Grand hotel ER - Cap. 22 | White Party
di
brigata_er
genere
etero
Autore: LaBelle*
ESTATE [/e·stà·te/]
La stagione della perdizione, del caldo, dei sentimenti mutevoli.
I tramonti sul mare si ripetono uguali ma diversi ogni giorno, sotto gli occhi di chi li osserva con calici freschi alla mano gustando in quel bicchiere il sapore di un momento speciale.
L'amore cambia durante l'estate, cambia concezione, cambia veste, a volte cambia anche faccia: l'amore d'estate dura un paio di settimane, il tempo di una vacanza, il tempo della playlist del dj per la serata, il tempo di bere un cocktail, il tempo di uno sguardo.
L'estate e le sue mille e una botta e via.
"Allora Belle, cosa stai preparando per la festa di fine estate?" chiede Tilde.
Odio l'estate e il suo essere così pesante, così fastidiosamente voltafaccia, così romanticamente sognante e concretamente vuota.
Ne farei volentieri a meno, ma non posso esimermi: sappiamo tutti che questa festa farà sorridere il CDA.
Un white party tra il giardino e la piscina: dj set con vinili, cena al buffet con postazioni di appoggio, drink list a tema. Veli bianchi tra i cedri, lucine soffuse tra gli ulivi, lampadari di cristallo tra le zagare si alternano alle teste di moro sui tavoli, decorati con camelie e ortensie.
Ho chiesto ai ragazzi dell'amministrazione di avvisare tutti gli ospiti che soggiorneranno da noi in quel periodo e di dare loro maggiori informazioni riguardo la loro eventuale partecipazione al nostro evento.
A tutti, tranne uno.
INGEGNERE [/in·ge·gnè·re/]
Capelli rossi, la barba folta, un sorriso da togliere il fiato.
I suoi occhi hanno un colore che varia dal marrone al verde, in base a come la luce li illumina.
Il suo fisico è perfettamente disegnato dalle ore di palestra: le sue spalle larghe si trasformano in un addome marmoreo dalla pelle liscia. E poi è alto. E bellissimo.
Non ci conosciamo praticamente per niente eppure ci conosciamo con nessun altro: non conosco il suo colore preferito, ma so quanto gli piace dominare; non so che genere di film preferisce, ma conosco le sue categorie di porno preferite; non so come prende il caffè, ma so come prende una donna.
Aveva prenotato il suo soggiorno qui molto prima che decidessimo la data della festa. Perché era da un po' che non ci vedevamo, perché avevamo entrambi voglia di trascorrere del tempo insieme, un certo tipo di tempo insieme. Perché parlare di schiaffi sul culo era bello, ma darmeli davvero lo era ancora di più.
Si, lui sa che sono una donna impegnata. Ma questo non è mai stato un ostacolo per nessuno dei due e ha sempre reso tutto molto più eccitante.
A lui, la mail l'ho mandata io. E gli ho dato dettagli di altro tipo, quei dettagli che fanno bagnare le mie mutandine e che rendono strette le sue.
Al suo arrivo in hotel, il giorno della festa, mi scrive su WhatsApp.
"In reception ho lasciato una cosa per te. A stasera."
Finisco di sistemare gli ultimi dettagli per la festa, salgo in una camera in hotel per risparmiare tempo per lavarmi, cambiarmi e truccarmi: eyeliner, mascara, rossetto, l'unico vantaggio positivo dell'estate è il trucco minimal sulla pelle abbronzata.
Scendo in reception da Kitty.
"E lui chi è?” mi chiede con aria maliziosa.
Sorrido mentre prendo il pacchetto.
“È lui! È l’ingegnere! Vero?”
Annuisco sorridendo.
“Mamma mia è un figo pazzesco! Dai, apri il pacchetto!”
“È meglio se non lo apro davanti a tutti, chissà che contiene.”
“Va bene, ma voglio sapere tutto! Ci vediamo stasera!”
Mi congedo da Kitty e vado in bagno ad aprire il pacchetto. Come immaginavo, dentro ad una confezione in velluto, un giochino dalla forma strana.
Ad accompagnarlo un biglietto: “Indossalo e questa sera sarai il mio giocattolino.”
APPARENZA [ap·pa·rèn·za]
È presto detto: abbasso le mutandine, infilo il giochino tra le gambe in una sola mossa, abbasso la gonna e mi ricompongo. Una rapida occhiata allo specchio, sistemo i capelli, aggiusto il vestito, controllo che il trucco non sia sbavato. Si va in scena.
Nessuno sa. Solo uno saprà.
