Sottomesso del capo e del vice. (Cap.1)

di
genere
dominazione

Non succede quasi mai di restare in ufficio da solo, ma quel giorno è successo e per mia (s)fortuna è stato il giorni più bello che ha dato inizio alla mia schiavitù che continua ancora oggi. Dopo aver visto un video di un ragazzo che si auto metteva la gabbia di castità al pisello, la tentazione a cui ho ceduto è stata quella di comprarmene una è provare. Bella, in metallo, pesantuccia e estremamente eccitante indossata. Dopo qualche breve utilizzo, quel giorno dopo la mattinata di lavoro in ufficio da solo essendo tutti in mensa, presi i prodotti avanzati per santificare oggetti durante il covid, ho deciso di dare una bella sanificata alla gabbia. La prendo dalla borsa, la tolgo dal sacchetto di stoffa nero e inizio a pulirla e sanificarla. Mentre mi giro per prendere un pezzo nuovo di carta assorbente mi accorgo che in piedi sulla porta c'è il capo che mi fissa. L'imbarazzo che sale con quella gabbia a forma di cazzo in mano è grandissima. Cerco di nascondere il tutto inutilmente, mentre lo vedo che si gira verso la porta, prende il cartello "non disturbare" che si usa per lenrounione, lo appende fuori e chiide la porta. Si avvicina, sposta la sedia e si siede di fronte a me e sentenzia: "Voglio immediatamente delle spiegazioni!". Con vergogna mista a eccitazione, provando grande ammirazione per il capo, ho provato a dare delle spiegazioni che chiaramente non sono state creduto. Dopo la mia ultima parola di quelle scuse assurde la sentenza dalla bocca del capo è stata chiara e di chi aveva già capito ogni cosa:"pare che qui abbiamo un educando e anche fricetto!". Detto questo lo vedo prendere il cellulare cercare un numero e sentirli dire:" ciao. Quando hai finito in mensa vieni in ufficio due. Abbiamo una commessa 101 in casa e non lo sapevamo." Chiaramente qualcosa detto in codice, ma con chi? Meno di cinque minuti dopo, si apre la porta dell'ufficio e entra il capo produzione a cui si illumina il volto guardando che la commessa 101 sono io. La.vergogna sale alle stelle, mi viene intimato dal capo di spiegare al collega cosa stavo facendo e come mi ha trovato. Finito di spiegare, questa volta in dettaglio essendo stato scoperto, il capo guarda il vice, gli sorride in maniera sarcastica e ricevuto un cenno di chiara approvazione mi guardane dice:"Bene, frocetto, ora hai due possibilità - la prima è che ora ti sottomette totalmente e sessualmente a noi e fai ciò che vogliamo e ciò che ti diciamo. La seconda è che se non accetti la prima, ti sputtaniamo in qualche modo per tutta l'azienda e, avendo anche parenti stretti che lavorano qui che probabilmente non sanno di quanto sei frociamemte troia, non ti conviene si sappia. Quindi scegli, la prima o la seconda?". Risposta ovvia e scontata:"la prima, assolutamente e senza ombra di dubbio la prima. Faccio ciò che volete ma vi prego non si sappia in azienda." Dopo una risata di soddisfazione il responsabile produzione chiude il discorso, con conferma del capo, dicendo:"Riceverai presto le.prime direttive. Tempo di accordarci e sei nostro schiavo anche extra lavoro!". Con buona pace, momentanea, di tutti ma non molto mia, si alzano e se ne escono.
Non arriva la fine giornata lavorativa senza che le dichiarate prime direttive arrivano a darmi tedio. L'agenda Outlook mi chiama a riunione fissata per la mattina seguente:" Luogo - Ufficio direttore, partecipanti obbligatori - il capo, il responsabile produzione e io, Titolo riunione - commessa 101, Note - portare materiale della riunione giorno precedente e chiavi annesse al materiale." La riunione era fissata per le 7.30 della mattina, sapendo che tutti e tre i partecipanti come vizio sono in azienda molto presto e che il resto dell'ufficio inizia alle canoniche 8.30. Alle 7.20, essendo già tutti in linea in Teams, la chat con il capo si illumina con un messaggio in maiuscolo:" VIENI QUI CHE SIAMO GIA PRESENTI TUTTI. ANTICIPIAMO!". Raccolgo quanto serve, respiro profondamente per gli otto/dieci metri di strada che separano il mio ufficio da quello del capo, busso, sento avanti e con tutta la paura mista eccitazione che potevo avere entro e chiudo la porta.
