La testimone di nozze - Cap.III
di
Baal
genere
tradimenti
La situazione era, obiettivamente, normalissima. Se ci pensate, e se ragiono a mente fredda e senza dar adito ad un senno di poi eccessivamente galoppante, non era successo nulla di trascendentale.
La sintesi era: a) a casa di un’amica di mia moglie, e conseguentemente mia; b) amica che casualmente costituiva una mia preda sessuale da alcuni mesi a questa parte; c) amica che – da buona testimone di nozze – avevo aiutato lavorativamente negli ultimissimi mesi; d) e che mi aveva invitato a cena, scambiando qualche battuta ambigua ma….chi non lo fa?
Ecco, diciamo pure che c’erano – in una situazione tutto sommato normalissima – tutti gli elementi per una soddisfacente ambiguità… Eh, si: in fondo eravamo amici, ma non si può dire ci conoscessimo chissà quanto…anzi, la gran parte delle cose che io sapevo di lei – ivi compresi i suoi insoddisfatti appetiti sessuali, ed anche qualche storiella piccante sul suo passato a partire dalle corna messe al marito, all’epoca fidanzato – me le aveva riferite mia moglie.
Vorrei che i maschietti si mettessero nei miei panni: vi trovate con una figa vestita da figa a casa sua, con tanto di cena, vestitino e candele; questa figa la potete corteggiare, è amica di vostra moglie e anche vostra, facendo passare per confidenza un vero e proprio corteggiamento; questa figa si lamenta che il marito non la scopa: e voi lo sapete (ve lo ha detto vostra moglie), così come sapete che in passato ha già soddisfatto le sue voglie al di fuori del talamo; infine, sempre la stessa – affidabilissima – fonte vi ha narrato che la figa in questione, ai vecchi tempi, amava gli uomini di colore, e proprio con un paio di coloured ha avuto incontri ravvicinati.
Chiunque vivrebbe quell’incontro che sto narrando con più di un brivido di eccitazione.
Analogamente, chiedo alle gentili lettrici di seguire – per conoscerle, visto che sono capitate in questa mia povera pagina – i viali dove si intreccia la realtà e ciò che sogniamo …In altre parole, le vie di questo virile arrapamento…
Ada era stata una cuoca perfetta…aveva cucinato della carne anticipata da diversi antipastini, ed era stata una goduria brindare con il Muller Thurgau – finito rapidamente – mentre lei si alzava e risedeva avendo a che fare che con i piatti….Ogni volta che accavallava le gambe, la gonna saliva un po’ di più. La mia mente, lievemente ottenebrata dall’euforia enologica, ritrovava in quel gesto uno dei passaggi più lussuriosi che il corpo di una donna può donare allo sguardo maschile.
“Tu mi farai ubriacare, Max”
“Beh, se una serata ce la dobbiamo concedere, almeno sia allegra”, le risposi.
“Decisamente, ne ho proprio bisogno oggi…”
“Sono qui apposta, no?”, dissi con tono malizioso.
“E’ da tanto con ceno con un uomo che non sia Vladimiro”
“Posso dire la stessa cosa…con una donna, e che donna”, replicai guardando le sue gambe lunghe, accavallate, generosamente scoperta, che si lasciavano percorrere dal mio sguardo terminando con degli splendidi sandali dal tacco alto.
“Esageratooo….”, rise vuotando l’ultimo calice di vino, chinando all’indietro il capo, e lasciando così risalire l’orlo del vestito di un altro centimetro, e facendola apparire – ai miei occhi – ancora più offerta..
“beh, il bianco è stato di tuo gradimento”
“già…dici che la bottiglia aveva il buco?”, rise.
“è in questi casi che ci vuole la seconda….”, replicai.
“mmm…l’arrosto!”, esclamò, alzandosi di botto.
Ebbe, un paio di istanti di esitazione, un piccolo capogiro, ed i tacchi altissimi, la fecero sbandare, e la ressi facendola aderire perfettamente al mio corpo. Non si mosse, mentre una mano teneva la mia destra, e la sinistra era salda sul suo fianco.
“Forse dovrei togliere i tacchi”…
“stai molto bene, invece…la tenuta da seduzione estiva riscuote tutto il mio apprezzamento”
“eh eh…adulatore…però così casco…ed il Barolo che attende sul tavolo voglio almeno assaggiarlo”, mi disse mentre il suo corpo restava attaccato al mio, con il vestitino lasciato ben alzato e le gambe lunghe splendidamente esposte e slanciate…
“facciamo così, ti accompagno io…e poi li togliamo”
“affare fatto”, esclamò staccandosi lentamente da me, e aggiustando svogliatamente – e parzialmente – il vestito.