Arrivo alla festa per sistemare gli ultimi dettagli e dare le ultime indicazioni allo staff. Scatto qualche foto da pubblicare sui social e mentre il sole sparisce dietro l'Etna i primi ospiti iniziano ad arrivare.
Alcuni di noi, quelli che non lavorano, partecipano alla festa: Kitty scherza con Silvana, Tilde si occupa delle pubbliche relazioni, Paolo finalmente non ha un martello o un cacciavite in mano.
All'improvviso, seduto su una panchina bianca sotto l'ulivo, sorseggiando un bicchiere di vino bianco, lo vedo: l'ingegnere ha gli occhi puntati su di me.
All'apparenza, è un ospite come tanti, forse più affascinante degli altri, che si sta godendo la serata.
Nessuno sa. Solo io saprò.
Il suo sguardo magnetico mi imprigiona. Ci sorridiamo. Stiamo già pregustandoci l'inizio del nostro gioco insieme.
Wolfman interrompe la magia, chiedendomi indicazioni sul servizio. Gli rispondo senza interrompere il contatto visivo con l'ingegnere.
Mi volto con il corpo per essere sicura che mi veda a figura intera. E faccio l'occhiolino. A questo punto, entrambi sappiamo che il gioco è iniziato.
Io, in apparenza, una professionista che sta seguendo un evento che progetta da tempo.
Lui, in apparenza, un ospite che si sta godendo la serata.
Io, di fatto, una puttana nelle sue mani.
Lui, di fatto, il padrone del mio piacere.
CONTROLLO[con·tròl·lo]
Prende il cellulare. Scrive qualcosa. Mi guarda. Lo posa.
Guardo il mio cellulare. Non è arrivato nulla.
Sorride. Beve. Fa spallucce.
"Belle, vieni qui, voglio presentarti una persona!" Squilla la voce di Tilde.
"Ti presento il Professore Cilmi, il primario del reparto di pneumologia del policlinico, certamente avrai sentito parlare di lui e della sua equipe per i progressi compiuti nel campo della BPCO e blablabla" inizio a perdere il contatto con la realtà mentre sento il mio corpo cominciare a vibrare.
Sgrano gli occhi, spalanco la bocca, resto con il fiato sospeso. No, non è per la BPCO né per il professore.
"Non mi aspettavo fossi così sorpresa!" mi dice Tilde che fortunatamente ha scambiato le mie emozioni per altre.
"Ma certo, ho spesso sentito parlare del Professore Cilmi! È davvero un onore conoscerla!" dico con un tono di voce leggermente più alto.
La vibrazione aumenta di intensità.
Stringo le gambe per aumentare il mio piacere.
Il pensiero di dover godere e dissimulare le mie emozioni mi fa letteralmente impazzire.
"Belle, il Professore vorrebbe organizzare qui il prossimo congresso sulla BPCO e pensavo che magari potremmo..."
Nuova scossa. Sento le mie gambe cedere.
Percepisco i suoi occhi su di me. Si diverte, lo so.
"Certo direttrice, magari potremmo fissare una riunione per la settimana prossima tutti insieme per discutere di ogni dettaglio utile. Adesso godiamoci la serata, buon proseguimento!" dico sollevando il mio flûte di champagne.
Lascio Tilde soddisfatta in compagnia del suo ospite.
Mi volto a cercare l'ingegnere tra la folla, mentre il giochino tra le mie gambe cambia di intensità.
I miei lombi sono in fiamme. Ho bisogno dei suoi occhi, voglio che mi veda godere e voglio restituirgli il mio sguardo di piacere.
Notifica di WhatsApp: "Cammina tra la folla, fa' che chiunque posi lo sguardo su di te. E solo io saprò che sotto quei vestiti ho il completo controllo della tua lussuria. Per adesso, cammina e godi."
Le vibrazioni sono più intense e meno intense, a fasi alterne, simulando una vera e propria penetrazione.
Le gambe stanno cedendo in preda al piacere e l'equilibrio sui tacchi inizia a farsi precario. Sono costretta a rallentare il passo.
"Belle vieni, momento selfie!" mi dice Kitty mentre mi trascina dentro la foto di gruppo. Così adesso dovrò resistere al mio orgasmo sorridendo.
La vibrazione aumenta e sento che inizio a colare tra le gambe per il piacere. Sto godendo in mezzo ai miei amici, mentre sorrido e fingo normalità: e questa trasgressione mi fa sentire viva.
"Dai ragazzi veloci che mi chiamano al cellulare!" dice Silvana, accanto a me. Scoprirà tra poco che si è sbagliata e che il suo cellulare non sta squillando.
