Sottomesso del capo e del vice. (Cap.2) La squadra di calcetto.
di
Sebaservizio
genere
dominazione
Ero in ufficio, di nuovo da solo. Era mattino, il solito orario presto. Il capo era imbarcato e la foto sulla chat con le mie chiavi sulla balaustra della nave mi dava ansia, sarebbero potute cadere in mare. Dopo l’inizio di questa storia avevo imparato e girato la scrivania in modo da vedere la porta e chi entra. Mi ero già ampiamente compromesso con il capo e il responsabile produzione.
Come al solito controllo la chat di teams per vedere chi era in linea. Il vice del capo era verde. Apro la chat e mi batte sul tempo:” Ciao, dammi cinque minuti e sono da te in ufficio!”. Rispondo con un generico:” Sono qui, ti aspetto!”.
Puntuale si apre la porta ed entra il responsabile produzione. Un quarantenne fisicato, (e grazie ogni lunedì calcetto e comunque si vede che è sportivo). Già di suo, essendo di origini mediterraneo meridionale, fa già la sua porca figura e il suo carattere deciso me lo fa piacere volente o no. Quanti film fatti su di lui oltre che sul capo.
“Ciao frocetto. Il capo mi ha detto che gli era venuta una voglia irrefrenabile di buttare le tue chiavi in mezzo al mediterraneo. Sappi che mi devi ringraziare perché ti ho salvato. Voglio anche io provare l’ebbrezza di tenere in mano la tua libertà e quella del tuo cazzo. Fortunatamente è un buon amico ed è d’accordo con me.”
Mentre mi parla lo guardo e lo ascolta imbambolato e una parte del discorso me lo perdo e mi accorgo di ciò perché lo sento chi mi dice: ”Oh? Frocio? Ma hai capito cosa ti ho detto? Su muoviti apri il locale che ho già bisogno di un pompino. Vai ad aprire e aspettami che faccio una chiamata e arrivo.”
Mi alzo e mentre gli passo davanti la sua mano pesante mi tira uno scappellotto che mi spinge fuori dalla porta. Prendo le chiavi, apro la porta e inserisco la chiave nella toppa interna, mi posiziono in mezzo alla stanza mi inginocchio e aspetto che il mio bel terone arriva a svuotarsi.
Si apre la porta, in tutta la sua possenza entra e chiude a chiave. Lo vedo che si avvicina e si guarda in giro e la sua espressione è chiaramente quella di chi sta “macchinando” qualcosa da inscenare in quella stanza. Quando è vicino a me mi guarda scuro in viso e dice: ”Dai frocio vediamo come sta messo il prigioniero che hai tra le gambe. Giù le braghe!” con rapido scatto la gabbia esce fuori dai pantaloni e dagli slip.
“Sappi che con te non sarò per nulla gentile e non andrò tanto per il leggero se mi fai girare i coglioni! Sei un mio e nostro oggetto. Non voglio ripetere niente di quello che ti chiedo. Io dico, tu esegui e mi soddisfi. Tutto chiaro?”.
La risposta è chiara e diretta:” Si Signore! Chiaro!”.
Con una rapida mossa della sua mano mi ritrovo il suo cazzo scuro davanti la faccia. Nonostante sia ancora molle ha una lunghezza notevole e una grossezza che al pompino precedente non avevo natato. “Succhiami il cazzo frocio, soddisfammi cosi mi rilasso e la giornata per i tuoi colleghi sarà più facile!”. Come il primo pompino mi metto al lavoro come il bravo pompinaro da manuale. Non mi ero accorto la prima volta che il responsabile produzione ha un cazzo veramente enorme appena va in tiro dopo le prime quattro ingoiate complete giù per la gola. Mentre ingoio il suo cazzo sento le sue mani grosse che mi prendono la testa e che mi spingono di forza a fondo. Sento che è eccitato di brutto e sta per venire e mentre esplode mi tiene la testa ferma e mentre sento la sua sborra schizzarmi in bocca, prendo a far girare la lingua attorno al suo cazzo: “Fermo, frocio! Cosa cazzo fai coglione!!!”. Non faccio in tempo ad alzare la mano in segno di scusa e prendo una fila di schiaffi ovunque e una serie di calci mentre di sottofondo lo sento continuare ad insultarmi: “Brutto frocio quando sborro te stai fermo e mandi giù tutto senza fare nulla. Ora tirati su che devo pisciare!”.
Come mi rimetto in ginocchio il suo grosso cazzo è già di nuovo nella mia bocca e sta già scaricando la sua piscia calda e amarognola giù per la mia gola. Come finisce prendo un'altra sberla e lo vedo uscire dalla porta. Rientro in ufficio e inizio la giornata di lavoro e mentre mi siedo alla scrivania, ricevo un messaggio sul telefono. Sblocco e vedo che è il capo che condivide una foto dove si vede la mia testa presa da sopra che chiaramente ingoia un cazzo, vista la posizione, e sotto una frase: “Bravo frocio che soddisfi subito di prima mattina. Al mio rientro voglio un trattamento migliore per me però! Ora smettila di godere e ingoiare sborra e piscio e lavora!”. Ringrazio, vado in bagno al volo con spazzolino e dentifricio e rientrato inizio il lavoro. Il Calendario del giorno prevede tre riunione obbligatorie e tra i partecipanti obbligatori oltre a me c’è il responsabile produzione. Penso che la giornata sarà dura.