La seguii in cucina, ed ammetto che oramai la voglia aveva iniziato ad annebbiare anche le mie reazioni. Non ragionavo più, come all’inizio, da maschio intrigato e semplicemente fantasticante. Adesso mi sembrava davvero di essere a casa di una preda, sexy e disponibile. Ma era così? E fin dove potevo spingermi?
Anche ai fornelli, per più di un istante le cinsi i fianchi, con la scusa di passare alle sue spalle e riempire la lavastoviglie…
“Lascia, Max, faccio io dopo…”
“Beh, avere un uomo in casa servirà a qualcosa, no?”, dissi – battendo sempre sul tasto della sua importante mancanza – “e poi”, aggiunsi, mentre mi strusciai leggermente dietro di lei per passare “mica mi dispiace, in fondo”. Lei, rise, e con fare vagamente provocatorio “beh, se non spiace a te fare questa fatica, continua pure…”. “Continuo, continuo, Ada…”, e stavolta le cinsi i fianchi…
Aveva uno splendido culo. Ecco, mentre sapevo altro della sua vita sessuale presente e passata, quel dettaglio mi mancava…e che dettaglio, cari lettori! Tondo, alto, sodissimo…incastonato su un fisico magro. Il tipico culo delle donne magre e alte, che al virare dei trenta si riempie, diventando una gemma da cogliere…In questa fase della sua vita, Ada stava raccogliendo i frutti della sua passata eccessiva magrezza, e – all’età in cui alcune cominciano a decadere – aveva invece reso femminile un corpo spigoloso, che oggi si presentava perfettamente tornito. Splendide gambe, culo alto, seno inorgoglito.
Ci riaccomodammo, e mi sforzai di pasteggiare con un minimo di contegno….ammetto che con la scusa della lavastoviglie e del maschio moderno che aiuta in cucina, mi era venuta una erezione poderosa…che lo splendido Barolo, non fece di certo scemare…
“Brindiamo alle splendide serate”, esclamò Ada..
“..ed a quelle che non vorresti mai far terminare”, aggiunsi.
Mi fece l’occhiolino, e buttò giù…fece per alzarsi, e stavolta sembrava più salda.
“Mi vieni a dare la solita mano, maschio moderno?”, mi disse.
“Of course”, replicai, notando piacevolmente che oramai non abbassava il vestito, e godendomi la vista del suo culo ondeggiante.
“Ora devo però davvero togliere i tacchi…”, disse alzando una gamba all’indietro, e facendo per slacciare la fibia della prima scarpa. Il movimento la condusse di nuovo ad appoggiarsi a me, che approfittai: “Ho capito, ti aiuto io…”. Feci per chinarmi, e notai – dal basso – che per un istante Ada chinò la testa all’indietro..come ad aggiustarsi i corposi riccioli, e ad esorcizzare nel contempo un pensiero.
La fibbia si rilevò più ostica del previsto,e dissi: “Ok, facciamo che ti siedi, eh?”.
Accomodandosi, accavallò le gambe. Non resistetti, e nel poggiarmi, le posi una mano sulla coscia. Non ebbe reazione, mentre le sfilai il sandalo liberando il suo piedino. A malincuore scostai la mano, e mi godetti il cambio di coscia, lì in ginocchio…lunghe, splendide, nude. Cedetti ancora, poggiandomi sulla coscia, ed una volta liberata la sua seconda estremità, non mi mossi dalla mia posizione.
Ada era seduta, scosciatissima, gambe accavallate. Ed io chino dinanzi a lei, le gambe appoggiate sulle sue gambe. Nessuno dei due si muoveva..nessuno dei due fiatava.
Ruppi io il silenzio: “Và meglio adesso, Madama?”.
“Molto messer Cavaliere…certo che devi star comodo laggiù”
“è che ho voglia di rendermi ancora utile, Madama…che so”, dissi massaggiandole il piede della gamba accavallata, continuandomi ad appoggiare con l’altra mano “massaggio?”.
“saranno anni che non mi massaggiano i piedi…così mi tenti..ma non vorrei approfittare troppo”, replicò mentre tirava, poco convintamente, un po’ giù il lembo del vestito. La mossa risultò esclusivamente di facciata, perché in realtà non coprì neanche un lembo delle sue cosce…Ma mi diede l’occasione di risponderle: “Beh, allora ti massaggio volentieri…e non mi sento sfruttato, se non stai continuamente a tirar giù il vestito!”. Rise, e con un “oh” solo disegnato sulle sue labbra, senza emettere suono, alzò lievemente il vestitino, dicendomi “Ah, ecco, la tua tariffa è in ammirazione…và meglio così?”.
