Un normale fine settimana

di
genere
etero

L’inizio settimana? Non parlo e non voglio udire voci, sono distrutto. Devo riprendermi. I pesi si alzano da soli. Domani è un altro giorno, arrivaci a domani. Intanto scopiamo.
É solo lunedì.

All’ora di pranzo riscaldo la pasta nel microonde, è come ricevere un pugno nello stomaco. Quando finirà sarò troppo vecchio o morto. Se non vuoi scopare succhiamelo.
É solo martedì.

Non avrei mai pensato di sopravvivere. Dicono che posso farcela. Lavoro e lavoro. Torno a casa, borsone palestra, secondo giro, dopo l’inizio della settimana.
Casa, cena, amore… sesso. Per questo avrò sempre forza ad ogni ora, ogni giorno, ogni sera per tutta la settimana, lei permettendo.
É solo mercoledì

Il freddo o il caldo non importa, è una brutta condizione. La vista si appanna, le orecchie si tappano, eppure le stronzate riesco ancora a sentirle. Io ho comunque ancora voglia.
É solo giovedì

Forse è finita ma, io sono vivo o morto? Desidero il mio rifugio. Sempre tutto di fretta. Palestra, casa, cena. Il solito dubbio, orari, menzogne, scuse. Amore, sesso, alcol. Ancora veleno, spesso un veleno diverso. Veleno o droga, cosa cambia? Ho toccato il fondo da un pezzo ormai, solo che…
É solo venerdì.