Lui lo sa, ha già capito tutto, sa che qualsiasi sguardo fatto bene mi mette sicuramente in difficoltà e per il resto della giornata e delle riunioni fa di tutto per provocare. Finita l’ultima riunione riesco a prendermi un caffè da solo, o cosi pensavo. Mentre mi avvicino al distributore sento la sua voce: “ Fermo li! Non hai il permesso di prenderti un caffè dopo quello che hai fatto questa mattina durante la prima riunione. Torna nel tuo ufficio!”
Come un bravo schiavo che non conta niente, gli passo davanti con la testa bassa e mi dirigo verso l’ufficio.
Il pomeriggio trascorre tranquillo fino al momento di uscire. Alle 16:55 suona le chiamate di Teams, è lui che mi chiama. Penso se rispondere o fare finta di non vedere la chiamata, ma quale conseguenze potrebbe avere questa cosa? Metto le cuffie e schiaccio il tasto rispondi: “Si, dimmi?”- “Senti questa sera alle venti mi vieni a prendere a casa e mi porti al campo di calcetto. Mentre ho la partita fai un po' quello che ti pare, stai li a guardare, fatti un giro, insomma vedi te, vedrai dopo la partita di cosa sono capace di fare ai frocetti come te. Vestiti comodo.” E attacca senza aspettare una risposta. Probabilmente era in ufficio da solo fino al momento di chiudere la telefonata.
A due minuti alle venti ho lo sguardo dritto allo schermo del telefono che controlla la consegna e la spunta del messaggio inviato “Sono qui, quando vuoi!”.
Le spunte blu e il portone del palazzo si apre, si avvicina alla macchina e sale: “ Bravo frocetto, puntuale. Se per sbaglio una volta rirtardi chissà cosa ti potrà succedere. Non sei curioso?”. L’istinto mi fa rispondere con un secco; “Spero di non farlo mai capitare, Signore. Al momento sono in ansia per capire cosa succederà dopo la tua partita visto la consegna dell’ordine che mi hai fatto di venire a portarti al campo.” La sua risposta si riduce ad una grassa risata.
Mentre scende dalla macchina, una volta nel parcheggio del campo sportivo, i miei occhi si piazzano su quel culo coperto da quei pantaloncini blu che mostrano due belle chiappe velate e l’elastico degli slip che girano tutt’attorno. Prima di chiudere la porta si gira, e l’occhio mi cade sulla sua nerchia che si intravede pere lei sotto i pantaloncini, si china e guardando in macchina chiede: “ Allora frocetto, che hai deciso di fare? Guardi noi maschi che giochiamo e smani dalla voglia di segarti ma non puoi o pensi di fare qualcosa di diverso?” – “Non essendo interessato al pallone o calcetto che sia, nonostante è una bella visione guardarti giocare, credo che mi faccio due passi qua attorno e scrivo al capo se sta andando tutto bene.” – “ Bene frocetto, se lo senti salutamelo. Digli che domani poi lo aggiorno sullo stato del nostro frocetto troia.” - “ok te lo saluto. Buona partita.” Chiude la portiera, metto la marcia e vado a parcheggiare.
Mentre scendo e chiudo la macchina, alzo lo sguardo e vedo il responsabile produzione che parla sulla soglia del cancello del campetto con altri tre “maschi”. Vedo che guardano nella mia direzione e ridono. Probabilmente mi aveva già sputtanato raccontandogli cosa avevo al cazzo e con la certezza matematica erano già d’accordo e io ho capito immediatamente che li avrei visti tutti e quattro dopo la partita. In attesa del calcio di inizio, cerco di guardare meglio i tre nuovi soci del responsabile produzione, giusto per avere qualche indizio e prospettare cosa potrebbe succedermi a fine partita. Dopo alcuni istanti il responsabile produzione mi tira un occhiataccia e con un rapido cenno della testa mi fa capire che mi devo levare di torno. Mi giro e mi incammino su un sentierino li vicino ela mia domanda è quella del chissà perché i campi di calcio e calcetto sono sempre vicino a un sentierino che ti porta in mezzo ai prati e vicino a un cimitero. Mha.
Mentre mi incammino suona il telefono, lo prendo e sullo scherno campeggia la scritta CAPO. La suoneria sembrava più alta del solito quasi a richiamare l’attenzione di chiunque. Come se dicesse sta suonando il telefono di un friocio che sta per rispondere al suo padrone.