Il risultato fu eccezionalmente sensuale. Poiché in realtà non aveva tirato su il vestitino, con la sua prima mossa, adesso – con la seconda – era praticamente coperta a malapena poco oltre l’inguine…
Eravamo stati in piscina insieme, conoscevo le sue gambe. Ma il contesto e la sua “mise” atttuale erano ovviamente tutt’altra storia. Ammetto che ero davvero eccitato, e replicai “molto meglio, Ada, hai delle gambe splendide…”.
Lei si chinò, di poco, e forse solo d’istinto. Sempre d’istinto io la baciai. Era ad occhi chiusi, un po’ brilla, e da tanto non praticava il gioco della seduzione. Ero il lupo che aveva fatto entrare nella sua tana. E avevo fame.
Il bacio si fece via via più profondo, e con una mano salii lungo le sue cosce, afferrando l’elastico del suo perizomino….lei si staccò per un secondo, e le dissi “vediamo se prima avevi ragione riguardo all’intimo”.
Sorrise, e alzò il bacino per aiutarmi a denudare la sua femminilità. Prima una gamba, poi l’altra, si liberarono del perizomino, piccolo, di pizzo, trasparente, bianco come il vestito.
“Sta meglio sul pavimento”, le dissi, baciandola ancora, e sfiorandole la figa. Era solo leggermente pelosa, una mini striscia sul monte di venere. Ed era fradicia…
“Non mi è bastato il vino”, mugolai, ma con voce sicura. “Voglio bere te”.
La sua resistenza fu lieve, appena percettibile, come il suo primo ansimare mentre la assaggiavo.
Ero in ginocchio, Ada seduta, e le stavo leccando la figa, stavo bevendo i suoi umori. Non avevo intenzione di farla venire subito, ma la situazione era terribilmente eccitante, e il suo “si, Max, si…” era la colonna sonora dei movimenti del suo bacino. Appoggiò una delle sue lunghe gambe sulla mia spalla, aprendosi completamente alla mia lingua. Mi dedicavo con colpetti di lingua al suo clitoride, gonfio ed offerto come tutti i suoi sensi…Le lappai con vigore le piccole labbra, infilai la lingua nella figa dilatata, e così – con la mia lingua interamente nella sua femminilità, ed il labbro superiore a far pressione sul clito, godette. Fu sconquassata da un orgasmo precoce, intenso come tutti quelli che colgono le donne all’improvviso, mentre aveva una mano sulla mia nuca. Non volevo perdere il suo sapore, che con il suo profumo mi aveva oramai fatto perdere ogni controllo…ma la vidi lì, appagata, mentre dolcemente le carezzavo le gambe…quei lunghi strumenti di lussuria da cui era partito tutto…
“Asp..aspetta…Max..dammi un attimo”, mi disse, e mi staccai, mentre si alzava in piedi…”Brindisi?”, mi disse. Io pensai “ok, brindisi, ma….”, mentre dalle mie labbra uscì solo un retorico “tutto quello che vuoi, Madama”.
Versò lei i calici, senza riprendere il perizoma, senza abbassare il vestito…”Alle serate che vorremmo non finissero mai”, disse. Cin cin. Seguito da un bacio, stavolta tenero, mentre mi slacciava la camicia. Mi baciò il collo, facendomi il solletico con la sua folta chioma, mi leccò i capezzoli, mentre la mano fini sulla mia patta, gonfissima.. “Stai esplodendo, Max”, sussurrò. Mi slacciò la cintura, e – mentre le sfilavo il vestito – mi strinse il cazzo da sopra i boxer: “Voglio vederlo”, mi disse determinata.
Era una donna diversa, completamente stravolta rispetto alla ragazza che avevo conosciuto fino a poche ore prima. Come le leonesse che sentono l’odore del sangue e non riescono più a fare a meno della predazione, Ada aveva sentito il richiamo dei sensi, aveva goduto di un piacere profondo, proibito, istantaneo, che l’aveva squassata. E ora voleva continuare.
“E’ durissimo”, mi disse mentre percorreva la sagoma della mia virilità costretta nei boxer. Me li calò, provocandomi un certo sollievo fisico, ed un lieve cerchio alla testa…
Lo strinse alla base, scappellandolo definitivamente, mentre le slacciavo il reggiseno…Era completamente nuda, bellissima, mentre mi diceva: “è bello”, segandomi dolcemente mentre mi baciava.
Fui perentorio: “assaggialo”. Mi guardo un secondo, e si inginocchiò dinanzi a me.
