La testimone di nozze - Cap.IX - Non c'è due senza tre vale anche per i buchi, basta aver pazienza
di
Baal
genere
tradimenti
Volli godere dell’immagine paradisiaca del suo volto stravolto dalla fellatio in corso, le labbra ben strette a metà della mia asta, la sensazione dionisiaca che soltanto l’ebbrezza di una femmina che si fa tua può donare.
Poi, le porsi il mio braccio, godendo persino del movimento che rimetteva in piedi la mia Dea Succhiatrice, le gambe lunghe a stendersi mentre ritornava alla mia altezza: occhi negli occhi, interamente segnati dalla voglia di divorarsi e rinascere nel piacere di cui, anima e corpo, ci siamo sciolti fino ad annullare ogni volontà che non sia libidine…
I suoi capezzoli svettarono verso di me, che li resi preda delle mie labbra ancor prima di assaggiare nuovamente la lingua della mia amante.
“Ho voglia, Max”, fu il leit motiv scandito dal suo respiro affannato.
“Appoggiati al tavolo”, la replica voluttuosa e sbrigativa con cui suggellavo la mia volontà di prendere ciò che mi era stato offerto.
Appoggiò le mani al tavolo, incerta sull’esatta posizione da donare a quello che si sentiva il suo invasore illegittimo, e proprio per questo superiore per desiderio, possanza, mascolinità. Fu splendido ammirare quel suo tentennamento, non più figlio di un’incertezza dovuta al “se” donarsi, ma al “come”, per aderire completamente alle voglie di un amante eccitato. La dolcezza, poteva risiedere anche nell’offerta più impura: il corpo di una sposa, di un’amica…Il corpo di un altro, lontano, sempre più lontano nel mentre che i sensi montavano con la loro irruenza.
Cominciai a massaggiarle la figa, da dietro. Era ancora velata dal perizoma col “cuoricino”, il regalo che voleva farmi, l’incipit che avrebbe dovuto aprire le danze di un ballo che poi – come DEVE accadere – era sbiadito nelle sue previsioni, perché esisteva solo l’”adesso”.
Ada era offerta, il bacino iniziò subito a spingere verso la mia mano, in una forma arcuata che mi fece vedere rosso, che richiamava ogni briciola di testosterone alla monta…Durò appena un minuto il mio massaggio, poi quello splendido corpo mi parve stesse subendo una tortura troppo grande, ed io stesso avevo perso ogni lucidità, dovevo scoparla.
Con un movimento molto più rapido di quanto Ada avesse immaginato mentre comprava il perizomino “finestrato”, le calai alle caviglie l’ultimo velo. Solo adesso, ripensando a quell’istante, mi pare buffa la scena di una donna eccitatissima, spogliata da un amante ingrifato, che con uno scalciare ridicolo prova a liberarsi di quello che era stato pensato come un regalo ed ora era un fastidio alle caviglie!
Non ricordo se si fosse liberata dell’impiccio, nel momento in cui schiaffeggiai il suo culo con il mio membro…Ma ricordo benissimo il suo respiro strozzato da un gemito mentre la cappella si faceva strada, forse più rapidamente del dovuto, nella sua figa.
Era calda, Ada. Era stretta, ma pronta a fiorire in pochi colpi di cazzo…e così fu.
Stavolta l’orgasmo fu per lei repentino, irruento, e mi parve immediatamente condito dai suoi umori che mi lucidavano l’asta, e da un urlo appena smorzato. Un piacere invasivo, come proveniente dallo stomaco, prima di tutti i sensi…Un piacere improvviso, come inaspettato…Un godimento voluto, come di chi attende da una settimana il possesso che ha vissuto…
Io, anche perché lievemente “rallentato” - nella corsa all’orgasmo - dalla pausa che la bocca della mia testimone aveva concesso al nostro impeto, ebbi un attimo di lucidità, e la visione dello splendido culo di Ada riempì ogni esitazione….
Ok, faccio ammenda: ho detto “attimo di lucidità”, non “processo riflessivo pacato, finalizzato ad un sereno sverginamento anale di fanciulla inedita alla pratica”. E i risultati della scarsa attività preparatoria (poche dita, pochissima lubrificazione fatta di umori e saliva), uniti ai timori della “vittima”, non più all’acme per intervenuto (primo) orgasmo, mi costrinsero a desistere quasi subito…
“Che fai, Max?”, mi chiese con tono sensibilmente allarmato Ada.
“Beh, avrei un’idea…”, replicai tra l’allusivo (volevo aggiungere: “secondo te?”) e lo sbrigativo (della serie: “dobbiamo proprio aprire un dibattito adesso?”).
“Non lo so…fai piano…”
“Certo, tesoro…”, ma oramai la mia cappella era già poggiato sul suo fiorellino posteriore, ed il mio tono non perdeva di sicuro impazienza.
