Agente Lucy - 10 - Dolores
di
XXX - Comics
genere
pulp
È l'alba, si riparte.
La notte in tenda non ha avuto nulla di romantico. L'ho passata con mani e piedi legati sotto una copertaccia che puzzava di piscio di cammello. Un freddo così cane che avrei lesbicato volentieri con la sadolesbica, ma la mia sexyaguzzina aveva solo preoccupazioni in testa e non le tirava il clito. Ha dormito con un occhio solo e le orecchie drizzate: al minimo rumore o respiro del bosco si rizzava seduta con la mitraglietta in mano.
Ci rimettiamo in marcia dopo una colazione a base di carne salata ed acqua. Per fortuna ora il sentiero è tutto in discesa, procediamo più velocemente verso un'ampia vallata.
Questi sono ridicoli, credono d'essere militari quando li sbaraglierebbe anche una comitiva di boy-scouts in gita. Parola di lupetto.
Non so assolutamente dove mi trovo, sicuramente in un cesso di posto fra il Guatemala ed il Perù, ma ho appreso parecchie cosette. Questi coglioni danno per certo che non so lo spagnolo, a parte il vocabolario minimo di tutte le puttane del mondo, e parlano tra loro sempre più liberamente. Non sanno che l'anno scorso, all'inizio della mia carriera, ho vissuto due mesi con tre fratelli messicani che avevano la più scalcagnata casa di produzione della West Coast, giravano video su Chaturbate col telefonino. Un periodo che ricordo con una certa nostalgia; Inés, la fidanzata non ho mai capito di chi, era dolcissima e m'ha insegnato a baciare, sarebbe piaciuta alla mia lesbotorturatrice, ed i tre fratelli erano allegri e divertenti, con sessanta centimetri di cazzi sempre in mano. S'inchiappettavano anche tra loro.
Origliare è peccato, ma torna comodo e questi guerriglieri da operetta si sono lasciati sfuggire un sacco di cose: che a Macondo c'è la puttana che fa i migliori pompini della storia, che il più macho della comitiva s'è stuprato un hippy yankee a caccia d'avventure, che la sadozapatista fa tanto la stronza ma è solo la cagna di Uribe, che si mangia di merda da Rafaél e, finalmente!, che domani sera arriveremo al campo e ci troveremo el Profesor! È uno dei nomignoli che questi mentecatti usano per non nominare Daniel Uribe, quello che ha studiato in America, il padrone di tutta la merda che vedi attorno.
Quindi massimo due giorni chiudo la missione: termino Uribe e posso venir via da questo cazzo di posto che sarà ereditato da qualcuno ancor più bastardo del fu-Uribe, che se non altro era andato a scuola. Ma il futuro non mi riguarda: dopo due giorni chiusa nella cabina dello yacht e due in marcia con questi coglioni sono arrivata alla frutta. Anche i ragazzi che mi seguono dal Centro non ne potranno più di questa noia mortale.
A mezzogiorno sbuchiamo in un'ampia radura con un casolare ed una jeep che ci aspetta.
I mercenari devono far acqua in tutti i sensi; c'è anche un lavatoio per riempire le borracce. Questi sono tutti scemi! Possibile che non s'accorgano che c'è qualcosa che non va?
E, come volevasi dimostrare, ci troviamo circondati da una squadra di governativi e gli eroici boy-scouts se la danno a gambe levate nel bosco. Una sventagliata alla schiena abbatte il più lento. Gli altri mitra rimangono galantemente puntati sulle donne. La lesborintronata non fa una piega ed io non l'abbandonerei mai, anche per non prendermi una raffica nella schiena.
Con tempismo eccezionale m'arrivano all'orecchio i tre bip di pericolo!
Sono sicuramente governativi, di che governo non mi è dato saperlo, e fanno quel che hanno sempre fatto i soldati vittoriosi. C'insultano, disarmano la lesboguerrigliera, ci perquisiscono malamente, le prendono il satellitare, c'insultano ancora ed il tenente sceglie me per portarmi nel capanno.
È un bastardo che incula a crudo contro il muro. È con vera soddisfazione che sento crepitare i mitra nel bosco, quei codardi se lo meritano.
Il quinto preferisce prendermi alla missionaria sul fieno dopo avermi slogato la mandibola con una scopata di gola. Al mio fianco la lesboallibita ha in culo uno che non è certo uno sprovveduto: non s'è fidato di metterglielo tra i denti e la cavalca tenendole la pistola puntata alla nuca.