Non credo di essere adeguato, come scrittore, per descrivere il paradiso. Ero in estasi, eccitato, mentre con la sua lingua saggiava la lunghezza della mia asta, massaggiandomi le palle. Era una donna consapevole di sé, che si godeva l’eccitazione del maschio cui si stava dedicando. Mi baciò le palle, prendendole in bocca…prima una, poi l’altra. Infine, iniziò a pompare…aveva una bocca accogliente, le labbra morbide che scorrevano lungo il mio palo di carne, la lingua che a tratti roteava sulla cappella. Le carezzai i capelli, come a saggiare la reazione, ma non affondai troppo..mi stavo godendo un gran pompino di una figa nuda, in ginocchio, sposata ed insoddisfatta…Non avevo alcuna intenzione di giocarmi il godimento con una mossa azzardata, anche se l’avrei compiuta molto volentieri.
Ada alternava dolcezza a lascivia. Continuava a dedicarsi anche alle mie palle. E – dall’alto – la visione del suo corpo nudo, nella penombra data dalle candele, era molto eccitante, fiabescamente eccitante!
Ho goduto della sua bocca per minuti interminabili. Come ogni volta che ci accostiamo all’Infinito, avevo paura che fosse l’ultimo istante…che sarebbe rinsavita, che avrebbe sottratto al mio corpo il proseguo di quel gustoso piacere. Invece no…Ero lì, e mi godevo un fantastico bocchino, da una splendida donna.
Ada, ad un certo punto, alzò il suo sguardo, verso di me: “Ti piace?”. Ero lì, col cazzo durissimo, proteso al suo viso, e con una flebile sensazione di abbandono, visto che non ero più nella sua bocca. Riacquistai lucidità….si, la lucidità di persevare, e le dissi: “da morire, ma ora ti voglio”.
In un attimo eliminai scarpe, pantaloni e boxer, e nudo mi sedetti sul divano: “Vieni su di me”.
Non se lo fece ripetere due volte, nuda, bellissima – splendida, in quella penombra..mentre ammettiamolo, il corpo maschile è sempre un po’ ridicolo – e si mise a cavalcioni su di me. Approfittando della mia erezione completa, si impalò abbastanza rapidamente…bloccandosi a metà con un sospiro…”mmmmh…aspetta, fammi prendere fiato”….cominciò a muovere il suo splendido bacino, dondolandosi sul mio cazzo, come a volersi adattare…
La sensazione del primo corteggiamento, di saggiare la disponibilità di una femmina, la prima volta che violi la sua bocca e, infine, il primo istante in cui la possiedi – forte, da maschio – sono momenti unici, indimenticabili. Ed indimenticabile fu quel suo primordiale adattarsi ad un maschio nuovo, sconosciuto, che la rendeva donna. Mi sembra di sentire ancora adesso quel suo movimento, senza baciarci, per conferire esclusiva sacralità alla violazione del suo fiore.
Poi, cominciò a cavalcarmi…aveva una figa stretta, ma che si allargava sotto i colpi che si auto infliggeva con la sua impanazione…presi a baciarla, a leccarle i capezzoli durissimi, offerti…a carezzarle le cosce lunghe e forti da amazzone…mi godetti quella splendida cavalcata, mentre il suo respiro era sempre più affannoso…mentre i suoi “si” solo per una volta furono interrotti da un lusinghiero “com’è grosso, Max”…e da un “mi riempie tutta il tuo cazzo”…Fu l’unica volta che le sentii dire “cazzo”…parola che a noi maschietti, messa in bocca all’amante di turno (specie se proibita, come Ada) ci manda in orbita.. Mi avvinghiai alle sue natiche…trovando maggiore fonte di eccitazione nel soave contrarsi dei suoi muscoli mentre mi cavalcava…Mi bastò sfiorarle il solco tra i glutei, andando ad esplorare il segreto che custodiva…per vederla ansimare forte, contrarre il suo corpo abbracciandomi forte…e vederla agitarsi, perdersi in uno splendido orgasmo…Piacere evidente, voluttuoso, che ostentava al maschio che era dentro di lei…e che non seppe, né volle trattenersi. La baciai profondamente, e le sussurai “sborro, Ada, sborro…”. Fu l’unica volgarità linguistica che mi concessi…non dovette spiacerle, stava godendosi i suoi ultimi spasmi, e ben si conciliarono con i tre, quattro, cinque spruzzi con cui svuotai la mia tensione della serata dentro di lei. Mentre la riempivo, la tenevo forte, un dito dietro, una mano nei folti ricci, la lingua a cercare i suoi capezzoli.
Stremata si accasciò su di me, che non ero certo meno provato di lei.
