La tipa, caffè e lingerie - Parte III - La vendetta?

di
genere
etero

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Mi ha portato nella tromba delle scale, vuole farlo qui, ne sono sicuro. Mi approccio voglioso, le alzo la gonna, le tocco le parti intime con il mio tocco magico e soprattutto quelle enormi tette che quando sobbalzano appena mi eccitano. Mi gela con lo sguardo, sento davvero il freddo entrarmi nelle vene.
“Tu vuoi solo scoparmi!” Esclama incazzata, delusa, illusa.
Non voglio farla incazzare, per nulla. Non posso proprio ora che l’ho ritrovata: “No, non è vero!”
Mento, voglio farmela spudoratamente. La sbatterei gambe aperte a 180 gradi mentre siede sui gradini. La guardo negli occhi e divento sincero.
“Va bene, si! Voglio scoparti, forte forte. Mi sei terribilmente mancata e perdona la mia voglia ma… tu hai questo corpo giovane, perfetto che profuma di sesso ed io, di sesso sono inebriato!”
Ada mi guarda con un espressione corrucciata che si miscela con una leggermente più enigmatica che ancora non conosco, c’è un mezzo sorriso, si avvicina sensuale, me lo tocca, lo strofina, mi lecca le labbra e dice: “non ancora… stallone!”
Perfetto, ho capito che non è l’ora della minchia, mi rassegno, l’erezione però non sembra essere d’accordo, non credo che darà fastidio, spero.
“Intanto vorrei scusarmi davvero, per quel che ho fatto… mi dispiace Ada!” Non so se sono stato sincero perché nemmeno io lo so. Solitamente questo genere di cose mi riesce alquanto bene.
“Dovevi solo stare due minuti in quello sgabuzzino mentre io stavo liquidando mia sorella… sei un coglione!”
“Io non so che mi è preso, sono uscito senza pensare…”
“Ho notato che non hai pensato…”
“Ada… io non so più chi sono e non so come comportarmi e reagire con te…” Mi interrompe bruscamente con voce acida, quasi perfida e stridente.
“Con me, con me… e poi mi infili la mano mezzo le cosce, sei venuto fin qui per scoparmi… vuoi solo la mia figa ecco… sei un bastardo ma, tu questo lo sai!”
Sono veramente confuso mentre respiro. Stavamo per scopare, la seconda volta, ancora in un fottuto retrobottega dove, mi hai portato tu ed ora ti arrabbi con me Ada? Sei veramente una zoccola. Fosse stata un’altra ti avrei legata ad un tavolo e ti avrei sodomizzata. In più mi stuzzica l’idea di metterti un collare al collo, mi eccita davvero solo che… farfuglio se devo risponderti e divento un coglione come dici tu.
Sospiro, cerco le parole nella mia mente per replicare, nulla. Dovrei cercare altrove. Dunque glielo dico così, la mia frase romantica, mentre lei parla ed io non ascolto. Il mio dito indice sulle sue labbra per zittirla, delicato come un sussurro.
“Quella volta volevo dirti che ho lasciato il mio cuore dentro di te… volevo dirti questo…”
Sembra che debba piangere, che cosa ho detto di male… no, sono uno stolto, cinico, sesso dipendente, mi coglie di sorpresa… lei mi abbraccia e poi…

Il pianerottolo trema, una forte scossa di terremoto. Ada mi stringe più forte.
Spaccature si muovono nel cemento come serpenti. Ada mi stringe talmente forte che sento ardere.
Il suo abbraccio è incandescente, annuso persino la puzza di bruciato. I vestiti prendono fuoco. Ada stringe, non riesco a liberarmi. Il suo fuoco, il calore… io brucio, l’odore della pelle che si fonde con la sua… diventiamo una cosa sola… non voglio. Il pianerottolo trema ancora, un boato. La tromba delle scale dilata l’eco, screpolature, polvere, cado.
Uno schianto che non termina mai, sono al suolo… le macerie mi cadono addosso. La terra non trema più. Sento il freddo poi non sento più nulla, l’incantevole melodia del mare in tempesta suona nelle mie orecchie. Squartandomi le mani esco dalle macerie, sono vivo, ho dolori ovunque. Cammino lentamente, stanco.
