La testimone di nozze - Cap.VII - La chiarezza si fa strada
di
Baal
genere
tradimenti
Non troverete atteggiamenti vanamente machisti, nella mia storia. La consapevolezza del maschio, quella si, ma nessun contegno da ultramegauomo: nel confrontarci con una donna abbiamo sempre il timore della seduzione, le incertezze legate al filo dell’ambiguità, le insicurezze sulla ricettività della nostra “preda”…
Il tutto spesso amplificato dalla mancata conoscenza (“ha taboo evidenti, che me la farebbero perdere?”.. “Oh, se sapessi le sue fantasie..come potrei stuzzicarla”…”chissà che passato ha, quante ne avrà combinate…o quanti l’avranno fatta godere…”…”sarà indulgente, se commetto un passo falso? O si richiuderà, implacabile, ad un mio errore?..”). Ma la mancata conoscenza ha un dolcissimo rovescio della medaglia: che richiede un percorso di scoperta, a volte graduale, altre repentino…Ma cosa sarebbe la seduzione senza questi brividi?
Ecco…il mio tete-a-tete con Ada aveva costituito il passo grosso, la rottura degli indugi…ma la seduzione non finisce con il primo orgasmo, e neanche con i pochi successivi. Avevo fame: delle sue fantasie, del suo passato, delle sensazioni che avremmo provato. Il solo pensiero mi provocava l’ennesima erezione…
Già da quel giorno iniziammo a scriverci dei messaggi via what’s ap. I primi li mandai io, vaghi, per sapere come stava, o se quell’impegno di lavoro fosse andato come previsto. Il dialogo cordiale – e la distensione, dopo il molteplice tradimento consumato, non era da dare per scontata – proseguì con accenni al suo abbigliamento, ai tacchi che le stavano bene, alle sue gambe che – complice la primavera – andavano senz’altro scoperte.
Mi dava corda e, liquidate con poche battute le preoccupazioni legati agli “agenti esterni” ma pur sempre teoricamente impedienti, parlammo soprattutto di quanto mi eccitava, e di quanto a lei piacesse eccitarmi. Iniziammo un gioco fatto di consulti sul suo abbigliamento, mi provocava scrivendomi “sono tornata a casa, basta tacchi e pantaloni attillati” e riempiendo il mio pomeriggio della foto delle sue gambe lunghe nude, appena coperte dal lembo di una t-shirt.
Adorai quei primi messaggi che la descrivevano ancora eccitata….Mi coinvolsero le sue foto in accappatoio, o in intimo, o con la tenuta che ave scelto per andare al lavoro o – in altri momenti – per la sua mezz’ora di corsa. La conoscenza reciproca scorreva veloce, e mi confessò che erano anni che non beveva il seme di un uomo. Che nutrirsi del mio sperma le era piaciuto. Che ne voleva ancora.
“Ti piace se ti tengo la testa, Ada?”
“Molto, e non credevo…”
“Beh, non dire che non ti era mai capitato…”
“Capitato si, ma diciamo che nessuno ha ricevuto il bis – ed il tris – che riceverai tu…”
“Così mi lusinghi…e lui si ringalluzzisce”
“Se ci ripenso ho un brivido….e mi eccito..”
“Devi dirmelo, quando ti ecciti..voglio saperlo”
“Io te lo dico…e poi?”
“E poi, plachiamo l’eccitazione..esistono surrogati fino alla prossima settimana”
“Le mie dita..me le farò bastare…fino alla prossima settimana”.
Vladimiro non sapeva che lei si masturbava, come era ovvio che fosse…Neanche chiedeva. Lei aveva provato a sfondare i limiti della sua timidezza, ma il sesso – questa è la verita, per quanto incredibile – a lui interessava poco. Lui aveva avuto una sola donna, prima di Ada, e – pur essendo un ragazzo tutt’altro che brutto, e di certo non stupido – aveva investito soprattutto nel lavoro ogni energia, anche emozionale.
