Alessia, Elena, Milano da bere
di
Giu!!!
genere
bisex
Una camicetta a maniche corte bianca, un tessuto simile al raso, tipo acetato. Gonna corta, nera, con uno spacco innocuo sulla coscia sinistra. Tacchi alti, di tessuto, con lacci intorno le caviglie fino a metà polpaccio. Occhiali da sole, borsa sotto braccio. Cammina disinvolta verso di noi. Sembra danzare anche camminando, perché penso ad una bellissima cerva? Le cosce sode e scolpite mi fanno pensare che lo sia.
Elena non si è mai vestita così, non con me. Un abito può far cambiare la percezione di una ragazza? Bella, forse anche più di me.
La conosco bene ormai, si avvicina ma, non più disinvolta come i passi precedenti. È tesa, anche io. L’unico ad essere tranquillo è Giu. Come abbiamo potuto accettare una cosa del genere? Inizio a pensare che sia solo un grande errore.
Quando alza gli occhiali oltre la fronte e tende la mano verso il mio uomo per presentarsi, mi lancia un’occhiataccia. Consenso, gradimento? Guardarla mi mette ansia. Forse perché accanto a me c’è lui? Ho paura a guardare Elena con occhi voraci e pieni di passione.
Rompo il ghiaccio, ci provo, non serve. Elena si presenta come si deve, ci impappina con la sua parlantina, con tante parole si mette a proprio agio, qualche battuta, ci aggrada. Curiosamente iniziamo a parlare tutti e tre, sembriamo vecchi amici, non lo siamo.
Nell’arco di tempo che ci separa da un bar, da un tavolino, da qualcosa di fresco, finisco per essere estraniata. Mi inserisco nel discorso, rido, rispondo, infine annuisco e li guardo. Cosa succede? Creano un feeling o stanno flirtando ed io non capisco nulla?
Resto seduta, bevo, continuo ad esaminare. Metto la mano sulla coscia del mio uomo, l’accarezzo. Tempo per una erezione?
Sembra inutile, non ho la faccia tosta per intromettermi, non ho le parole… Mi piace che facciano amicizia, in fondo tra paura e desiderio c’è anche felicità. Libertà?
Dopo avere conosciuto Elena, la mia vita è cambiata. Ci siamo cercate, abbiamo trovato un modo di vederci, toccarci, godere insieme, nonostante novecento km di distanza. Tra una scusa e l’altra, il lavoro, un favore da riscuotere, ho accettato di seguire un’altra scuola nel fine settimana, abbastanza fuori luogo. Giusto uno al mese. Tutto seguendo uno schema, un piano che ci congiunge. L'aeroporto, una camera d’albergo. Qualche ora, a volte un giorno. Una volta un fine settimana intero. Due anni così… Insospettabilmente menzognera, sempre ad un passo dalla felicità pura.
La complessità di gestire e nascondere i miei incontri con Elena agli occhi del mio uomo era eccitante. Dovevo impegnarmi molto per essere credibile ed ovvio che lo ero, tutto congegnato, ora per ora, persino minuto per minuto se fosse stato necessario.
Dall’oggi al domani però, il mio uomo fece domande, precise e curiose, infine mi chiese di volerla conoscere. Dissi di sì mentre ansia e pensieri tenebrosi invasero la mia mente.
Appena posso la chiamo. “Vuole conoscerti, mi ha detto questo!”
“Ale sai che vuol dire? Ho un brutto presentimento.”
“Ovvio!”
“Dunque, che si fa?” mi chiede lei al telefono. La sua voce manifesta eccitazione. Io sono preoccupata, in bilico.
Ne discutiamo, ci scambiamo pareri, lei riesce a convincermi. “Ale per me va bene, ci aggiorniamo… A presto amore!”
Milano, calda e lontana, passeggiamo, io e Giu sempre mano nella mano. Il pomeriggio passa veloce. Aperitivo leggero. Le chiacchiere diventano pesanti, concrete, puntano decisamente a noi… Io e lei. Il mio uomo ci mette in comunicazione, finalmente. Ci guardiamo tutti, solo i suoi occhi sono violenti, eccitati, ci sta scopando con gli occhi. Inizio a pensare che sia eccitante peccato che sono tesa, il mio corpo non risponde come vorrei… Elena uguale, ci scambiano sorrisi ammiccanti, provocatori, malizia e agitazione. Il cuore batte forte, irregolare, cardiopatia?