Prendo fiato e riprendo a camminare, lenta. Ma sento il piacere che cresce, così come la mia voglia di gridare. Controlla a distanza il calore tra le mie gambe e non mi concede nemmeno il lusso di guardarlo.
Si avvicinano due ospiti che conosco per ringraziarmi per i consigli dati loro durante il soggiorno. L'ovetto vibra forte e io faccio fatica a restare sorridente e cortese. Fingo mi stia chiamando qualcuno e li lascio lì con la promessa di rivederci dopo.
Cammino ancora più lentamente. Chiudo gli occhi, immagino i suoi. Sto impazzendo.
Se ne accorge.
Nuovo trillo del cellulare. "Non ti azzardare a venire."
Ha il completo controllo di me, della mia vagina, della mia mente, del mio totale piacere.
Stringo le gambe e continuo a resistere.
Scrivo: "Succederà tra poco, sono al limite."
Risponde: "Se mi trovi, ti faccio venire."
Sono divisa a metà tra il piacere intenso e irrazionale che sento dentro gli slip e la ricerca razionale e frenetica dei suoi occhi.
Nuovo trillo "Se non mi trovi, sono accanto all'arco fiorito."
Alzo lo sguardo e lo trovo lì, sorridente, che mi osserva, padrone indiscusso del mio corpo e della mia mente.
Finalmente vedo i suoi occhi e posso restituirgli lo sguardo pieno del piacere che mi sta facendo provare.
Vibro di nuovo, davanti a tutti. E davanti a tutti mi lascio travolgere dall'orgasmo, inarcando la schiena e piegando le gambe.
Intorno a me, nessuno si accorge che una donna sta avendo un potente orgasmo davanti a loro. Tranne lui.
Solo lui sa cosa mi sta facendo.
E io sto godendo per lui.
CONTATTO [con·tàt·to/]
Riapro gli occhi, torno nel mondo reale.
Sento le mie gambe e i miei slip totalmente zuppi.
Riprendo il contatto con i suoi occhi.
Lo vedo che spegne il cellulare e lo mette in tasca. Poi, con la mano in tasca e l'aria strafottente, beve un sorso dal suo calice di vino continuando a fissarmi.
Adesso, tocca a me.
Lo sfido con gli occhi, mi volto e inizio a camminare.
Si avvicina un cameriere per chiedermi qualcosa, lo zittisco con un "Non ora." e proseguo nella mia camminata.
Non mi volto. Vado veloce.
So che ho il suo sguardo incollato su di me. E se lo conosco bene, è già a pochi metri dietro di me.
Continuo a camminare e vado verso il bagno che si trova nella zona piscina: di solito, non ci va nessuno.
Entro in quello delle donne. Resto in attesa.
Passano pochi minuti prima che la porta si apra di nuovo.
Passano pochi secondi prima di vedere la sua immagine allo specchio e i suoi occhi sui miei.
"Scappi?" mi sussurra all'orecchio.
"Finiscimi." gli dico perentoria con un filo di voce.
Senza voltarmi, mi solleva la gonna e infila la mano dentro le mie mutandine: rigorosamente di pizzo, come piacciono a lui.
Estrae l'ovetto, zuppo. Me lo mostra.
Sorride orgoglioso. "Mamma mia come stai." Mi dice evidentemente contento del risultato.
Mi sussurra all'orecchio "Puttana", mentre porta l'ovetto accanto alla mia bocca. Continua a guardarmi dallo specchio.
Apro le labbra, accolgo l'ovetto, per sentire il mio sapore: zucchero di canna e limone di Siracusa.
Senza voltarmi, con le mani sbottono i suoi pantaloni: la sua durezza mi guida.
Sento la sua pelle a contatto con la mia.
Il suo respiro sul mio collo.
I suoi occhi incollati ai miei.
La mia bocca piena del mio sapore.
Si volta, getta l'ovetto per terra, chiude a chiave la porta.
Il contatto della pelle con il marmo del lavabo mi provoca un brivido. Un brivido che fa risvegliare i miei capezzoli.
E lui lo sente.
Scivola con la mano tra i miei seni e inizia a torturarmi i capezzoli in tiro. Senza dolcezza, ma con quella violenza che sa che mi piace e che è sempre stata il centro della nostra chimica.
Questo contatto è solo la parte tangibile di ciò che accade tra la mia mente e la sua.
E il contatto della sua mano sulla mia pelle è ciò di cui avevo bisogno per prendere il volo.
CONNESSIONE [con·nes·sió·ne]
Non ho ancora assaggiato il sapore delle sue labbra.
Non so ancora se il suo vino è buono come penso che sia.
Eppure sono già completamente inebriata.
Mi guardo contorcermi sotto il suo tocco e desidero avere di più. E lui lo sa.
