La testimone di nozze - Cap.VI - Sogno o son desto?
di
Baal
genere
tradimenti
La mia seconda – e, per quella settimana, ultima – giornata romana si svolse a cavallo di un guado, poiché era evidente che gli accadimenti meritassero che raccogliessi i pensieri.
So di ripetermi, ma non riuscirei a proseguire nella narrazione laddove i miei pazienti lettori – magari eccessivamente travolti dal lato erotico della vicenda – non si rendessero conto dello sconquasso che la splendida nottata mi suscitava.
Non si parlava, infatti, di una banale scappatella del marito in trasferta, o – guardandola in altro modo – delle corna messe con una conoscente. Il sottoscritto si era scopato – con ottimi picchi di soddisfazione, tra l’altro - la migliore amica di sua moglie, legame che le rendeva una la testimone di nozze dell’altra (ed anche mia, ovviamente..). Inoltre , si trattava di una donna che frequentavamo, insieme al marito – che ora arrossisco a chiamare “amico”, ma di certo non un banale conoscente, anche se noi maschi eravamo le parti “collaterali” del legame tutto al femminile – in maniera assidua, almeno nei momenti in cui Vladimiro era in Italia.
Non sarò falsamente ipocrita: anche nella fase immediatamente successiva ai tre orgasmi donatici dalle ultime ore – fase che Freund connoterebbe di “senso di colpa”, se non altro perché si è dotati di quel minimo di lucidità non offuscata dagli ormoni, temporaneamente sazi – mai ho pensato che i “pro”(carnali, sensuali, legati alla novità ed anche al successo dell’inseguimento che tra me e me avevo avviato mesi prima) fossero inferiori ai “contro” (“Max, non si fa…è immorale, nessuno lo merita, e se ti beccano…). Ecco, cari amici, non siate ipocriti con questo povero schiavo della libido… Non mi dite “io non lo avrei fatto”. E si, perché – ripensandoci – perché non avreste dovuto farlo?
a) Forse perché la testimone – amica di vostra moglie, è racchia: beh, ma allora l’obiezione non riguarda la vicenda, ma il soggetto, e la “inchiavabilità” della preda a disposizione vi rende più sfortunati, non certo più coerenti.
b) O perché – magari esagerando i segnali che pervenivano dalla preda (figa) in questione – rischiavate una gaffe colossale…Ma la paura vi rende meno audaci (e quindi meno fortunati), non più intimamente fedeli.
c) Infine, perché il timore di essere scoperti – con tutte le conseguenze del caso, ammettiamolo: apocalittiche – è spesso troppo grande, anche dinanzi ad un esemplare di femmina che ve lo fa tirare senza se e senza ma. Ma tale ultima obiezione nel mio caso appariva estremamente remota: Ada vive a centinaia di km da noi, e la passione si era consumata proprio grazie a questa distanza di sicurezza tra tutti i protagonisti della vicenda: me e mia moglie (temporaneamente distanti), mia moglie e la sua amica, Ada e Vladimiro.
Ecco, l’unica vera obiezione – la “lettera c”: occhio che ti beccano – era, nel caso di specie, incredibilmente remota, e non avrebbe potuto costituire un freno concreto a ciò che, in quella mia giornata post – coitum, era il mio pensiero: tante soddisfazioni potevano attenderci in futuro, vista l’indole adeguatamente porca palesata dalla mia neoamante. Un pensiero che mi fece avere quel giorno più di un’erezione, distraendomi dalle normali incombenze giornaliere. Un pensiero sotto forma di immagini – Ada in ginocchio, che si nutriva del mio seme – di suoni (“mi piace il tuo cazzo, Max”), e di tutto ciò che riempie i nostri sensi.
Decisamente, non avrei lasciato andare Ada, anche sulla base di un’ulteriore valutazione…La ragazza era sexy, intelligente, aveva voglia di (ri)scoprire gioie che il matrimonio - pieno d’amore ma carico di manchevolezze sessuali e di attenzioni che la distanza con il marito non permetteva di colmare – non le aveva regalato…Perché mai lasciare ad altri il piacevole compito di riempire Ada ed i suoi vuoti? In fondo…meglio un amico, no? Di quelli che ti conoscono, che non farebbero nulla per allontanarti da tuo marito, e che altro non chiede se non che nulla trapeli…Mi sarei accorto presto che la mia amica Ada compiva, nelle stesse ore, le medesime riflessioni.
per commenti o confronti, scrivete a: padrone1978@gmail.com
So di ripetermi, ma non riuscirei a proseguire nella narrazione laddove i miei pazienti lettori – magari eccessivamente travolti dal lato erotico della vicenda – non si rendessero conto dello sconquasso che la splendida nottata mi suscitava.