Gli attimi si susseguono veloci, incrementa il piacere, dopamina. Siamo in camera, la camera che abbiamo prenotato per il fine settimana. Il tempo di aprire la porta e vengo spinta dal mio uomo all’interno, mi abbraccia, mi alza da terra, mi bacia con passione. Ho gli occhi chiusi, non vedo Elena ma, sento la porta chiudersi, il rumore dei tacchi, qualche passo, poi silenzio. Io e Giu continuiamo a baciarci, la passione aumenta, la sua lingua è nella mia gola, le sue mani mi sorreggono il sedere, le mie tra i suoi capelli. Le cosce stringono i suoi fianchi, mi aggrappo. Lui potrebbe tranquillamente togliere le mani dal mio didietro, io resterei addosso a lui senza fatica, solo con la forza delle mie cosce. Sono ancora sospesa abbracciandolo quando strizza il mio sedere, forte, allarga le natiche. Si fa spazio con le dita, scosta il filo del perizoma poi mi accompagna piedi a terra, mi volto. Elena è nuda. Mi spoglio anche io, lentamente, un sopravvento di imbarazzo… Giu mi passa accanto, va verso la mia amante, lei si inginocchia, gli occhi sul pene enorme del mio uomo… Mi svesto subito, la raggiungo. Siamo in ginocchio e non sappiamo chi per prima debba succhiarlo… Intanto lo afferro per bene… Nell’incertezza so che fare. Lo faccio mentre lei ammira, io ricambio, i nostri sguardi lussuriosi. Sono svelta, le ho mostrato come agire, come se desiderassi ansiosamente di vederle fare un pompino.
Mi piace la sua tecnica, non si distoglie dalla mia. Ingoia il membro, muove la testa avanti e dietro in maniera ben distinta, veloce. Lo passa a me, ora succhio io, è intriso, non ha tralasciato nulla. Succhiando assaporo anche la saliva di Elena, spompinare dopo di lei ha un che di perversamente piacevole. Usiamo le labbra, la lingua… è un pompino, fatto bene da ragazze in ginocchio, siamo ancora imbarazzate? Non lo so ma, sento che non ci stiamo lasciando andare, le nostre risatine stridule quando ci alterniamo di bocca in bocca il pene del mio uomo, ne sono la certezza. Lo guardo spesso, cerco complicità, lui gode.
Ormai… continuo, mi mostro vorace, l’attimo dopo sono presa, invasa da strane emozioni, lei si adegua. Succhiamo, lecchiamo, le nostre lingue si sfiorano mentre esplorano la pelle dell’asta del mio uomo, ho il desiderio di baciarla con amore. Le mani si alternano ad accarezzargli i testicoli, sono enormi.
Stiamo competendo come due zoccole o siamo solo eccitate?
Nel dubbio, appena il ritmo si attenua, Giu ci ricorda cosa dobbiamo fare. Lo avevo appena preso in bocca, il tempo di passarlo ad Elena e… lui l’afferra per i capelli e glielo sbatte in gola, vedo la protuberanza formarsi sotto il collo di Elena, il pompino diventa “un penetrare la gola” e non mi ci vuole tanto a capire che non è capace. I tossicchi striminziti e dolorosi, il respiro affannato emergono all’istante, lui troppo eccitato non si ferma. Intervengo, mi mostro bramosa di verga, mi impongo con indisposizione, perfidia, agguanto ciò che mio e mi lascio affondare la gola, inerme, abituata. Riesco persino a guardare Elena che con il polso si asciuga le labbra, liquidi e saliva penzolano dalla bocca smorfiosa. Il ritmo è folle, nei miei limiti ma, è come se io non bastassi, come se la vittima fosse Elena, il pene mi sfugge dalla bocca. Crollo quasi a terra, non ho fiato, qualcosa cola e la vedo sul pavimento, non so quanto tempo passa, mi giro e vedo Giu scopare la bocca della mia Elena con prepotenza e foga… gode in maniera assurda, ansima poco. Io boccheggio, riprendo fiato. Sono semplicemente accanto, mi sento così lontana.