Senza voce, il mio labiale dice "Fammelo sentire."
Sotto il suo sguardo, verso un fiotto di saliva sulla mia mano. E lubrifico la sua erezione.
Mi morde l'orecchio, mi infila agevolmente due dita dentro la fessura: sa che sono pronta.
Mi fa allargare leggermente le gambe. Mi piega in avanti.
Entra in un colpo solo e mi fa guaire di piacere.
Finalmente, i nostri corpi sono connessi. Pelle contro pelle. Carne contro carne.
L'ingegnere mi guarda e ci guarda godere allo specchio, mentre mi penetra senza lasciarmi scampo.
Mi sente gemere, sa che ogni mio piccolo urlo è per lui.
Un braccio per cingermi la vita e una mano per tenermi il collo: imprigionata in questa morsa sensuale.
Il suo corpo perfetto mi sovrasta, anche grazie alla sua altezza.
Mi costringe a guardarmi allo specchio e mi sussurra all'orecchio "Lo senti bene?"
E poi inizia a martellare incessantemente. Mi inchioda con i suoi colpi, mentre mi scopre il seno, adesso libero di rimbalzare ovunque.
Tira i capezzoli, stringe il seno, morde il collo, tira i capelli: sono solo un oggetto tra le sue braccia muscolose.
Conosce i miei desideri, li anticipa di pochi secondi, sa esattamente cosa voglio e come e quando lo voglio.
Continuiamo a fissarci occhi negli occhi dallo specchio, connessi.
Toglie la cintura dai suoi pantaloni, la fa girare attorno al mio collo. Continua a controllare ogni molecola del mio corpo e della mia testa.
Gli piace guardarsi scopare allo specchio.
Mi piace vedermi scopare allo specchio.
Mi piace vedermi scopare da lui allo specchio.
Affonda veloce dentro di me, dentro il mio corpo, dentro i miei occhi, dentro la mia testa.
Sono piena di lui.
Così piena che esplodo in un potente e devastante orgasmo. Di nuovo.
Mi aggrappo al suo collo per non cadere: le sue braccia prima mi braccavano, ora mi sorreggono.
Lui mi accarezza, ancora eccitato.
Io mi volto per baciarlo, finalmente.
Solo adesso riesco ad accarezzare il suo addome disegnato, riesco a toccare la sua pelle liscia, ad affondare le mani tra i suoi capelli rossi, tagliati un paio di settimane prima per essere perfetti.
Adesso è il mio turno di conoscere e anticipare i suoi desideri.
Mi chino davanti a lui: voglio assaggiare il mio sapore sulla sua erezione. Lo accolgo nella mia bocca, desiderosa.
Gli consegno i miei polsi, in segno di resa: è l'atto finale della nostra poesia.
Mano sulla nuca, polsi bloccati sopra la mia testa, la cinta che tira il collo, la sua durezza che entra ed esce dalla mia bocca, bava ai lati delle mie labbra, lacrime che scendono lungo le guance: la poesia e il profumo del sesso fatto bene, del suo totale controllo su di me.
Lo sento pulsare, dentro la mia bocca.
Lo guardo negli occhi, mentre mi lascio scopare la testa.
"Puttana, ti faccio soffocare."
Lo ammetto: questo è il desiderio di entrambi, non solo il suo.
Continua a spingersi dentro di me, continuo ad accoglierlo. Sento che sta per scoppiare.
Repentino, esce dalla mia bocca e viene sul mio viso, sempre con la mano sulla mia testa.
Da bravo cagnolino ubbidiente, tengo fuori la lingua, pronta a ricevere la mia ricompensa.
Chiudo gli occhi, mentre il suo seme caldo mi ricopre il volto, esattamente come piace a lui. Il mio white party.
Sento i suoi gemiti di piacere riempire la stanza e la mia testa.
Mi aiuta a sollevarmi e mi fa sciacquare il volto.
Parte del trucco è andato via, quindi prendo la borsetta per rinnovarlo: sapevo già che questa sera sarebbe finita così.
Raccolgo l'ovetto, lo sciacquo. L'ingegnere si riveste e mi guarda dallo specchio mentre lo infilo di nuovo tra le mie gambe.
"Il tuo essere troia non si sopisce mai." mi dice con un mezzo sorriso.
"Per il resto della serata, cerca di non esagerare" gli dico mentre abbasso la gonna.
Sorride, entrambi sappiamo già che lo farà.
Gli bacio la guancia ed esco dal bagno, tornando alla serata.
E dopo i primi tre passi, sento ricominciare a vibrare. E il gioco ricominciare.
