Federica
di
Baal
genere
tradimenti
Esistono momenti in cui un uomo – o una donna, come accade sempre più spesso – non esitano a comunicare al mondo un aspetto del proprio carattere, dell’indole che – pur appartenendoci pienamente – viene accantonata agli occhi del mondo. In tali momenti, quell’uomo – o quella donna – decidono di guardarsi allo specchio e confessarsi ciò che sono, ciò che vogliono, ciò che bramano. La voglia, il desiderio, il brivido, sono le componenti del dialogo che così viene imbastito, e sono gli ingredienti della mia nuova vita di scrittore.
Nel mio primo dialogo con me stesso, poiché ho intenzione di essere assolutamente schietto con i miei venticinque lettori, parlerò di una storia vera, modificando soltanto i dati che rendano irriconoscibile la splendida protagonista.
Qualche tempo fa, mi ero affacciato da poco a quella che sarebbe stata la mia professione. Avevo terminato gli studi, ed ero lanciato nell’olimpo di coloro che vivono di belle speranze, confidando di non venire, alla fine diseredato dalla Fortuna. Avevo solcato i mari della scuola, dell’università, degli hobby, delle amicizie, della prima formazione, sempre affascinato dal genere femminile, ma soltanto da pochi anni riuscendo a far breccia nella barriera che divide l’universo degli “sfortunati” (che conquistano poco) a quella dei “dritti” (che gestiscono da posizione dominante il gioco della seduzione). Tale passaggio a migliori sorti mi aveva particolarmente fatto piacere, e devo dire che era avvenuto con una certa naturalezza (per inciso, ho molto analizzato tale passaggio, e magari presto ne scriverò…).
Purtroppo, all’epoca del mio racconto, ero talmente occupato con la mia nuova aurora professionale, da non avere il tempo materiale per coltivare nuove amicizie femminili, e le mie conquiste spesso erano fugaci e coincidevano – appunto – con l’universo lavorativo. Tale circostanza non era di per sé spiacevole, ma sentendo di poter avere molto di più, iniziai a frequentare qualche “chat” virtuale (avevo raramente lambito questo mondo). L’obiettivo non era certo limitarmi a qualche conversazione pruriginosa, ma di verificare se potesse scattare – lanciando una lenza nell’oceano web – una qualche affinità che conducesse a conoscere fanciulle dallo spirito poco monacale.
Un pomeriggio estivo ero al lavoro, e come spesso facevo (e raramente oramai faccio), decisi di accedere alla mia “chat”, scegliendo stanze maliziose (ma non si trattava di siti esplicitamente pornografici o per incontri), e riducendo tutto ad icona, in modo da poter continuare nel mio lavoro. In sostanza, il nickname utilizzato diceva qualcosa di me, abbastanza da evitare domande generali ed inutili, e da fare in modo che talvolta qualche donzella optasse per il “doppio clik”.
La donzella di quel pomeriggio era Federica, di qualche anno più giovane di me (alle soglie della laurea), stessi miei studi. Passammo un tempo indefinito a chiacchierare del più o del meno, ed era abbastanza chiaro che aveva obiettivi diversi dai miei, sull’uso dello strumento virtuale, poiché schivava sapientemente ogni riferimento “mirato” del sottoscritto. Il confronto fu più che piacevole, e molto più che in altre occasioni ebbi l’impressione di stare a chiacchierare con una ragazza conosciuta – davvero – e con la quale si decide di passare un pomeriggio con qualche spritz. Ad un certo punto, fu naturale parlare del caldo, e la trovai più cedevole alle mie avances…era a casa di parenti, al mare, ed il suo ragazzo – l’unico uomo che avesse mai avuto – era lontano. Il vestitino estivo, mi disse, era solo un palliativo alla calura, e adesso iniziava ad essere stimolata, per la rima volta, dalla prospettiva di toglierlo per me…
Mi raccontò di non essersi mai masturbata prima, men che meno davanti ad un computer..Mi mandò alcune foto, anche con il ragazzo, da cui si vedeva che era una splendida moretta, mediterranea, 165cm circa, proporzionata, con una quarta di seno di assolatissimo rilievo, con la consistenza di una 22enne…
Ammetto che il tempo passato, le chiacchiere complici, la naturalezza del confronto con una ragazza che si vedeva fosse oramai appieno coinvolta nel gioco, mi eccitarono non poco. Fu in un attimo che decidemmo di accendere la webcam (anche in questo caso: prima volta per entrambi..lei non stava usando il suo PC, ma quello della cugina, visto che a casa sua non aveva la webcam), e lei potè prendere in giro la mia tenuta giacca e cravatta tutt’altro che estiva, ed io ammirare una bella ragazza con un vestitino corto e decisamente scollato… L’imbarazzo del primo approccio fu superato quando, ad altre mie battute sulla sua splendida pelle olivastra, e sull’importanza delle prime volte, si alzò dal letto (chattava stesa, lo splendido seno in vista) e mi disse: “aspetta, che chiudo la porta a chiave”. Fu ciò che fece.