Un sospiro di sollievo, riconosco quel verso animalesco, il mio uomo viene, riempie la bocca di Elena, tantissimo sperma, oserei dire un fiume… oppure un lago che distrugge una diga, il liquido seminale è abbondante. Elena lo trattiene nella bocca, i primi conati colano, ingoia qualcosa, mi avvicino a lei… non voglio baciarla ma, una forza mi spinge contro di lei, una mano. Ci baciamo mentre lo sperma del mio uomo ci imbratta, diventa limpido, liquefa poco dopo… scompare del tutto insieme alla nostra saliva. Sono delusa, eccitata, morbosamente vogliosa? Sono molto di più. Guardo Elena con voglia… talmente esasperata che mentre ci guardiamo, ancora in ginocchio, non ci accorgiamo che Giu è seduto, poco distante da noi. Ci guarda, allarga le gambe scomposto, continua a guardare.
“Voglio uno spettacolo!”
Uno spettacolo? Siamo noi lo spettacolo.
Bacio Elena con ogni istinto sessuale possibile e immaginabile, represso diventa disinibito.
La mia lingua le arriva nella cavità orale contorcendosi… sembra che voglia andare oltre. Mi sento in estasi e pervasa da vampate di calore e freddo. Batticuore, palpitazione, agitazione. Siamo abbracciate, sento l’odore dello sperma, è forte, si è impregnato nella nostra bocca, lo laviamo via con un bacio lungo e appassionato. Lei si adagia a terra, lentamente, la sovrasto continuando a baciarla, nonostante l’impeto sono dolce, forse troppo eccitata. Bramo tra le sue gambe da cerva, interno coscia, clitoride… oramai sono esperta, so come farla patire di piacere con semplici movimenti delle dita… rotazioni vivaci, innocue penetrazioni. Scivolo sotto, tra le sue gambe divaricate e flesse c’è la mia testa, la mia piccola lingua.
Ansimo sul clitoride, poi sussurro al clitoride una dolce poesia, infine spennello sul clitoride, un dipinto osceno, mi sento un’artista.
Mi piace molto, ingoio i liquidi che ne fruttano e poi la guardo beata, sorridente. Mi chiama con i suoi occhioni dolci, mi dice di non fermarmi, non supplicare che non ne hai bisogno. So come farla venire… adoro donarle piacere, il suo orgasmo ne fa esplodere uno dentro di me, nella mia testa. Il suo succo è una droga.
Ci conosciamo, ci amiamo, varie sensazioni sconosciute si intrecciamo come due lingue in una bocca. Siamo ballerine, due bellissime ballerine, le nostri lingue danzano.
La sensazione di essere me stessa davanti l’uomo che amo non è strana, forse forte, allo stesso tempo insana, mi nutro di questa combattuta e immorale felicità. Questa è una follia con spruzzi di amore.
Prima che lei possa annaffiarmi di piacere, Il mio uomo mi tira indietro, vedo sfuggire la mia ricompensa. Elena si alza ed io vengo spinta a letto con foga, lui mi divarica le gambe e mi spinge verso la testiera del letto. Sistema la mia amante con la faccia tra le mie gambe… Sento la sua lingua infiammarmi con una sola leccata, pelle d’oca che poi divampa. Gemo, di scatto guardo il soffitto. Chiudo gli occhi il piacere sta arrivando. Vedo oltre le stelle, navigo nello spazio del piacere.
Le mie mani si allungano verso la testa di Elena, afferro dolcemente i suoi capelli. Le sue labbra spingono contro il clitoride a tratti, quasi mi colpisce a ripetizione tant’è che usa la lingua per penetrarmi, gemo, urlo, ho bisogno di urlare che sto godendo. Più che altro è un urlo liberatorio variegato alla saliva. Sono fradicia di felicità, trasudo felicità dalla vagina. Dopo qualche minuto, qualsiasi cosa viene amplificata in maniera assurda e allo stesso contempo, il tempo è rallentato, come se ci mettesse tre quarti d’ora a leccarmi il clitoride da sotto a sopra.
In questo istante mi accorgo che il mio uomo la sta scopando… Affogo nel piacere, non esiste gelosia, solo lussuria, mi sento libera.
Elena geme, sommessa come se non volesse godere, Giu la sbatte forte, non le da tregua.
L’accarezzo, ho la sua testa tra i palmi delle mie mani, la guardo negli occhi… “lasciati andare!”