Mentre il respiro si andava calmando, e sentivo il solletico dei suoi capelli, tornò alla realtà con una battuta, che mi distrasse dal mio pensiero (“e ora?”): “mm…ti stai rimpicciolendo, ti sento…sembrava più grosso poco fa!”. Ridemmo, e ci baciammo…
La sintesi era: a) a casa di un’amica di mia moglie, e conseguentemente mia; b) amica che casualmente costituiva una mia preda sessuale da alcuni mesi a questa parte; c) amica che – da buona testimone di nozze – avevo aiutato lavorativamente negli ultimissimi mesi; d) e che mi aveva invitato a cena, scambiando qualche battuta ambigua ma….chi non lo fa?
Ecco, diciamo pure che c’erano – in una situazione tutto sommato normalissima – tutti gli elementi per una soddisfacente ambiguità… Eh, si: in fondo eravamo amici, ma non si può dire ci conoscessimo chissà quanto…anzi, la gran parte delle cose che io sapevo di lei – ivi compresi i suoi insoddisfatti appetiti sessuali, ed anche qualche storiella piccante sul suo passato a partire dalle corna messe al marito, all’epoca fidanzato – me le aveva riferite mia moglie.
Vorrei che i maschietti si mettessero nei miei panni: vi trovate con una figa vestita da figa a casa sua, con tanto di cena, vestitino e candele; questa figa la potete corteggiare, è amica di vostra moglie e anche vostra, facendo passare per confidenza un vero e proprio corteggiamento; questa figa si lamenta che il marito non la scopa: e voi lo sapete (ve lo ha detto vostra moglie), così come sapete che in passato ha già soddisfatto le sue voglie al di fuori del talamo; infine, sempre la stessa – affidabilissima – fonte vi ha narrato che la figa in questione, ai vecchi tempi, amava gli uomini di colore, e proprio con un paio di coloured ha avuto incontri ravvicinati.
Chiunque vivrebbe quell’incontro che sto narrando con più di un brivido di eccitazione.
Analogamente, chiedo alle gentili lettrici di seguire – per conoscerle, visto che sono capitate in questa mia povera pagina – i viali dove si intreccia la realtà e ciò che sogniamo …In altre parole, le vie di questo virile arrapamento…
Ada era stata una cuoca perfetta…aveva cucinato della carne anticipata da diversi antipastini, ed era stata una goduria brindare con il Muller Thurgau – finito rapidamente – mentre lei si alzava e risedeva avendo a che fare che con i piatti….Ogni volta che accavallava le gambe, la gonna saliva un po’ di più. La mia mente, lievemente ottenebrata dall’euforia enologica, ritrovava in quel gesto uno dei passaggi più lussuriosi che il corpo di una donna può donare allo sguardo maschile.
“Tu mi farai ubriacare, Max”
“Beh, se una serata ce la dobbiamo concedere, almeno sia allegra”, le risposi.
“Decisamente, ne ho proprio bisogno oggi…”
“Sono qui apposta, no?”, dissi con tono malizioso.
“E’ da tanto con ceno con un uomo che non sia Vladimiro”
“Posso dire la stessa cosa…con una donna, e che donna”, replicai guardando le sue gambe lunghe, accavallate, generosamente scoperta, che si lasciavano percorrere dal mio sguardo terminando con degli splendidi sandali dal tacco alto.
“Esageratooo….”, rise vuotando l’ultimo calice di vino, chinando all’indietro il capo, e lasciando così risalire l’orlo del vestito di un altro centimetro, e facendola apparire – ai miei occhi – ancora più offerta..
“beh, il bianco è stato di tuo gradimento”
“già…dici che la bottiglia aveva il buco?”, rise.
“è in questi casi che ci vuole la seconda….”, replicai.
“mmm…l’arrosto!”, esclamò, alzandosi di botto.
Ebbe, un paio di istanti di esitazione, un piccolo capogiro, ed i tacchi altissimi, la fecero sbandare, e la ressi facendola aderire perfettamente al mio corpo. Non si mosse, mentre una mano teneva la mia destra, e la sinistra era salda sul suo fianco.
“Forse dovrei togliere i tacchi”…
“stai molto bene, invece…la tenuta da seduzione estiva riscuote tutto il mio apprezzamento”
“eh eh…adulatore…però così casco…ed il Barolo che attende sul tavolo voglio almeno assaggiarlo”, mi disse mentre il suo corpo restava attaccato al mio, con il vestitino lasciato ben alzato e le gambe lunghe splendidamente esposte e slanciate…
“facciamo così, ti accompagno io…e poi li togliamo”
“affare fatto”, esclamò staccandosi lentamente da me, e aggiustando svogliatamente – e parzialmente – il vestito.