Parlammo di voglie, di fantasie…Mi disse che con il suo ragazzo aveva una vita sessuale soddisfacente, ma che era molto geloso (senza motivo). E quando le chiesi se le faceva piacere che ammirassi le sue fattezze, mi rispose imbarazzata di si, che si sentiva eccitata, e protetta dalla distanza costituita dalla “virtualità”. Mi parlò delle sue fantasie (un amico del suo ragazzo l’aveva sfiorata, qualche tempo prima, e lei glielo aveva per la prima volta nascosto, visto che si eccitava all’idea di darsi), e dei suoi tabù (non si era mai fatta venire in bocca e non voleva…mentre il suo culetto lo donava spesso..), fino a quando le chiesi di guardarla meglio… Fu allora che mi mostrò il suo seno…togliendo il vestitino e rimanendo in perizoma..Condividemmo il cerchio alla testa dell’eccitazione…Mi venne durissimo, e quando glielo dissi, mi chiese di slacciarmi i pantaloni..Le chiesi di essere esplicita, e non mi negò il suono della sua voce “voglio vedere il tuo cazzo…il secondo della mia vita”…Così fu..La situazione era così eccitante, che vedendomi che mi accarezzavo iniziò – dietro mia richiesta – a toccarsi…Insisteva: era la prima volta che lo faceva da sola..Aveva voglia, e i miei occhi spaziavano dai suoi splendidi seni, alle cosce olivastre, ai piedini offerti…
Si masturbò guardando il mio cazzo, e lo fece mettendosi a 90 gradi. Godemmo insieme, e ci scambiammo i numeri di telefono e le email.
Per alcuni giorni, godei a violare con la mente, con le voglie, questa ragazza che si trovava dai parenti al mare, e che iniziò a parlarmi di ogni sua voglia. Mi consultava per i vestitini da scegliere, per la biancheria da mettere e se metterla. Si sentiva completamente mia ed anche io la sentivo tale.
Un giorno, mi disse che si sposava: non me lo aveva confessato perchè non pensava che saremmo andati oltre quel primo colloquio. Un po’ mi dispiacque, ma la volevo. Il suo futuro marito non sapeva quanto la sua donna – la stessa che lui avrebbe sposato perché aveva avuto solo lui, che tormentava con la sua gelosia – gli avesse chiesto di comprarle una nuova webcam per essere la troia di un uomo lontano. Lui gliela comprò, e la cosa mi eccitò ancora di più.
A distanza di circa un mese dal nostro primo colloquio, decidemmo di vederci. O meglio: lo decise lei, avvertendomi che stava venendo da me, mentre era in viaggio, il giorno del mio compleanno.
Ci regalammo una notte ed un giorno bellissimi: la scopai come raramente ho scopato nella mia vita, ne feci la mia troia per sempre mentre sapevo che di lì a poco avrebbe baciato – in vestito bianco – il suo cornuto.
Adorai che fosse il mio seme il primo ed unico che assaggiasse. Mi eccitai a vederla bagnata anche solo a pensare a quanto mi avrebbe bevuto.