Prossimo autore: Flying Kitty
Per info, critiche, suggerimenti, iscrizioni: brigata_er@libero.it
ESTATE [/e·stà·te/]
La stagione della perdizione, del caldo, dei sentimenti mutevoli.
I tramonti sul mare si ripetono uguali ma diversi ogni giorno, sotto gli occhi di chi li osserva con calici freschi alla mano gustando in quel bicchiere il sapore di un momento speciale.
L'amore cambia durante l'estate, cambia concezione, cambia veste, a volte cambia anche faccia: l'amore d'estate dura un paio di settimane, il tempo di una vacanza, il tempo della playlist del dj per la serata, il tempo di bere un cocktail, il tempo di uno sguardo.
L'estate e le sue mille e una botta e via.
"Allora Belle, cosa stai preparando per la festa di fine estate?" chiede Tilde.
Odio l'estate e il suo essere così pesante, così fastidiosamente voltafaccia, così romanticamente sognante e concretamente vuota.
Ne farei volentieri a meno, ma non posso esimermi: sappiamo tutti che questa festa farà sorridere il CDA.
Un white party tra il giardino e la piscina: dj set con vinili, cena al buffet con postazioni di appoggio, drink list a tema. Veli bianchi tra i cedri, lucine soffuse tra gli ulivi, lampadari di cristallo tra le zagare si alternano alle teste di moro sui tavoli, decorati con camelie e ortensie.
Ho chiesto ai ragazzi dell'amministrazione di avvisare tutti gli ospiti che soggiorneranno da noi in quel periodo e di dare loro maggiori informazioni riguardo la loro eventuale partecipazione al nostro evento.
A tutti, tranne uno.
INGEGNERE [/in·ge·gnè·re/]
Capelli rossi, la barba folta, un sorriso da togliere il fiato.
I suoi occhi hanno un colore che varia dal marrone al verde, in base a come la luce li illumina.
Il suo fisico è perfettamente disegnato dalle ore di palestra: le sue spalle larghe si trasformano in un addome marmoreo dalla pelle liscia. E poi è alto. E bellissimo.
Non ci conosciamo praticamente per niente eppure ci conosciamo con nessun altro: non conosco il suo colore preferito, ma so quanto gli piace dominare; non so che genere di film preferisce, ma conosco le sue categorie di porno preferite; non so come prende il caffè, ma so come prende una donna.
Aveva prenotato il suo soggiorno qui molto prima che decidessimo la data della festa. Perché era da un po' che non ci vedevamo, perché avevamo entrambi voglia di trascorrere del tempo insieme, un certo tipo di tempo insieme. Perché parlare di schiaffi sul culo era bello, ma darmeli davvero lo era ancora di più.
Si, lui sa che sono una donna impegnata. Ma questo non è mai stato un ostacolo per nessuno dei due e ha sempre reso tutto molto più eccitante.
A lui, la mail l'ho mandata io. E gli ho dato dettagli di altro tipo, quei dettagli che fanno bagnare le mie mutandine e che rendono strette le sue.
Al suo arrivo in hotel, il giorno della festa, mi scrive su WhatsApp.
"In reception ho lasciato una cosa per te. A stasera."
Finisco di sistemare gli ultimi dettagli per la festa, salgo in una camera in hotel per risparmiare tempo per lavarmi, cambiarmi e truccarmi: eyeliner, mascara, rossetto, l'unico vantaggio positivo dell'estate è il trucco minimal sulla pelle abbronzata.
Scendo in reception da Kitty.
"E lui chi è?” mi chiede con aria maliziosa.
Sorrido mentre prendo il pacchetto.
“È lui! È l’ingegnere! Vero?”
Annuisco sorridendo.
“Mamma mia è un figo pazzesco! Dai, apri il pacchetto!”
“È meglio se non lo apro davanti a tutti, chissà che contiene.”
“Va bene, ma voglio sapere tutto! Ci vediamo stasera!”
Mi congedo da Kitty e vado in bagno ad aprire il pacchetto. Come immaginavo, dentro ad una confezione in velluto, un giochino dalla forma strana.
Ad accompagnarlo un biglietto: “Indossalo e questa sera sarai il mio giocattolino.”
APPARENZA [ap·pa·rèn·za]
È presto detto: abbasso le mutandine, infilo il giochino tra le gambe in una sola mossa, abbasso la gonna e mi ricompongo. Una rapida occhiata allo specchio, sistemo i capelli, aggiusto il vestito, controllo che il trucco non sia sbavato. Si va in scena.
Nessuno sa. Solo uno saprà.