Davanti a me il capo e il suo vice seduti dietro al tavolo delle riunioni. Sapevo erano amici anche fuori dal lavoro, spesso li trovavi a parlare il martedì mattina della partita di calcetto del lunedì sera. Ammetto di aver fantasticato più volte su quei due ma ho sempre fatto la stessa battuta ogni tanto dicendo:" sempre a parlare di calcio o calcetto! Parlare di figa no?" Peccato che a me non interessava nemmeno quella ma mi interessava sapere cosa diavolo facessero negli spogliatoi dopo la partita. Mentre mi avvicino al tavolo per sedermi il responsabile produzione mi dice:"No frocetto, quando stai davanti a noi o in piedi o in ginocchio. Essendo la prima volta davanti a noi hai diritto a scegliere per l'ultima volta in libertà. In piedi o in ginocchi?" Ho scelto di stare in piedi.
Dopo questa mia ultima decisione, ha preso la parola il capo, che sa usare le parole in maniera superba. Ogni frase, ogni parola hanno già al loro interno le risposte affermativa a qualsiasi domanda mi viene padta. Ero obbligato a rispondere si ad ogni cosa ovviamente o sarei stato ridicolizzato davanti a tutti.
"Da questo momento sei il nostro frocio a disposizione. Non voglio sentire uscire dalla tua bocca ad ogni nostra richiesta un no. Lo puoi usare solo se ha effetto affermativo. Da questo momento hai due ore per stendere una lista con i tuoi limiti e farne avere una copia a testa a noi. Se non siamo in ufficio la lasci sulle rispettive scrivanie e poi attendi direttive. Tutto chiaro, frocetto?". La mia risposta ovvia non si è fatta attendere:"Si, tutto chiaro!".
Tornato in ufficio mi sono messo a pensare ma il tutto si è risolto in dieci minuti e solo 4 punti. Ero praticamente disponibile a qualsiasi cosa, perversione o atto sensuale che vogliono fare su di me. Il tutto mi da una cazzo si eccitazione imprevista. Dopo mezz'ora mi sono ripresentato in ufficio dove erano ancora lì tutti e due e ho chiesto di poter entrare e chiudere la porta. Pensavano che li stessi prendendo in giro. Il capo con la faccia severa come non l'ho mai vista mi dice:"O ci stai pre prendere per il culo, o vuoi farti sputtanare davanti a tutti, o ho sottovalutato la tua reale nullità e stai per darmi soddisfazioni!". La mia risposta secca, senza aver chiesto prima è stata da manuale:"Signori, non servono due ore per stendere la lista che mi avete chiesto. Il tutto si riduce a niente scat, niente sangue ricevuto da altri o dato e perso apposta, no a strangolamenti o soffocamenti e niente soldi dati a voi o voi a me. Questo quello a cui non posso sottostare, se siete d'accordo." Una rapida occhiata tra di loro, ghigno malefico tra loro e il responsabile produzione prende la parola:"che bravo frocetto. Abbiamo proprio sottovalutato la tua inferiorità. Quattro punti che per altro sono alla base delle nostre regole. Molto bene. Ora fuori di qui è attendi direttive."
Quella giornata è passata normale come tutte le altre. Qua do li incontravo in reparto o con gli altri erano come sempre, come se nulla fosse stato. Non tanto per me visto che qualcuno mi ha chiesto se andava tutto bene perché senbravo strano. Ovviamente andava tutto bene. Mezz'ora prima di uscire, Outlook propone una nuova riunione commessa 101. Stesso orario di quel giorno, stesso posto, stesse persone obbligatorie alla riunione. Le note erano cambiate: "Chiusura temporanea commessa 101 e direttive." Tempo zero tasto accetta riunione. Uscendo me li trovo che chiudono la giornata anche i due che sono diventati ormai i miei aguzzini e Padroni assoluti. Saluto normale, uscita al parcheggio con altri colleghi, saluti di circostanza e due occhiate malefico/maliziose seguite all'unisono dalla stessa e involontaria frase:"A domani!" E sotto voce distanti dagli altri:"frocetto". Io subito a guardarmi attorno per vedere che non ci fosse nessuno vicino che poteva sentire.