“Non lo so…non sono sic…aaah…piano!”…
Errare (ovvero aver fretta) humanum est, sed persevare diabolicum ( e abbastanza una “stronzatam”, se vuoi avere speranza di fare a breve un secondo tentativo). E quindi, un breve dialogo tra la mente ed il cazzo fece prevalere la prima, con la conseguenza con un colpo secco rientrai di nuovo in lei, godendomi un nuovo gridolino, stavolta di sorpresa…
Presi a montarla nuovamente con il vigore dovuto..godendomi l’immagine del suo culo, le piante dei piedini che si sollevavano ad ogni colpo che le infliggevo, la splendida ampiezza della sua schiena, offerta alle mie carezze e soprattutto ai miei baci…Fu così, che venni, e quelle erano le immagini che affollavano la mia mente obnubilata dal desiderio, mentre da dietro le stringevo le tette, e leccavo le sue spalle, il suo collo, fino ad accasciarmi sulla schiena nuda nel momento stesso in cui..
“Mi piaci, Ada…”
“Mmmm…”
“Mi arrapi da morire…ti riempioooo…”
“Profondo…aaahhh…godiii, Max…”
Una, due, tre scariche…e sentivo di aver farcito il collo del suo utero…
Continuai il mio movimento, che divenne una carezza al suo canale vaginale mentre – abbastanza lentamente – l’eccitazione si ritirava…La baciai profondamente, sempre restando alle sue spalle, senza uscire dalla sua calda accoglienza..
Si era donata con una profondità che non era soltanto sesso. Mi aveva regalato l’immagine che le avevo – solo superficialmente – suggerito, comprando un intimo particolare e accogliendomi così…Aveva preparato la serata con giorni di confidenze, e aveva sorpreso ogni mia aspettativa..Aveva superato l’azione di disturbo (o…”eccitante”?) di un conoscente che oramai sapeva che la sua vicina non era la candida Penelope in attesa del suo Ulisse….Era stata docile, partecipe, calda, devota ma mai scontata. L’amante perfetta. E certe cose non sono includibili nella semplice parola “sesso”, o nell’espressione “rapporto sessuale”…La trasgressione, l’alchimia, la chimica….i regali colmi di respiro e di umori.. Il possesso e la devozione, la voglia di sorprendere..Tutto ciò non era riassumibile in una parola: Ada amava Vladimiro, era chiaro – indiscutibile – ed un punto fermo nella nostra relazione..Ma Ada era anche di un altro maschio, colmo di lui, piena di seme e di voglia di sorprenderlo. Ed il fortunato ero io.
Per commenti e confronti, scrivete a: padrone1978gmail.com
Poi, le porsi il mio braccio, godendo persino del movimento che rimetteva in piedi la mia Dea Succhiatrice, le gambe lunghe a stendersi mentre ritornava alla mia altezza: occhi negli occhi, interamente segnati dalla voglia di divorarsi e rinascere nel piacere di cui, anima e corpo, ci siamo sciolti fino ad annullare ogni volontà che non sia libidine…
I suoi capezzoli svettarono verso di me, che li resi preda delle mie labbra ancor prima di assaggiare nuovamente la lingua della mia amante.
“Ho voglia, Max”, fu il leit motiv scandito dal suo respiro affannato.
“Appoggiati al tavolo”, la replica voluttuosa e sbrigativa con cui suggellavo la mia volontà di prendere ciò che mi era stato offerto.
Appoggiò le mani al tavolo, incerta sull’esatta posizione da donare a quello che si sentiva il suo invasore illegittimo, e proprio per questo superiore per desiderio, possanza, mascolinità. Fu splendido ammirare quel suo tentennamento, non più figlio di un’incertezza dovuta al “se” donarsi, ma al “come”, per aderire completamente alle voglie di un amante eccitato. La dolcezza, poteva risiedere anche nell’offerta più impura: il corpo di una sposa, di un’amica…Il corpo di un altro, lontano, sempre più lontano nel mentre che i sensi montavano con la loro irruenza.
Cominciai a massaggiarle la figa, da dietro. Era ancora velata dal perizoma col “cuoricino”, il regalo che voleva farmi, l’incipit che avrebbe dovuto aprire le danze di un ballo che poi – come DEVE accadere – era sbiadito nelle sue previsioni, perché esisteva solo l’”adesso”.
Ada era offerta, il bacino iniziò subito a spingere verso la mia mano, in una forma arcuata che mi fece vedere rosso, che richiamava ogni briciola di testosterone alla monta…Durò appena un minuto il mio massaggio, poi quello splendido corpo mi parve stesse subendo una tortura troppo grande, ed io stesso avevo perso ogni lucidità, dovevo scoparla.
