Sono ninfomane e troia 14 - Matrimonio con "coupe de theatre"

di
genere
incesti

Ciò che era successo non era che l'inizio di una nottata memorabile.

Dopo il trenino in cui tutti chiavavano e inculavano tutti attaccati come un vero convoglio ferroviario e terminato in un profluvio di sperma, urina e sudore, i maschi (Mio padre e il mio futuro suocero Gianni) si erano accasciati ansimanti e sfiniti sulle poltroncine di pelle nera attigue al letto sul quale io e Nadia ci eravamo distese per il nostro piacere saffico.

In quei momenti benché fossi la più giovane del gruppetto, mi ero resa conto di essere la vera padrona e regista della situazione.

Nel mio veloce excursus di quanto era successo, vedevo me come protagonista coadiuvata da Nadia.

Due donne dunque, a dirigere i giochi!

Avevo capito che l'enorme potere che avevano le donne (Le femmine!) e che gli uomini (I maschi!) hanno sempre invidiato, era che, nonostante l'evidente virilità del loro sesso, loro erano carichi di un solo colpo ( Che talvolta imponeva lauti pagamenti per essere sparati) mentre noi femmine potevamo sparare a ripetizione (Anche gratis volendo!) con tre diversi tipi di arma sempre carichi e pronti a farci godere; La bocca- La fica e il culo!

In quel momento, senza il bisogno di soverchie scoperte, ne avevo la prova più lampante : I maschi boccheggiavano coi loro membri molli, i coglioni svuotati e la loro libido a zero.

Noi femmine invece, distese sul letto, vogliose e abbracciate in un magnifico 69, ci stavamo leccando regalandoci orgasmi a ripetizione in perfetta continuità con quello che avevamo fatto sino a quel momento.

Chiarita la mia riflessione, devo ammettere che eravamo in compagnia di due maschi super capaci, per motivi diversi, di riacquistare piuttosto velocemente la loro virilità ed il conseguente carico di sborra che ne riempiva lo scroto a vantaggio di noi femmine.

Mio padre, sicuramente era arrapato dal fatto di scoprire che la sua "Bambina" era capace di fare la troia (Anche di più!) anche al di fuori del rapporto incestuoso in famiglia.

Il mio futuro e ignaro suocero invece, era ingrifato come uno stallone all'idea di montare la sua giumenta minorenne per di più, pagata profumatamente.

Dunque, io e Nadia avevamo potuto godere dei nostri giochi saffici per non più di trenta minuti al termine dei quali, i due erano saliti contemporaneamente sul letto mentre noi eravamo ancora impegnate a leccarci le tette, la fica e l'ano nonostante avessimo già goduto diverse volte.

Gianni si era messo dietro di me ed approfittando del fatto che fossi grondante di saliva ed umori, mi aveva subito penetrata riempiendomi la fica col suo tozzo e nerboruto batocchio.

Mio padre (alias Armando) si era posizionato in ginocchio nella parte opposta ed alternava i movimenti del suo cazzo tra la mia bocca e la fica anch'essa gocciolante di Nadia.

In quella postura, non mi pareva vero di potermi esprimere contemporaneamente nelle mie più spiccate specialità: Con la bocca continuavo a dare piacere con la lingua e le labbra a ventosa alla fica di Nadia ed al cazzo di mio padre che ben conosceva le mie qualità e che sapeva anche, che non gli avrei mai permesso di sborrare senza il mio esplicito assenso e senza la mia attiva collaborazione.

Nadia comunque, nonostante l'intrusione del cazzo di mio padre, continuava a godermi in bocca come una porca.

Dal canto mio, gestivo in modo magistrale il cazzo del suocero passandolo a mio piacimento dalla fica al buco del culo o la bocca di Nadia che pareva preda di una lussuria bestiale alla vista delle contrazioni della mia fica e del mio sfintere anale alle prese con quel randello sempre più gonfio, sempre più ricoperto di minacciose vene scure e con il glande ormai grosso e livido come una mela Annurca.

Che goduria sapere che l'artefice del piacere di tutti ero io.. Bocca di rosa!

Mio padre già sapeva che giunto al limite del suo orgasmo, se non fossi stata pronta anch'io, lo avrei stoppato per riprendere poi a farlo ansimare a pericolo scampato.

Gianni (Futuro suocero) invece, che non aveva capito bene le mie qualità di dominatrice, ad ogni stop grugniva come un porco e tra se e se bestemmiava per la mancata eiaculazione.