Mi bevve…e mi bevve ancora. E ancora.
Oggi, Federica porta dentro di sè il mio seme, ed io la porto nell’anima, anche se non ci fu nulla più dopo quella torrida estate.
Per commenti e confronti: padrone1978@gmail.com
Nel mio primo dialogo con me stesso, poiché ho intenzione di essere assolutamente schietto con i miei venticinque lettori, parlerò di una storia vera, modificando soltanto i dati che rendano irriconoscibile la splendida protagonista.
Qualche tempo fa, mi ero affacciato da poco a quella che sarebbe stata la mia professione. Avevo terminato gli studi, ed ero lanciato nell’olimpo di coloro che vivono di belle speranze, confidando di non venire, alla fine diseredato dalla Fortuna. Avevo solcato i mari della scuola, dell’università, degli hobby, delle amicizie, della prima formazione, sempre affascinato dal genere femminile, ma soltanto da pochi anni riuscendo a far breccia nella barriera che divide l’universo degli “sfortunati” (che conquistano poco) a quella dei “dritti” (che gestiscono da posizione dominante il gioco della seduzione). Tale passaggio a migliori sorti mi aveva particolarmente fatto piacere, e devo dire che era avvenuto con una certa naturalezza (per inciso, ho molto analizzato tale passaggio, e magari presto ne scriverò…).
Purtroppo, all’epoca del mio racconto, ero talmente occupato con la mia nuova aurora professionale, da non avere il tempo materiale per coltivare nuove amicizie femminili, e le mie conquiste spesso erano fugaci e coincidevano – appunto – con l’universo lavorativo. Tale circostanza non era di per sé spiacevole, ma sentendo di poter avere molto di più, iniziai a frequentare qualche “chat” virtuale (avevo raramente lambito questo mondo). L’obiettivo non era certo limitarmi a qualche conversazione pruriginosa, ma di verificare se potesse scattare – lanciando una lenza nell’oceano web – una qualche affinità che conducesse a conoscere fanciulle dallo spirito poco monacale.
Un pomeriggio estivo ero al lavoro, e come spesso facevo (e raramente oramai faccio), decisi di accedere alla mia “chat”, scegliendo stanze maliziose (ma non si trattava di siti esplicitamente pornografici o per incontri), e riducendo tutto ad icona, in modo da poter continuare nel mio lavoro. In sostanza, il nickname utilizzato diceva qualcosa di me, abbastanza da evitare domande generali ed inutili, e da fare in modo che talvolta qualche donzella optasse per il “doppio clik”.
La donzella di quel pomeriggio era Federica, di qualche anno più giovane di me (alle soglie della laurea), stessi miei studi. Passammo un tempo indefinito a chiacchierare del più o del meno, ed era abbastanza chiaro che aveva obiettivi diversi dai miei, sull’uso dello strumento virtuale, poiché schivava sapientemente ogni riferimento “mirato” del sottoscritto. Il confronto fu più che piacevole, e molto più che in altre occasioni ebbi l’impressione di stare a chiacchierare con una ragazza conosciuta – davvero – e con la quale si decide di passare un pomeriggio con qualche spritz. Ad un certo punto, fu naturale parlare del caldo, e la trovai più cedevole alle mie avances…era a casa di parenti, al mare, ed il suo ragazzo – l’unico uomo che avesse mai avuto – era lontano. Il vestitino estivo, mi disse, era solo un palliativo alla calura, e adesso iniziava ad essere stimolata, per la rima volta, dalla prospettiva di toglierlo per me…
Mi raccontò di non essersi mai masturbata prima, men che meno davanti ad un computer..Mi mandò alcune foto, anche con il ragazzo, da cui si vedeva che era una splendida moretta, mediterranea, 165cm circa, proporzionata, con una quarta di seno di assolatissimo rilievo, con la consistenza di una 22enne…
Ammetto che il tempo passato, le chiacchiere complici, la naturalezza del confronto con una ragazza che si vedeva fosse oramai appieno coinvolta nel gioco, mi eccitarono non poco. Fu in un attimo che decidemmo di accendere la webcam (anche in questo caso: prima volta per entrambi..lei non stava usando il suo PC, ma quello della cugina, visto che a casa sua non aveva la webcam), e lei potè prendere in giro la mia tenuta giacca e cravatta tutt’altro che estiva, ed io ammirare una bella ragazza con un vestitino corto e decisamente scollato… L’imbarazzo del primo approccio fu superato quando, ad altre mie battute sulla sua splendida pelle olivastra, e sull’importanza delle prime volte, si alzò dal letto (chattava stesa, lo splendido seno in vista) e mi disse: “aspetta, che chiudo la porta a chiave”. Fu ciò che fece.
