Luca seconda pare
di
templare francesco
genere
gay
Luca seconda parte
Alcune esperienze che fai da bambino ti rimangono dentro e ti cambiano per sempre. Fin da piccolo ho scoperto che mi piaceva guardare i bambini. Dopo i primi giochi che da bambini si fanno, come il gioco del dottore. Durante il liceo ero diventato amico di un ragazzo, Luca. Con lui avevamo cominciato ad incontrarci a casa sua, con la scusa di fare i compiti e quando sua madre non c’era ne approfittavamo di metterci nudi per masturbarci toccare il corpo e prenderlo in bocca.
Erano trascorsi ormai dei mesi dalla nostra prima volta. Era estate e si sa che le vacanze consentono sempre di avere molto tempo libero. Uno di quei giorni la madre di Luca, lui non aveva il papa, doveva andare a trovare sua madre che non stava bene. Lascio quindi Luca a casa da solo in mia compagnia. Avevamo un’intera giornata tutta per noi. Quella mattina quando suonai il suo campanello di casa sapevo già che quel giorno lo avrei penetrato. volevo prendere Luca, penetrarlo. Farli sentire dentro di lui il mio cazzo. Svuotarmi e lasciarli il mio sperma, come strumento di possesso. Andammo in camera da letto. Lo spogliai lo feci distendere sul letto a pancia in giù e iniziai a leccare il suo culo. Insinuai lentamente la lingua nel suo buchino. Era morbido e candido come tutto il suo corpo. Era per entrambi una nuova sensazione ed era fantastico. Con la mano tastai il suo cazzo, con l’altra mi toccavo il mio.
Luca, in silenzio mi lasciava fare, aveva capito cosa volevo fare. Dopo un po’ mi staccai da quel glabro sederino e mi avvicinai alla sua bocca. Non ci furono parole, gli misi solo la mia lingua in gola, spingendola più in giù possibile. Lui ricambiò timidamente. Lo girai a schiena sul letto e sempre baciandoci mi appoggiai sopra di lui. Sentivo il suo corpo caldo, il mio cazzo contro il suo. Dopo molti baci appassionati mi abbassai al livello del suo cazzo ritto, lo presi in bocca. Intanto portai alla sua bocca una mano. Gli feci capire che doveva leccarla. Lui insalivò le mie dita. Gliele sfilai dalla bocca e con il dito medio umido iniziai far forza per penetrare il suo piccolo buco. Mentre lo penetravo con l’altra mano gli accarezzavo i capezzoli bagnati dalla mia saliva. Continuai a succhiare il suo cazzo con maggiore foga.
I nostri volti erano a pochi centimetri l’uno dall’altro. Luca allargo le gambe e deglutì. Mi sentivo un uomo, ammiravo il corpo di Luca lì aperto e indifeso di fronte a me. Il mio cazzo, duro e gonfio, svettava di fronte a lui. Gli sollevai le gambe sulle mie spalle. Con una mano strinsi il mio cazzo e l’avvicinai piano piano al buchino ancora vergine che aspettava di essere aperto. “Lo metto dentro?” chiesi, ma era chiaramente una domanda retorica.
Vidi Luca chiudere gli occhi le sue dita afferrarono strette il lenzuolo. La mia cappella gli sfiorò il buchetto. mi fermai un attimo. Ispirai profondamente. Poi spinsi. Il buchino faceva molta resistenza. Allora presi a leccargli il buco e a lasciare la mia saliva. Gli feci prendere in bocca il mio cazzo dicendoli di bagnarlo bene.
Ripresi in mano il mio cazzo, puntando di nuovo al buchino. Spinsi. Ma ancora non riuscivo ad entrare spinsi più forte. Luca lanciò un grido ero riuscito ad entrare con la cappella. Gli chiesi se faceva male lui stette zitto, ero risoluto a prendermi il mio piacere e a darlo.
Spinsi ancora. Luca trattenne un lamento. Inspirai e forzai la via. Il mio cazzo penetrò nella carne dell’amico in profondità, fino all’elsa. Luca stringeva forte il lenzuolo. Mi fermai e chiesi se gli faceva male e se voleva smettere. “Ti fa male?” Chiesi, sinceramente preoccupato. Si morse il labbro. Scosse la testa. Gli faceva male, ma non voleva rovinare il momento. mi sentii in colpa. Non mi ero fatto problemi a farmi largo senza scrupoli nella sua parte più intima e fragile. Feci per sfilare il cazzo, ma Luca mi afferrò per un braccio. “Sì, fa male, ma non mi importa. Voglio essere tutt’uno con te, Ora. Sapere che sei dentro di me, mi rende felice.”