Arrivo alla festa per sistemare gli ultimi dettagli e dare le ultime indicazioni allo staff. Scatto qualche foto da pubblicare sui social e mentre il sole sparisce dietro l'Etna i primi ospiti iniziano ad arrivare.
Alcuni di noi, quelli che non lavorano, partecipano alla festa: Kitty scherza con Silvana, Tilde si occupa delle pubbliche relazioni, Paolo finalmente non ha un martello o un cacciavite in mano.
All'improvviso, seduto su una panchina bianca sotto l'ulivo, sorseggiando un bicchiere di vino bianco, lo vedo: l'ingegnere ha gli occhi puntati su di me.
All'apparenza, è un ospite come tanti, forse più affascinante degli altri, che si sta godendo la serata.
Nessuno sa. Solo io saprò.
Il suo sguardo magnetico mi imprigiona. Ci sorridiamo. Stiamo già pregustandoci l'inizio del nostro gioco insieme.
Wolfman interrompe la magia, chiedendomi indicazioni sul servizio. Gli rispondo senza interrompere il contatto visivo con l'ingegnere.
Mi volto con il corpo per essere sicura che mi veda a figura intera. E faccio l'occhiolino. A questo punto, entrambi sappiamo che il gioco è iniziato.
Io, in apparenza, una professionista che sta seguendo un evento che progetta da tempo.
Lui, in apparenza, un ospite che si sta godendo la serata.
Io, di fatto, una puttana nelle sue mani.
Lui, di fatto, il padrone del mio piacere.
CONTROLLO[con·tròl·lo]
Prende il cellulare. Scrive qualcosa. Mi guarda. Lo posa.
Guardo il mio cellulare. Non è arrivato nulla.
Sorride. Beve. Fa spallucce.
"Belle, vieni qui, voglio presentarti una persona!" Squilla la voce di Tilde.
"Ti presento il Professore Cilmi, il primario del reparto di pneumologia del policlinico, certamente avrai sentito parlare di lui e della sua equipe per i progressi compiuti nel campo della BPCO e blablabla" inizio a perdere il contatto con la realtà mentre sento il mio corpo cominciare a vibrare.
Sgrano gli occhi, spalanco la bocca, resto con il fiato sospeso. No, non è per la BPCO né per il professore.
"Non mi aspettavo fossi così sorpresa!" mi dice Tilde che fortunatamente ha scambiato le mie emozioni per altre.
"Ma certo, ho spesso sentito parlare del Professore Cilmi! È davvero un onore conoscerla!" dico con un tono di voce leggermente più alto.
La vibrazione aumenta di intensità.
Stringo le gambe per aumentare il mio piacere.
Il pensiero di dover godere e dissimulare le mie emozioni mi fa letteralmente impazzire.
"Belle, il Professore vorrebbe organizzare qui il prossimo congresso sulla BPCO e pensavo che magari potremmo..."
Nuova scossa. Sento le mie gambe cedere.
Percepisco i suoi occhi su di me. Si diverte, lo so.
"Certo direttrice, magari potremmo fissare una riunione per la settimana prossima tutti insieme per discutere di ogni dettaglio utile. Adesso godiamoci la serata, buon proseguimento!" dico sollevando il mio flûte di champagne.
Lascio Tilde soddisfatta in compagnia del suo ospite.
Mi volto a cercare l'ingegnere tra la folla, mentre il giochino tra le mie gambe cambia di intensità.
I miei lombi sono in fiamme. Ho bisogno dei suoi occhi, voglio che mi veda godere e voglio restituirgli il mio sguardo di piacere.
Notifica di WhatsApp: "Cammina tra la folla, fa' che chiunque posi lo sguardo su di te. E solo io saprò che sotto quei vestiti ho il completo controllo della tua lussuria. Per adesso, cammina e godi."
Le vibrazioni sono più intense e meno intense, a fasi alterne, simulando una vera e propria penetrazione.
Le gambe stanno cedendo in preda al piacere e l'equilibrio sui tacchi inizia a farsi precario. Sono costretta a rallentare il passo.
"Belle vieni, momento selfie!" mi dice Kitty mentre mi trascina dentro la foto di gruppo. Così adesso dovrò resistere al mio orgasmo sorridendo.
La vibrazione aumenta e sento che inizio a colare tra le gambe per il piacere. Sto godendo in mezzo ai miei amici, mentre sorrido e fingo normalità: e questa trasgressione mi fa sentire viva.
"Dai ragazzi veloci che mi chiamano al cellulare!" dice Silvana, accanto a me. Scoprirà tra poco che si è sbagliata e che il suo cellulare non sta squillando.