La mia fica e il mio buco del culo d'altra parte, con le loro contrazioni e con le mie capacità di risucchio e respingimento, fungevano proprio da mungitoi adatti a gestire il momento del rilascio del latte e dunque, del piacere del maschio che avevo in corpo.

In quel momento ero davvero il fulcro dei giochi, ero il centro e lo snodo dei
dei miei sensi e dei miei amanti e dunque, ne volevo di più: Volevo tutto!

Cambiando rapidamente postura, mi ero impalata col culo sul cazzo di mio padre in posizione supina aprendo la fica al cazzo mostruosamente duro di Gianni e col corpo disteso su quello di mio padre, avevo offerto la bocca alla fica di Nadia.

A ripensare oggi a quella situazione, mi sembra davvero un miracolo come fossi riuscita a far goder contemporaneamente mio padre nel mio culo, mio suocero nella fica e Nadia nella mia bocca mentre io stessa venivo scossa da un devastante orgasmo.

Ero talmente preda dei sensi e della lussuria che non riesco a ricordare chi, dopo quella contemporanea esplosione, avesse leccato chi!

Non ricordo chi mi avesse ripulito la fica e il culo con la lingua e d'altra parte, non ricordo neanche a chi avessi reso il servizio con la bocca.

Ricordo solo corpi scossi da fremiti e tremori fuori controllo, grida, rantoli, gemiti, rumori di corpi, schiocchi di carni e l'aria intrisa da forti odori di sesso, sborra, urina e sudore.

Con quei giochi eravamo andati oltre le due ore per le quali ero stata pagata.

Incredibilmente, dopo una specie di brindisi d'addio, Nadia mi aveva dato un altro assegno di 10.000 euro: "Te li sei proprio meritati" mi aveva detto prima di sciogliere il nostro gruppetto riservato per trasferirci negli ambienti aperti a tutti nei quali, ogni cosa era possibile compreso la continuazione dei nostri giochi con un numero allargato di maschi, cornuti e troie in una promiscuità fuori controllo.

Uscendo separati dal nostro "covo" protetto, ci siamo immessi in un ambiente caotico completamente diverso da quello tranquillo ed ovattato che avevamo lasciato: Una vera Bolgia!

Il bar era affollato di gente nuda che si toccava, si baciava, si accoppiava in piedi o con pompini in ginocchio.

La pista da ballo era anch'essa occupata da gente abbracciata per lo più nuda che scopava o lesbicava in una confusione assoluta di corpi.

Muovendoci per gli altri ambienti, anche dietro i separé vi era movimento.

In alcuni, vi erano addirittura camerieri anche di colore che scopavano o venivano spompinati da donne con accanto mariti cornuti e compiacenti.

E poi, un susseguirsi di sale con al centro letti, divano o pouf di ogni foggia e dimensione sui quali gli intrecci dei corpi, impediva persino di capire se fossero maschi o femmine.

In una di quelle sale in penombra, io e mio padre avevamo riconosciuto la voce di mia madre che rantolando, incitava il maschio che le stava dietro a montarla più forte.

Avvicinandoci poi, abbiamo visto che a chiavarla era un giovane dalla pelle chiara mentre davanti un ragazzo nero, le teneva la testa e la chiavava in bocca mentre mio fratello seduto accanto a lei, le stringeva una mano.

Mentre mio padre si era seduto sul bordo del materasso, io mi ero accucciata di fianco a mia madre sul lato opposto a mio fratello ed avevo offerto anche la mia bocca al nero che la stava stantuffando.

Il mio arrivo lo aveva sorpreso ed ingrifato ancora di più al punto che se ne era venuto subito spruzzando il mio viso e quello di mamma.

Ci siamo ripulite entrambi con la lingua e trovando che lo sperma di un nero aveva un sapore diverso, mi ero ripromessa prima di chiudere la serata, di gustarmene uno tutta da sola.

L'avevo fatto in una breve pausa in cui ero capitata in una stanza con dei buchi alla parete e delle persone in ginocchio intente a succhiare.

Da uno dei fori spuntava proprio un bel randello nero che non mi ero lasciata scappare e che avevo preso in bocca e "trattato" sino a farmelo sciogliere in bocca ed ingoiare come un gelato.

-Sai mamma, il mio suocero ha un bell'arnese tra le gambe, lo sa usare bene ed è anche piuttosto resistente.

Ci ha seguiti quando siamo usciti dalla stanza riservata ed adesso e dietro di noi, se ti va te lo farei provare.-

Le avevo bisbigliato in un orecchio.

-Ok.. Bocca di rosa.. ormai siamo in ballo e balliamo, fammi provare anche tuo suocero.-

Al suo ok, mi ero alzata ed avvicinandomi a Gianni, gli avevo detto:

-Questa è una mia amica che è capace di prendersi anche tre cazzi alla volta.