“ pronto, ciao, buona sera! Sono felice di sentirti.”- E dall’altra parte la voce del Capo;:” Ciao frocetto. Come stai? So che il mio socio ha organizzato una partitella extra e che si è fatto andare a prendere. E so anche di qualche disguido di un pompino fatto bene ma rovinato sul finire. Sappi che questo mi da fastidio. Frocio del cazzo mi fai fare brutte figure?” mentre ascolto formulo l’auto accusa sperando di far piacere:” Hai ragione. Mi sono schifosamente lasciato prendere, non avrei dovuto. E’ che siete cosi perfetti e buoni che non mi accorgo di fare così tanti errori. Colpa mia e, non sta a me certo dirlo, aspetto la sicura punizione da parte tua.”
Mentre mi ascoltavo ero incredulo di quello che inconsciamente avevo appena detto e che il capo e il vice riuscivano a tirarmi fuori.
“bene vedo che sei sempre sul pezzo. E’ chiaro che dovrò occuparmi di te e della tua punizione quando torno, stanne certo. Tanto per cominciare il mio socio ha il permesso di fare quello che mi ha detto ha pensato per questa sera. Mi spiace solo non esserci e non essere io il primo a farlo, ma mi rifarò con te e quello che ti succederà stasera te lo dimenticherai di sicuro. Solo io sono potente!
Ora vado che sta tornando la mia signora e non voglio sentire le tue inutili scuse che mi rovinerebbero la vacanza. Ricordati che ho le chiavi del tuo cazzo e che tu sei il mio frocio sottomesso! Ciao.” E la chiamata è finita li.
L’ansia sale e non mi va più nemmeno di camminare. Il capo sa cosa sta per succedere e io oltre le mille possibilità a cui penso non so su quale puntare. Uno sguardo veloce al telefono, ventuno e venticinque, giusto il tempo di tornare indietro e vedere le fasi finali della partita e subire il mio destino di quella sera.
Arrivo al campo giusto sul fischio finale, le squadre vengono nella direzione dove mi trovo io e mentre tutti si dirigono verso lo spogliatoio, il responsabile produzione vira verso di me di corsa, mi arriva davanti e mi dice: “Frocio appena sono usciti tutti ti faccio uno squillo, vieni dentro gli spogliatoi. E mentre fa per andarsene si gira e mi dice: “Hai dei bei problemi con le chiavi tu, il tipo qua che chiude la baracca questa sera è dei nostri e non abbiamo problemi di essere sbattuti fuori. Preparati ahahahahahaha!!!!!”
Ho il cuore direttamente in gola, sembra che dagli spogliatoi non esca mai nessuno o sembra che ci siano dentro mille persone. Dopo qualche minuto inizia ad uscire qualcuno, non tengo il conto e i minuti sono interminabili. Sempre con l’impressione che il volume del cellulare sia più amplificato del solito, mi viene quasi un coccolo, mi spavento e dopo due rapidi squilli smette. E’ il segnale. Mi affretto ad entrare. Appena apro la porta vengo assalito dal…..silenzio e mentre chiedo permesso sento la voce inconfondibile che ordina.” Frocio fermo li. Spogliati e quando hai fatto vieni nella zona docce!”. Mi ci vuole meno di un secondo per essere nudo con addosso solo la gabbia al pisello che la riempie e spinge facendomi male alla cappella.
Entro nel locale docce e me li trovo li in piedi tutti e quattro, nudi, alti più di me, mori, abbronzati e con dei cazzi enormi.
“cazzo avevi ragione, ha guardato subito il cazzo di tutti e quattro. Che finocchio troia che è!” – “Ve lo avevo detto. E vi do una bella notizia, il capo ha dato il suo benestare per usarlo per bene e voi sapete cosa intendo dire!” Poi si avvicina a me si mette dietro e mi spinge verso gli altri e scaglia il suo ordine: “Giù al tuo posto e succhiaci il cazzo! Muoviti frocio.”
Non riesco nemmeno a prendere un respiro che mi trovo il cazzo del più robusto dei quattro in bocca. E’ sadico e infrange uno dei limiti che avevo imposto la settimana prima. Mi chiude il naso con le dita e con il suo cazzo in bocca non riesco a respirare. Mi divincolo e mi dimeno fino a quando il responsabile di produzione se me accorge e si scaraventa sul tipo incazzato: “Coglione cosa cazzo ti ho detto? Lo stai soffocando! Stai alle regole o fai la sua stessa fine! Chiaro?”. – “sei un rompi coglioni, cosa ti cambia se per qualche secondo gli toppo il naso?” Mentre assisto in ginocchio tra quelle gambe e quei cazzi marroncini abbronzati alzo la mano per chiedere di poter parlare e il responsabile produzione mi guarda e dice: “ che c’è, che vuoi? Ora non ti metterai a piagnucolare?” – “No non mi è permesso. Volevo solo dire che se è solo per qualche secondo e se stai tu vicino e dare lo stop alla cosa va bene. Però devo essere sicuro che gestisci, come solo te sai fare, la cosa quindi a te la decisione.” – “Frocio se ti diamo la parola è per dire o chiedere cose intelligenti. Anche se piacerebbe anche a me farti mancare un po' di aria , le regole sono regole! Non si fa e basta. Ne il capo, ne io, ne nessun altro e tantomeno tu riapre la discussione. Succhia sti cazzi e stai zitto. E voi stae alle regole o il gioco finisce qui!” Dopo le sue parole sono un attimo più sollevato e dopo mezz’ora da salti in bocca da un cazzo all’altro mi danno tregua.