Parlammo di voglie, di fantasie…Mi disse che con il suo ragazzo aveva una vita sessuale soddisfacente, ma che era molto geloso (senza motivo). E quando le chiesi se le faceva piacere che ammirassi le sue fattezze, mi rispose imbarazzata di si, che si sentiva eccitata, e protetta dalla distanza costituita dalla “virtualità”. Mi parlò delle sue fantasie (un amico del suo ragazzo l’aveva sfiorata, qualche tempo prima, e lei glielo aveva per la prima volta nascosto, visto che si eccitava all’idea di darsi), e dei suoi tabù (non si era mai fatta venire in bocca e non voleva…mentre il suo culetto lo donava spesso..), fino a quando le chiesi di guardarla meglio… Fu allora che mi mostrò il suo seno…togliendo il vestitino e rimanendo in perizoma..Condividemmo il cerchio alla testa dell’eccitazione…Mi venne durissimo, e quando glielo dissi, mi chiese di slacciarmi i pantaloni..Le chiesi di essere esplicita, e non mi negò il suono della sua voce “voglio vedere il tuo cazzo…il secondo della mia vita”…Così fu..La situazione era così eccitante, che vedendomi che mi accarezzavo iniziò – dietro mia richiesta – a toccarsi…Insisteva: era la prima volta che lo faceva da sola..Aveva voglia, e i miei occhi spaziavano dai suoi splendidi seni, alle cosce olivastre, ai piedini offerti…
Si masturbò guardando il mio cazzo, e lo fece mettendosi a 90 gradi. Godemmo insieme, e ci scambiammo i numeri di telefono e le email.
Per alcuni giorni, godei a violare con la mente, con le voglie, questa ragazza che si trovava dai parenti al mare, e che iniziò a parlarmi di ogni sua voglia. Mi consultava per i vestitini da scegliere, per la biancheria da mettere e se metterla. Si sentiva completamente mia ed anche io la sentivo tale.
Un giorno, mi disse che si sposava: non me lo aveva confessato perchè non pensava che saremmo andati oltre quel primo colloquio. Un po’ mi dispiacque, ma la volevo. Il suo futuro marito non sapeva quanto la sua donna – la stessa che lui avrebbe sposato perché aveva avuto solo lui, che tormentava con la sua gelosia – gli avesse chiesto di comprarle una nuova webcam per essere la troia di un uomo lontano. Lui gliela comprò, e la cosa mi eccitò ancora di più.
A distanza di circa un mese dal nostro primo colloquio, decidemmo di vederci. O meglio: lo decise lei, avvertendomi che stava venendo da me, mentre era in viaggio, il giorno del mio compleanno.
Ci regalammo una notte ed un giorno bellissimi: la scopai come raramente ho scopato nella mia vita, ne feci la mia troia per sempre mentre sapevo che di lì a poco avrebbe baciato – in vestito bianco – il suo cornuto.
Adorai che fosse il mio seme il primo ed unico che assaggiasse. Mi eccitai a vederla bagnata anche solo a pensare a quanto mi avrebbe bevuto.
Mi bevve…e mi bevve ancora. E ancora.
Oggi, Federica porta dentro di sè il mio seme, ed io la porto nell’anima, anche se non ci fu nulla più dopo quella torrida estate.
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