Grand Hotel ER 19 - Nel magazzino della Spa

di
genere
etero

Autore: Anonima1981

“Devo proprio farmi sentire dalle ragazze. Non si può lasciare in questo casino il magazzino” penso infuriata dentro di me mentre cerco di mettere ordine tra teli di spugna ammucchiati senza tener conto di misure e colori. Gli accappatoi di spugna appoggiati sul medesimo scaffale senza considerare le taglie. I flaconi di oli profumati per i massaggi mescolati ai flaconi di doccia-schiuma. Sono sempre più fuori di me, sono io la responsabile della SPA e quindi devo risponderne in prima persona alla Direzione, e la Direttrice non è certo una che si lascia mettere i piedi in testa.
La porta si apre dietro di me mentre in piedi sullo sgabello cerco di raggiungere il ripiano più in alto. Lo so che il mio camice è corto e che è di una taglia inferiore al necessario. Una scelta che ho fatto da tempo, da quando ho notato che se la stoffa mi tira un pochino sul culo e sulle tette la clientela, soprattutto maschile (ma non solo, a dire la verità) sembra più soddisfatta e curiosa dei servizi della zona benessere. Lo so cosa si mette in testa certa gente, ma queste sono cose che non succedono in questo albergo dai costi proibitivi.
La porta si apre dietro di me. Deve essere una delle ragazze. Adesso scendo dallo sgabello e mi faccio sentire.
Due mani, forti, grandi, decise mi afferrano i glutei scivolando sotto la leggera tela del camice.
“Aspetta, ti aiuto Silvana” una voce maschile. La riconosco, è quella di Max, il nuovo assunto in sostituzione del massaggiatore che è stato assunto in un hotel in Costa Smeralda. Max, figlio unico di un pescatore del posto, assunto grazie alle innumerevoli conoscenze che il padre ha in paese, dove tutti conoscono tutti.
Max, un figo incredibile, bruno, alto, massiccio. Lui sa di essere bello e se ne va in giro con fare arrogante e superbo. Sa di piacere alle donne e gli sguardi che manda a tutte ne sono l’eloquente conferma.
Piace da pazzi anche a me ma io sono la responsabile, mica può comportarsi così. “Cosa fai!!??” gli urlo da sopra la spalla e mi giro verso di lui furibonda.
Quelle due mani però non mi lasciano e scivolano lente verso i fianchi alzando ancora un poco di più il camice. Mi rendo conto che la situazione è quasi da film italiano anni’70. Sono in piedi su uno sgabello con un camice che ormai è salito in vita rivelando il piccolo tanga di cotone bianco che ora fa bella mostra di sé davanti al viso di Max che guarda sornione con un sorriso appena accennato.
“Cosa fai!!??” gli ripeto, ora meno sicura di me. Non risponde e con facilità mi solleva e mi deposita in piedi davanti a lui. E’ parecchio più alto di me e mi sento un po’ strana.
Nella zona benessere a quest’ora non c’è ancora nessuno. La prima cliente è prenotata tra una mezzora abbondante…”Siamo soli” penso dentro di me quando la labbra di Max si poggiano sul mio collo e sento la lingua correre leggera e sapiente sulla pelle.
“Cosa fai!!? Può arrivare qualcuno” gli dico di nuovo, la voce ora mi trema un poco. Lui mi piace da pazzi ma sono la sua responsabile.
Sono schiacciata contro la scaffalatura, è dura, un po’ mi da fastidio. Ma non importa quando sento il turgore del suo cazzo che spinge contro il mio ventre. Le sue mani mi slacciano rapide e sicure il camice, non ho il reggiseno e in un attimo quelle mani afferrano con forza i miei seni, giocano con i capezzoli che, contro voglia, stanno già rispondendo al gioco. Diventano piccoli chiodi.
“Perché smetti!!??” penso con rabbia quando la sua mano abbandona il mio seno esposto alla luce dei suoi occhi scuri. E’ solo un attimo, la sua mano afferra la mia e se la porta sul cazzo, libero sotto il leggero tessuto del pantalone di lino. Fingo una resistenza, breve, solo accennata. Ora ho voglia di lui.
In pochi minuti (quanti? tre? di meno?) la mia resistenza, la mia furia, la mia rabbia sono svanite. Lascio che le mie dita circondino il cazzo… grosso, duro, caldo.
Il mio camice scivola sul pavimento mentre la sua mano porta la mia dentro il leggero tessuto del pantalone. Non indossa slip, subito le mie dita circondano la sua pelle bollente, sfiorano il glande già umido.
Comincio una lenta e continua masturbazione. Lui stacca la bocca dal collo, mi guarda con occhi che bruciano l’anima. Poi mi bacia, la lingua forza le labbra e comincia a giocare con la mia, lui sa di tabacco e di profumo maschile. Abbiamo ancora un poco di tempo. La prima cliente è prenotata tra poco meno di mezz’ora.