Elena geme, alza la voce, strilla con un piccolo sfogo poi torna a leccarmi. Giu mi guarda, quel bastardo si sta scopando il mio amore… Del resto anche lui è il mio amore. Non so se sentirmi una troia o urlargli contro che è un bastardo, nel dubbio continuo a godere ad occhi chiusi, beata e sopratutto libera, ma di cosa? Quel detto mi rimbomba in testa: non c’è schiavo più grande di chi pensa di essere libero.
Elena non si è mai vestita così, non con me. Un abito può far cambiare la percezione di una ragazza? Bella, forse anche più di me.
La conosco bene ormai, si avvicina ma, non più disinvolta come i passi precedenti. È tesa, anche io. L’unico ad essere tranquillo è Giu. Come abbiamo potuto accettare una cosa del genere? Inizio a pensare che sia solo un grande errore.
Quando alza gli occhiali oltre la fronte e tende la mano verso il mio uomo per presentarsi, mi lancia un’occhiataccia. Consenso, gradimento? Guardarla mi mette ansia. Forse perché accanto a me c’è lui? Ho paura a guardare Elena con occhi voraci e pieni di passione.
Rompo il ghiaccio, ci provo, non serve. Elena si presenta come si deve, ci impappina con la sua parlantina, con tante parole si mette a proprio agio, qualche battuta, ci aggrada. Curiosamente iniziamo a parlare tutti e tre, sembriamo vecchi amici, non lo siamo.
Nell’arco di tempo che ci separa da un bar, da un tavolino, da qualcosa di fresco, finisco per essere estraniata. Mi inserisco nel discorso, rido, rispondo, infine annuisco e li guardo. Cosa succede? Creano un feeling o stanno flirtando ed io non capisco nulla?
Resto seduta, bevo, continuo ad esaminare. Metto la mano sulla coscia del mio uomo, l’accarezzo. Tempo per una erezione?
Sembra inutile, non ho la faccia tosta per intromettermi, non ho le parole… Mi piace che facciano amicizia, in fondo tra paura e desiderio c’è anche felicità. Libertà?
Dopo avere conosciuto Elena, la mia vita è cambiata. Ci siamo cercate, abbiamo trovato un modo di vederci, toccarci, godere insieme, nonostante novecento km di distanza. Tra una scusa e l’altra, il lavoro, un favore da riscuotere, ho accettato di seguire un’altra scuola nel fine settimana, abbastanza fuori luogo. Giusto uno al mese. Tutto seguendo uno schema, un piano che ci congiunge. L'aeroporto, una camera d’albergo. Qualche ora, a volte un giorno. Una volta un fine settimana intero. Due anni così… Insospettabilmente menzognera, sempre ad un passo dalla felicità pura.
La complessità di gestire e nascondere i miei incontri con Elena agli occhi del mio uomo era eccitante. Dovevo impegnarmi molto per essere credibile ed ovvio che lo ero, tutto congegnato, ora per ora, persino minuto per minuto se fosse stato necessario.
Dall’oggi al domani però, il mio uomo fece domande, precise e curiose, infine mi chiese di volerla conoscere. Dissi di sì mentre ansia e pensieri tenebrosi invasero la mia mente.
Appena posso la chiamo. “Vuole conoscerti, mi ha detto questo!”
“Ale sai che vuol dire? Ho un brutto presentimento.”
“Ovvio!”
“Dunque, che si fa?” mi chiede lei al telefono. La sua voce manifesta eccitazione. Io sono preoccupata, in bilico.
Ne discutiamo, ci scambiamo pareri, lei riesce a convincermi. “Ale per me va bene, ci aggiorniamo… A presto amore!”
Milano, calda e lontana, passeggiamo, io e Giu sempre mano nella mano. Il pomeriggio passa veloce. Aperitivo leggero. Le chiacchiere diventano pesanti, concrete, puntano decisamente a noi… Io e lei. Il mio uomo ci mette in comunicazione, finalmente. Ci guardiamo tutti, solo i suoi occhi sono violenti, eccitati, ci sta scopando con gli occhi. Inizio a pensare che sia eccitante peccato che sono tesa, il mio corpo non risponde come vorrei… Elena uguale, ci scambiano sorrisi ammiccanti, provocatori, malizia e agitazione. Il cuore batte forte, irregolare, cardiopatia?