Ada – dopo le intemperanze dei primi anni universari (neanche grandi cose, 4 o 5 ragazzi, tra cui – si badi – ben 2 di colore: uno studente ghanese in Italia, ed un atleta statunitense. Di questi, nulla sapeva Vladimiro…), e una profonda passione con un tale - lo stesso con il quale, per pochissimo, aveva cornificato Vladimiro ai tempi in cui erano fidanzati..- che però, sostanzialmente, la usava e basta, aveva optato per un ragazzo che, ne era certa, non l’avrebbe tradita né fatta soffrire. Purtroppo, non aveva calcolato che una passione debole è garanzia di basso indice di possibilità adulterine, ma anche pericolo di insoddisfazione.
E così, ahimè, era andata.
Lo facevano poco, non solo per la distanza che in gran parte li separava, ma anche quando erano insieme. Lui si limitava ad assecondare le sue iniziative, addirittura talvolta accusandola di essere assatanata…Non chiedeva sesso orale (pazzo!!!), che per lei aveva perso ogni attrattiva, essendosi quasi ridotto a preliminare “necessario”, e che pratica senza ingoio, altrimenti il ragazzo alzava bandiera bianca.
Era dai tempi del suo ex che non si nutriva di un uomo…Tutti dettagli che, da un lato, mi inducevano a credere che i miei passatempi capitolini si sarebbero – vivaddio – protratti per un bel po’, e che – in fondo – a Vladimiro io non stessi facendo un gran torto, visto che mi limitavo a stuzzicare, di gran gusto, avanzi che non riscuotevano il suo interesse.
La stessa Ada, superate le prime incertezze, diede l’impressione di riuscire perfettamente a contemperare il suo ruolo, assolutamente non simulato, di moglie amorevole, e la vocazione suina che con me poteva avere libero sfogo…
Le nostre confidenze mi rendevano sempre meno effimero nella sua vita, e la settimana che separò il primo incontro dal successivo terminò con i miei complimenti al suo culo. Da subito ho descritto Ada come una ragazza da un bel corpo snello, arrotondato nei punti giusti allo scoccare dei trenta, e – come conseguenza classica di un siffatto topos fisico – un gran bel culetto.
E fu quest’ultima porzione di lei, che tanto mi aveva arrapato già prima di spogliarla, e che mi aveva fatto impazzire mentre, sul talamo dell’altrui coniugio, la fottevo a pecorina sbattendo vigorosamente le palle, l’oggetto dei miei sogni e dei miei complimenti.
“Oggi un porco mi ha toccata il culo, in metro…non sai che rabbia…”
“ma davvero? Magari non lo ha fatto apposta..”
“se, figurati…avevo dei pantaloni di lino, c’era un gran casino, e mentre ci accalcavamo per scendere mi ha ghermita, mica sfiorata per errore..”
“ma quindi non hai visto chi era?”
“Si, uno sulla quarantina, un operaio credo, o un idraulico, un meccanico..aveva vestiti da lavoro. Gli ho fatto un’occhiataccia, ma ero di fretta, sennò lo cazziavo di brutto..”
“E lui si è accorto dell’occhiataccia?”
“Certo, sembrava fare un sorrisino mongolo, lo stronzo..”
“Beh, dai, può capitare…e poi…un culo come il tuo..”
“seeee…non ti ci mettere”
“guarda che hai un culo speciale, Ada..non vedo l’ora di…”
“guarda che non sono tua moglie…che hai abituato..la mia via è intatta..”
Avevo soddisfatto la mia curiosità: era qualcosa di inesplorato, per Ada. E mentirei se negassi di aver avuto un’erezione.
“sbaglio o qualcuno sa tante cose sulla mia intimità familiare?”, le scrissi, aggiungendo un emoticon sorridente.
“Senti chi parla! E comunque…dovrai avere pazienza..”
“Magari meno di quanto pensiamo…già mi viene duro..”
“tienilo buono, ci servirà..”
“magari incartami l’articolo in quel pantalone di lino..sono proprio curioso di capire cosa ha visto il mio antagonista…”
“porco…vedremo”..