“Frocio, alzati e fatti una doccia e tranquillo che non abbiamo finito. Quando hai terminato raggiungici di la in spogliatoio.”
Meno di due minuti e spengo l’acqua. Ho capito che cosa potrebbe succedere e le mie mani hanno pulito per bene, oltre alla gabbia sul pisello, il mio buco del culo. Tra tutte le cose che stavo pensando potessero succedere quella più ricorrente da tutte le frecciatine ricevute era che sarei stato scopato. Il mio culo sarebbe stato violato e spaccato dai quei cazzoni enormi.
Entro nella sala armadietti e vengo preso di peso per le braccia da due della compagnia che mi tengono 3 mi piegano in avanti. Solo il tempo di sentire il rumore di uno sputo e poi una spinta e uno strappo secco e lacerante. L’urlo che mi esce accompagna l’entrata della nerchia gigante del responsabile produzione che esulta:” Si frocio, grida che tanto non ti sente nessuno oltre a noi! Ti piace il mio cazzone anche dentro il culo fino su allo stomaco è….!!! Ora ti spacco per bene w poi ti aspettano anche i altri tre!” Sotto quei colpi pieni di rabbia e di foga spero che gli prenda l’eccitazione e scoppi in una sborrata quanto prima. Il dolore al culo è insopportabile, il cazzo del responsabile produzione è esageratamente grosso e duro e a metà di quella scopata mi trovo a piangere dal male e dalla fatica. Ora capivo cosa intendeva il capo nella telefonata un ora prima. Dopo venti minuti sento allentare la presa alle braccia e sento il mio violentatore estrarre con uno strappo il cazzo dal mio buco. Senza accorgermene mi trovo la sua nerchia che spruzza in gola la sua sborra. Questa volta devo stare fermo mi sono detto. Finito di sparare mi tira una sberla mi afferra per un braccio e mi ritrovo piegato su una panchina con un nuovo strappo dolorante al buco del culo. Il secondo socio era entrato di violenza. Fa male anche il suo ma quel dolore cominciava a piacermi. Il fatto che anche lui mi stava facendo piangere, non so perché, mi piaceva e io piango. Il secondo è durato meno, infatti non c’è voluto molto sentirlo strappare fuori il cazzone trovarlo da dietro a davanti che mi metteva il cazzo e la sua sborra in bocca. Mentre lo faceva, sono stato preso alla sprovvista, quando ho sentito il primo schizzo della sua mascolinita in bocca, il mio sedere ha ricevuto uno strappo di una violenza indescrivibile. È il socio che aveva cercato di chiudermi il naso mentre lo spompinavo ed è tutto intenzionato a farmela pagare per l’affronto di prima. Spinge forte, da colpi bruti, il suo pisello è il più grosso e più lungo senza ombra di dubbio perché non mi spiego il male che sento. Dopo mezz’ora è ancora lì che spinge e l’ultimo che non ha ancora abusato di me inizia a lamentarsi. Finalmente con quel suo vocione che mi insulta lo sento che estrae il cazzo e mi sborra sulla schiena. Non fa in tempo a venire alla bocca. Con sommo disappunto mi tira con le sue grosse mani due sculacciate violentissime sulle chiappe e mi tira un morso sulla nautica destra e mi fa tirare un urlo per l’ennesimo dolore.
Mi accorgo di essere salvo e di aver finito il supplizio al culo quando il quarto socio esplode dicendo:” Eh cazzo che schifo! Io adesso dovrei appoggiarmi dove hai sborrato te? Non sono mica troia come sto frocio io! Forza puttana dammi la bocca. In questo caso ti è proprio andata di culo. Succhiami il cazzo, fammi venire e poi io sono il primo a pisciargli in gola chiaro? Che voi vi siete divertiti.” Ovviamente erano, e pure, tutti d’accordo. Nel giro di 15 minuti è venuto in bocca, nel giro di 17 aveva pisciato e in 20 minuti si erano svuotati tutti. Io ero pieno, stanco e frastornato.
Alle ventitré salivo in macchina, dopo una doccia insieme ai quattro che se la ridevano e commentava la partita di quella sera, per riaccompagnare il responsabile produzione a casa. Il tragitto di dieci minuti in macchina è stato di silenzio. Lui ogni tanto sbadigliare sonoramente, io ero alle prese con il dolore al culo che bruciava e faceva male. Cercavo di evitare più possibile sobbalzare della macchina. Arrivati al portone il responsabile produzione apre la porta e mentre scendo gli dico:” ciao e buona notte.” Senza nemmeno girarsi sbatte la portiera della macchina e sparisce nel portone.
Ho fatto qualcosa che lo ha sicuramente fatto incazzare. Arrivo a casa mi spoglio nudo, mi metto a letto e prima di chiudere la giornata mando un messaggio al capo con scritto "Penso di aver fatto qualcosa di male al responsabile produzione. È sceso dalla macchina e se nè andato senza dire nulla. Penso sia incazzato con me. Ti chiedo scusa e ti auguro buona notte capo!
