Grand Hotel ER - Cap. 26 - Profondità

di
genere
etero

Autrice: Gioia 73 Il racconto richiama il cap. 7 - Mystery Client.

Sono una hotel Tester. Verifico, per conto di un fondo di investimenti, la qualità dei servizi in alcuni alberghi e resort di lusso. Ho appena concluso il mio incarico presso il Grand Hotel ER. Mentre attendo di conoscere la prossima destinazione, decido di concedermi una pausa e trascorrere qualche ora di relax in questa magnifica isola.
Sembra impossibile, ma la mia professione, apparentemente affascinante – chi non vorrebbe testare i servizi degli hotel di lusso? - non consente di fare ciò che ci si immagina. Ho trascorso qui tre giorni e non sono nemmeno riuscita a fare un bagno.
Domani è previsto bel tempo, senza vento e mare calmo. Perfetto per scendere in spiaggia. Ho proprio voglia di entrare in acqua, bagnarmi e di sentire il sole scaldarmi le ossa. L’acqua ha un effetto rilassante su di me. Mi aiuta ad abbassare il ritmo delle pulsazioni, a ridurre l’ansia e mi toglie quella tensione che mi pervade, quell’istinto di sopravvivenza o di caccia, a seconda dei punti di vista, che mi fa stare sempre all’erta. Oltre al mare, vorrei fare un’ultima esperienza prima di lasciare questa splendida località.
Mi reco al desk informazioni e una splendida donna – credo si chiami Kitty - con sguardo sornione cerca di catturare la mia attenzione descrivendomi numerose opzioni tra cui scegliere. Mentre lei parla, non riesco a non guardarle dentro lo scollo della camicia, che poco lascia all’immaginazione. Ho un debole per la lingerie di classe. Un bustier a balconcino in pizzo fa intravedere un’areola scura di una mammella prosperosa e un capezzolo che sembra voler perforare il tessuto “...Escursioni sull’Etna, aperitivo in catamarano, immersioni nei relitti, corso di cucina locale, degustazione e molto altro”. Ritorno in me appena in tempo per sentire le ultime parole. Tento di rispondere in maniera sensata, mentre mi accorgo che i miei capezzoli stanno portando i miei pensieri su altri lidi… “Vorrei fare un corso di cucina. Ho ampi margini di miglioramento. Anche se, devo dire che le degustazioni non sono male. L’ultima volta, però, ho degustato fin troppo. Forse, meglio un’immersione tra i relitti...”. E’ quello di cui ho bisogno, penso. Natura, silenzio, scoperta e un po’ di adrenalina.

Vado in stanza, indosso il bikini e prendo un asciugamano. Il resto dovrebbe essere fornito dal diving, dove mi reco per capire meglio la logistica. Da oltre 10 anni sono brevettata assistente istruttore con centinaia di immersioni negli oceani di tutto il mondo, ma, sarà la deformazione professionale, decido di presentarmi come subacquea alle prime armi, tenendo un profilo molto basso. Mi diverto ad interpretare la parte della bionda provocante e un po’ scema. Devo dire che mi riesce particolarmente bene.

Mi accoglie un uomo di media statura, fisico scolpito, abbronzatissimo, due occhi neri come la pece. Quei siciliani che hanno la capacità di fermare qualsiasi movimento, anche il battito del cuore, solamente con lo sguardo. Gli occhi scuri mi incutono timore, sono difficili da interpretare e troppo profondi per riuscire a decifrarli. Anche se non parla molto, si fa capire molto bene. Dopo il controllo del mio brevetto, mi porta a provare l’attrezzatura.

“Dovresti provare la L per la muta. La M ti stringerebbe troppo sul seno. E va bene la shorty. Non andremo profondi. Voglio fare una check dive nelle vicinanze. Poi, nei prossimi giorni, se avrai ancora voglia, ti porterò in qualche relitto”. Lo guardo, mi guarda, sento che i capezzoli sono sempre all’allerta e mi rendo conto di sorridere maliziosamente.
“Ho sempre voglia”, gli rispondo. “La profondità mi stimola” aggiungo, entrando sempre di più nella parte. Mi fissa dritto negli occhi senza proferire parola e mi suggerisce di preparare l’attrezzatura. Scenderemo dalla barca per primi, soli. Faremo poi una seconda immersione con il gruppo.

