Agente Lucy - 13 - Félipe Junior
di
XXX - Comics
genere
pulp
“Ciucciami il cazzo, puttana.”
“Lo sa la mammina?”
Questo lo fa infuriare nero, ma suo padre gli ha insegnato che un vero uomo sa controllarsi ed allora ridacchia rivolto allo specchio per controllare l'effetto che fa.
Non sa ridere, non imparerà mai. Félipe Junior, l'erede del bordello di famiglia, è una macchietta penosa. Dylan, ho sentito che lo chiamava Dylan.
Si controlla i capelli se sono in ordine e s'aggiusta gli occhiali sul naso. “Tu non devi nominare mia madre, capito troia del cazzo? Ma guardati, fai schifo!, non riesci nemmeno a contare quanti cazzi ti prendi ogni giorno e rompi il cazzo me? Tu con quella bocca del cazzo non devi parlare, devi solo ciucciare cazzi. Non fare la stronza con me, sei una cagna per cazzi, sei solo una merda ciucciacazzi, una figarotta per tutti i cazzi che ti prendi Non hai imparato nulla?, non ti sei presa abbastanza cazzi in culo? Puttana del cazzo!”
A questo punto non sa più che dire. Forse ha finito i cazzi.
Ridacchia.
Oh no!!
Questo giorno è pieno di novità! All'alba non è passato Félipe e non è entrato nessun cliente in camera: è entrato solo il pasticcio di mais e carne a mezzogiorno ed ora il qui presente Félipe Junior alias Dylan, il bimboccio di quella buonadonna di sua madre.
Il ragazzotto si guarda attorno per mostrare quant'è uomo. È vestito da festa, camicia bianchissima, pantaloni più lucidi delle scarpe di vernice e rayban a specchio. Ho sentito le campane, ci dev'essere qualche festa in città, sicuramente è andato a messa così.
Sta pensando a come farmela pagare. Accende una sigaretta. Ucciderei per molto meno. Mi legge negli occhi e va verso la porta finestra sul balconcino, sta rischiando legnate anche dalla madre.
“Fai male, con me non devi, io posso esserti amico.” Butta fuori il fumo da figo, verso il cielo coperto da alte nuvole grigie. “In fondo a me spiace per te, non è il massimo essere la puttana di Uribe, so com'è dura essere di sua proprietà, io lo conosco bene.” Butta lì.
“Lo conosci?!” Mi fingo stupita.
Sorride soddisfatto, ma evita di ridacchiare. “Certo che conosco Uribe! Per me è uno zio... Cazzo credi? Io so un sacco di cose.”
Dovrei buttarlo fuori a calci, invece lo supplico: “Chi è? Sai perché sono qui? Che vuole da me? Non puoi dirgli che io non c'entro nulla e che...”
“No no... posso però dirti che Dolores chiama quasi ogni giorno per sapere come stai, eheh.”
Spalanco la bocca spaventata.
Ohccazzo!, ho recitato troppo bene, si rimette a ridere.
“Ahah, te la ricordi, vero? Non puoi dimenticarti di Dolores, t'ha interrogata per benino... Ahio!, forse non dovevo ricordartela, eheh, ma io ho visto il video, è davvero istruttivo.” Getta la sigaretta in cortile. “Già, sbagli a prendermi in giro... Io so tutto. Ad esempio, io so quando verrà a riprenderti Dolores.”
Fa una pausa per vedere la mia reazione. Si sente uomo e vorrebbe anche dare un tiro da figo alla sigaretta ma s'accorge d'averla già buttata.
“Già, Dolores! Verrà presto e ti porterà da Uribe... ed io verrò con te.” Mi viene incontro. “L'ho chiesto ad Uribe e lui ha accettato subito, sei contenta? Anche lui sa che io qui sono sprecato con le puttane di mio padre, mi vuole vedere all'opera, ha detto ci farà girare un video insieme.” Mi apre la camicetta sui seni. “Io e te!”
Ho un brivido involontario. “Uh! Cosa succede?, ora non fai più la la stronza con me? T'ho forse spaventata?”
Beh, un po' lo sono, i coglioni sono sempre i più pericolosi. Gli apro i pantaloni e ciuccio un cazzetto sottile.
Sì, questo complessato può essere davvero pericoloso e sinceramente consiglierei a Félipe di richiedere l'esame del dna. Lo stronzetto potrà sempre ricorrere alla chirurgia per adeguare il fringuello a quello del presunto papà, ma per la dotazione neuronale non si può ancora fare nulla.
“Brava puttana, ciucciami il cazzo...” Questo coglioncello gode nel sentire la propria voce. “Non devi aver paura, io so controllarmi e ti farò godere più che Dolores, sono due settimane che penso come fare, prima ti lego a un tavolo e ti...”
Maccazzo!, questo grand'uomo mancato ce le ha proprio tutte! M'ha già sputato in bocca un goccio di sborra. Devo star attenta, è uno pericoloso, non posso prenderlo per il culo: “Già fatto?! Non volevi scopare?”
Questa volta non ride, è incazzato perso. “No!, io non infilo il mio cazzo dove scopano i cani.”
E adesso chi gli dice che in un video l'ho ciucciato a due alani e altri quadrupedi?
Mi trascina fuori per i capelli. E giù per tre piani di scale. Sono tentata di fargli lo sgambetto e rompergli l'osso del collo, ma finalmente qualcosa si sta muovendo e io non voglio certo mandare tutto a puttane.