Prendo fiato e riprendo a camminare, lenta. Ma sento il piacere che cresce, così come la mia voglia di gridare. Controlla a distanza il calore tra le mie gambe e non mi concede nemmeno il lusso di guardarlo.
Si avvicinano due ospiti che conosco per ringraziarmi per i consigli dati loro durante il soggiorno. L'ovetto vibra forte e io faccio fatica a restare sorridente e cortese. Fingo mi stia chiamando qualcuno e li lascio lì con la promessa di rivederci dopo.
Cammino ancora più lentamente. Chiudo gli occhi, immagino i suoi. Sto impazzendo.
Se ne accorge.
Nuovo trillo del cellulare. "Non ti azzardare a venire."
Ha il completo controllo di me, della mia vagina, della mia mente, del mio totale piacere.
Stringo le gambe e continuo a resistere.
Scrivo: "Succederà tra poco, sono al limite."
Risponde: "Se mi trovi, ti faccio venire."
Sono divisa a metà tra il piacere intenso e irrazionale che sento dentro gli slip e la ricerca razionale e frenetica dei suoi occhi.
Nuovo trillo "Se non mi trovi, sono accanto all'arco fiorito."
Alzo lo sguardo e lo trovo lì, sorridente, che mi osserva, padrone indiscusso del mio corpo e della mia mente.
Finalmente vedo i suoi occhi e posso restituirgli lo sguardo pieno del piacere che mi sta facendo provare.
Vibro di nuovo, davanti a tutti. E davanti a tutti mi lascio travolgere dall'orgasmo, inarcando la schiena e piegando le gambe.
Intorno a me, nessuno si accorge che una donna sta avendo un potente orgasmo davanti a loro. Tranne lui.
Solo lui sa cosa mi sta facendo.
E io sto godendo per lui.
CONTATTO [con·tàt·to/]
Riapro gli occhi, torno nel mondo reale.
Sento le mie gambe e i miei slip totalmente zuppi.
Riprendo il contatto con i suoi occhi.
Lo vedo che spegne il cellulare e lo mette in tasca. Poi, con la mano in tasca e l'aria strafottente, beve un sorso dal suo calice di vino continuando a fissarmi.
Adesso, tocca a me.
Lo sfido con gli occhi, mi volto e inizio a camminare.
Si avvicina un cameriere per chiedermi qualcosa, lo zittisco con un "Non ora." e proseguo nella mia camminata.
Non mi volto. Vado veloce.
So che ho il suo sguardo incollato su di me. E se lo conosco bene, è già a pochi metri dietro di me.
Continuo a camminare e vado verso il bagno che si trova nella zona piscina: di solito, non ci va nessuno.
Entro in quello delle donne. Resto in attesa.
Passano pochi minuti prima che la porta si apra di nuovo.
Passano pochi secondi prima di vedere la sua immagine allo specchio e i suoi occhi sui miei.
"Scappi?" mi sussurra all'orecchio.
"Finiscimi." gli dico perentoria con un filo di voce.
Senza voltarmi, mi solleva la gonna e infila la mano dentro le mie mutandine: rigorosamente di pizzo, come piacciono a lui.
Estrae l'ovetto, zuppo. Me lo mostra.
Sorride orgoglioso. "Mamma mia come stai." Mi dice evidentemente contento del risultato.
Mi sussurra all'orecchio "Puttana", mentre porta l'ovetto accanto alla mia bocca. Continua a guardarmi dallo specchio.
Apro le labbra, accolgo l'ovetto, per sentire il mio sapore: zucchero di canna e limone di Siracusa.
Senza voltarmi, con le mani sbottono i suoi pantaloni: la sua durezza mi guida.
Sento la sua pelle a contatto con la mia.
Il suo respiro sul mio collo.
I suoi occhi incollati ai miei.
La mia bocca piena del mio sapore.
Si volta, getta l'ovetto per terra, chiude a chiave la porta.
Il contatto della pelle con il marmo del lavabo mi provoca un brivido. Un brivido che fa risvegliare i miei capezzoli.
E lui lo sente.
Scivola con la mano tra i miei seni e inizia a torturarmi i capezzoli in tiro. Senza dolcezza, ma con quella violenza che sa che mi piace e che è sempre stata il centro della nostra chimica.
Questo contatto è solo la parte tangibile di ciò che accade tra la mia mente e la sua.
E il contatto della sua mano sulla mia pelle è ciò di cui avevo bisogno per prendere il volo.
CONNESSIONE [con·nes·sió·ne]
Non ho ancora assaggiato il sapore delle sue labbra.
Non so ancora se il suo vino è buono come penso che sia.
Eppure sono già completamente inebriata.
Mi guardo contorcermi sotto il suo tocco e desidero avere di più. E lui lo sa.