Gli attimi si susseguono veloci, incrementa il piacere, dopamina. Siamo in camera, la camera che abbiamo prenotato per il fine settimana. Il tempo di aprire la porta e vengo spinta dal mio uomo all’interno, mi abbraccia, mi alza da terra, mi bacia con passione. Ho gli occhi chiusi, non vedo Elena ma, sento la porta chiudersi, il rumore dei tacchi, qualche passo, poi silenzio. Io e Giu continuiamo a baciarci, la passione aumenta, la sua lingua è nella mia gola, le sue mani mi sorreggono il sedere, le mie tra i suoi capelli. Le cosce stringono i suoi fianchi, mi aggrappo. Lui potrebbe tranquillamente togliere le mani dal mio didietro, io resterei addosso a lui senza fatica, solo con la forza delle mie cosce. Sono ancora sospesa abbracciandolo quando strizza il mio sedere, forte, allarga le natiche. Si fa spazio con le dita, scosta il filo del perizoma poi mi accompagna piedi a terra, mi volto. Elena è nuda. Mi spoglio anche io, lentamente, un sopravvento di imbarazzo… Giu mi passa accanto, va verso la mia amante, lei si inginocchia, gli occhi sul pene enorme del mio uomo… Mi svesto subito, la raggiungo. Siamo in ginocchio e non sappiamo chi per prima debba succhiarlo… Intanto lo afferro per bene… Nell’incertezza so che fare. Lo faccio mentre lei ammira, io ricambio, i nostri sguardi lussuriosi. Sono svelta, le ho mostrato come agire, come se desiderassi ansiosamente di vederle fare un pompino.
Mi piace la sua tecnica, non si distoglie dalla mia. Ingoia il membro, muove la testa avanti e dietro in maniera ben distinta, veloce. Lo passa a me, ora succhio io, è intriso, non ha tralasciato nulla. Succhiando assaporo anche la saliva di Elena, spompinare dopo di lei ha un che di perversamente piacevole. Usiamo le labbra, la lingua… è un pompino, fatto bene da ragazze in ginocchio, siamo ancora imbarazzate? Non lo so ma, sento che non ci stiamo lasciando andare, le nostre risatine stridule quando ci alterniamo di bocca in bocca il pene del mio uomo, ne sono la certezza. Lo guardo spesso, cerco complicità, lui gode.
Ormai… continuo, mi mostro vorace, l’attimo dopo sono presa, invasa da strane emozioni, lei si adegua. Succhiamo, lecchiamo, le nostre lingue si sfiorano mentre esplorano la pelle dell’asta del mio uomo, ho il desiderio di baciarla con amore. Le mani si alternano ad accarezzargli i testicoli, sono enormi.
Stiamo competendo come due zoccole o siamo solo eccitate?
Nel dubbio, appena il ritmo si attenua, Giu ci ricorda cosa dobbiamo fare. Lo avevo appena preso in bocca, il tempo di passarlo ad Elena e… lui l’afferra per i capelli e glielo sbatte in gola, vedo la protuberanza formarsi sotto il collo di Elena, il pompino diventa “un penetrare la gola” e non mi ci vuole tanto a capire che non è capace. I tossicchi striminziti e dolorosi, il respiro affannato emergono all’istante, lui troppo eccitato non si ferma. Intervengo, mi mostro bramosa di verga, mi impongo con indisposizione, perfidia, agguanto ciò che mio e mi lascio affondare la gola, inerme, abituata. Riesco persino a guardare Elena che con il polso si asciuga le labbra, liquidi e saliva penzolano dalla bocca smorfiosa. Il ritmo è folle, nei miei limiti ma, è come se io non bastassi, come se la vittima fosse Elena, il pene mi sfugge dalla bocca. Crollo quasi a terra, non ho fiato, qualcosa cola e la vedo sul pavimento, non so quanto tempo passa, mi giro e vedo Giu scopare la bocca della mia Elena con prepotenza e foga… gode in maniera assurda, ansima poco. Io boccheggio, riprendo fiato. Sono semplicemente accanto, mi sento così lontana.
Un sospiro di sollievo, riconosco quel verso animalesco, il mio uomo viene, riempie la bocca di Elena, tantissimo sperma, oserei dire un fiume… oppure un lago che distrugge una diga, il liquido seminale è abbondante. Elena lo trattiene nella bocca, i primi conati colano, ingoia qualcosa, mi avvicino a lei… non voglio baciarla ma, una forza mi spinge contro di lei, una mano. Ci baciamo mentre lo sperma del mio uomo ci imbratta, diventa limpido, liquefa poco dopo… scompare del tutto insieme alla nostra saliva. Sono delusa, eccitata, morbosamente vogliosa? Sono molto di più. Guardo Elena con voglia… talmente esasperata che mentre ci guardiamo, ancora in ginocchio, non ci accorgiamo che Giu è seduto, poco distante da noi. Ci guarda, allarga le gambe scomposto, continua a guardare.