La seguii in cucina, ed ammetto che oramai la voglia aveva iniziato ad annebbiare anche le mie reazioni. Non ragionavo più, come all’inizio, da maschio intrigato e semplicemente fantasticante. Adesso mi sembrava davvero di essere a casa di una preda, sexy e disponibile. Ma era così? E fin dove potevo spingermi?
Anche ai fornelli, per più di un istante le cinsi i fianchi, con la scusa di passare alle sue spalle e riempire la lavastoviglie…
“Lascia, Max, faccio io dopo…”
“Beh, avere un uomo in casa servirà a qualcosa, no?”, dissi – battendo sempre sul tasto della sua importante mancanza – “e poi”, aggiunsi, mentre mi strusciai leggermente dietro di lei per passare “mica mi dispiace, in fondo”. Lei, rise, e con fare vagamente provocatorio “beh, se non spiace a te fare questa fatica, continua pure…”. “Continuo, continuo, Ada…”, e stavolta le cinsi i fianchi…
Aveva uno splendido culo. Ecco, mentre sapevo altro della sua vita sessuale presente e passata, quel dettaglio mi mancava…e che dettaglio, cari lettori! Tondo, alto, sodissimo…incastonato su un fisico magro. Il tipico culo delle donne magre e alte, che al virare dei trenta si riempie, diventando una gemma da cogliere…In questa fase della sua vita, Ada stava raccogliendo i frutti della sua passata eccessiva magrezza, e – all’età in cui alcune cominciano a decadere – aveva invece reso femminile un corpo spigoloso, che oggi si presentava perfettamente tornito. Splendide gambe, culo alto, seno inorgoglito.
Ci riaccomodammo, e mi sforzai di pasteggiare con un minimo di contegno….ammetto che con la scusa della lavastoviglie e del maschio moderno che aiuta in cucina, mi era venuta una erezione poderosa…che lo splendido Barolo, non fece di certo scemare…
“Brindiamo alle splendide serate”, esclamò Ada..
“..ed a quelle che non vorresti mai far terminare”, aggiunsi.
Mi fece l’occhiolino, e buttò giù…fece per alzarsi, e stavolta sembrava più salda.
“Mi vieni a dare la solita mano, maschio moderno?”, mi disse.
“Of course”, replicai, notando piacevolmente che oramai non abbassava il vestito, e godendomi la vista del suo culo ondeggiante.
“Ora devo però davvero togliere i tacchi…”, disse alzando una gamba all’indietro, e facendo per slacciare la fibia della prima scarpa. Il movimento la condusse di nuovo ad appoggiarsi a me, che approfittai: “Ho capito, ti aiuto io…”. Feci per chinarmi, e notai – dal basso – che per un istante Ada chinò la testa all’indietro..come ad aggiustarsi i corposi riccioli, e ad esorcizzare nel contempo un pensiero.
La fibbia si rilevò più ostica del previsto,e dissi: “Ok, facciamo che ti siedi, eh?”.
Accomodandosi, accavallò le gambe. Non resistetti, e nel poggiarmi, le posi una mano sulla coscia. Non ebbe reazione, mentre le sfilai il sandalo liberando il suo piedino. A malincuore scostai la mano, e mi godetti il cambio di coscia, lì in ginocchio…lunghe, splendide, nude. Cedetti ancora, poggiandomi sulla coscia, ed una volta liberata la sua seconda estremità, non mi mossi dalla mia posizione.
Ada era seduta, scosciatissima, gambe accavallate. Ed io chino dinanzi a lei, le gambe appoggiate sulle sue gambe. Nessuno dei due si muoveva..nessuno dei due fiatava.
Ruppi io il silenzio: “Và meglio adesso, Madama?”.
“Molto messer Cavaliere…certo che devi star comodo laggiù”
“è che ho voglia di rendermi ancora utile, Madama…che so”, dissi massaggiandole il piede della gamba accavallata, continuandomi ad appoggiare con l’altra mano “massaggio?”.
“saranno anni che non mi massaggiano i piedi…così mi tenti..ma non vorrei approfittare troppo”, replicò mentre tirava, poco convintamente, un po’ giù il lembo del vestito. La mossa risultò esclusivamente di facciata, perché in realtà non coprì neanche un lembo delle sue cosce…Ma mi diede l’occasione di risponderle: “Beh, allora ti massaggio volentieri…e non mi sento sfruttato, se non stai continuamente a tirar giù il vestito!”. Rise, e con un “oh” solo disegnato sulle sue labbra, senza emettere suono, alzò lievemente il vestitino, dicendomi “Ah, ecco, la tua tariffa è in ammirazione…và meglio così?”.