Non è minorenne ma ti assicuro che ci sa fare, guarda anche tu quanta sborra le cola dalla fica ed è ancora li che aspetta un altro cazzo.

Se te la chiavi, io mi metto sotto e poi vi lecco entrambi e se vuoi ti procuro un giovanotto che ti si incula mentre Nadia si fa leccare la fica dalla mia amica.

Mi piacerebbe leccare te e la sua fica quando la sborri.-

"Ehi.. ehi! Aspetta ci siamo prima noi!"

Ero stata costretta ad intervenire quando un vecchio col cazzo mezzo moscio si stava avvicinando per metterlo dentro a mia madre.

Che meraviglia!

Mio suocero stava chiavando mia madre che leccava la fica alla cognata mentre mio fratello se lo inculava.

Il tutto era completato da mio padre che si chiavava in bocca la cognata.

Che sborrate! Che sbrodolate! Che leccate! Che bevute!

Eravamo rientrati a casa alle sette del mattino.

Io e mia madre avevamo fatto indigestione di sborra mentre mio padre e mio fratello erano completamente spompati.

Ci era voluta l'intera settimana prima che ci riprendessimo completamente da quel tour de force sessuale in cui avevamo sperimentato ogni tipo di perversione.

Il giorno del matrimonio io ero già incinta di mio fratello.

Mia madre mi aveva acconciato i capelli con due trecce come quelle della famosa notte in quel luogo d'incontri.

Le trecce poi me le aveva fissate in un morbido chignon ricoperto dal bianco velo di tulle.

L'abito bianco di tulle e seta con uno strascico veniva portato dal mio fratellino ed una sua amichetta.

Prima di uscire di casa mia madre aveva voluto che a completare la mia mise fosse mio padre sborrandomi nella fica poi protetta da un perizoma bianco con su ricamate le mie iniziali e quelle del mio sposo.

Mia madre invece, si era fatta riempire da mio fratello ed aveva preferito non indossare intimo per il brivido da troia di sentirsi colare lo sperma tra le cosce durante la funzione.

In chiesa ed al ristorante vi erano tutti i nostri amici e parenti.

Al tavolo degli sposi io sedevo accanto al mio maritino con di fianco mio padre e mia madre.

Di fronte a noi, suo padre con a destra la mamma ed a sinistra la cognata.

La festa era riuscita benissimo coi soliti convenevoli, il solito giro degli sposi a salutare i parenti e gli ospiti con la solita noia mortale che queste riunioni impongono con la loro ipocrisia e le solite battute scontate e barzellette che non fanno ridere nessuno: Sino al "coupe de theatre" studiato ad arte da mia madre.

Alla fine del giro dei tavoli degli sposi, mia madre si era alzata e ponendosi dietro di me, aveva detto: "Oggi è un bel giorno per gli sposi e per mia figlia che si è aperta molto al mondo ed ha fatto molta strada e molti sacrifici per realizzarsi come donna sino a laurearsi ed oggi come sposa e noi la vogliamo ricordare così, un po' bambina ed un po' professoressa" Applausi!

Alla fine del discorso, mi aveva tolto il velo e mi aveva sciolto lo chigon lasciandomi cadere le trecce sul seno.

Poi mi aveva passato sulle labbra un rossetto dello stesso colore di quella sera.

Subito dopo dalla borsetta aveva estratto degli occhiali nuovi ma identici a quelli che avevo in quella memorabile occasione in cui avevamo vissuto quelle incredibili orge insieme al mio futuro suocero e la zia del mio maritino.

A quella vista, mentre il mio sposo, la sua mamma e buona parte dei presenti avevano applaudito, mio suocero e la sorella della mamma, erano sbiancati in volto.

Lei si era sentita mancare subito soccorsa dalla sorella mentre lui tremante e cereo in volto, si era alzato per andare fuori a prendere una boccata d'aria.

Io mi ero subito alzata e mi ero offerta di accompagnarlo per non lasciarlo solo col suo mal di testa "Forse ha bevuto troppo!".

Sul terrazzo che affacciava sul grande giardino, ci eravamo ritrovati l'uno di fronte all'altro con me che gli stringevo le mani tremanti.

Poi, avevo avvicinato il viso al suo e poggiandogli la mano sulla patta gonfia dei pantaloni, lo avevo baciato e ricordando come gli era piaciuto, gli avevo infilato sino in gola la lingua stretta e dura a guisa di cazzo.

segue

scritto il
2023-03-13
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