa rossa, quasi viola. Lividi che non ti ho mai chiesto come giustifichi.
Hai urlato, mi dicevi basta con quell’espressione vogliosa e contraddittoria che mi intrica. Mi invogli a frustarti, sculacciarti fino all’estremo, poi crolli sfinita, pentita.
Ed io…
Non mi sono fermato fino a quando non hai detto la parola magica. Siamo depravatamente eccitati.
Lascio che il tuo respiro torni a stabilizzarsi…
Ti afferro per i capelli, ti trascino più vicino al mio cazzo. Le labbra della tua fica bagnata sono spalancate come un portone. Ti penetro a pecorina aggrappandomi ai tuoi capelli neri. Ti scopo lentamente ma con colpi profondi. Ti tiro a me fino al punto che con le mani puoi solo sfiorare le coperte disfatte. Come da consuetudine le tue mani si incrociano dietro la schiena. Attendono di essere legate.
Lentamente affondo dentro di te con tanta libidine, per ogni millimetro di cazzo che entra voglio solo sentire note melodiose dalla tua bocca. Tuttavia, le mani tirano i tuoi capelli come una corda e la gioia diventa frustrazione. Ti piace, mi piace, ci piace. Siamo fatti così, adorabili ma perversi. Amorevoli e infedeli. Darei la mia vita a chi amo, forse già lo fatto. Ma il mio cazzo… É della collettività. Goditelo.
Continuo la lenta movenza, ti scopo limitando i tuoi movimenti, scappa qualche schiaffo sul culo. Godi in silenzio, rilasci fremiti quando tiro fuori il cazzo ed entro di colpo. Pare sia come tuffarsi in una piscina.
Sono mesi che non ti scopo. Che sia un paio di volte l’anno o una decina, avevamo entrambi ventidue anni quando abbiano iniziato a scopare su quella spiaggia… Ubriachi e fatti. I miei ricordi sbiadiscono con il tempo, ho bisogno di scriverli per non perderli. Vale la pena tenerli?
Entro ed esco… Ancora e ancora. Sei bagnata, la fica luccica. Lascio andare i tuoi capelli, ti reggi con le mani mentre le mie si saldano sul tuo culo, aumento il ritmo all’istante. Godo insieme a te, la tua testa crolla sul letto, vicino il cuscino. Io in piedi al capezzale non ti do tregua per qualche minuto poi, i miei pollici premono sul tuo ano, entrano entrambi con difficoltà. Mordi i denti, mi chiedo da quando tempo non lo prendi nel culo?
Esco dalla tua fica, afferro un braccio e porto le tue labbra al cospetto del mio cazzo, me lo succhi avida, dopo di che ti alzo, tu in ginocchio su letto arrivi a stendo ai miei occhi. Sussurro quel che devi fare e allo stesso tempo stuzzico la tua fica, mentre cerchi il plug anale assaporo il mio dito.
La tua tua saliva scorre sull’acciaio chirurgico del plug, te lo ficco nella fica e poi di nuovo in bocca, lecchi, lecchi. Potrei farti fare questo tutta la notte… Intano si conficca nel tuo ano per una decina di minuti.
Afferro delicatamente la tua mano, ti lascio volteggiare, il tuo corpo… Che meraviglia. Voglio stringerti il collo, soffocarti dolcemente.
Respira, dentro e fuori.
Lasci i segni delle unghie sulle mie spalle… Deturpi il mio tatuaggio, la tua ripicca.
Sei bagnata e sudata, anche io. La luce della camera ti fa brillare, meglio spegnerti. Mi prendo un lungo e passionale bacio con la lingua, come se non volessi lasciarti andare o semplicemente non volessi fotterti. Non vuoi mai ma poi, continui a conficcarmi le unghie nelle spalle, mi laceri, ti aggrappi al mio collo e non mi lasci andare. Il bacio diventa passione. Sai che l’unico momento in cui le nostre strade si congiungono e siamo quel che potevamo essere. Il bacio ci scalda, le mani esplorano i nostri corpi come se fosse ogni volta la prima volta, come se ogni volta fosse l’ultima. Un addio lungo oltre dieci anni. Il calore che sprigioniamo potrebbe far evaporare i nostri sudori e asciugare il resto dei tuoi lunghi capelli.
Eppure ogni volta è questa passione che mi fa incazzare… Pensavi che ero un poco di buono, avevi ragione. Non avrei mai combinato nulla di buono nella vita, lo so. Sei scesa con me all’inferno solo per farti un giro e mi cerchi ogni qual volta la tua vita si deteriora. Sai...
Anche io ho un tetto sulla testa, ho i miei drammi si, ma il mio letto non è mai vuoto.
Il dubbio svanisce non appena ti spingo sulla poltrona all’angolo della camera. Ginocchia sulla seduta, mani legate dietro la schiena con il nastro marrone e il plug conficcato in bocca.
Il resto non serve scriverlo!!!



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scritto il
2023-01-04
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