“e mi lasci così?”
“forse…ora ho più paura di come tu mi lascerai lì dietro”, aggiungendo un maialino rosa che mi fece fregare le mani.
Per commenti o confronto, scrivete a: padrone1978@gmail.com
Il tutto spesso amplificato dalla mancata conoscenza (“ha taboo evidenti, che me la farebbero perdere?”.. “Oh, se sapessi le sue fantasie..come potrei stuzzicarla”…”chissà che passato ha, quante ne avrà combinate…o quanti l’avranno fatta godere…”…”sarà indulgente, se commetto un passo falso? O si richiuderà, implacabile, ad un mio errore?..”). Ma la mancata conoscenza ha un dolcissimo rovescio della medaglia: che richiede un percorso di scoperta, a volte graduale, altre repentino…Ma cosa sarebbe la seduzione senza questi brividi?
Ecco…il mio tete-a-tete con Ada aveva costituito il passo grosso, la rottura degli indugi…ma la seduzione non finisce con il primo orgasmo, e neanche con i pochi successivi. Avevo fame: delle sue fantasie, del suo passato, delle sensazioni che avremmo provato. Il solo pensiero mi provocava l’ennesima erezione…
Già da quel giorno iniziammo a scriverci dei messaggi via what’s ap. I primi li mandai io, vaghi, per sapere come stava, o se quell’impegno di lavoro fosse andato come previsto. Il dialogo cordiale – e la distensione, dopo il molteplice tradimento consumato, non era da dare per scontata – proseguì con accenni al suo abbigliamento, ai tacchi che le stavano bene, alle sue gambe che – complice la primavera – andavano senz’altro scoperte.
Mi dava corda e, liquidate con poche battute le preoccupazioni legati agli “agenti esterni” ma pur sempre teoricamente impedienti, parlammo soprattutto di quanto mi eccitava, e di quanto a lei piacesse eccitarmi. Iniziammo un gioco fatto di consulti sul suo abbigliamento, mi provocava scrivendomi “sono tornata a casa, basta tacchi e pantaloni attillati” e riempiendo il mio pomeriggio della foto delle sue gambe lunghe nude, appena coperte dal lembo di una t-shirt.
Adorai quei primi messaggi che la descrivevano ancora eccitata….Mi coinvolsero le sue foto in accappatoio, o in intimo, o con la tenuta che ave scelto per andare al lavoro o – in altri momenti – per la sua mezz’ora di corsa. La conoscenza reciproca scorreva veloce, e mi confessò che erano anni che non beveva il seme di un uomo. Che nutrirsi del mio sperma le era piaciuto. Che ne voleva ancora.
“Ti piace se ti tengo la testa, Ada?”
“Molto, e non credevo…”
“Beh, non dire che non ti era mai capitato…”
“Capitato si, ma diciamo che nessuno ha ricevuto il bis – ed il tris – che riceverai tu…”
“Così mi lusinghi…e lui si ringalluzzisce”
“Se ci ripenso ho un brivido….e mi eccito..”
“Devi dirmelo, quando ti ecciti..voglio saperlo”
“Io te lo dico…e poi?”
“E poi, plachiamo l’eccitazione..esistono surrogati fino alla prossima settimana”
“Le mie dita..me le farò bastare…fino alla prossima settimana”.
Vladimiro non sapeva che lei si masturbava, come era ovvio che fosse…Neanche chiedeva. Lei aveva provato a sfondare i limiti della sua timidezza, ma il sesso – questa è la verita, per quanto incredibile – a lui interessava poco. Lui aveva avuto una sola donna, prima di Ada, e – pur essendo un ragazzo tutt’altro che brutto, e di certo non stupido – aveva investito soprattutto nel lavoro ogni energia, anche emozionale.