Salgo in barca e saluto gli altri. Il bello di questa attività è incontrare molte persone, oltre a visitare luoghi straordinari. Se pensiamo che la cosiddetta superficie terrestre è coperta al 71% di acqua, chi non guarda sotto, si perde la maggior parte della bellezza.
Dopo poco raggiungiamo il punto di immersione. Preparazione, briefing, ultimo controllo e… giù, nel blu profondo. La sensazione dell’acqua sulla pelle è particolare. L’acqua ti accoglie e ti avvolge, non oppone grande resistenza, ti scorre addosso e ti ingloba. Quando ci si immerge è come sentire una carezza lungo tutto il corpo. Sarà l’assenza di gravità, sentire come unico rumore il proprio respiro, contemplare fondali, pareti di scogliere o grotte, ammirare pesci dai mille colori, sarà la mancanza di luce che modifica la percezione delle dimensioni e dei colori… sarà tutto questo, ma durante l’immersione si vive in uno stato di grazia, rilassamento e calma. Alcuni dicono che a livello inconscio, l’immersione ricordi primordialmente il ritorno nell’utero materno.
Mentre sono totalmente concentrata su me stessa, sul mio assetto e sul mio respiro, lui mi sta guardando e deve essersi reso conto che, probabilmente, ho qualche immersione in più di quelle dichiarate. Si avvicina e mi sorride. E’ la prima volta da quando ci siamo incontrati. Mi fa segno di seguirlo e mi porta all’ingresso di una grotta con un accesso abbastanza stretto. Entriamo, uno dietro l’altra. Sulle pareti, una quantità incredibile di gamberetti saltano da una parete all’altra. Meraviglioso! Nell’emozione della scoperta, ci tocchiamo, sfiorandoci, un paio di volte. Usciamo dalla grotta e proseguiamo la nostra avventura. Mi indica una murena, una splendida cernia gigante e alcuni saraghi. Poi, improvvisamente, mi prende la mano e la tiene nella sua. E’ un gesto intimo e così pieno di significato, che rimango attonita. Sono una romantica nelle vesti della stronza. Mi stringe la mano e mi indica, nel blu, uno squalo che dopo pochi secondi ritorna ad essere invisibile allo sguardo umano. Mentre ci avviciniamo al punto di risalita, passiamo sopra ad una prateria di posidonia. Lui individua e mi mostra alcune specie di pesci, io – come accade sempre quando ammiro la posidonia e il suo movimento - vengo ipnotizzata.
Non riesco a osservarla senza stare male. Le foglie lunghe, mosse dalle correnti marine, ondeggiano sinuosamente, creando un movimento che non riesco a gestire. Sono le mie Sirene di Ulisse. Mi rendo conto di perdere coscienza e sento un abbraccio forte che mi stringe da dietro, mi blocca l’erogatore in bocca e controlla la mia risalita in sicurezza. Perdo lucidità e percezione di cosa sta accadendo. Saliamo a galla, usciamo dall’acqua, mi tolgo velocemente il gav, le bombole, la muta e mi ributto in acqua. Sto bene, ho solo bisogno di riprendermi un attimo. Nel frattempo, realizzo che lui è salito sul gommone che si è affiancato alla barca e mi ordina di andare con lui. Vuole farmi vedere qualcosa. Salgo a fatica, ancora un po’ rintronata e il gommone riparte velocemente. Percorriamo un paio di miglia e improvvisamente il gommone decelera. Si vedono, sulla superficie del mare, dei movimenti dell’acqua e si possono notare dei delfini che saltano giocosi sulla superficie del mare.
Uno spettacolo della natura. Uno dei miei sogni, in parte già realizzati, è quello di fare il bagno con i delfini. E’ un’emozione incredibile. Abbandono velocemente l’asciugamano che mi avvolge e mi butto in acqua vicino, quasi dentro, al branco. Dopo mezzo minuto dal mio ingresso, sento il marinaio gridare con tutta l’aria che ha nei polmoni “Squaliiiiii”. Cazzo, penso. Siamo ad alcune miglia dalla costa. Saranno dei Longimanus. Merda. Non posso nemmeno andare sotto con le bombole e capire cosa sta succedendo. Mi sentirei più sicura. Il cuore mi esce dal petto. Ho paura. Tanta. Sento il rumore del gommone avvicinarsi e in un battibaleno lo sento che mi sfiora. Io sono immobile, frizzata, non riesco nemmeno a respirare. Qualcuno mi prende di forza sotto le ascelle e mi issa sul tubolare del gommone. Poi sento una mano che si infila in mezzo alle cosce e mi tira a bordo. Sono intontita, come in trance, ma mi rendo conto che quell'ultima presa ha avuto qualche effetto sul mio corpo. La fretta, la mano, la pressione hanno spostato lo slip del costume e ho le grandi labbra al vento… Me ne accorgo perché sento freddo in mezzo alle gambe. Osservo il marinaio che mi sta guardando e mi rendo conto che la situazione è di quelle veramente imbarazzanti. Non mi interessa. Mi giro verso il mio istruttore e gli getto le braccia al collo. Mi ha salvato. Ho ancora paura, tremo e ho bisogno di essere rassicurata, abbracciata, protetta. Ho bisogno di sentirlo vicino. Mi dà sicurezza. Mi siedo sulle sue gambe, a cavallo su di lui, lo stringo con tutta la forza che ho e, poco alla volta, il tremore si ferma.
Contemporaneamente allo scemare della paura, il cuore riprende a battere veloce, divento calda e, come una vampata di calore che risale dalle cosce, mi investe un desiderio animale irrefrenabile. Voglio essere presa, coperta, scopata. Sento scendere sulle gambe alcune gocce cremose.