Finalmente in questa cazzo di missione che è diventata una tragedia ho un colpo di culo: lo spara qualcuno dalla porta aperta e fa scoppiare la testa del mio amante occasionale. Per me è una doccia di sangue e di porcherie che aveva in zucca. Fuori si scatena l'inferno. Arrivano i nostri!
Ho sempre le mani legate, ormai credo d'esser nata con le mani legate, e mi ripulisco gli occhi sulla camicia del porco che m'è piombato addosso a corpo morto, è il caso di dirlo. Mi porto dietro una maledizione, chi mi scopa muore (in realtà solo uno ogni tanto). Faccio una fatica bestia a levarmelo di dosso, ha ancora il cazzo duro che m'inchioda. Temo invece che si sia smosciato al coraggioso stupraculi al mio fianco. Quel coglione non lo tirerà più fuori dalla natichedimarmo.
È terrorizzato dal tizio col mitra alla porta ed ancor più dalla pantera nera che freme sotto lui. Gli trema la mano, non sa che cazzo fare.
Il mio ignoto salvatore invece sa il fatto suo: non gli fa saltare la testa, sa che se gli spara il dito si contrarrebbe comunque sul grilletto ed avremmo anche un gavettone di cervella della figonanera.
Mi ribalto su un fianco, sfilo la pistola al mio fu-amante, fingo d'inciampare e sparo alla cieca dietro la schiena. Guarda caso il colpo porta via la pistola e l'intera mano allo stupratore pentito.
La sadomantide si rialza all'istante e lo morde in faccia. Non le frega un cazzo di sapere chi l'ha salvata, è troppo presa a fargli esplodere i coglioni a ginocchiate e scarpate d'anfibi. Sono pentita d'aver guardato, è stata una scena troppo forte per i ragazzi al Centro.
La lesbofuria non si smentisce mai, mi trascina fuori per il colletto senza chiedermi come sto.
Fuori, sotto il sole accecante, è una carneficina. Hanno fatto solo due prigionieri, inginocchiati a terra, il tenente ed un soldato. Poveracci. Conto una dozzina di guerriglieri che si muovono come un vero esercito. Questi sì che hanno i controcoglioni.
“Gracias, Félipe.”
“Bienvenida Dolores.”
Opporcaputtana, che scema che sono! La sadolesbica non poteva chiamarsi altrimenti: Dolores!
I due si danno maschie manate ed abbracci da veterani. Poi gli occhi scivolano su di me. “Ella es la puta?”
Non m'offendo, coperta di sangue e frattaglie non sono molto riconoscibile. Un paio di eroi mi lavano versandomi secchiate d'acqua sui capelli e toccandomi le tette per vedere se sono vere. Mi ricredo all'istante, questi sono peggio coglioni dei boy-scouts!
E infatti il tenente approfitta immediatamente della distrazione generale: s'avventa contro il più vicino, gli ruba il mitra e spara sventagliate a cazzo. Il suo soldato fa altrettanto e i nostri, compresa sadodolores, sono tutti faccia nella polvere. I due governativi m'afferrano per le manette e si lanciano dentro il capanno. O no, ancora!!!
Segue una trattativa snervante di urla e bestemmie, noi asserragliati nel fortino e fuori la squadra dei salvatori trombatie. Il tenente minaccia di spararmi, ha capito che conto qualcosa per i guerriglieri. La risposta è una raffica che disintegra la porta e scheggia l'intonaco alle nostre spalle. Il tenente allora urla d'allontanarsi, che non scherza, mi farà saltare la testa. Dolores non ci sente e ordina d'uscire con le mani alzate o daranno fuoco alla baracca. Quindi il tenente, rannicchiato sotto la finestrella, la sfida a farlo e spara ad minchiam senza guardar fuori. Questi qui sono dei bambini che litigano, non giungeranno mai un accordo.
Nella preoccupazione generale i due sequestratori non si curano di me. Si può essere tanto coglioni? In che cazzo di pianeta sono atterrata? Faccio una veloce analisi della situazione: la missione rischia di saltare e questi due sono già morti. Semaforo verde.
Con una spallata spingo il soldatino nello specchio della porta. Viene crivellato all'istante. Il tenente mi guarda allibito, non ci può credere, e tenta di rialzarsi. Il primo calcio è per levargli l'arma di mano, il secondo a gamba tesa è per fargli sbattere il cranio contro il muro.
Cala un silenzio imbarazzante. A mani legate sparo una raffica contro lo stipite della porta per prendere tempo con quelli fuori. M'accovaccio, metto la mitraglietta in grembo al tenente sodomizzatore e lo suicido con un colpo sotto il mento. Niente di personale, amigo.
Non resta che fingermi svenuta sul fieno ed attendere gli eroici salvatori.