Ho cominciato a rivedere tutta la.giornata e la serata per capire cosa avevo sbagliato.
Ma questo è quello che succederà è un altro capitolo di questa storia.
Come al solito controllo la chat di teams per vedere chi era in linea. Il vice del capo era verde. Apro la chat e mi batte sul tempo:” Ciao, dammi cinque minuti e sono da te in ufficio!”. Rispondo con un generico:” Sono qui, ti aspetto!”.
Puntuale si apre la porta ed entra il responsabile produzione. Un quarantenne fisicato, (e grazie ogni lunedì calcetto e comunque si vede che è sportivo). Già di suo, essendo di origini mediterraneo meridionale, fa già la sua porca figura e il suo carattere deciso me lo fa piacere volente o no. Quanti film fatti su di lui oltre che sul capo.
“Ciao frocetto. Il capo mi ha detto che gli era venuta una voglia irrefrenabile di buttare le tue chiavi in mezzo al mediterraneo. Sappi che mi devi ringraziare perché ti ho salvato. Voglio anche io provare l’ebbrezza di tenere in mano la tua libertà e quella del tuo cazzo. Fortunatamente è un buon amico ed è d’accordo con me.”
Mentre mi parla lo guardo e lo ascolta imbambolato e una parte del discorso me lo perdo e mi accorgo di ciò perché lo sento chi mi dice: ”Oh? Frocio? Ma hai capito cosa ti ho detto? Su muoviti apri il locale che ho già bisogno di un pompino. Vai ad aprire e aspettami che faccio una chiamata e arrivo.”
Mi alzo e mentre gli passo davanti la sua mano pesante mi tira uno scappellotto che mi spinge fuori dalla porta. Prendo le chiavi, apro la porta e inserisco la chiave nella toppa interna, mi posiziono in mezzo alla stanza mi inginocchio e aspetto che il mio bel terone arriva a svuotarsi.
Si apre la porta, in tutta la sua possenza entra e chiude a chiave. Lo vedo che si avvicina e si guarda in giro e la sua espressione è chiaramente quella di chi sta “macchinando” qualcosa da inscenare in quella stanza. Quando è vicino a me mi guarda scuro in viso e dice: ”Dai frocio vediamo come sta messo il prigioniero che hai tra le gambe. Giù le braghe!” con rapido scatto la gabbia esce fuori dai pantaloni e dagli slip.
“Sappi che con te non sarò per nulla gentile e non andrò tanto per il leggero se mi fai girare i coglioni! Sei un mio e nostro oggetto. Non voglio ripetere niente di quello che ti chiedo. Io dico, tu esegui e mi soddisfi. Tutto chiaro?”.
La risposta è chiara e diretta:” Si Signore! Chiaro!”.
Con una rapida mossa della sua mano mi ritrovo il suo cazzo scuro davanti la faccia. Nonostante sia ancora molle ha una lunghezza notevole e una grossezza che al pompino precedente non avevo natato. “Succhiami il cazzo frocio, soddisfammi cosi mi rilasso e la giornata per i tuoi colleghi sarà più facile!”. Come il primo pompino mi metto al lavoro come il bravo pompinaro da manuale. Non mi ero accorto la prima volta che il responsabile produzione ha un cazzo veramente enorme appena va in tiro dopo le prime quattro ingoiate complete giù per la gola. Mentre ingoio il suo cazzo sento le sue mani grosse che mi prendono la testa e che mi spingono di forza a fondo. Sento che è eccitato di brutto e sta per venire e mentre esplode mi tiene la testa ferma e mentre sento la sua sborra schizzarmi in bocca, prendo a far girare la lingua attorno al suo cazzo: “Fermo, frocio! Cosa cazzo fai coglione!!!”. Non faccio in tempo ad alzare la mano in segno di scusa e prendo una fila di schiaffi ovunque e una serie di calci mentre di sottofondo lo sento continuare ad insultarmi: “Brutto frocio quando sborro te stai fermo e mandi giù tutto senza fare nulla. Ora tirati su che devo pisciare!”.
Come mi rimetto in ginocchio il suo grosso cazzo è già di nuovo nella mia bocca e sta già scaricando la sua piscia calda e amarognola giù per la mia gola. Come finisce prendo un'altra sberla e lo vedo uscire dalla porta. Rientro in ufficio e inizio la giornata di lavoro e mentre mi siedo alla scrivania, ricevo un messaggio sul telefono. Sblocco e vedo che è il capo che condivide una foto dove si vede la mia testa presa da sopra che chiaramente ingoia un cazzo, vista la posizione, e sotto una frase: “Bravo frocio che soddisfi subito di prima mattina. Al mio rientro voglio un trattamento migliore per me però! Ora smettila di godere e ingoiare sborra e piscio e lavora!”. Ringrazio, vado in bagno al volo con spazzolino e dentifricio e rientrato inizio il lavoro. Il Calendario del giorno prevede tre riunione obbligatorie e tra i partecipanti obbligatori oltre a me c’è il responsabile produzione. Penso che la giornata sarà dura.