Il risultato fu eccezionalmente sensuale. Poiché in realtà non aveva tirato su il vestitino, con la sua prima mossa, adesso – con la seconda – era praticamente coperta a malapena poco oltre l’inguine…
Eravamo stati in piscina insieme, conoscevo le sue gambe. Ma il contesto e la sua “mise” atttuale erano ovviamente tutt’altra storia. Ammetto che ero davvero eccitato, e replicai “molto meglio, Ada, hai delle gambe splendide…”.
Lei si chinò, di poco, e forse solo d’istinto. Sempre d’istinto io la baciai. Era ad occhi chiusi, un po’ brilla, e da tanto non praticava il gioco della seduzione. Ero il lupo che aveva fatto entrare nella sua tana. E avevo fame.
Il bacio si fece via via più profondo, e con una mano salii lungo le sue cosce, afferrando l’elastico del suo perizomino….lei si staccò per un secondo, e le dissi “vediamo se prima avevi ragione riguardo all’intimo”.
Sorrise, e alzò il bacino per aiutarmi a denudare la sua femminilità. Prima una gamba, poi l’altra, si liberarono del perizomino, piccolo, di pizzo, trasparente, bianco come il vestito.
“Sta meglio sul pavimento”, le dissi, baciandola ancora, e sfiorandole la figa. Era solo leggermente pelosa, una mini striscia sul monte di venere. Ed era fradicia…
“Non mi è bastato il vino”, mugolai, ma con voce sicura. “Voglio bere te”.
La sua resistenza fu lieve, appena percettibile, come il suo primo ansimare mentre la assaggiavo.
Ero in ginocchio, Ada seduta, e le stavo leccando la figa, stavo bevendo i suoi umori. Non avevo intenzione di farla venire subito, ma la situazione era terribilmente eccitante, e il suo “si, Max, si…” era la colonna sonora dei movimenti del suo bacino. Appoggiò una delle sue lunghe gambe sulla mia spalla, aprendosi completamente alla mia lingua. Mi dedicavo con colpetti di lingua al suo clitoride, gonfio ed offerto come tutti i suoi sensi…Le lappai con vigore le piccole labbra, infilai la lingua nella figa dilatata, e così – con la mia lingua interamente nella sua femminilità, ed il labbro superiore a far pressione sul clito, godette. Fu sconquassata da un orgasmo precoce, intenso come tutti quelli che colgono le donne all’improvviso, mentre aveva una mano sulla mia nuca. Non volevo perdere il suo sapore, che con il suo profumo mi aveva oramai fatto perdere ogni controllo…ma la vidi lì, appagata, mentre dolcemente le carezzavo le gambe…quei lunghi strumenti di lussuria da cui era partito tutto…
“Asp..aspetta…Max..dammi un attimo”, mi disse, e mi staccai, mentre si alzava in piedi…”Brindisi?”, mi disse. Io pensai “ok, brindisi, ma….”, mentre dalle mie labbra uscì solo un retorico “tutto quello che vuoi, Madama”.
Versò lei i calici, senza riprendere il perizoma, senza abbassare il vestito…”Alle serate che vorremmo non finissero mai”, disse. Cin cin. Seguito da un bacio, stavolta tenero, mentre mi slacciava la camicia. Mi baciò il collo, facendomi il solletico con la sua folta chioma, mi leccò i capezzoli, mentre la mano fini sulla mia patta, gonfissima.. “Stai esplodendo, Max”, sussurrò. Mi slacciò la cintura, e – mentre le sfilavo il vestito – mi strinse il cazzo da sopra i boxer: “Voglio vederlo”, mi disse determinata.
Era una donna diversa, completamente stravolta rispetto alla ragazza che avevo conosciuto fino a poche ore prima. Come le leonesse che sentono l’odore del sangue e non riescono più a fare a meno della predazione, Ada aveva sentito il richiamo dei sensi, aveva goduto di un piacere profondo, proibito, istantaneo, che l’aveva squassata. E ora voleva continuare.
“E’ durissimo”, mi disse mentre percorreva la sagoma della mia virilità costretta nei boxer. Me li calò, provocandomi un certo sollievo fisico, ed un lieve cerchio alla testa…
Lo strinse alla base, scappellandolo definitivamente, mentre le slacciavo il reggiseno…Era completamente nuda, bellissima, mentre mi diceva: “è bello”, segandomi dolcemente mentre mi baciava.
Fui perentorio: “assaggialo”. Mi guardo un secondo, e si inginocchiò dinanzi a me.