Gli eroici salvatori sono anche prudenti, passano almeno dieci minuti di spari isolati ed intimidazioni prima che qualcuno provi ad entrare.
Si muovono in questo carnaio attenti a non pestar cadaveri. Mi trovano e m'indicano l'un l'altro. Mi rigirano, sentono che respiro ed allora per rianimarmi saltano la respirazione bocca a bocca e si slacciano i cinturoni.
Ne entrano altri, ma dietro loro c'è la pornozapatista. Blocca lo stupro: “Via!, dobbiamo andarcene immediatamente da qui.”
La ringrazio con un sorriso stanco, non è il massimo essere la preda di vinti e vincitori.
Félipe sta già spargendo benzina, la stalla divampa in un rogo appena siamo usciti.
Viaggiamo in colonna, io sulla jeep di Félipe e Dolores. Chiacchierano a denti stretti piuttosto liberamente: sto dormendo esausta legata sul sedile dietro e, secondo loro, non conosco lo spagnolo.
“No Dolores, non troverai Uribe al campo. È volato giù al fiume, là è scoppiato un casino dopo Vargas.”
“Cazzo che merda! Uribe ha sofferto per quel porco, non se l'aspettava da Vargas...”
“Sicuramente con Vargas c'erano i Santos, ma non sappiamo quali altre famiglie volevano tradire. Non possiamo fidarci di nessuno, è un casino, bisogna far pulizia.... Tu devi raggiungerlo, c'è un carico che parte stanotte, e per la puta ci sono novità, m'ha detto che...” Bisbiglia troppo piano.
“Mierda!” Impreca la lesboguerrigliera. “Dividiamoci. Tu portala in città, passerò a riprenderla appena posso, ma non prima di dieci giorni. Ma sta' attento, questa cagna porta sfiga!”
Aggiorno mentalmente le mie previsioni sulla durata della missione: non due giorni, ma due settimane, massimo tre, e scappo via da questo cesso di paese.
La jeep inchioda. Félipe mi tira giù e la sadodolores riparte mordendo i sassi con i pneumatici consumati.
Porcatroia d'una puttana, che lesboingrata! Non m'ha nemmeno salutata! Come se non esistessi, s'è già dimenticata delle nostre notti d'amore?
No, lo so, la sadodolores non può fare la tenera davanti ai suoi uomini. È solo una finta, in realtà lei mi ha sempre presente nei suoi pensieri.
Cazzo.
La notte in tenda non ha avuto nulla di romantico. L'ho passata con mani e piedi legati sotto una copertaccia che puzzava di piscio di cammello. Un freddo così cane che avrei lesbicato volentieri con la sadolesbica, ma la mia sexyaguzzina aveva solo preoccupazioni in testa e non le tirava il clito. Ha dormito con un occhio solo e le orecchie drizzate: al minimo rumore o respiro del bosco si rizzava seduta con la mitraglietta in mano.
Ci rimettiamo in marcia dopo una colazione a base di carne salata ed acqua. Per fortuna ora il sentiero è tutto in discesa, procediamo più velocemente verso un'ampia vallata.
Questi sono ridicoli, credono d'essere militari quando li sbaraglierebbe anche una comitiva di boy-scouts in gita. Parola di lupetto.
Non so assolutamente dove mi trovo, sicuramente in un cesso di posto fra il Guatemala ed il Perù, ma ho appreso parecchie cosette. Questi coglioni danno per certo che non so lo spagnolo, a parte il vocabolario minimo di tutte le puttane del mondo, e parlano tra loro sempre più liberamente. Non sanno che l'anno scorso, all'inizio della mia carriera, ho vissuto due mesi con tre fratelli messicani che avevano la più scalcagnata casa di produzione della West Coast, giravano video su Chaturbate col telefonino. Un periodo che ricordo con una certa nostalgia; Inés, la fidanzata non ho mai capito di chi, era dolcissima e m'ha insegnato a baciare, sarebbe piaciuta alla mia lesbotorturatrice, ed i tre fratelli erano allegri e divertenti, con sessanta centimetri di cazzi sempre in mano. S'inchiappettavano anche tra loro.
Origliare è peccato, ma torna comodo e questi guerriglieri da operetta si sono lasciati sfuggire un sacco di cose: che a Macondo c'è la puttana che fa i migliori pompini della storia, che il più macho della comitiva s'è stuprato un hippy yankee a caccia d'avventure, che la sadozapatista fa tanto la stronza ma è solo la cagna di Uribe, che si mangia di merda da Rafaél e, finalmente!, che domani sera arriveremo al campo e ci troveremo el Profesor! È uno dei nomignoli che questi mentecatti usano per non nominare Daniel Uribe, quello che ha studiato in America, il padrone di tutta la merda che vedi attorno.