La mattina seguente, non so perchè, mosso dall'agitazione, alle 7.00 ero nell'ufficio del capo con la mia gabbia pronta da indossare, sapevo che da lì a poco quella sarebbe diventata la mia condizione. Non ne avevamo più parlato da due giorni ma il momento sarebbe arrivato e lo avevano promesso. Le sedie non erano più dietro la scrivania ma ne avevo posizionate due sulla parete in fondo con un bel ampio spazio di fronte. Entrando, il capo avrebbe avuto modo di accedere alla sua scrivania e vedere la postazione creata e trovarmi già lì in ginocchio in attesa. La mia parte di bravo schiavo era uscita in un colpo solo e prima ancora di farmelo dire volevo che fossero fieri, magari potevo avere qualche sconto. 7.10 in punto come ogni giorno il capo entra dalla porta dell'ufficio, lo sento che si ferma e anche se sono di spalle sento che ha già visto in ginocchi di fronte alle sedie vuote. Non mi giro ma sento la sua voce, mentre si dirige alla scrivania, che dice:"Pronto, ciao. Guarda che qua siamo all'apoteosi. Sei già in sito? Bene vieni nel mio ufficio e preparati a stupirti!" Meno di cinque minuti e sento la voce del responsabile produzione:" porca putanna! Ma questo frocio si è già innamorato dei suoi Padroni senza ancora avergli chiesto o fatto nulla! Come cazzo abbiamo fatto a non accorgerci fino ad oggi?" Immobile per quella Saba paura da schiavetto frocio che mi è salita, li sento avvicinarsi da dietro, li vedo passare uno alla mia destra e uno alla mia sinistra e poi la voce del capo:"Vediamo un po che fa?" Di istinto mi abbasso verso le scarpe del capo e le bacio e poi faccio lo stesso con il vice. Una bella risata di entrambi accompagna entrambi mentre si siedono alle postazioni preparate per loro.
"Voglio chiarire una cosa, se ti chiediamo di fare o sottostare a qualcosa, anche sessualmente, qui a lavoro non dovrai fare tutte le volte ste smancerie o essere così esplicitamente frocio e troia o sottomesso. Succederà, perchè succederà che ti verrà chiesto qualcosa, e lo farai nella più attenta discrezione. Apprezzata sta messa in scena di stamattina ma ora rimetti in ordine tutto e in piedi di fronte alla mia scrivania. Veloce". In un attimo tutto era tornato al proprio posto ed io in piedi come chiesto. "Dammi il sacchetto con la gabbia, frocietto!" Oltre che le parole, il capo, sapeva benissimo come maneggiare e dare enfasi anche a una semplice preparazione di una gabbia di castità. In pochi secondi, che sembravano interminabili, era pronta e smontata nei suoi tre pezzi di fronte a me sulla sua scrivania. Il capo seduto con la faccia sorridente e a fianco il vice che con voce decisa intima l'ordine che sapevo sarebbe arrivato e il momento era quello:"Mettitila, frocio!" L'imbarazzo di dover tirare fuori il pisello di fronte a loro, la situazione e l'eccitazione mi avevano provocato un bel duello che alla vista dei due viene subito sminuita, derisa e coperto di insulti. Ovviamente in quello stato il dolore che sentivo era abbastanza insopportabile. Per non deludere le aspettative prendo a spingere sperando di rientrare da quella situazione e in meno di un minuto e mezzo era pronto a chiudere il lucchetto. Prima di farlo guardo i due, ormai come detto da loro poco prima, Padroni che nello stesso momento mi dicono:" Cosa aspetti frocio, chiudi!" Sospiro, chiudo le dita e clic il lucchetto è chiuso. In quel momento mi rendo conto della cazzata che avevo fatto. Le chiavi erano in mano al capo. Entrambe le chiavi non erano più nelle mie mani e stupidamente non avevo pensato di fare il furbo e fare una copia nel caso di qualche imprevisto o problema. Sono fottuto, ho pensato.