Non credo di essere adeguato, come scrittore, per descrivere il paradiso. Ero in estasi, eccitato, mentre con la sua lingua saggiava la lunghezza della mia asta, massaggiandomi le palle. Era una donna consapevole di sé, che si godeva l’eccitazione del maschio cui si stava dedicando. Mi baciò le palle, prendendole in bocca…prima una, poi l’altra. Infine, iniziò a pompare…aveva una bocca accogliente, le labbra morbide che scorrevano lungo il mio palo di carne, la lingua che a tratti roteava sulla cappella. Le carezzai i capelli, come a saggiare la reazione, ma non affondai troppo..mi stavo godendo un gran pompino di una figa nuda, in ginocchio, sposata ed insoddisfatta…Non avevo alcuna intenzione di giocarmi il godimento con una mossa azzardata, anche se l’avrei compiuta molto volentieri.
Ada alternava dolcezza a lascivia. Continuava a dedicarsi anche alle mie palle. E – dall’alto – la visione del suo corpo nudo, nella penombra data dalle candele, era molto eccitante, fiabescamente eccitante!
Ho goduto della sua bocca per minuti interminabili. Come ogni volta che ci accostiamo all’Infinito, avevo paura che fosse l’ultimo istante…che sarebbe rinsavita, che avrebbe sottratto al mio corpo il proseguo di quel gustoso piacere. Invece no…Ero lì, e mi godevo un fantastico bocchino, da una splendida donna.
Ada, ad un certo punto, alzò il suo sguardo, verso di me: “Ti piace?”. Ero lì, col cazzo durissimo, proteso al suo viso, e con una flebile sensazione di abbandono, visto che non ero più nella sua bocca. Riacquistai lucidità….si, la lucidità di persevare, e le dissi: “da morire, ma ora ti voglio”.
In un attimo eliminai scarpe, pantaloni e boxer, e nudo mi sedetti sul divano: “Vieni su di me”.
Non se lo fece ripetere due volte, nuda, bellissima – splendida, in quella penombra..mentre ammettiamolo, il corpo maschile è sempre un po’ ridicolo – e si mise a cavalcioni su di me. Approfittando della mia erezione completa, si impalò abbastanza rapidamente…bloccandosi a metà con un sospiro…”mmmmh…aspetta, fammi prendere fiato”….cominciò a muovere il suo splendido bacino, dondolandosi sul mio cazzo, come a volersi adattare…
La sensazione del primo corteggiamento, di saggiare la disponibilità di una femmina, la prima volta che violi la sua bocca e, infine, il primo istante in cui la possiedi – forte, da maschio – sono momenti unici, indimenticabili. Ed indimenticabile fu quel suo primordiale adattarsi ad un maschio nuovo, sconosciuto, che la rendeva donna. Mi sembra di sentire ancora adesso quel suo movimento, senza baciarci, per conferire esclusiva sacralità alla violazione del suo fiore.
Poi, cominciò a cavalcarmi…aveva una figa stretta, ma che si allargava sotto i colpi che si auto infliggeva con la sua impanazione…presi a baciarla, a leccarle i capezzoli durissimi, offerti…a carezzarle le cosce lunghe e forti da amazzone…mi godetti quella splendida cavalcata, mentre il suo respiro era sempre più affannoso…mentre i suoi “si” solo per una volta furono interrotti da un lusinghiero “com’è grosso, Max”…e da un “mi riempie tutta il tuo cazzo”…Fu l’unica volta che le sentii dire “cazzo”…parola che a noi maschietti, messa in bocca all’amante di turno (specie se proibita, come Ada) ci manda in orbita.. Mi avvinghiai alle sue natiche…trovando maggiore fonte di eccitazione nel soave contrarsi dei suoi muscoli mentre mi cavalcava…Mi bastò sfiorarle il solco tra i glutei, andando ad esplorare il segreto che custodiva…per vederla ansimare forte, contrarre il suo corpo abbracciandomi forte…e vederla agitarsi, perdersi in uno splendido orgasmo…Piacere evidente, voluttuoso, che ostentava al maschio che era dentro di lei…e che non seppe, né volle trattenersi. La baciai profondamente, e le sussurai “sborro, Ada, sborro…”. Fu l’unica volgarità linguistica che mi concessi…non dovette spiacerle, stava godendosi i suoi ultimi spasmi, e ben si conciliarono con i tre, quattro, cinque spruzzi con cui svuotai la mia tensione della serata dentro di lei. Mentre la riempivo, la tenevo forte, un dito dietro, una mano nei folti ricci, la lingua a cercare i suoi capezzoli.
Stremata si accasciò su di me, che non ero certo meno provato di lei.
Mentre il respiro si andava calmando, e sentivo il solletico dei suoi capelli, tornò alla realtà con una battuta, che mi distrasse dal mio pensiero (“e ora?”): “mm…ti stai rimpicciolendo, ti sento…sembrava più grosso poco fa!”. Ridemmo, e ci baciammo…
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