Con un movimento molto più rapido di quanto Ada avesse immaginato mentre comprava il perizomino “finestrato”, le calai alle caviglie l’ultimo velo. Solo adesso, ripensando a quell’istante, mi pare buffa la scena di una donna eccitatissima, spogliata da un amante ingrifato, che con uno scalciare ridicolo prova a liberarsi di quello che era stato pensato come un regalo ed ora era un fastidio alle caviglie!
Non ricordo se si fosse liberata dell’impiccio, nel momento in cui schiaffeggiai il suo culo con il mio membro…Ma ricordo benissimo il suo respiro strozzato da un gemito mentre la cappella si faceva strada, forse più rapidamente del dovuto, nella sua figa.
Era calda, Ada. Era stretta, ma pronta a fiorire in pochi colpi di cazzo…e così fu.
Stavolta l’orgasmo fu per lei repentino, irruento, e mi parve immediatamente condito dai suoi umori che mi lucidavano l’asta, e da un urlo appena smorzato. Un piacere invasivo, come proveniente dallo stomaco, prima di tutti i sensi…Un piacere improvviso, come inaspettato…Un godimento voluto, come di chi attende da una settimana il possesso che ha vissuto…
Io, anche perché lievemente “rallentato” - nella corsa all’orgasmo - dalla pausa che la bocca della mia testimone aveva concesso al nostro impeto, ebbi un attimo di lucidità, e la visione dello splendido culo di Ada riempì ogni esitazione….
Ok, faccio ammenda: ho detto “attimo di lucidità”, non “processo riflessivo pacato, finalizzato ad un sereno sverginamento anale di fanciulla inedita alla pratica”. E i risultati della scarsa attività preparatoria (poche dita, pochissima lubrificazione fatta di umori e saliva), uniti ai timori della “vittima”, non più all’acme per intervenuto (primo) orgasmo, mi costrinsero a desistere quasi subito…
“Che fai, Max?”, mi chiese con tono sensibilmente allarmato Ada.
“Beh, avrei un’idea…”, replicai tra l’allusivo (volevo aggiungere: “secondo te?”) e lo sbrigativo (della serie: “dobbiamo proprio aprire un dibattito adesso?”).
“Non lo so…fai piano…”
“Certo, tesoro…”, ma oramai la mia cappella era già poggiato sul suo fiorellino posteriore, ed il mio tono non perdeva di sicuro impazienza.
“Non lo so…non sono sic…aaah…piano!”…
Errare (ovvero aver fretta) humanum est, sed persevare diabolicum ( e abbastanza una “stronzatam”, se vuoi avere speranza di fare a breve un secondo tentativo). E quindi, un breve dialogo tra la mente ed il cazzo fece prevalere la prima, con la conseguenza con un colpo secco rientrai di nuovo in lei, godendomi un nuovo gridolino, stavolta di sorpresa…
Presi a montarla nuovamente con il vigore dovuto..godendomi l’immagine del suo culo, le piante dei piedini che si sollevavano ad ogni colpo che le infliggevo, la splendida ampiezza della sua schiena, offerta alle mie carezze e soprattutto ai miei baci…Fu così, che venni, e quelle erano le immagini che affollavano la mia mente obnubilata dal desiderio, mentre da dietro le stringevo le tette, e leccavo le sue spalle, il suo collo, fino ad accasciarmi sulla schiena nuda nel momento stesso in cui..
“Mi piaci, Ada…”
“Mmmm…”
“Mi arrapi da morire…ti riempioooo…”
“Profondo…aaahhh…godiii, Max…”
Una, due, tre scariche…e sentivo di aver farcito il collo del suo utero…
Continuai il mio movimento, che divenne una carezza al suo canale vaginale mentre – abbastanza lentamente – l’eccitazione si ritirava…La baciai profondamente, sempre restando alle sue spalle, senza uscire dalla sua calda accoglienza..
Si era donata con una profondità che non era soltanto sesso. Mi aveva regalato l’immagine che le avevo – solo superficialmente – suggerito, comprando un intimo particolare e accogliendomi così…Aveva preparato la serata con giorni di confidenze, e aveva sorpreso ogni mia aspettativa..Aveva superato l’azione di disturbo (o…”eccitante”?) di un conoscente che oramai sapeva che la sua vicina non era la candida Penelope in attesa del suo Ulisse….Era stata docile, partecipe, calda, devota ma mai scontata. L’amante perfetta. E certe cose non sono includibili nella semplice parola “sesso”, o nell’espressione “rapporto sessuale”…La trasgressione, l’alchimia, la chimica….i regali colmi di respiro e di umori.. Il possesso e la devozione, la voglia di sorprendere..Tutto ciò non era riassumibile in una parola: Ada amava Vladimiro, era chiaro – indiscutibile – ed un punto fermo nella nostra relazione..Ma Ada era anche di un altro maschio, colmo di lui, piena di seme e di voglia di sorprenderlo. Ed il fortunato ero io.
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