Fissai l’amico per un lungo istante, poi annuì e spinsi nuovamente il mio cazzo in profondità. Luca gemette, deglutii e presi a muovere il bacino. L’asta del mio cazzo appariva e scompariva ritmicamente dentro il suo culo. Era surreale ed eccitante. Ero percorso da un’ebrezza che non avevo mai provato prima. Non era solo il piacere del mio cazzo che scivolava in quel luogo caldo e morbido. Era un senso di potere. Il potere di controllo su di un’altra persona. I gemiti di Luca divennero più sommessi. Il dolore stava lasciando spazio a un nuovo piacere. Un piacere incontrollato, completamente dipendente da un’altra persona. Era alla mia mercé. Quel potere di controllo, di dominio mi fece anche nascere dentro una nuova sensazione di responsabilità. Quel ragazzo che si lasciava aprire le gambe, che si presentava inerme e fiducioso, che lasciava che lo penetrassi, gli aprissi le carni, perché io potessi godere, doveva essere protetto. In quel momento realizzai l’amore che provavo per lui e la consapevolezza che da quel giorno mi assumevo la responsabilità di aiutarlo e difenderlo dai mali della vita. Mentre il mio cazzo affondava fino alle palle nel suo buchetto, lo baciai. E in quel bacio. raggiungemmo l’apice del piacere eravamo uniti e lo saremmo sempre stati. Gemetti, dando gli ultimi scoordinati colpi. Il mio cazzo vibrò dentro Luca e rilasciò una serie di frenetici schizzi di sborra calda. Luca lanciò indietro la testa, mentre il suo cazzo scattò e fiotti di liquido bianco gli imbrattarono la pancia. Lentamente il mio pene usciva dal suo culo, era sporco della mia sborra e dei suoi umori. Restammo distesi sul letto. Eravamo sfiniti ma felici. Trascorremmo il resto della mattinata distesi sul letto abbracciati parlando del nostro futuro. Nel pomeriggio lo inculai ancora e questa volta senza tanti preamboli. Lo penetrai con violenza volevo dare sfogo al mio piacere, volevo che sapesse che da quel giorno sarebbe stato mio e solo mio.
Alcune esperienze che fai da bambino ti rimangono dentro e ti cambiano per sempre. Fin da piccolo ho scoperto che mi piaceva guardare i bambini. Dopo i primi giochi che da bambini si fanno, come il gioco del dottore. Durante il liceo ero diventato amico di un ragazzo, Luca. Con lui avevamo cominciato ad incontrarci a casa sua, con la scusa di fare i compiti e quando sua madre non c’era ne approfittavamo di metterci nudi per masturbarci toccare il corpo e prenderlo in bocca.
Erano trascorsi ormai dei mesi dalla nostra prima volta. Era estate e si sa che le vacanze consentono sempre di avere molto tempo libero. Uno di quei giorni la madre di Luca, lui non aveva il papa, doveva andare a trovare sua madre che non stava bene. Lascio quindi Luca a casa da solo in mia compagnia. Avevamo un’intera giornata tutta per noi. Quella mattina quando suonai il suo campanello di casa sapevo già che quel giorno lo avrei penetrato. volevo prendere Luca, penetrarlo. Farli sentire dentro di lui il mio cazzo. Svuotarmi e lasciarli il mio sperma, come strumento di possesso. Andammo in camera da letto. Lo spogliai lo feci distendere sul letto a pancia in giù e iniziai a leccare il suo culo. Insinuai lentamente la lingua nel suo buchino. Era morbido e candido come tutto il suo corpo. Era per entrambi una nuova sensazione ed era fantastico. Con la mano tastai il suo cazzo, con l’altra mi toccavo il mio.
Luca, in silenzio mi lasciava fare, aveva capito cosa volevo fare. Dopo un po’ mi staccai da quel glabro sederino e mi avvicinai alla sua bocca. Non ci furono parole, gli misi solo la mia lingua in gola, spingendola più in giù possibile. Lui ricambiò timidamente. Lo girai a schiena sul letto e sempre baciandoci mi appoggiai sopra di lui. Sentivo il suo corpo caldo, il mio cazzo contro il suo. Dopo molti baci appassionati mi abbassai al livello del suo cazzo ritto, lo presi in bocca. Intanto portai alla sua bocca una mano. Gli feci capire che doveva leccarla. Lui insalivò le mie dita. Gliele sfilai dalla bocca e con il dito medio umido iniziai far forza per penetrare il suo piccolo buco. Mentre lo penetravo con l’altra mano gli accarezzavo i capezzoli bagnati dalla mia saliva. Continuai a succhiare il suo cazzo con maggiore foga.