La melodia del mare si fa agghiacciante, non sono sul fondo della tromba delle scale.
Mi volto, vedo un mare in burrasca, inizio a correre. Sempre più forte, corro al limite delle mie capacità, resto senza fiato, senza energia, il mare è vicino, le onde fanno paura. Quando realizzo che non posso fuggire, mi accascio a terra, Ada nei miei pensieri. Uno Tsunami mi travolge.
Sputo, acqua e sangue, ci manca poco che sputo l’anima. Tendo di alzarmi, non ci riesco ma, vedo una luce, mi trascino sui gomiti, mi alzo… io non striscio. Guardo in alto, verso quella luce, Il pianerottolo spaccato, vedo Ada, urlo, ma non chiedo il suo aiuto… lei si volta, perché? La imploro, sono sfinito. Mi alzo, un goccia cade sul mio viso, su una guancia, è una lacrima. Ne arriva un altra, Ada piange, le gocce si fanno numerose, una pioggia. La luce diventa un folgore abbagliante, un tuono mi distrugge i timpani, la pioggia è troppo forte. Resto sotto quel rovescio un eternità. Non è un incubo ma, emozioni.
“Perché tremi?” Mi domanda Ada. Cosa potrei risponderle? Ho la pelle d’oca, potrei essere sudato ed ho vissuto un esperienza spirituale. Il più sincero abbraccio della mia vita. Il mio destino è segnato.
“Se ti chiedo indietro il mio cuore, tu cosa mi risponderesti Ada?” Io so la risposta.
Lei mi guarda, è ancora stretta a me… “è mio!”
“lo so!”

Un bacio, lungo ma pieno di passione, qualcosa che scalda il cuore, bella sensazione. Senza dirmi nulla mi prende per mano, usciamo, camminiamo per il centro commerciale. C’è poca gente, mi chiedo dove mi stia portando. Vedo un bagno, sorrido, maliziosamente. Uomini o donne?No, bimbi.
Ad un lato del corridoio dei bagni, prima che si dividano ad Y, c’è una porta blu con tanti cerchi gialli. É il bagno dei bimbi, entriamo di soppiatto, due furfanti. Ada chiude subito la porta. C’è un forte odore di prodotti chimici, il bagno è enorme luccicante e talmente igienizzato che potrei scoparla a terra… proprio una zoccola. Non avevo notato il fasciatoio, Ada lo ribalta, si ci siede incrociando delicatamente le gambe, un gesto semplice, spontaneo, incarna la sua bellezza, la bellezza femminile delle donne, un movimento che assimilo, mi affascina, con lei è diverso… è come guardare una scultura e restare imbambolati. Mi avvicino…
“Fermo!” Strilla, mentre mi fa di – no – con la mano. “Stai fermo. Ora facciamo un gioco!”
“Ok!” Sono eccitato a far schifo… lo libero… è l’ora della minchia dura.
“Ok, ok. Hai un bel cazzo ma…” mentre lo dice sgrana gli occhi, è vogliosa. “tienilo a bada se vuoi vincere il gioco…”
“Eh?”
“Ora io farò una cosa” Ada alza le gambe, le divarica con i piedi sul fasciatoio, da opera d’arte diventa, sensualmente volgare, mette in mostra l’intimo, la vulva. “Mi masturberò fino a venire e se tu ti tocchi il cazzo, anche solo una volta… io scappo via…”
“Per sempre?” Replico leggermente allarmato.
“No. Ascoltami bene, con attenzione: io ora mi masturberò. Tu starai con il cazzo di fuori e se te lo tocchi, anche una volta, che lo sfiori proprio, dico, io vado via… la smetto, in pratica non te la do, hai capito?”
“Si, sei stata molto chiara e crudele… e non ridere!”
“Se resisti… beh… io sono il tuo premio!”
“Non basta Ada…”
“Ah… dici di no… allora se vinci… io sono il tuo premio e puoi farmi quello che vuoi!”
“Quello che voglio, sei sicura?” Le domando molto seriamente mentre fantastico.
“Ho detto quello che vuoi…” Un mezzo sorriso il suo, pieno di desiderio.