E’ interessante come paura ed eccitazione siano sensazioni così vicine e così lontane al contempo. Di fronte a ciò che ci spaventa, ci eccitiamo. L’idea del pericolo viene trasformata in libido…

Lo guardo fisso negli occhi e capisco che il contatto dei nostri corpi non gli è stato indifferente. I nostri bacini si muovono sincroni con movimenti pelvici involontari. Dopo alcuni secondi, sorridendo, il mio sub preferito mi sposta, mi prende con dolcezza la testa e la posiziona davanti al suo inguine. Esce dal costume e lo vedo, rigido e lucido come il marmo, il suo cazzo. Sento che il suo membro ha voglia di giocare, di essere preso in mano, di essere baciato, leccato, ingoiato e io ho voglia di farlo.
Lui mi guarda negli occhi e mi dice “Togliti gli slip mentre lo fai”.

Sarà l’azoto nel sangue, la paura, o l’effetto della posidonia…senza pensarci, come un automa, mi spoglio completamente. Mi metto a quattro zampe e comincio a toccarlo, massaggiandogli i testicoli, stringendo tra le cinque dita della mano destra il suo cazzo, leccandolo prima sulla punta e poi prendendolo tutto in bocca, riempiendolo di saliva e succhiandolo con forza, avidamente. Mentre sto mugolando dal piacere, mi rendo conto che il marinaio si è posizionato dietro di me, guardando le mie parti più intime che pulsano, e si sta masturbando. Inizialmente lo sguardo voglioso è fisso lì, poi i suoi occhi vengono rapiti dall’ondeggiare dei miei seni burrosi. La sua presenza mi eccita. Sento la sua voglia diventare mia. L’idea che lui si stia masturbando osservandoci, mi fa bagnare ancora di più. E mi suggerisce pensieri strani.

Vorrei che si avvicinasse, vorrei sentirlo ed avere entrambi dentro di me. Non oso chiedere, quasi mi vergogno dei miei pensieri osceni, ma il siciliano è un uomo sveglio. Sorride e fa un cenno con la testa al suo complice. E mentre succhio e masturbo con la lingua il membro dell’uomo dagli occhi scuri, vengo impalata con un solo colpo, secco e dritto dentro al bersaglio, dal marinaio. Il ritmo viene dettato da quest’ultimo. Io succhio e ingoio quando lui non mi sbatte. Mi sta pompando con un’intensità incredibile. Ho paura di cadere. Dopo aver sferrato un attacco con alcuni colpi più violenti degli altri, quasi rabbiosi, si svuota dentro di me, esce e mi fa girare. Sono in uno stato di estasi e di piacere assoluto. E’ ora il turno dell’istruttore. Anche lui è largo, lo riesco a misurare quando entra dentro di me. La sensazione della penetrazione, quando ti rendi conto che le pareti si stanno allargando e si adattano alle dimensioni, poi si stringono attorno al membro e lo avvolgono, quasi a volerlo risucchiare, è una delle più belle...
E lui mi fa vivere questa sensazione più volte, penetrandomi lentamente.

Entrando ed uscendo.

Inizialmente solo con la punta. Masturbandomi il clitoride con le dita e scopandomi in maniera sublime. Fatico a tenere le labbra sul cazzo del marinaio. E mentre il siciliano mi sta scopando, mi tira indietro la testa e i capelli, costringendomi ad inarcare la schiena e alzare il viso E' così che incrocio lo sguardo del marinaio. E mi rendo conto che sono occhi che ho già visto. E’ un sorriso che mi è familiare.

Forse l’ho incrociato in hotel. Forse è un cameriere, il sommelier, il barista, forse l’uomo delle manutenzioni, o forse lo chef…

Non riesco ad identificarlo. Tutto il sangue è concentrato in altre parti, non riesco a pensare e sto per venire ancora…

Un’onda di piacere mi travolge mentre ingordamente deglutisco il suo piacere salato, che mi ricorda il sapore dell’immersione. Spesso, dopo essere venuta, non ricordo dove sono, con chi e cosa sto facendo…

Alcune voci e il rumore delle onde che si infrangono contro la barca mi riportano al mondo reale. Apro gli occhi e vedo tre persone che mi stanno guardando e mi fanno mille domande. Siamo sulla barca. Indosso il bikini. Come è possibile? Cosa è stato? Perché c’è un ispettore della polizia che mi guarda interrogativo?

Per informazioni, critiche, suggerimenti e iscrizioni brigata_er@libero.it
scritto il
2023-10-19
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