Le dita di Amaia
di
Anonima1981
genere
saffico
Tengo tra le mani il piede destro di Amaia. E’ ancora coperto dalla nera calza autoreggente.
Le calze sono gli unici indumenti che ancora indossa. E’ distesa sul mio letto, illuminata dalla luce del sole estivo che, filtrata dai pesanti tendaggi, ne disegna e ne contorna la figura che si mostra al mio sguardo innamorato e desideroso di lei.
Mentre faccio scivolare, arrotolandola lenta, la calza leggera, mentre le mie dita scivolano sulla pelle nuda della sua coscia, sul magro ginocchio, sulla liscia gamba, non posso che soffermare lo sguardo sul suo viso dolcemente rilassato, sulle labbra dischiuse in una promessa di sorriso, sulla candida chiostra dei denti… su quegli occhi, bruni come i capelli lunghi e ondulati distesi sul bianco cuscino.. su quegli occhi socchiusi in cui è facile perdersi per non più ritrovarsi…
Mentre cade ai piedi del letto la calza, subito seguita dall’altra con analoga lenta discesa, il mio sguardo continua il suo viaggio sulla pelle liscia del collo che, irresistibile, sembra attrarre la mia bocca assetata, la mia lingua inumidita dal desiderio di lei…
Le generose mammelle dolcemente appoggiate sul torace, i capezzoli ancora sopiti nell’attesa di sapienti carezze sono un ipnotico richiamo alle mie mani nervose che tremano al solo pensiero di posarsi su quelle piene colline profumate di fiori e del suo profumo di femmina…
Il piede di Amaia è abbandonato nella mia mano, piccolo e magro. Le mie dita ne percorrono la pianta sollecitando un brivido di piacere e un riso accennato… mentre il mio sguardo impaziente scende sul suo tenero ventre, sul suo ombelico piccolo e perfetto, sull’ombroso vello perfettamente delineato dalla sua mano esperta….
Le mie dita seguono il percorso dei tendini tesi sul dorso del piede docile al mio tocco….mentre i miei occhi impazienti scorgono i primi luccicori degli umori di Amaia che inumidiscono il bosco segreto e il tenero interno delle cosce dischiuse al mio sguardo innamorato…
Le labbra accolgono con gioia e desiderio le dita del piede, una ad una, dal piccolo mignolo tenero come un piccolo fiore al più importante alluce che nella mia bocca si abbandona all’avvolgente abbraccio della lingua, alla dolce suzione …. mentre guardo il suo fiore offerto ai miei occhi, il tenere pistillo che, eretto ed eccitato, occhieggia offrendosi a me…
La mia lingua accarezza, sapiente e decisa, possiede con desiderio inarrestabile i piccoli spazi tra le dita, cattura un gemito sommesso dell’amata che solleva le mani ad accarezzare i suoi seni e i capezzoli ora eccitati…
Mentre io lascio quel tenero piede e la bocca e la lingua si dedicano amorevoli all’altro, la mano di Amaia scende tra le cosce irrorate di umori a darsi piacere, le sue dita trovano facile accesso nel suo fiore segreto e la portano in un lussurioso abisso verso il quale già la mia bocca e la mia lingua l’hanno accompagnata…
Poi non resisto e cado travolta dal desiderio tra le sue cosce, prendo possesso di lei…
Ne bevo insaziabile il piacere, ne esploro con la lingua i più reconditi percorsi fin dove la natura me lo consente…. e sento, sento, sento la mia amata esplodere come vulcano incandescente nella mia bocca mentre il suo grido d’amore, il grido per il confine raggiunto e superato del suo piacere, che è anche il mio, riempie la mia testa e il mio corpo percorso da irrefrenabile brivido che mi scuote e mi fa precipitare senza bisogno di altro gesto nel medesimo e contemporaneo abisso…
Le calze sono gli unici indumenti che ancora indossa. E’ distesa sul mio letto, illuminata dalla luce del sole estivo che, filtrata dai pesanti tendaggi, ne disegna e ne contorna la figura che si mostra al mio sguardo innamorato e desideroso di lei.
Mentre faccio scivolare, arrotolandola lenta, la calza leggera, mentre le mie dita scivolano sulla pelle nuda della sua coscia, sul magro ginocchio, sulla liscia gamba, non posso che soffermare lo sguardo sul suo viso dolcemente rilassato, sulle labbra dischiuse in una promessa di sorriso, sulla candida chiostra dei denti… su quegli occhi, bruni come i capelli lunghi e ondulati distesi sul bianco cuscino.. su quegli occhi socchiusi in cui è facile perdersi per non più ritrovarsi…
Mentre cade ai piedi del letto la calza, subito seguita dall’altra con analoga lenta discesa, il mio sguardo continua il suo viaggio sulla pelle liscia del collo che, irresistibile, sembra attrarre la mia bocca assetata, la mia lingua inumidita dal desiderio di lei…
Le generose mammelle dolcemente appoggiate sul torace, i capezzoli ancora sopiti nell’attesa di sapienti carezze sono un ipnotico richiamo alle mie mani nervose che tremano al solo pensiero di posarsi su quelle piene colline profumate di fiori e del suo profumo di femmina…
Il piede di Amaia è abbandonato nella mia mano, piccolo e magro. Le mie dita ne percorrono la pianta sollecitando un brivido di piacere e un riso accennato… mentre il mio sguardo impaziente scende sul suo tenero ventre, sul suo ombelico piccolo e perfetto, sull’ombroso vello perfettamente delineato dalla sua mano esperta….
Le mie dita seguono il percorso dei tendini tesi sul dorso del piede docile al mio tocco….mentre i miei occhi impazienti scorgono i primi luccicori degli umori di Amaia che inumidiscono il bosco segreto e il tenero interno delle cosce dischiuse al mio sguardo innamorato…
Le labbra accolgono con gioia e desiderio le dita del piede, una ad una, dal piccolo mignolo tenero come un piccolo fiore al più importante alluce che nella mia bocca si abbandona all’avvolgente abbraccio della lingua, alla dolce suzione …. mentre guardo il suo fiore offerto ai miei occhi, il tenere pistillo che, eretto ed eccitato, occhieggia offrendosi a me…
La mia lingua accarezza, sapiente e decisa, possiede con desiderio inarrestabile i piccoli spazi tra le dita, cattura un gemito sommesso dell’amata che solleva le mani ad accarezzare i suoi seni e i capezzoli ora eccitati…
Mentre io lascio quel tenero piede e la bocca e la lingua si dedicano amorevoli all’altro, la mano di Amaia scende tra le cosce irrorate di umori a darsi piacere, le sue dita trovano facile accesso nel suo fiore segreto e la portano in un lussurioso abisso verso il quale già la mia bocca e la mia lingua l’hanno accompagnata…
Poi non resisto e cado travolta dal desiderio tra le sue cosce, prendo possesso di lei…
Ne bevo insaziabile il piacere, ne esploro con la lingua i più reconditi percorsi fin dove la natura me lo consente…. e sento, sento, sento la mia amata esplodere come vulcano incandescente nella mia bocca mentre il suo grido d’amore, il grido per il confine raggiunto e superato del suo piacere, che è anche il mio, riempie la mia testa e il mio corpo percorso da irrefrenabile brivido che mi scuote e mi fa precipitare senza bisogno di altro gesto nel medesimo e contemporaneo abisso…
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