Ti chiamo, mi rispondi, confermi.
Ti raggiungo, suono, apri la porta, getto settanta euro sul tavolino alla destra dell’ingresso, ti spingo. Quando sono irruente capisci che non devi dire nulla. Non mi chiedi nemmeno se ho avuto una pessima giornata e se voglio rilassarmi, sai già tutto.
Mi accogli con un tubino rosso, i tacchi neri ed alti, sei slanciata, procace, bellissima e perversa. Non voglio estasiarmi della tua bellezza, sarebbe una perdita di tempo.
Mentre mi sbottono i jeans, la mia mano sinistra afferra il tuo collo, lo stringo, ti tengo in piedi mentre tiro fuori il cazzo, mi masturbo. La mia mano, quella che tiene il tuo collo in una dolce e violenta presa, avverte il calore del sangue che scorre nelle vene, pulsano, il respiro ti inganna.
Ti spingo verso la penisola della cucina, smetto di masturbarmi, con la mano ora libera, spoglio il tuo seno, è mio, tu sei mia per un’ora. Tutto quel che voglio il tuo corpo me lo darà.
Ti sbatto su quella penisola, sta zitta. Alzo il tubino, sfilo il perizoma, lo strappo. Distruggere la biancheria mi eccita.
Ho davanti il tuo culo magnifico, perfetto. Pare sia stato disegnato con strumenti di precisione. Inizio a schiaffeggiarlo. Una natica, due natiche. Dopo qualche minuto il tuo culo è rosso, il mio cazzo enorme. Continuo a masturbarmi.
Dammi il frustino, dimmi dov’è e non muoverti. Camera da letto, comò quello grande, preso.
Torno da te, mi guardi con quella faccia da porca, ti mordi le labbra che poi le lecchi passandoci la lingua da sinistra a destra e viceversa. Inumidite quasi brillano. Brava.
La prima frustata è a tradimento, sotto il culo, proprio dove si forma quella magnifica curva tra natica e coscia. Uno spazio che percorrerei con la punta del cazzo. Non urli? Mordi nuovamente il labbro lasciando percepire un gemito di piacere. Ti inarchi quanto basta, come se attutisse il colpo.
Mi istighi, proprio coma una brava puttana, è il tuo lavoro dopotutto. Arrivano altre frustate moderatamente controllate… in fondo è un gioco. Forse.
In fondo hai sempre accettato.
Strappo il tubino, inizio dalle spalle, le bretelle. Rotte. Ti dimeni sinuosamente, è chiaro che fingi e che quell’abitino non vale che quattro soldi. Guardo Il tuo culo che balla mentre lo frusto. Ti sussurro oscenità ad un orecchio, dolci parole all’altro. Sei mia, averti pagato non significa nulla.
Ti frusto ancora, ti muovi in un contraccolpo inarcandoti un'altra volta, i tuoi capelli neri si aprono come un ventaglio. Sborro. Gli schizzi finiscono sul culo. Il manico del frustino nel tuo retto. Affondo, piano, mi fermo. Riaffondo deciso. Raccolgo con le mie dita i rivoli di sperma che colano. Te li porto in bocca. Assapori, lecchi, ripulisci la mia mano poi ti attacchi all’indice come se fosse un cazzo. Lo spompini. Ti prendo per mano, ti faccio volteggiare, ora posso ammirarti. Ho il cazzo moscio.
Volteggia per me Morena e mentre lo fai... le mie braccia e mani si appoggiano sulle tue spalle, i pollici esercitano una pressione che ti fa crollare in ginocchio, dici qualcosa ma, non comprendo dato che ti metto le palle in bocca. Con la lingua le bagni, con le labbra le asciughi sfoggiando un abile risucchio. Ho bisogno di una quindicina di minuti per riavere il cazzo duro. Masturbati. Prima di farlo ti levi il frustino dall’ano.
Ti tocchi lentamente mentre ti adagi sul pavimento e spalanchi le gambe. Io mi getto sul divano e mi trastullo il cazzo. Mi piace vedere le donne masturbarsi, fammi vedere come cola quella figa. Continui fino a darti piacere. Quel piacere intenso che solo tu sai darti e di cui io mi beo. Farti godere è l’ultimo dei miei pensieri. Un giorno ammetterai che ti manco…
La stanza trema per via del tuo orgasmo, leccati tutta la mano, poi vieni verso di me gattonando in maniera seducente, porta un preservativo, dimmi quello che voglio sentirmi udire.
La tua testa si insinua tra le mie cosce sode come il tuo fondo schiena, tocchi i miei quadricipiti, ti piace?
Lecchi un poco il cazzo, non trascuri mai le palle. Arrivi al glande, con la lingua lo avvolgi, lo ispezioni minuziosamente, deve essere bello inzuppato, anche la fessura, poi inizi a pompare. Me ne sono scopate di puttane ma, tu Morena… sai fare una cosa che le altre non sono capaci. Continua a succhiare. Mentre sei impegnata, con la velocità di un lampo i palmi delle mie mani cadono su i tuoi capelli, una li afferra, l’altra si insidia dietro la tua nuca ed il cazzo, proprio il cazzo che stavi succhiando con dilettevole cura ti riempe la bocca, non riesci più a controllarlo, ti sfonda gola.
Posi le mani sulle mie cosce e poi aspettiamo. Inizi a batterle sempre più forte ma io no, non ho intenzione di lasciarti, non ancora. Lo faccio nel momento in cui avverto che stai per mordermi. Lasci, ti scosti da me. Tossisci, sputi, annienti sicuramente dei rigurgiti, sorridi. Per te non è un lavoro. Con quel che hai in bocca, lubrifichi il mio cazzo, il preservativo calza in un attimo. Ti alzi. Metti le mani sui fianchi, ti pieghi e mi guardi come per dire che vuoi? Non mi manca la figa.
Ti volti, scegli tu dove vuoi farti inculare ma, non perdere tempo. Mi alzo mi avvicino a te… sussurrò di nuovo oscenità al tuo orecchio, fingi di essere scandalizzata, nel frattempo ci uniamo in un abbraccio di passione e soffocamento. Ti sputo nella gola… ingoia anche la mia saliva. Stringo i tuoi capezzoli fino a quando non mi urli “BASTA”, poi ti strattono, ti spingo contro il tavolo e ti ci faccio adagiare, sporge il tuo culo. Con il cazzo in mano punto il tuo ano, lo penetro agevolmente, sì, senza lubrificazione, mi piace così. Entro, esco, tante volte con una semplicità disarmante. Il ritmo cresce, il tavolo traballa, io godo. L’altezza, il dislivello delle nostre posizioni non mi permette di affondare tutto il cazzo dentro di te come vorrei ma, continuo, afferro i tuoi capelli, sono come una corda a cui mi aggrappo. Sto precipitando, lo so. Cosa posso fare? Smettere!
Privarmi di questi piaceri? No!
Se mi chiedi perché lo faccio allora? Non esiste altro piacere.