Quindi massimo due giorni chiudo la missione: termino Uribe e posso venir via da questo cazzo di posto che sarà ereditato da qualcuno ancor più bastardo del fu-Uribe, che se non altro era andato a scuola. Ma il futuro non mi riguarda: dopo due giorni chiusa nella cabina dello yacht e due in marcia con questi coglioni sono arrivata alla frutta. Anche i ragazzi che mi seguono dal Centro non ne potranno più di questa noia mortale.
A mezzogiorno sbuchiamo in un'ampia radura con un casolare ed una jeep che ci aspetta.
I mercenari devono far acqua in tutti i sensi; c'è anche un lavatoio per riempire le borracce. Questi sono tutti scemi! Possibile che non s'accorgano che c'è qualcosa che non va?
E, come volevasi dimostrare, ci troviamo circondati da una squadra di governativi e gli eroici boy-scouts se la danno a gambe levate nel bosco. Una sventagliata alla schiena abbatte il più lento. Gli altri mitra rimangono galantemente puntati sulle donne. La lesborintronata non fa una piega ed io non l'abbandonerei mai, anche per non prendermi una raffica nella schiena.
Con tempismo eccezionale m'arrivano all'orecchio i tre bip di pericolo!
Sono sicuramente governativi, di che governo non mi è dato saperlo, e fanno quel che hanno sempre fatto i soldati vittoriosi. C'insultano, disarmano la lesboguerrigliera, ci perquisiscono malamente, le prendono il satellitare, c'insultano ancora ed il tenente sceglie me per portarmi nel capanno.
È un bastardo che incula a crudo contro il muro. È con vera soddisfazione che sento crepitare i mitra nel bosco, quei codardi se lo meritano.
Il quinto preferisce prendermi alla missionaria sul fieno dopo avermi slogato la mandibola con una scopata di gola. Al mio fianco la lesboallibita ha in culo uno che non è certo uno sprovveduto: non s'è fidato di metterglielo tra i denti e la cavalca tenendole la pistola puntata alla nuca.
Finalmente in questa cazzo di missione che è diventata una tragedia ho un colpo di culo: lo spara qualcuno dalla porta aperta e fa scoppiare la testa del mio amante occasionale. Per me è una doccia di sangue e di porcherie che aveva in zucca. Fuori si scatena l'inferno. Arrivano i nostri!
Ho sempre le mani legate, ormai credo d'esser nata con le mani legate, e mi ripulisco gli occhi sulla camicia del porco che m'è piombato addosso a corpo morto, è il caso di dirlo. Mi porto dietro una maledizione, chi mi scopa muore (in realtà solo uno ogni tanto). Faccio una fatica bestia a levarmelo di dosso, ha ancora il cazzo duro che m'inchioda. Temo invece che si sia smosciato al coraggioso stupraculi al mio fianco. Quel coglione non lo tirerà più fuori dalla natichedimarmo.
È terrorizzato dal tizio col mitra alla porta ed ancor più dalla pantera nera che freme sotto lui. Gli trema la mano, non sa che cazzo fare.
Il mio ignoto salvatore invece sa il fatto suo: non gli fa saltare la testa, sa che se gli spara il dito si contrarrebbe comunque sul grilletto ed avremmo anche un gavettone di cervella della figonanera.
Mi ribalto su un fianco, sfilo la pistola al mio fu-amante, fingo d'inciampare e sparo alla cieca dietro la schiena. Guarda caso il colpo porta via la pistola e l'intera mano allo stupratore pentito.
La sadomantide si rialza all'istante e lo morde in faccia. Non le frega un cazzo di sapere chi l'ha salvata, è troppo presa a fargli esplodere i coglioni a ginocchiate e scarpate d'anfibi. Sono pentita d'aver guardato, è stata una scena troppo forte per i ragazzi al Centro.
La lesbofuria non si smentisce mai, mi trascina fuori per il colletto senza chiedermi come sto.
Fuori, sotto il sole accecante, è una carneficina. Hanno fatto solo due prigionieri, inginocchiati a terra, il tenente ed un soldato. Poveracci. Conto una dozzina di guerriglieri che si muovono come un vero esercito. Questi sì che hanno i controcoglioni.
“Gracias, Félipe.”
“Bienvenida Dolores.”
Opporcaputtana, che scema che sono! La sadolesbica non poteva chiamarsi altrimenti: Dolores!
I due si danno maschie manate ed abbracci da veterani. Poi gli occhi scivolano su di me. “Ella es la puta?”