Senza voce, il mio labiale dice "Fammelo sentire."
Sotto il suo sguardo, verso un fiotto di saliva sulla mia mano. E lubrifico la sua erezione.
Mi morde l'orecchio, mi infila agevolmente due dita dentro la fessura: sa che sono pronta.
Mi fa allargare leggermente le gambe. Mi piega in avanti.
Entra in un colpo solo e mi fa guaire di piacere.
Finalmente, i nostri corpi sono connessi. Pelle contro pelle. Carne contro carne.
L'ingegnere mi guarda e ci guarda godere allo specchio, mentre mi penetra senza lasciarmi scampo.
Mi sente gemere, sa che ogni mio piccolo urlo è per lui.
Un braccio per cingermi la vita e una mano per tenermi il collo: imprigionata in questa morsa sensuale.
Il suo corpo perfetto mi sovrasta, anche grazie alla sua altezza.
Mi costringe a guardarmi allo specchio e mi sussurra all'orecchio "Lo senti bene?"
E poi inizia a martellare incessantemente. Mi inchioda con i suoi colpi, mentre mi scopre il seno, adesso libero di rimbalzare ovunque.
Tira i capezzoli, stringe il seno, morde il collo, tira i capelli: sono solo un oggetto tra le sue braccia muscolose.
Conosce i miei desideri, li anticipa di pochi secondi, sa esattamente cosa voglio e come e quando lo voglio.
Continuiamo a fissarci occhi negli occhi dallo specchio, connessi.
Toglie la cintura dai suoi pantaloni, la fa girare attorno al mio collo. Continua a controllare ogni molecola del mio corpo e della mia testa.
Gli piace guardarsi scopare allo specchio.
Mi piace vedermi scopare allo specchio.
Mi piace vedermi scopare da lui allo specchio.
Affonda veloce dentro di me, dentro il mio corpo, dentro i miei occhi, dentro la mia testa.
Sono piena di lui.
Così piena che esplodo in un potente e devastante orgasmo. Di nuovo.
Mi aggrappo al suo collo per non cadere: le sue braccia prima mi braccavano, ora mi sorreggono.
Lui mi accarezza, ancora eccitato.
Io mi volto per baciarlo, finalmente.
Solo adesso riesco ad accarezzare il suo addome disegnato, riesco a toccare la sua pelle liscia, ad affondare le mani tra i suoi capelli rossi, tagliati un paio di settimane prima per essere perfetti.
Adesso è il mio turno di conoscere e anticipare i suoi desideri.
Mi chino davanti a lui: voglio assaggiare il mio sapore sulla sua erezione. Lo accolgo nella mia bocca, desiderosa.
Gli consegno i miei polsi, in segno di resa: è l'atto finale della nostra poesia.
Mano sulla nuca, polsi bloccati sopra la mia testa, la cinta che tira il collo, la sua durezza che entra ed esce dalla mia bocca, bava ai lati delle mie labbra, lacrime che scendono lungo le guance: la poesia e il profumo del sesso fatto bene, del suo totale controllo su di me.
Lo sento pulsare, dentro la mia bocca.
Lo guardo negli occhi, mentre mi lascio scopare la testa.
"Puttana, ti faccio soffocare."
Lo ammetto: questo è il desiderio di entrambi, non solo il suo.
Continua a spingersi dentro di me, continuo ad accoglierlo. Sento che sta per scoppiare.
Repentino, esce dalla mia bocca e viene sul mio viso, sempre con la mano sulla mia testa.
Da bravo cagnolino ubbidiente, tengo fuori la lingua, pronta a ricevere la mia ricompensa.
Chiudo gli occhi, mentre il suo seme caldo mi ricopre il volto, esattamente come piace a lui. Il mio white party.
Sento i suoi gemiti di piacere riempire la stanza e la mia testa.
Mi aiuta a sollevarmi e mi fa sciacquare il volto.
Parte del trucco è andato via, quindi prendo la borsetta per rinnovarlo: sapevo già che questa sera sarebbe finita così.
Raccolgo l'ovetto, lo sciacquo. L'ingegnere si riveste e mi guarda dallo specchio mentre lo infilo di nuovo tra le mie gambe.
"Il tuo essere troia non si sopisce mai." mi dice con un mezzo sorriso.
"Per il resto della serata, cerca di non esagerare" gli dico mentre abbasso la gonna.
Sorride, entrambi sappiamo già che lo farà.
Gli bacio la guancia ed esco dal bagno, tornando alla serata.
E dopo i primi tre passi, sento ricominciare a vibrare. E il gioco ricominciare.
Prossimo autore: Flying Kitty
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