Sottomesso del capo. [Cap.4) Il processo. Prima parte.
di
Sebaservizio
genere
dominazione
Un suono strano disturba il dormiveglia che mi culla. Sono confuso e cerco di capire cosa sta succedendo. Mi stiro e sento di essere nudo, ho qualcosa al collo di pesante. Ora ricordo, sono nel garage del capo incatenato e nudo per il mio addestramento. Il suono è quello del lucchetto che con i tre bip di segnalazione fine timer si è aperto. Appena mi muovo si accende la luce di passaggio e mi indica la porta. Mi alzo, sistemo bene catena e cuscino e vado verso la porta che mi conduce in casa verso il bagno di servizio per la doccia. Il capo ha la stanza al piano superiore, la ricordo la prima volta che ci mostrò la casa. Faccio comunque piano, entro in bagno, chiudo la porta, accendo l’acqua e mi faccio la mia prima doccia da schiavo. In dieci minuti, probabilmente troppi dovrò chiedere quanto tempo ho per la doccia, mi dirigo in cucina. Sono le quattro e cinquantacinque. Il capo vuole essere svegliato per le cinque e mezza quindi preparo il necessario per la colazione e torno a preparare le mie cose per uscire almeno me le infilo velocemente e per andare al volo a preparare le cose della giornata in ufficio al mio padrone.
A due minuti dalla sua sveglia salgo le scale e apro piano la porta della camera. Spengo la sveglia prima che suoni, voglio essere io la sua suoneria dolce. Il capo è disteso a pancia in su nel letto. Indossa solo i boxer DG della sera prima, torso nudo. Il fascio flebile di luce che entra dalla porta lo illumina senza svegliarlo. Lo guardo, è un figo da paura. Il suo volto perfetto con aria riposata, le mani appoggiate sulla pancia e poco sopra quegli addominali e pettorali perfetti e imponenti, scuri e abbronzati. Come ogni maschio che si rispetti i boxer attillati mostrano lo scettro regale che tira nella normale erezione mattutina. Le gambe perfette con la peluria nera e i piedi a chiudere la bellezza e la perfezione di uomo. Il mio Padrone. Voglio restare a guardarlo mentre dorme e mi scoccia quasi svegliarlo, ma si arrabbierebbe se lo facessi? Mi avvicino al suo viso e sussurro piano: “Signore, mi scoccia doverti dire che è ora di alzarsi.” In un secondo apre gli occhi: “Ciao frocetto. Buongiorno. Prima che mi alzi, mano nei miei boxer e accarezzami il cazzo e attento che morde!” – “se preferisci te li sfilo cosi poi sei pronto per la doccia.” – “Concesso frocetto. Attento che potrei abituarmi e quando torna la mia signora come faccio? Lei non le fa ste cose!” – “ Vedrò di trovarti un'altra soluzione per ovviare al problema, ma momentaneamente ci sono io per te e ogni cosa che può farti iniziare bene la giornata è una mia priorità.” Mentre gli parlo è già nudo con il suo corpo perfetto rilassato e il suo cazzo tra le mie mani. Azzardo una domanda: “Vuoi solo questo per ora?” Ero pronto a ricevere qualche insulto o qualche ceffone, invece, la mattina appena sveglio probabilmente deve carburare, mi risponde tranquillamente con un “si va bene cosi.” Dopo quel massaggio al cazzo mi dice di preparargli la doccia che fa qualche esercizio e poi ci si infila. “Preparato la mia doccia scendi pure e fammi trovare la colazione pronta. E’ l’ultima cosa che mi serve qui a casa per stamattina, quindi poi puoi prepararti e andare. Ci vediamo in ufficio.”
Eseguo, esco dal bagno in camera, mi metto sulla soglia della porta guardando lo splendore del corpo del mio padrone e gli dico: “Ben svegliato capo, buona doccia e buona colazione. Ti aspetto in ufficio. Se non hai altro, buona giornata” . – “Grazie Frocetto. Vai Pure.” Scendo in cucina, preparo il caffè, verso nella tazza calda e sparisco dietro la porta che da al garage. Mi preparo in fretta, chiavi, esco dal cancello e vado verso la macchina. Tutto sommato le prime ore da schiavo sono state piacevoli.
Arrivo in ufficio e faccio un calcolo approssimativo per capire quando potrebbe arrivare il capo, ma è sempre lo stesso orario che lo vedi arrivare quindi pc, veloce guardata alle mail, ufficio del capo, accendo macchinetta, scaldo la tazza nel piccolo microonde e preparo il caffè. Come appoggio la tazza sulla scrivania il capo entra dalla porta. Vestito di tutto punto e mi piace come quando lo visto nudo tre quarti d’ora prima.
“Questa sera ho ospiti a cena. Arriveranno per le diciannove e trenta. Qui la lista di quello che dovrai cucinare, hai guardato in frigo e in dispensa quindi vedi cosa manca per preparare la cena e quando esci da lavoro fermati a comprare ciò che non c’è a casa. Tieni questi cento euro per la spesa. Tu cucinerai e poi servirai la cena. Se non li hai ti compri una t-shirt bianca o maglietta intima basta che sia bianca e boxer bianchi di cotone non attillati. Questa sarà la tua divisa per stasera. E tranquillo che gli ospiti sono del “giro” e non conosci nessuno. Saremo in sei persone. Tutto chiaro? Se hai domande falle ora.” – “solo una, signore, tra una portata e l’altra sparisco in cucina o vuole che resti in posizione da qualche parte in sala?” – “Ottima domanda. Servi, chiaramente iniziando da me, poi resti in piedi dietro la mia seduta cosi se ho bisogno sei a portata di chiamata. La portata successiva lo andrai a prendere solo quando ti verrà detto. Se non hai altre domande intelligenti puoi andare”. Confermo di non avere domande e mi congedo e prima che esco dalla porta il capo mi dice: “ah frocetto, gli ospiti arriveranno insieme e quando suoneranno alla porta andrai ad aprire e a riceverli. Va da se che stasera potrebbe succederti qualsiasi cosa, però questa volta sarà per far piacere a me e ai miei ospiti. Buona giornata”. Esco con il pensiero che mi tormenta tutta la giornata, cioè che lo spero mi succeda qualcosa e che mi succeda perché il capo lo vuole. Non vedo l’ora!