Andiamo a terra, ti fotto su una sedia poi contro la porta, il muro, diverse posizioni in pochi minuti. Sono un tornando e tu sei nell’occhio del ciclone. Finiamo sempre sul divano, perché cambiare?
Noto una cosa importante mentre ci accingiamo sul divano, il rossore del tuo culo è diminuito, eccoti servita, hai la mia mano stampata su una natica. Ora usa le tue di mani per allargare le natiche, poi stringi l’ano quando sono dentro… fammi sentire come mi contrasti.
Provi ad opporti, mi piace. Il cazzo però è dentro e parecchio pure. A pecorina sul divano, un divano duro che non affonda. I tuoi gomiti sul bracciolo, i capelli che cadono dalle spalle, che ballano sulla schiena, quella schiena precisamente inarcata alla giusta gradazione ed il culo sporgente. Ti volti verso di me, ci guardiamo e ridiamo mentre ti inculo, nel tuo sorriso però c’è l’odio che provi verso di me, per quello che ti faccio. Il ritmo aumenta. Accompagni i miei gemiti con i tuoi, non è un coro.
Ci guardiamo ma non ridiamo più, abbassi la testa. Mentre ti inculo i tuoi lunghi capelli sobbalzano, come se stessi galoppando a cavallo, il tuo stallone sono io. Ondeggiano, come investiti dal vento. Reggiti, spingo sempre più forte, riempirò il preservativo di sborra proprio dentro il tuo culo, fammi urlare, dimmi di urlare. Lasciami sfogare con il tuo magnifico culo, fa la brava puttana.
Ti inculo, vengo.
Devo farlo, spingerti dal divano mentre il cazzo sfila dall'ano, sei abituata a me, sei pagata, sono autorizzato a trattarti male, a fare quello che voglio, provocarti dolore. Non è così… ho messo bene le cose in chiaro altrimenti questa non sarebbe la… quante volte abbiamo scopato? Quanti soldi ti ho dato? Sono più di cinquecento.
Non è ancora finita.
Forse ho ancora mezz’ora, intanto ingoia la sborra dal preservativo. Ho da tanti anni questa perversione che spingo a fare alle mie donne… puttane e non.

Una ragazza, la mia ex. La mia prima storia seria (seria per dire). Lei sopra di me, saltava come una novellina, mi fece sborrare. Prese quel preservativo e colò la sborra nella bocca. Era la stessa che si faceva riprendere.

Fallo, sì… ed ora trattienila, giocaci.
Io vado nella camera da letto, mi sdraio, ti aspetto. Entri, strisci sul letto, sei sporca, bagnata. Il mio cazzo è molle ma bello grosso, lo afferri forte, trattieni il sangue per non farlo defluire. Coli la sborra sul glande, la cospargi con la lingua. Ti alzi un attimo, deglutisci, apri la bocca e la richiudi. Torni ad un pelo dal mio cazzo, fai colare un filamento di sborra sul glande, poi risucchi senza avvicinarti.
Con la sborra crei un filo che usi per accarezzarmi il glande, avverto una leggera sensazione di piace, forse è inutile ma, vederti fare questa porcheria mi eccita. Il filamento entra ed esce dalla tua bocca mentre accarezza il glande gonfio e rosso.
Mi eccita!
Mi eccita molto!
Ti eccita?
Il tuo giochetto dura poco, dura sempre molto poco. Quel poco basta.
Che io mi volti a destra o a sinistra non ha importanza. Nei cassetti dei comodini troverò qualcosa che ti finirà nella figa.
Non provare a pulirti Morena, ti voglio sporca.
Afferro un grosso vibratore molliccio, te lo getto addosso. Mi alzo dal letto, tu invece ti ci aggrovigli per afferrare un preservativo dal cassetto, da infilare al coso molliccio. Inserito, brava. Lo lanci contro di me, aiutandoti con i gomiti ti avvicini allo schienale del letto ed apri le gambe. Mi mostri la tua meravigliosa figa che… scopo veramente poco. Non mi manca la figa, nemmeno perversioni e cose strane. Tu hai un culo che… con quel culo non serve la figa.
Il letto, allungo il braccio, la mano, stuzzico la tua figa con quel coso… godi, godi e mentre meno te lo aspetti lo infilzo dentro, ti inarchi in avanti, la faccia verso il soffitto, un gemito lungo e profondo accompagnato da un sospiro, il tuo intrigante viso ha una chiara espressione, anche se ti pago vuoi godere. Cerco di giocare, sono cattivo perché appena godi smetto, cambio punto, lo esco o diminuisco la penetrazione va avanti così per qualche minuto.
I minuti passano e tu fremi…
I minuti passano ed il sangue affluisce al mio cazzo barbaramente, i globuli rossi sembrano impazzire. Tu fremi ancora di più.
I minuti passano, resta poco tempo… il cazzo è pronto. Tu non capisci nulla, l’orgasmo ti travolge… trovami un preservativo.
Lo metto più velocemente possibile, ti sollevo le gambe, le adagio sulle mie spalle però poi mi alzo come se stessi facendo squat, inizio a scoparti così, più forte che posso. La tua figa è pregna, gronda liquidi, tanti liquidi che mi schizzano pure sulle mie cosce, le tue, sul letto. Vieni ancora e ancora. Non mi do tregua, ti scopo come se fosse l’ultima, fino all’ultimo respiro, fino al collasso. Fino a quando la figa non sopporta più la forte penetrazione e tu urli amaramente, ti dimeni ed io…
Accuso un forte dolore dietro i muscoli della coscia, come uno stacco da terra errato. Il dolore punge ma continuo fino al culmine.
É solo venerdì.
di
scritto il
2022-06-20
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