Resta il silenzio, una serie di sguardi ammiccanti e provocatori, l’odore travolgente dei prodotti chimici, Ada che mi getta il perizoma, Ada che si tocca la vagina.
Con la mano sinistra si tocca un seno, non lo esce di fuori, l’altra mano la usa per toccarsi, rotea. Vedo il movimento del polso, le dita che si muovono. Lei che mi guarda e si lecca le labbra al contempo. Tiene intorno le labbra vaginali il dito indice, piccoli movimenti sopra e sotto mentre si penetra appena con il medio. Qualche minuto sempre lo stesso lento movimento, lo stesso ritmo pacato. Ascolto il suo sospiro convulso pieno di voglia. La vagina è lucida, l’interno coscia lo è pure.
Ada al momento non sta facendo sul serio, ride tra un gemito e l’altro.
Deve vendicarsi, glielo vedo scritto in faccia, dalla piega che assume la sua bocca mentre si tocca. Sei sensuale, voglio possederti all’istante come non immagini, sul quel fasciatoio. Mi fissa dritto negli occhi, non interrompe il contatto visivo nemmeno un istante. Stai facendo un gioco pericoloso. Il fuoco vedo in quegli occhi. Ada adesso è seria. Si allenta il nodo della cravatta a righe, le dita sulle sue piccole labbra cominciano a prendere un ritmo scandito, la sua eccitazione non lascia spazio ad immaginazione alcuna. Si intravedono i suoi capezzoli turgidi dalla camicetta. Più le sue dita tormentano la figa, tanto più i capezzoli sporgono dalla camicetta. Sono ancora tentato dal desiderio di scoparla… al diavolo questo gioco, ti faccio fare io la zoccola eppure… non mi muovo. Da una parte non voglio che se ne vada, dall’altra la scena che ho di fronte è uno spettacolo per pochi.
Dunque sono con il cazzo in tiro difronte una bellissima ragazza che si masturba e non posso fare nulla… è una tortura assurda. Mi tocca proprio il cervello. Sto male. L’unica certezza che ho e che ti farò pentire Ada.
Riprende il ritmo, diventa più aggressiva, lascia indice e mignolo fuori mentre spinge dentro sia il medio che l’anulare; è così aggressiva da fare sbattere il palmo sull’inguine. Si ferma, esce le dita e le allarga leggermente per farmi vedere quanto la sua figa sia bagnata, un piccolo filamento si staglia dall’indice al medio per poi perdersi nella V formata dalle sue dita. Mi guarda, lo fa per tutto il tempo, passa quelle dita bagnate sui capezzoli che reagiscono. Le tette enormi diventano sode. Ada sorride, mi sfida, il mio cazzo è indecentemente spudorato, devo resistere, penso a tutt’altro, non devo toccarlo, ho i miei motivi.
Ada nel frattempo a ripreso a masturbarsi, ha alzato un po' di più la gonna assicurandolo dietro la schiena, la guardo estasiato. Vedo le sue vene del collo gonfiarsi, è tutta un fremito. Si ferma nuovamente, vuole prolungare la mia agonia, forse adoro quel pericoloso gioco. Con fare disinteressato si gira a frugare nella borsetta accanto a lei, nemmeno mi sono accorto che avesse un borsetta. La guardo mentre quei due meloni sobbalzano. Pare stia cercando qualcosa. Mi godo la vista della sua figa mentre è li con le gambe divaricate.
Con un piccolo strillo soddisfatto capisco che ha trovato quel che cercava. Dalla borsetta estrae un deodorante roll-on. Lo frappone tra me e lei come a mostrare qualcosa di prezioso. Mi guarda, questa cosa mi fa impazzire, non capisco chi dei due stia impazzendo di più.
Lentamente Ada porta alla bocca l’oggetto, con la punta della lingua lo lecca, allude al mio cazzo, lo fa entrare ed uscire dalla sua bocca un paio di volte, poi lentamente lo fa scorrere su un lato del collo, poi sul capezzolo, dopo averlo leccato nuovamente, lo strofina attorno all’altro capezzolo. So dove finirà quel roll-on.
di
scritto il
2022-04-14
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