Ada – dopo le intemperanze dei primi anni universari (neanche grandi cose, 4 o 5 ragazzi, tra cui – si badi – ben 2 di colore: uno studente ghanese in Italia, ed un atleta statunitense. Di questi, nulla sapeva Vladimiro…), e una profonda passione con un tale - lo stesso con il quale, per pochissimo, aveva cornificato Vladimiro ai tempi in cui erano fidanzati..- che però, sostanzialmente, la usava e basta, aveva optato per un ragazzo che, ne era certa, non l’avrebbe tradita né fatta soffrire. Purtroppo, non aveva calcolato che una passione debole è garanzia di basso indice di possibilità adulterine, ma anche pericolo di insoddisfazione.
E così, ahimè, era andata.
Lo facevano poco, non solo per la distanza che in gran parte li separava, ma anche quando erano insieme. Lui si limitava ad assecondare le sue iniziative, addirittura talvolta accusandola di essere assatanata…Non chiedeva sesso orale (pazzo!!!), che per lei aveva perso ogni attrattiva, essendosi quasi ridotto a preliminare “necessario”, e che pratica senza ingoio, altrimenti il ragazzo alzava bandiera bianca.
Era dai tempi del suo ex che non si nutriva di un uomo…Tutti dettagli che, da un lato, mi inducevano a credere che i miei passatempi capitolini si sarebbero – vivaddio – protratti per un bel po’, e che – in fondo – a Vladimiro io non stessi facendo un gran torto, visto che mi limitavo a stuzzicare, di gran gusto, avanzi che non riscuotevano il suo interesse.
La stessa Ada, superate le prime incertezze, diede l’impressione di riuscire perfettamente a contemperare il suo ruolo, assolutamente non simulato, di moglie amorevole, e la vocazione suina che con me poteva avere libero sfogo…
Le nostre confidenze mi rendevano sempre meno effimero nella sua vita, e la settimana che separò il primo incontro dal successivo terminò con i miei complimenti al suo culo. Da subito ho descritto Ada come una ragazza da un bel corpo snello, arrotondato nei punti giusti allo scoccare dei trenta, e – come conseguenza classica di un siffatto topos fisico – un gran bel culetto.
E fu quest’ultima porzione di lei, che tanto mi aveva arrapato già prima di spogliarla, e che mi aveva fatto impazzire mentre, sul talamo dell’altrui coniugio, la fottevo a pecorina sbattendo vigorosamente le palle, l’oggetto dei miei sogni e dei miei complimenti.
“Oggi un porco mi ha toccata il culo, in metro…non sai che rabbia…”
“ma davvero? Magari non lo ha fatto apposta..”
“se, figurati…avevo dei pantaloni di lino, c’era un gran casino, e mentre ci accalcavamo per scendere mi ha ghermita, mica sfiorata per errore..”
“ma quindi non hai visto chi era?”
“Si, uno sulla quarantina, un operaio credo, o un idraulico, un meccanico..aveva vestiti da lavoro. Gli ho fatto un’occhiataccia, ma ero di fretta, sennò lo cazziavo di brutto..”
“E lui si è accorto dell’occhiataccia?”
“Certo, sembrava fare un sorrisino mongolo, lo stronzo..”
“Beh, dai, può capitare…e poi…un culo come il tuo..”
“seeee…non ti ci mettere”
“guarda che hai un culo speciale, Ada..non vedo l’ora di…”
“guarda che non sono tua moglie…che hai abituato..la mia via è intatta..”
Avevo soddisfatto la mia curiosità: era qualcosa di inesplorato, per Ada. E mentirei se negassi di aver avuto un’erezione.
“sbaglio o qualcuno sa tante cose sulla mia intimità familiare?”, le scrissi, aggiungendo un emoticon sorridente.
“Senti chi parla! E comunque…dovrai avere pazienza..”
“Magari meno di quanto pensiamo…già mi viene duro..”
“tienilo buono, ci servirà..”
“magari incartami l’articolo in quel pantalone di lino..sono proprio curioso di capire cosa ha visto il mio antagonista…”
“porco…vedremo”..
“e mi lasci così?”
“forse…ora ho più paura di come tu mi lascerai lì dietro”, aggiungendo un maialino rosa che mi fece fregare le mani.
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