I nostri volti erano a pochi centimetri l’uno dall’altro. Luca allargo le gambe e deglutì. Mi sentivo un uomo, ammiravo il corpo di Luca lì aperto e indifeso di fronte a me. Il mio cazzo, duro e gonfio, svettava di fronte a lui. Gli sollevai le gambe sulle mie spalle. Con una mano strinsi il mio cazzo e l’avvicinai piano piano al buchino ancora vergine che aspettava di essere aperto. “Lo metto dentro?” chiesi, ma era chiaramente una domanda retorica.
Vidi Luca chiudere gli occhi le sue dita afferrarono strette il lenzuolo. La mia cappella gli sfiorò il buchetto. mi fermai un attimo. Ispirai profondamente. Poi spinsi. Il buchino faceva molta resistenza. Allora presi a leccargli il buco e a lasciare la mia saliva. Gli feci prendere in bocca il mio cazzo dicendoli di bagnarlo bene.
Ripresi in mano il mio cazzo, puntando di nuovo al buchino. Spinsi. Ma ancora non riuscivo ad entrare spinsi più forte. Luca lanciò un grido ero riuscito ad entrare con la cappella. Gli chiesi se faceva male lui stette zitto, ero risoluto a prendermi il mio piacere e a darlo.
Spinsi ancora. Luca trattenne un lamento. Inspirai e forzai la via. Il mio cazzo penetrò nella carne dell’amico in profondità, fino all’elsa. Luca stringeva forte il lenzuolo. Mi fermai e chiesi se gli faceva male e se voleva smettere. “Ti fa male?” Chiesi, sinceramente preoccupato. Si morse il labbro. Scosse la testa. Gli faceva male, ma non voleva rovinare il momento. mi sentii in colpa. Non mi ero fatto problemi a farmi largo senza scrupoli nella sua parte più intima e fragile. Feci per sfilare il cazzo, ma Luca mi afferrò per un braccio. “Sì, fa male, ma non mi importa. Voglio essere tutt’uno con te, Ora. Sapere che sei dentro di me, mi rende felice.”
Fissai l’amico per un lungo istante, poi annuì e spinsi nuovamente il mio cazzo in profondità. Luca gemette, deglutii e presi a muovere il bacino. L’asta del mio cazzo appariva e scompariva ritmicamente dentro il suo culo. Era surreale ed eccitante. Ero percorso da un’ebrezza che non avevo mai provato prima. Non era solo il piacere del mio cazzo che scivolava in quel luogo caldo e morbido. Era un senso di potere. Il potere di controllo su di un’altra persona. I gemiti di Luca divennero più sommessi. Il dolore stava lasciando spazio a un nuovo piacere. Un piacere incontrollato, completamente dipendente da un’altra persona. Era alla mia mercé. Quel potere di controllo, di dominio mi fece anche nascere dentro una nuova sensazione di responsabilità. Quel ragazzo che si lasciava aprire le gambe, che si presentava inerme e fiducioso, che lasciava che lo penetrassi, gli aprissi le carni, perché io potessi godere, doveva essere protetto. In quel momento realizzai l’amore che provavo per lui e la consapevolezza che da quel giorno mi assumevo la responsabilità di aiutarlo e difenderlo dai mali della vita. Mentre il mio cazzo affondava fino alle palle nel suo buchetto, lo baciai. E in quel bacio. raggiungemmo l’apice del piacere eravamo uniti e lo saremmo sempre stati. Gemetti, dando gli ultimi scoordinati colpi. Il mio cazzo vibrò dentro Luca e rilasciò una serie di frenetici schizzi di sborra calda. Luca lanciò indietro la testa, mentre il suo cazzo scattò e fiotti di liquido bianco gli imbrattarono la pancia. Lentamente il mio pene usciva dal suo culo, era sporco della mia sborra e dei suoi umori. Restammo distesi sul letto. Eravamo sfiniti ma felici. Trascorremmo il resto della mattinata distesi sul letto abbracciati parlando del nostro futuro. Nel pomeriggio lo inculai ancora e questa volta senza tanti preamboli. Lo penetrai con violenza volevo dare sfogo al mio piacere, volevo che sapesse che da quel giorno sarebbe stato mio e solo mio.
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