"Bene frocetto. Come ben sai io domani parto per le mie ferie. Queste chiavi vengono con me in Sardegna per i prossimi 15 giorni. Da domani sarai a disposizione del mio vice qui che da domani prende il comando in azienda ma soprattutto su di te! Quando torno vedremo se liberarti qualche ora e poi richiederti per altri quindici giorni, così mandiamo le chiavi in vacanza anche in Puglia. Qualcosa in contrario, frocio?" La mia prima risposta con un no affermativo è uscita dalla bocca che in quel momento emetteva un suono piagnucolate:"No, Signore. Niente in contrario, ma ho paura." Non finisco di dire la frase che mi arriva dal responsabile produzione una sberla accompagnata dalle sue parole dure e severe:"Nessuno ti ha chiesto cosa provi! Delle tue paure non ci frega un cazzo! Devi essere felice che ti teniamo sotto e imparerai a diventare qualcuno, forse! Anche se ne dubito visto lo schifo che sei e quanto sei frocio." E subito la chiosa del capo:"Ora chiudi quei pantaloni e fuori di qui. Alle 12.30 fatti trovare nella sala compressori tanto le chiavi le hai tu in gestione. Fuori dai coglioni ora." Mi rivesto rapidamente e me ne esco di corsa con quel peso che era diverso dal solito...sul cazzo.
La mattinata è "volata lentamente". Più si avvicinavano le 12.30 più l'eccitazione mista a ansia saliva e il peso al pisello sembrava sempre più pesante. 12.20 apro ed entro in sala compressori, alle 12.30 in punto si apre la porta e il responsabile produzione entra seguito dal capo. In meno di un secondo sono in ginocchio e dopo aver sentito la chiave chiudere la porta, alzo lo sguardo e mi trovo i pacchi coperti dei rispettivi boxer dei due Padroni davanti agli occhi. La voce del capo decisa lancia lordine:"forza frocio annusa bene, facci vedere cosa sai fare! Succhiami il cazzo!" Non me lo sono fatto ripetere assolutamente! In fondo aveva ragione ero talmente frocio e preso da lui e dall'altro, che quello era solo la realizzazione di un sogno!!! Ancora non ci credevo ma si stava realizzando. Con la delicatezza del caso, che conoscevo, da brava toria pompinara, e la successiva foga, dopo che i loro cazzi erano belli dritti e duri, cominciò a lavorarmeli per bene. Un su e giù e un gioco di lingua da gran zoccola esperta e diplomata in pompini. Venticinque minuti dopo ho ingoiato il nettare dolciastro del capo e del suo vice che vedevo, dal mezzo delle loro gambe, godere e pieni di soddisfazione per la.loro esplosine di mascolinita nella.mianbocca di frocio! "Succhia bene il frocietto, è capo?" "Hai ragione, pensa cosa farebbe in un dopo partita con chi dico io....ahahahahahah." Dopo quella risata, ancora lì per terra in ginocchio, si congedano con una semplice invito del capo:"Bravo frocio. Prima di uscire e andare a casa passa in ufficio da me che ti saluto prima di partire per le mie ferie! Quindici giorni in Sardegna!!! E la libertà del tuo cazzo sarà con me!!!" E mentre finiva la frase come una pugnalata rimarcando tempistiche e situazione che da lì a poco mi avrebbe legato a lui, mi ritrovo da solo. Un po stravolto e spaventato dai pensieri mi risistemo, mi alzo, esco e chiudo quello che probabilmente diveterà il luogo di sfruttamento dei miei Padroni a lavoro.
