La testimone di nozze - Cap.I

di
genere
tradimenti

Il mio primo racconto (“Federica”), l’ho dedicato ad una ragazza conosciuta virtualmente, “svezzata” con mia stessa sorpresa, e alla fine conosciuta dietro pressione della stessa, per fare cornuto il futuro, gelosissimo, marito.
Questa storia, invece, ha in comune con la prima soltanto le corna del malcapitato, esseno nata – e prosperando attualmente – tutta nel mondo “reale”.
Sarà capitato un po’ a chiunque di conoscere una donna, e di trovarla assolutamente poco degna di nota, dal punto di vista estetica e – a maggior ragione – erotico. E’ ciò che ho provato io quando ho conosciuto Ada, amica “storica” della ragazza che all’epoca – ormai diversi anni fa – corteggiavo, e che poi è diventata mia moglie.
Ada aveva iniziato gli studi con mia moglie. Ma, a differenza di quest’ultima – che dopo un paio d’anni aveva deciso di cambiare facoltà – aveva proseguito negli studi scientifici iniziati. Entrambe fuori sede, entrambe ventenni “brave ragazze” della provincia italiana, avevano subito legato, per poi non lasciare quel vincolo mai più. A tutt’oggi, Ada e mia moglie sono molto amiche: vivono in città diverse, ma si sentono telefonicamente con cadenza quotidiana, e – con i rispettivi consorti – si vedono almeno una volta al mese. La cosa è possibile grazie a due fortuite circostanze: Ada ha vissuto a Milano alcuni anni (a cavallo, appunto, della mia conoscenza con mia moglie: e ciò spiega perché le conobbi praticamente in contemporanea), per poi – soffrendo il capoluogo meneghino – trasferirsi nella capitale. E, dettaglio non trascurabile, il marito di Ada vive proprio a Milano: infatti, la loro storia è a distanza, per motivi lavorativi, ed ancora non sanno quando il “ricongiungimento” definitivo in un più costante talamo nuziale sarà possibile. La conseguenza della loro situazione è che Ada è spesso a Milano, e che la novella sposa – convinta che con le nozze avrebbe condotto una vita matrimoniale più “normale” – ha nel corso dei mesi palesato crescenti insofferenze, acuite dal fatto che Vladimiro – questo il marito lontano e, ammetto, buon amico – per lavoro è costretto ad assentarsi dall’Europa anche per diverse settimane consecutive.
Bene, ma se questa è la situazione attuale, non posso non descrivervi il mio primo approccio con l’amica di mia moglie: beh, la trovai fin dall’inizio la tipica donna “secchiona”, poco avvezza alla cura della propria sensualità, seriosa (non aveva neanche la TV nel suo monolocale), a tratti presuntuosetta. Era alta (circa 175 cm), con capelli biondo – rossicci molto ricci a mò di Candy Candy, decisamente magra e portava sempre degli occhiali che nascondevano i suoi occhi verdi (ma, appunto, lo scoprii solo col tempo..). Vestiva un po’ da manichino, e non la trovavo per niente attraente. Non brutta, sia chiaro, ma insignificante. In più, me la trovavo sempre tra i piedi all’inizio della storia con quella che sarebbe diventata mia moglie, ed ebbi l’impressione di non risultarle particolarmente simpatico.
Nel corso degli anni, siamo diventati cordialissimi amici, ed ho avuto modo di approfondire bene anche la conoscenza di quello che sarebbe divenuto suo marito. Come da copione, nel giro di pochi mesi io e mia moglie convolammo a nozze, preceduti di pochissimo da Ada e Vladimiro; analogamente, come nel migliore dei romanzetti, mia moglie fu testimone alle loro nozze, e Ada era sull’altare con noi.
E’ appunto solo pochi mesi prima le rispettive nozze che ho cominciato a guardare Ada con occhi diversi. Mi è capitato di andarla a prendere alla stazione, o in aeroporto, quando Vladimiro non poteva, ovvero di ammirarla in tenuta “da lavoro”: truccata, con le lentine che esaltavano i suoi occhi chiari, con dei tacchi a spillo che le facevano pareggiare la mia altezza. Inoltre, mi ero accorto che aveva acquistato qualche chilo, rimanendo la donna slanciata che era, ma dimostrando fattezze più femminili: in particolare, adoravo curiosare alle sue gambe lunghe, e non perdevo occasione per compiacermi nella vista del suo posteriore.
Con il tempo, mi avrebbe confessato che con il marito (alto quanto lei, una spanna meno di me) non usava mettere tacchi, e che quando l’avevo conosciuta era così magra a causa di una serie di intolleranze alimentari che avevano stravolto la sua alimentazione e costretta a trascurarsi un po’. Fatto sta che, anche con i capelli diversi – sempre una valanga di ricci, ma ben curati – Ada era diventata davvero una splendida donna.
Tornando al punto…ho cominciato a pensare “hai capito, Ada?”, con quel tono immaginario che però implica il fatto che la gnocca in questione è la migliore amica della tua ragazza, ed è fuori dal cerchio delle possibili conquiste. Poi, mia moglie mi ha nel tempo detto di come Ada fosse sessualmente insoddisfatta da sempre, che si lamentasse di Vladimiro dal punto di vista sessuale, che con lui lo faceva raramente e male…Inutile dire che ho drizzato le antenne…Il maschio conquistatore adora queste situazioni: ragazza impegnata, insoddisfatta…”quanto può reggere?”, specie tenuto conto che – sempre detto da mia moglie – un paio di anni fa il suddetto coniuge era stato cornificato con uno “stronzo”, che si era scopato per benino Ada, che da quel punto di vista ancora lo rimpiangeva…
Il risultato, è stato che ho guardato sempre con maggiore interesse all’esemplare di femmina in questione…Ingolosito dagli occhi verdi, la figura alta, le gambe flessuose…Il giorno del suo matrimonio (civile) era molto sexy, e vederla danzare a piedi nudi a bordo piscina mi ha fatto pensare: “chissà che un giorno non troverò il modo di…”. Pensiero divenuto sempre più serrato, quando – nell’affrontare una serie di passaggi professionali – Ada ha iniziato a chiamarmi, chiedendomi un sostegno. Formalmente, la mia dedizione era all’amica, sostanzialmente era invece passo che mi avvicinava al pezzo di figa… Avvicinamento agevolato dal fatto che – per lavoro – mi trovo ad andare spesso nella capitale, circostanza che ha condotto Ada (che vive sola) a sporgere degli inviti che ritenevo formali (“devi venire a cena da me qualche volta”), ma che si rivelarono più sentiti del previsto il giorno in cui – all’esito di una mia riunione di lavoro a Roma – trovai 2 chiamate perse. “Ada”. Pensai che avesse bisogno di qualche aiuto, e tergiversai nel richiamare, ritrovandomi con un sms “So che sei a Roma, ma che fine hai fatto? Non permetterti di non cenare da me stasera”. Ammetto che l’insistenza suscitava in me una duplice sensazione: da un lato, mi annoiava pensare ad una cena a base di racconti di due neonate famigliole – la mia e la sua – ma dall’altro mi intrigava essere da solo con lei. Era l’occasione di poter gettare qualche ambiguo sassolino nello stagno della seduzione, senza commettere strafalcioni compromettenti, ma che mi consentisse di entrare in confidenza con il suo mondo…Pertanto, composi quel numero.

Per commenti o confronti, scrivete a padrone1978@gmail.com
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scritto il
2023-05-04
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