Slaccio il cordino che tiene allacciati in vita i suoi pantaloni. Cadono a terra, il suo cazzo ora libero è stretto nella mia mano, piccola, non riesco nemmeno a cingerlo per intero. “Dio, come è grosso e duro!!” urlo in silenzio nella mia testa mentre dalla gola esce solo un mugolio che non trattengo.
Lui lascia la mia bocca, mi guarda e ride. Non ha detto più nulla dopo quelle prime parole “Aspetta, ti aiuto Silvana”. La sua mano scende sul mio ventre, afferra il piccolo tanga, lo strappa e questo mi fa sciogliere del tutto, non riesco più a controllare il mio desiderio, la mia voglia di cazzo, del suo cazzo.
“Si, così…fallo così, duro, violento, deciso. Abbiamo ancora qualche minuto” silenziosa dice la mia mente ormai senza difesa.
Poi la mano si posa sulla mia spalla e mi spinge in ginocchio. Questo vuole ora, che cominci a soddisfarlo di lingua e di bocca. Sa di maschio, di voglia, di sudore e anche un po’ di urina. Quasi un conato quando entra profondo in bocca, scivola sulla lingua, tra i denti.. fino in gola. La punta del naso a sfiorare il suo ventre peloso di maschio mediterraneo. Le mie mani afferrano i glutei nudi e muscolosi, assecondano il ritmo che mi danno le spinte del suo bacino. Lo sento pulsare, non voglio che mi venga in gola.
Lo voglio dentro di me. Gli tolgo la mano che tiene sulla mia testa, la mano che mi afferra i capelli.
Mi alzo, lo guardo. Con gli occhi gli dico di prendermi, di scoparmi come fossi una cagna.
Di nuovo ride. “Lo sapevo! Sapevo che questo volevi. L’ho saputo da quando ti ho vista” mi sputa in faccia le sue parole.
Poi mi solleva come fossi una piuma. Le mie gambe si stringono intorno ai suoi fianchi. E finalmente, con un solo colpo deciso è dentro di me…
“Fai presto, abbiamo pochi minuti…” questa volta la mia voce suona tremante nel silenzio del magazzino.
Lui affonda deciso i suoi colpi. Sto per precipitare nell’abisso del mio orgasmo. Non sento più nulla, i brividi nella mia schiena, le sue contrazioni dento il mio ventre. L’onda del suo piacere che sale, è bollente il suo sperma. Sembra non smettere mai di riempirmi la figa, esce, cola lungo le cosce, cade sul pavimento. Gli mordo il collo… Lui mi blocca la testa, poi mi bacia di nuovo.
Il campanello della reception. “Non c’è nessuno?” una voce di donna, la cliente.
Lui ride come un cretino, Esce da dentro di me. Si piega, mi bacia in mezzo alle cosce e mi porge il camice stropicciato che giace ai miei piedi.
Lo indosso, lo abbottono sommariamente, un bottone è saltato. Esco dal magazzino.
So di avere un aspetto stralunato, so che si vede che sotto il camice sono nuda. Non è sola, la accompagna Kitty, la responsabile della reception che già mi aveva agevolato facendomi dono inatteso di una suite libera quando era venuta a trovarmi la mia amica per un romantico week-end. Mi guarda incuriosita, forse qualcosa ha capito, forse più di qualcosa. Mi piace parecchio anche lei. Chissà magari un giorno…
“Buongiorno, signora Villa. Scusi il ritardo, il massaggiatore arriva subito, si accomodi intanto di là in sala 1”.
La signora mi guarda con occhi curiosi e sculettando sotto il telo spugna si avvia verso la zona massaggi.
Subito dopo dal magazzino esce Max, un poco sudato, spettinato, un segno rosso sul collo, i miei denti. I pantaloni stretti di nuovo in vita dal cordino, sotto danza libero da costrizioni quel cazzo che mi ha dato brividi intensi e inattesi. L’erezione non ancora del tutto scomparsa. Lui mi passa vicino, sorride a Kitty senza curarsi del pantalone bagnato all’altezza del glande. Guarda con occhi lascivi il seno generoso di Kitty costretto sotto la giacca e si avvia verso la zona massaggi… La signora Villa attende.
Lei mi sorride “E’ successo qualcosa che devo sapere?” Lei sa. Ha capito. “No. Nulla che non possa gestire come responsabile della zona benessere” le rispondo prima di ringraziarla per la gentilezza della settimana passata, quando mi ha offerto la chiave magnetica della suite dell’ultimo piano.
“Si potrebbe bere qualcosa insieme uno dei prossimi giorni. Che ne dici, Kitty, ti va?”
“Sarebbe perfetto. Mi piacerebbe molto, Silvana. Facciamo la prossima volta che siamo libere da turni!” poi stende la mano sulla mia appoggiata al bancone. La stringe un poco. Un brivido sotto la pelle. Un’onda elettrica lungo la schiena. Vedo che la sente anche lei. I suoi occhi nei miei si scambiano un muto messaggio. Ma è un messaggio chiaro.

Prossimo autore: Wolf

Per info critiche suggerimenti iscrizioni: brigata_er@libero.it
scritto il
2023-08-29
9 6 4
visite
0
voti
valutazione
0
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.