A due minuti dalla sua sveglia salgo le scale e apro piano la porta della camera. Spengo la sveglia prima che suoni, voglio essere io la sua suoneria dolce. Il capo è disteso a pancia in su nel letto. Indossa solo i boxer DG della sera prima, torso nudo. Il fascio flebile di luce che entra dalla porta lo illumina senza svegliarlo. Lo guardo, è un figo da paura. Il suo volto perfetto con aria riposata, le mani appoggiate sulla pancia e poco sopra quegli addominali e pettorali perfetti e imponenti, scuri e abbronzati. Come ogni maschio che si rispetti i boxer attillati mostrano lo scettro regale che tira nella normale erezione mattutina. Le gambe perfette con la peluria nera e i piedi a chiudere la bellezza e la perfezione di uomo. Il mio Padrone. Voglio restare a guardarlo mentre dorme e mi scoccia quasi svegliarlo, ma si arrabbierebbe se lo facessi? Mi avvicino al suo viso e sussurro piano: “Signore, mi scoccia doverti dire che è ora di alzarsi.” In un secondo apre gli occhi: “Ciao frocetto. Buongiorno. Prima che mi alzi, mano nei miei boxer e accarezzami il cazzo e attento che morde!” – “se preferisci te li sfilo cosi poi sei pronto per la doccia.” – “Concesso frocetto. Attento che potrei abituarmi e quando torna la mia signora come faccio? Lei non le fa ste cose!” – “ Vedrò di trovarti un'altra soluzione per ovviare al problema, ma momentaneamente ci sono io per te e ogni cosa che può farti iniziare bene la giornata è una mia priorità.” Mentre gli parlo è già nudo con il suo corpo perfetto rilassato e il suo cazzo tra le mie mani. Azzardo una domanda: “Vuoi solo questo per ora?” Ero pronto a ricevere qualche insulto o qualche ceffone, invece, la mattina appena sveglio probabilmente deve carburare, mi risponde tranquillamente con un “si va bene cosi.” Dopo quel massaggio al cazzo mi dice di preparargli la doccia che fa qualche esercizio e poi ci si infila. “Preparato la mia doccia scendi pure e fammi trovare la colazione pronta. E’ l’ultima cosa che mi serve qui a casa per stamattina, quindi poi puoi prepararti e andare. Ci vediamo in ufficio.”
Eseguo, esco dal bagno in camera, mi metto sulla soglia della porta guardando lo splendore del corpo del mio padrone e gli dico: “Ben svegliato capo, buona doccia e buona colazione. Ti aspetto in ufficio. Se non hai altro, buona giornata” . – “Grazie Frocetto. Vai Pure.” Scendo in cucina, preparo il caffè, verso nella tazza calda e sparisco dietro la porta che da al garage. Mi preparo in fretta, chiavi, esco dal cancello e vado verso la macchina. Tutto sommato le prime ore da schiavo sono state piacevoli.
Arrivo in ufficio e faccio un calcolo approssimativo per capire quando potrebbe arrivare il capo, ma è sempre lo stesso orario che lo vedi arrivare quindi pc, veloce guardata alle mail, ufficio del capo, accendo macchinetta, scaldo la tazza nel piccolo microonde e preparo il caffè. Come appoggio la tazza sulla scrivania il capo entra dalla porta. Vestito di tutto punto e mi piace come quando lo visto nudo tre quarti d’ora prima.
“Questa sera ho ospiti a cena. Arriveranno per le diciannove e trenta. Qui la lista di quello che dovrai cucinare, hai guardato in frigo e in dispensa quindi vedi cosa manca per preparare la cena e quando esci da lavoro fermati a comprare ciò che non c’è a casa. Tieni questi cento euro per la spesa. Tu cucinerai e poi servirai la cena. Se non li hai ti compri una t-shirt bianca o maglietta intima basta che sia bianca e boxer bianchi di cotone non attillati. Questa sarà la tua divisa per stasera. E tranquillo che gli ospiti sono del “giro” e non conosci nessuno. Saremo in sei persone. Tutto chiaro? Se hai domande falle ora.” – “solo una, signore, tra una portata e l’altra sparisco in cucina o vuole che resti in posizione da qualche parte in sala?” – “Ottima domanda. Servi, chiaramente iniziando da me, poi resti in piedi dietro la mia seduta cosi se ho bisogno sei a portata di chiamata. La portata successiva lo andrai a prendere solo quando ti verrà detto. Se non hai altre domande intelligenti puoi andare”. Confermo di non avere domande e mi congedo e prima che esco dalla porta il capo mi dice: “ah frocetto, gli ospiti arriveranno insieme e quando suoneranno alla porta andrai ad aprire e a riceverli. Va da se che stasera potrebbe succederti qualsiasi cosa, però questa volta sarà per far piacere a me e ai miei ospiti. Buona giornata”. Esco con il pensiero che mi tormenta tutta la giornata, cioè che lo spero mi succeda qualcosa e che mi succeda perché il capo lo vuole. Non vedo l’ora!
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