Lui lo sa, ha già capito tutto, sa che qualsiasi sguardo fatto bene mi mette sicuramente in difficoltà e per il resto della giornata e delle riunioni fa di tutto per provocare. Finita l’ultima riunione riesco a prendermi un caffè da solo, o cosi pensavo. Mentre mi avvicino al distributore sento la sua voce: “ Fermo li! Non hai il permesso di prenderti un caffè dopo quello che hai fatto questa mattina durante la prima riunione. Torna nel tuo ufficio!”
Come un bravo schiavo che non conta niente, gli passo davanti con la testa bassa e mi dirigo verso l’ufficio.
Il pomeriggio trascorre tranquillo fino al momento di uscire. Alle 16:55 suona le chiamate di Teams, è lui che mi chiama. Penso se rispondere o fare finta di non vedere la chiamata, ma quale conseguenze potrebbe avere questa cosa? Metto le cuffie e schiaccio il tasto rispondi: “Si, dimmi?”- “Senti questa sera alle venti mi vieni a prendere a casa e mi porti al campo di calcetto. Mentre ho la partita fai un po' quello che ti pare, stai li a guardare, fatti un giro, insomma vedi te, vedrai dopo la partita di cosa sono capace di fare ai frocetti come te. Vestiti comodo.” E attacca senza aspettare una risposta. Probabilmente era in ufficio da solo fino al momento di chiudere la telefonata.
A due minuti alle venti ho lo sguardo dritto allo schermo del telefono che controlla la consegna e la spunta del messaggio inviato “Sono qui, quando vuoi!”.
Le spunte blu e il portone del palazzo si apre, si avvicina alla macchina e sale: “ Bravo frocetto, puntuale. Se per sbaglio una volta rirtardi chissà cosa ti potrà succedere. Non sei curioso?”. L’istinto mi fa rispondere con un secco; “Spero di non farlo mai capitare, Signore. Al momento sono in ansia per capire cosa succederà dopo la tua partita visto la consegna dell’ordine che mi hai fatto di venire a portarti al campo.” La sua risposta si riduce ad una grassa risata.
Mentre scende dalla macchina, una volta nel parcheggio del campo sportivo, i miei occhi si piazzano su quel culo coperto da quei pantaloncini blu che mostrano due belle chiappe velate e l’elastico degli slip che girano tutt’attorno. Prima di chiudere la porta si gira, e l’occhio mi cade sulla sua nerchia che si intravede pere lei sotto i pantaloncini, si china e guardando in macchina chiede: “ Allora frocetto, che hai deciso di fare? Guardi noi maschi che giochiamo e smani dalla voglia di segarti ma non puoi o pensi di fare qualcosa di diverso?” – “Non essendo interessato al pallone o calcetto che sia, nonostante è una bella visione guardarti giocare, credo che mi faccio due passi qua attorno e scrivo al capo se sta andando tutto bene.” – “ Bene frocetto, se lo senti salutamelo. Digli che domani poi lo aggiorno sullo stato del nostro frocetto troia.” - “ok te lo saluto. Buona partita.” Chiude la portiera, metto la marcia e vado a parcheggiare.
Mentre scendo e chiudo la macchina, alzo lo sguardo e vedo il responsabile produzione che parla sulla soglia del cancello del campetto con altri tre “maschi”. Vedo che guardano nella mia direzione e ridono. Probabilmente mi aveva già sputtanato raccontandogli cosa avevo al cazzo e con la certezza matematica erano già d’accordo e io ho capito immediatamente che li avrei visti tutti e quattro dopo la partita. In attesa del calcio di inizio, cerco di guardare meglio i tre nuovi soci del responsabile produzione, giusto per avere qualche indizio e prospettare cosa potrebbe succedermi a fine partita. Dopo alcuni istanti il responsabile produzione mi tira un occhiataccia e con un rapido cenno della testa mi fa capire che mi devo levare di torno. Mi giro e mi incammino su un sentierino li vicino ela mia domanda è quella del chissà perché i campi di calcio e calcetto sono sempre vicino a un sentierino che ti porta in mezzo ai prati e vicino a un cimitero. Mha.
Mentre mi incammino suona il telefono, lo prendo e sullo scherno campeggia la scritta CAPO. La suoneria sembrava più alta del solito quasi a richiamare l’attenzione di chiunque. Come se dicesse sta suonando il telefono di un friocio che sta per rispondere al suo padrone.
“ pronto, ciao, buona sera! Sono felice di sentirti.”- E dall’altra parte la voce del Capo;:” Ciao frocetto. Come stai? So che il mio socio ha organizzato una partitella extra e che si è fatto andare a prendere. E so anche di qualche disguido di un pompino fatto bene ma rovinato sul finire. Sappi che questo mi da fastidio. Frocio del cazzo mi fai fare brutte figure?” mentre ascolto formulo l’auto accusa sperando di far piacere:” Hai ragione. Mi sono schifosamente lasciato prendere, non avrei dovuto. E’ che siete cosi perfetti e buoni che non mi accorgo di fare così tanti errori. Colpa mia e, non sta a me certo dirlo, aspetto la sicura punizione da parte tua.”