Non si parlava, infatti, di una banale scappatella del marito in trasferta, o – guardandola in altro modo – delle corna messe con una conoscente. Il sottoscritto si era scopato – con ottimi picchi di soddisfazione, tra l’altro - la migliore amica di sua moglie, legame che le rendeva una la testimone di nozze dell’altra (ed anche mia, ovviamente..). Inoltre , si trattava di una donna che frequentavamo, insieme al marito – che ora arrossisco a chiamare “amico”, ma di certo non un banale conoscente, anche se noi maschi eravamo le parti “collaterali” del legame tutto al femminile – in maniera assidua, almeno nei momenti in cui Vladimiro era in Italia.
Non sarò falsamente ipocrita: anche nella fase immediatamente successiva ai tre orgasmi donatici dalle ultime ore – fase che Freund connoterebbe di “senso di colpa”, se non altro perché si è dotati di quel minimo di lucidità non offuscata dagli ormoni, temporaneamente sazi – mai ho pensato che i “pro”(carnali, sensuali, legati alla novità ed anche al successo dell’inseguimento che tra me e me avevo avviato mesi prima) fossero inferiori ai “contro” (“Max, non si fa…è immorale, nessuno lo merita, e se ti beccano…). Ecco, cari amici, non siate ipocriti con questo povero schiavo della libido… Non mi dite “io non lo avrei fatto”. E si, perché – ripensandoci – perché non avreste dovuto farlo?
a) Forse perché la testimone – amica di vostra moglie, è racchia: beh, ma allora l’obiezione non riguarda la vicenda, ma il soggetto, e la “inchiavabilità” della preda a disposizione vi rende più sfortunati, non certo più coerenti.
b) O perché – magari esagerando i segnali che pervenivano dalla preda (figa) in questione – rischiavate una gaffe colossale…Ma la paura vi rende meno audaci (e quindi meno fortunati), non più intimamente fedeli.
c) Infine, perché il timore di essere scoperti – con tutte le conseguenze del caso, ammettiamolo: apocalittiche – è spesso troppo grande, anche dinanzi ad un esemplare di femmina che ve lo fa tirare senza se e senza ma. Ma tale ultima obiezione nel mio caso appariva estremamente remota: Ada vive a centinaia di km da noi, e la passione si era consumata proprio grazie a questa distanza di sicurezza tra tutti i protagonisti della vicenda: me e mia moglie (temporaneamente distanti), mia moglie e la sua amica, Ada e Vladimiro.
Ecco, l’unica vera obiezione – la “lettera c”: occhio che ti beccano – era, nel caso di specie, incredibilmente remota, e non avrebbe potuto costituire un freno concreto a ciò che, in quella mia giornata post – coitum, era il mio pensiero: tante soddisfazioni potevano attenderci in futuro, vista l’indole adeguatamente porca palesata dalla mia neoamante. Un pensiero che mi fece avere quel giorno più di un’erezione, distraendomi dalle normali incombenze giornaliere. Un pensiero sotto forma di immagini – Ada in ginocchio, che si nutriva del mio seme – di suoni (“mi piace il tuo cazzo, Max”), e di tutto ciò che riempie i nostri sensi.
Decisamente, non avrei lasciato andare Ada, anche sulla base di un’ulteriore valutazione…La ragazza era sexy, intelligente, aveva voglia di (ri)scoprire gioie che il matrimonio - pieno d’amore ma carico di manchevolezze sessuali e di attenzioni che la distanza con il marito non permetteva di colmare – non le aveva regalato…Perché mai lasciare ad altri il piacevole compito di riempire Ada ed i suoi vuoti? In fondo…meglio un amico, no? Di quelli che ti conoscono, che non farebbero nulla per allontanarti da tuo marito, e che altro non chiede se non che nulla trapeli…Mi sarei accorto presto che la mia amica Ada compiva, nelle stesse ore, le medesime riflessioni.
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