Non m'offendo, coperta di sangue e frattaglie non sono molto riconoscibile. Un paio di eroi mi lavano versandomi secchiate d'acqua sui capelli e toccandomi le tette per vedere se sono vere. Mi ricredo all'istante, questi sono peggio coglioni dei boy-scouts!
E infatti il tenente approfitta immediatamente della distrazione generale: s'avventa contro il più vicino, gli ruba il mitra e spara sventagliate a cazzo. Il suo soldato fa altrettanto e i nostri, compresa sadodolores, sono tutti faccia nella polvere. I due governativi m'afferrano per le manette e si lanciano dentro il capanno. O no, ancora!!!
Segue una trattativa snervante di urla e bestemmie, noi asserragliati nel fortino e fuori la squadra dei salvatori trombatie. Il tenente minaccia di spararmi, ha capito che conto qualcosa per i guerriglieri. La risposta è una raffica che disintegra la porta e scheggia l'intonaco alle nostre spalle. Il tenente allora urla d'allontanarsi, che non scherza, mi farà saltare la testa. Dolores non ci sente e ordina d'uscire con le mani alzate o daranno fuoco alla baracca. Quindi il tenente, rannicchiato sotto la finestrella, la sfida a farlo e spara ad minchiam senza guardar fuori. Questi qui sono dei bambini che litigano, non giungeranno mai un accordo.
Nella preoccupazione generale i due sequestratori non si curano di me. Si può essere tanto coglioni? In che cazzo di pianeta sono atterrata? Faccio una veloce analisi della situazione: la missione rischia di saltare e questi due sono già morti. Semaforo verde.
Con una spallata spingo il soldatino nello specchio della porta. Viene crivellato all'istante. Il tenente mi guarda allibito, non ci può credere, e tenta di rialzarsi. Il primo calcio è per levargli l'arma di mano, il secondo a gamba tesa è per fargli sbattere il cranio contro il muro.
Cala un silenzio imbarazzante. A mani legate sparo una raffica contro lo stipite della porta per prendere tempo con quelli fuori. M'accovaccio, metto la mitraglietta in grembo al tenente sodomizzatore e lo suicido con un colpo sotto il mento. Niente di personale, amigo.
Non resta che fingermi svenuta sul fieno ed attendere gli eroici salvatori.
Gli eroici salvatori sono anche prudenti, passano almeno dieci minuti di spari isolati ed intimidazioni prima che qualcuno provi ad entrare.
Si muovono in questo carnaio attenti a non pestar cadaveri. Mi trovano e m'indicano l'un l'altro. Mi rigirano, sentono che respiro ed allora per rianimarmi saltano la respirazione bocca a bocca e si slacciano i cinturoni.
Ne entrano altri, ma dietro loro c'è la pornozapatista. Blocca lo stupro: “Via!, dobbiamo andarcene immediatamente da qui.”
La ringrazio con un sorriso stanco, non è il massimo essere la preda di vinti e vincitori.
Félipe sta già spargendo benzina, la stalla divampa in un rogo appena siamo usciti.
Viaggiamo in colonna, io sulla jeep di Félipe e Dolores. Chiacchierano a denti stretti piuttosto liberamente: sto dormendo esausta legata sul sedile dietro e, secondo loro, non conosco lo spagnolo.
“No Dolores, non troverai Uribe al campo. È volato giù al fiume, là è scoppiato un casino dopo Vargas.”
“Cazzo che merda! Uribe ha sofferto per quel porco, non se l'aspettava da Vargas...”
“Sicuramente con Vargas c'erano i Santos, ma non sappiamo quali altre famiglie volevano tradire. Non possiamo fidarci di nessuno, è un casino, bisogna far pulizia.... Tu devi raggiungerlo, c'è un carico che parte stanotte, e per la puta ci sono novità, m'ha detto che...” Bisbiglia troppo piano.
“Mierda!” Impreca la lesboguerrigliera. “Dividiamoci. Tu portala in città, passerò a riprenderla appena posso, ma non prima di dieci giorni. Ma sta' attento, questa cagna porta sfiga!”
Aggiorno mentalmente le mie previsioni sulla durata della missione: non due giorni, ma due settimane, massimo tre, e scappo via da questo cesso di paese.
La jeep inchioda. Félipe mi tira giù e la sadodolores riparte mordendo i sassi con i pneumatici consumati.
Porcatroia d'una puttana, che lesboingrata! Non m'ha nemmeno salutata! Come se non esistessi, s'è già dimenticata delle nostre notti d'amore?
No, lo so, la sadodolores non può fare la tenera davanti ai suoi uomini. È solo una finta, in realtà lei mi ha sempre presente nei suoi pensieri.
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