Mentre mi ascoltavo ero incredulo di quello che inconsciamente avevo appena detto e che il capo e il vice riuscivano a tirarmi fuori.
“bene vedo che sei sempre sul pezzo. E’ chiaro che dovrò occuparmi di te e della tua punizione quando torno, stanne certo. Tanto per cominciare il mio socio ha il permesso di fare quello che mi ha detto ha pensato per questa sera. Mi spiace solo non esserci e non essere io il primo a farlo, ma mi rifarò con te e quello che ti succederà stasera te lo dimenticherai di sicuro. Solo io sono potente!
Ora vado che sta tornando la mia signora e non voglio sentire le tue inutili scuse che mi rovinerebbero la vacanza. Ricordati che ho le chiavi del tuo cazzo e che tu sei il mio frocio sottomesso! Ciao.” E la chiamata è finita li.
L’ansia sale e non mi va più nemmeno di camminare. Il capo sa cosa sta per succedere e io oltre le mille possibilità a cui penso non so su quale puntare. Uno sguardo veloce al telefono, ventuno e venticinque, giusto il tempo di tornare indietro e vedere le fasi finali della partita e subire il mio destino di quella sera.
Arrivo al campo giusto sul fischio finale, le squadre vengono nella direzione dove mi trovo io e mentre tutti si dirigono verso lo spogliatoio, il responsabile produzione vira verso di me di corsa, mi arriva davanti e mi dice: “Frocio appena sono usciti tutti ti faccio uno squillo, vieni dentro gli spogliatoi. E mentre fa per andarsene si gira e mi dice: “Hai dei bei problemi con le chiavi tu, il tipo qua che chiude la baracca questa sera è dei nostri e non abbiamo problemi di essere sbattuti fuori. Preparati ahahahahahaha!!!!!”
Ho il cuore direttamente in gola, sembra che dagli spogliatoi non esca mai nessuno o sembra che ci siano dentro mille persone. Dopo qualche minuto inizia ad uscire qualcuno, non tengo il conto e i minuti sono interminabili. Sempre con l’impressione che il volume del cellulare sia più amplificato del solito, mi viene quasi un coccolo, mi spavento e dopo due rapidi squilli smette. E’ il segnale. Mi affretto ad entrare. Appena apro la porta vengo assalito dal…..silenzio e mentre chiedo permesso sento la voce inconfondibile che ordina.” Frocio fermo li. Spogliati e quando hai fatto vieni nella zona docce!”. Mi ci vuole meno di un secondo per essere nudo con addosso solo la gabbia al pisello che la riempie e spinge facendomi male alla cappella.
Entro nel locale docce e me li trovo li in piedi tutti e quattro, nudi, alti più di me, mori, abbronzati e con dei cazzi enormi.
“cazzo avevi ragione, ha guardato subito il cazzo di tutti e quattro. Che finocchio troia che è!” – “Ve lo avevo detto. E vi do una bella notizia, il capo ha dato il suo benestare per usarlo per bene e voi sapete cosa intendo dire!” Poi si avvicina a me si mette dietro e mi spinge verso gli altri e scaglia il suo ordine: “Giù al tuo posto e succhiaci il cazzo! Muoviti frocio.”
Non riesco nemmeno a prendere un respiro che mi trovo il cazzo del più robusto dei quattro in bocca. E’ sadico e infrange uno dei limiti che avevo imposto la settimana prima. Mi chiude il naso con le dita e con il suo cazzo in bocca non riesco a respirare. Mi divincolo e mi dimeno fino a quando il responsabile di produzione se me accorge e si scaraventa sul tipo incazzato: “Coglione cosa cazzo ti ho detto? Lo stai soffocando! Stai alle regole o fai la sua stessa fine! Chiaro?”. – “sei un rompi coglioni, cosa ti cambia se per qualche secondo gli toppo il naso?” Mentre assisto in ginocchio tra quelle gambe e quei cazzi marroncini abbronzati alzo la mano per chiedere di poter parlare e il responsabile produzione mi guarda e dice: “ che c’è, che vuoi? Ora non ti metterai a piagnucolare?” – “No non mi è permesso. Volevo solo dire che se è solo per qualche secondo e se stai tu vicino e dare lo stop alla cosa va bene. Però devo essere sicuro che gestisci, come solo te sai fare, la cosa quindi a te la decisione.” – “Frocio se ti diamo la parola è per dire o chiedere cose intelligenti. Anche se piacerebbe anche a me farti mancare un po' di aria , le regole sono regole! Non si fa e basta. Ne il capo, ne io, ne nessun altro e tantomeno tu riapre la discussione. Succhia sti cazzi e stai zitto. E voi stae alle regole o il gioco finisce qui!” Dopo le sue parole sono un attimo più sollevato e dopo mezz’ora da salti in bocca da un cazzo all’altro mi danno tregua.
“Frocio, alzati e fatti una doccia e tranquillo che non abbiamo finito. Quando hai terminato raggiungici di la in spogliatoio.”