Il pomeriggio le lancette non giravano più o semplicemente ero curioso di sapere come mi avrebbe salutato il capo. Curioso e agitato perché sicuramente avrebbe fatto pesare il fatto che il mio cazzo era per i successivi giorni chiuso e la cosa mi faceva smattare al solo pensiero. Alle 16.45 mi decido, apro teams e scrivo, come ordinato senza troppe cerimonie, un semplice e generico:"ciao, sei in ufficio che passo a salutare prima di andarmene e augurarti buone vacanze?" La risposta preceduta da un pollice alto non si è fatta aspettare:"Certo, vieni che ti aspetto, così poi spengo e me ne vado finalmente in ferie!". Alle 16.46 ero in ufficio e questa volta eravamo solo io e lui, come all'inizio di questa storia. "Entra, vieni, siediti!" Entro, chiudo la porta dietro le spalle e dico secco:" Se non è troppo sfacciato resterei in piedi, preferisco e credo sia più consono al tuo cospetto." "Apprezzo frocio. Sei proprio una bella scoperta! Voglio che tu sappia che essendo una mia proprietà voglio prendermi cura della tua situazione. Sei un sottomesso ma qui non si gioca tanto per giocare. Tu sei un mio oggetto e faccio quello che mi pare con te ma in quanto un mio oggetto ti tratto come una cosa che ha un valore. Probabilmente per te è un discorso strano e difficile da capire ma non pretendo che tu lo capisca e francamente non so perché te lo sto dicendo, quindi fai il bravo, soddisfa il responsabile produzione, che mi terrà aggiornato, e ci sentiamo qua e là quando rimango solo e la mia signora si sta divertendo fuori dalle palle! Tutto chiaro?" Ed anche qui la risposta ovvia è stata:"Si, Signore!". "Bene, frocio, se vuoi puoi dire qualcosa! Prego." Prendo un grosso respiro e quello che mi esce dalla bocca lascia stupito anche me. Non avevo previsto tale possibilità e non avevo pensato a un discorso. Dalla mia bocca sono uscite sottili, a bassa voce, testuali parole:"Grazie Padrone, grazie per darmi la possibilità di poterti servire, di poter essere un tuo oggetto, di prenderti cura di me, di tenere la mia libertà nelle tue mani e di tenere le chiavi della mia gabbia. Non so se sto uscendo dal perimetro della possibilità che mi hai dato nel poter parlare ma volevo chiederti se puoi lasciare le chiavi al tuo vice e non portarle con te nel caso di problemi o urgenze." Mentre lo dico dagli occhi mi scendono litri di lacrime e mentre mi asciugo gli occhi mi ritrovo il capo a due centimetro dalla faccia con espressione scura in viso e senza accorgermene sento un forte schiaffo in faccia e mi ritrovo sul pavimento. Cerco di tirarmi su e mi sento un calcio dritto in culo e la sua voce:"Questi te li prendi così almeno piangi per qualcosa. Le chiavi vengono con me. Un altra sbandata come questa anche con il responsabile produzione e non le rivedi nemmeno quando torno dalla Sardegna e tantomeno quando torna dalla Puglia il responsabile produzione. Ora alzati, asciugati la faccia, che se esci così ti sgamano che sei frocio o penseranno che ti ho fatto piangere io e mi fai fare una brutta figura." Prendo fiato, mi alzo, guardo il capo dritto negli occhi, allungo la mano e:"Buon viaggio capo. Rilassati e riposa. Qua vedrò di fare del mio meglio come sempre. Di qualunque cosa hai bisogno non esitare a chiamarmi o a scrivermi." La grossa mano del capo si stringe in una stretta forte attorno alla mia accompagnato da:" Grazie. Se ho bisogno non preoccuparti che ti chiamo sicuro. Te stai pronto che sicuramente mi sentirai, frocio. Andiamo che esco pure io." In dieci minuti mi ritrovo in strada, fermo, con un peso al cazzo che mi ricorda la gabbia e il mio sguardo che segue la macchina del capo che si allontana mentre mi saluta con le chiavi in mano della prigionia del mio pisello. Mi viene da piangere. Per una cazzo di sanificazione nel posto e nel momento sbagliato penso che mi sono fottuto da solo. Quello che succede nei giorni successivi è un altro capito di questa storia.
scritto il
2023-07-17
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