“Voglio uno spettacolo!”
Uno spettacolo? Siamo noi lo spettacolo.
Bacio Elena con ogni istinto sessuale possibile e immaginabile, represso diventa disinibito.
La mia lingua le arriva nella cavità orale contorcendosi… sembra che voglia andare oltre. Mi sento in estasi e pervasa da vampate di calore e freddo. Batticuore, palpitazione, agitazione. Siamo abbracciate, sento l’odore dello sperma, è forte, si è impregnato nella nostra bocca, lo laviamo via con un bacio lungo e appassionato. Lei si adagia a terra, lentamente, la sovrasto continuando a baciarla, nonostante l’impeto sono dolce, forse troppo eccitata. Bramo tra le sue gambe da cerva, interno coscia, clitoride… oramai sono esperta, so come farla patire di piacere con semplici movimenti delle dita… rotazioni vivaci, innocue penetrazioni. Scivolo sotto, tra le sue gambe divaricate e flesse c’è la mia testa, la mia piccola lingua.
Ansimo sul clitoride, poi sussurro al clitoride una dolce poesia, infine spennello sul clitoride, un dipinto osceno, mi sento un’artista.
Mi piace molto, ingoio i liquidi che ne fruttano e poi la guardo beata, sorridente. Mi chiama con i suoi occhioni dolci, mi dice di non fermarmi, non supplicare che non ne hai bisogno. So come farla venire… adoro donarle piacere, il suo orgasmo ne fa esplodere uno dentro di me, nella mia testa. Il suo succo è una droga.
Ci conosciamo, ci amiamo, varie sensazioni sconosciute si intrecciamo come due lingue in una bocca. Siamo ballerine, due bellissime ballerine, le nostri lingue danzano.
La sensazione di essere me stessa davanti l’uomo che amo non è strana, forse forte, allo stesso tempo insana, mi nutro di questa combattuta e immorale felicità. Questa è una follia con spruzzi di amore.
Prima che lei possa annaffiarmi di piacere, Il mio uomo mi tira indietro, vedo sfuggire la mia ricompensa. Elena si alza ed io vengo spinta a letto con foga, lui mi divarica le gambe e mi spinge verso la testiera del letto. Sistema la mia amante con la faccia tra le mie gambe… Sento la sua lingua infiammarmi con una sola leccata, pelle d’oca che poi divampa. Gemo, di scatto guardo il soffitto. Chiudo gli occhi il piacere sta arrivando. Vedo oltre le stelle, navigo nello spazio del piacere.
Le mie mani si allungano verso la testa di Elena, afferro dolcemente i suoi capelli. Le sue labbra spingono contro il clitoride a tratti, quasi mi colpisce a ripetizione tant’è che usa la lingua per penetrarmi, gemo, urlo, ho bisogno di urlare che sto godendo. Più che altro è un urlo liberatorio variegato alla saliva. Sono fradicia di felicità, trasudo felicità dalla vagina. Dopo qualche minuto, qualsiasi cosa viene amplificata in maniera assurda e allo stesso contempo, il tempo è rallentato, come se ci mettesse tre quarti d’ora a leccarmi il clitoride da sotto a sopra.
In questo istante mi accorgo che il mio uomo la sta scopando… Affogo nel piacere, non esiste gelosia, solo lussuria, mi sento libera.
Elena geme, sommessa come se non volesse godere, Giu la sbatte forte, non le da tregua.
L’accarezzo, ho la sua testa tra i palmi delle mie mani, la guardo negli occhi… “lasciati andare!”
Elena geme, alza la voce, strilla con un piccolo sfogo poi torna a leccarmi. Giu mi guarda, quel bastardo si sta scopando il mio amore… Del resto anche lui è il mio amore. Non so se sentirmi una troia o urlargli contro che è un bastardo, nel dubbio continuo a godere ad occhi chiusi, beata e sopratutto libera, ma di cosa? Quel detto mi rimbomba in testa: non c’è schiavo più grande di chi pensa di essere libero.
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