Meno di due minuti e spengo l’acqua. Ho capito che cosa potrebbe succedere e le mie mani hanno pulito per bene, oltre alla gabbia sul pisello, il mio buco del culo. Tra tutte le cose che stavo pensando potessero succedere quella più ricorrente da tutte le frecciatine ricevute era che sarei stato scopato. Il mio culo sarebbe stato violato e spaccato dai quei cazzoni enormi.
Entro nella sala armadietti e vengo preso di peso per le braccia da due della compagnia che mi tengono 3 mi piegano in avanti. Solo il tempo di sentire il rumore di uno sputo e poi una spinta e uno strappo secco e lacerante. L’urlo che mi esce accompagna l’entrata della nerchia gigante del responsabile produzione che esulta:” Si frocio, grida che tanto non ti sente nessuno oltre a noi! Ti piace il mio cazzone anche dentro il culo fino su allo stomaco è….!!! Ora ti spacco per bene w poi ti aspettano anche i altri tre!” Sotto quei colpi pieni di rabbia e di foga spero che gli prenda l’eccitazione e scoppi in una sborrata quanto prima. Il dolore al culo è insopportabile, il cazzo del responsabile produzione è esageratamente grosso e duro e a metà di quella scopata mi trovo a piangere dal male e dalla fatica. Ora capivo cosa intendeva il capo nella telefonata un ora prima. Dopo venti minuti sento allentare la presa alle braccia e sento il mio violentatore estrarre con uno strappo il cazzo dal mio buco. Senza accorgermene mi trovo la sua nerchia che spruzza in gola la sua sborra. Questa volta devo stare fermo mi sono detto. Finito di sparare mi tira una sberla mi afferra per un braccio e mi ritrovo piegato su una panchina con un nuovo strappo dolorante al buco del culo. Il secondo socio era entrato di violenza. Fa male anche il suo ma quel dolore cominciava a piacermi. Il fatto che anche lui mi stava facendo piangere, non so perché, mi piaceva e io piango. Il secondo è durato meno, infatti non c’è voluto molto sentirlo strappare fuori il cazzone trovarlo da dietro a davanti che mi metteva il cazzo e la sua sborra in bocca. Mentre lo faceva, sono stato preso alla sprovvista, quando ho sentito il primo schizzo della sua mascolinita in bocca, il mio sedere ha ricevuto uno strappo di una violenza indescrivibile. È il socio che aveva cercato di chiudermi il naso mentre lo spompinavo ed è tutto intenzionato a farmela pagare per l’affronto di prima. Spinge forte, da colpi bruti, il suo pisello è il più grosso e più lungo senza ombra di dubbio perché non mi spiego il male che sento. Dopo mezz’ora è ancora lì che spinge e l’ultimo che non ha ancora abusato di me inizia a lamentarsi. Finalmente con quel suo vocione che mi insulta lo sento che estrae il cazzo e mi sborra sulla schiena. Non fa in tempo a venire alla bocca. Con sommo disappunto mi tira con le sue grosse mani due sculacciate violentissime sulle chiappe e mi tira un morso sulla nautica destra e mi fa tirare un urlo per l’ennesimo dolore.
Mi accorgo di essere salvo e di aver finito il supplizio al culo quando il quarto socio esplode dicendo:” Eh cazzo che schifo! Io adesso dovrei appoggiarmi dove hai sborrato te? Non sono mica troia come sto frocio io! Forza puttana dammi la bocca. In questo caso ti è proprio andata di culo. Succhiami il cazzo, fammi venire e poi io sono il primo a pisciargli in gola chiaro? Che voi vi siete divertiti.” Ovviamente erano, e pure, tutti d’accordo. Nel giro di 15 minuti è venuto in bocca, nel giro di 17 aveva pisciato e in 20 minuti si erano svuotati tutti. Io ero pieno, stanco e frastornato.
Alle ventitré salivo in macchina, dopo una doccia insieme ai quattro che se la ridevano e commentava la partita di quella sera, per riaccompagnare il responsabile produzione a casa. Il tragitto di dieci minuti in macchina è stato di silenzio. Lui ogni tanto sbadigliare sonoramente, io ero alle prese con il dolore al culo che bruciava e faceva male. Cercavo di evitare più possibile sobbalzare della macchina. Arrivati al portone il responsabile produzione apre la porta e mentre scendo gli dico:” ciao e buona notte.” Senza nemmeno girarsi sbatte la portiera della macchina e sparisce nel portone.
Ho fatto qualcosa che lo ha sicuramente fatto incazzare. Arrivo a casa mi spoglio nudo, mi metto a letto e prima di chiudere la giornata mando un messaggio al capo con scritto "Penso di aver fatto qualcosa di male al responsabile produzione. È sceso dalla macchina e se nè andato senza dire nulla. Penso sia incazzato con me. Ti chiedo scusa e ti auguro buona notte capo!
Ho cominciato a rivedere tutta la.giornata e la serata per capire cosa avevo sbagliato.
Ma questo è quello che succederà è un altro capitolo di questa storia.
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