Entriamo in una stanzetta cieca. Ci sono dentro altri due stronzi, suoi zii, o cognati, o compagni, non so, comunque due stronzi minacciosi. So dove mi trovo, ci sono già stata nelle mie ispezioni notturne, siamo nel retrobottega del bar che occupa tutto il piano terra del palazzotto. È la bisca di famiglia con tavoli da gioco e macchinette. Félipe ha diversificato gli affari, e a sentir il rumore di là oggi è strapiena di ubriachi.
“Oggi è festa, il bordello è chiuso, nessuno lavora, ma Uribe ha riso come un matto quando gli ho detto la mia idea. A te tocca lavorare lo stesso, puttana! E vedi di non crearmi problemi o Uribe s'incazza.”
I due stronzi mi sfilano il vestitino verde, mi ammanettano e mi spingono di testa in un oblò, che non è altro che una camera d'aria di un automobile fissata ad un grosso buco su un pannello divisorio. Fatico a passarci attraverso, il salvagente è stretto. Dall'altra parte mi ritrovo il bimbominchia sghignazzante che mi fissa le manette ad un lucchetto. Qualcuno dietro mi strappa via gli slip.
Merda, sono a novanta testa in una lavatrice e culo fuori, non occorre essere una pornostar per sapere che mi aspetta! Ma il bamboccio ci tiene a spiegarmelo: “Per la festa della città abbiamo regalato ai nostri clienti una nuova slot machine, ahahah! Funziona con un peso, non è divertente?!! Ahah.”
Delle dita mi ungono figa e culo.
“Sì, Uribe vuole che c'andiamo delicati con te, almeno per ora ahahah!... e lo capisco, eheh, hai un culetto davvero spaziale! Peccato che non puoi vederti, ahahah!” Mi cala sulla testa un panno nero.
Giuro, questo coglione ha finito di ridere!
---
Dolores mi appare nella penombra di un sogno.
Tre bip nell'orecchio m'avvisano che non sto sognando. Cazzo, non l'ho sentita entrare! La mia camera è affollata di ombre.
Mi tiene puntata una pistola alla tempia. “No, non svegliarti, devi dormire ancora.”
Qualcuno mi cerca la vena ala luce di un cellulare. Sento una leggera puntura, merda.
Poi mi pare di volar giù per le scale in braccio a qualcuno. Ci sono due Suv più neri della notte. Poi è tutto nero.
Non riesco a risvegliarmi del tutto. Sono pesante e stanchissima, faccio fatica anche a capire che mi trovo nel salotto di un Suv lanciato sulla strada costiera. È mattina presto e l'oceano è azzurro, ma troppo lontano. Di fianco ho la sadolesbica, riconosco il suo odore, dormo appoggiata alla sua spalla, e seduti di fronte ci sono Félipe Junior alias Dylan ed un gorilla. L'ho già visto da qualche parte, credo, dev'essere quello che m'ha perquisita il primo giorno, vent'anni fa!, all'inizio di questa tragica missione.
“Dolores, sei tu?” Non lo faccio apposta, non posso parlare più forte.
La cagna di Uribe non fa una piega.
Okay, parte la recita da ubriaca. “Non devi credere a quello che ti dice lui, non è vero, tu mi conosci, Dylan è geloso di te... veniva tutte le notti, voleva farmi confessare che sono una spia, dice che solo lui può salvarmi da Uribe ma io non gli credo, non puoi credergli, dice cose assurde, che volete uccidermi perché sono sono dei servizi segreti, non credergli, puoi perdonarmi? come pos...”
A questo punto la tensione nell'abitacolo è pari a quella che precede lo scatenarsi di un uragano. Non apro gli occhi, ma m'immagino il figliodimammasua con la mandibola caduta.
La sadolesbica mi strattona: “Che cazzo t'ha detto???”
“Che Uribe crede che sono una spia, non portarmi da lui, non è vero, ti prego...” Fingo di svenire.
La panteranera si lancia in avanti e picchia sul vetro divisorio: “Ferma!! Ferma questa cazzo d'auto!”
Sento che rallentiamo. “Non le crederai, vero?” Una voce nervosa. Ci fermiamo. “E allora chi gliel'ha detto?” Una voce che è una sentenza.
Si apre il portellone e la discussione continua fuori. Non voglio addormentarmi, devo sentire!
“Io non le ho detto nulla, cazzo!, e prima di ieri non le ho mai parlato.”
“Ma sa che ti chiami Dylan. Come fa a saperlo?”
“Non lo so, non lo so, ma quella è una puttana, che cazzo cambia?”
“Che hai disubbidito, che hai mentito a Uribe, cazzo ragazzino, non potevi essere più coglione!!! Hai rovinato tutto, ma che cazzo pensavi di fare? Lo sapevi, la sorpresa era di Uribe... e non provare ad andare a piangere da lui! Non vorrà più rivederti... Ma cazzo cazzo caaazzooo!, Félipe è più di un fratello per me! Come cazzo hai potuto? E ora dimmi, che ti devo fare?”
“Io non ho...”
“Okay facciamo così! Io a tuo padre non dirò nulla. Mai!, non se lo merita... e tu se sei furbo fai lo stesso, te ne torni a casa con la coda tra le gambe e racconti che non te la sei sentita di venire, che hai litigato con me, che ti mancava la mammina, racconta quel che cazzo vuoi, ma te ne torni a casa!... Nemmeno Uribe dirà mai nulla a tuo padre; tu per lui da adesso non esisti più e, credimi, ti conviene! Okay???”
Un silenzio che è una risposta.
“Bene... Rompetegli il culo e andiamocene.”
“Noo!! Non puoi, non potete, lasciatemi, lo dico a Uribe! Fermi, lo dico a mio padre, vi ucciderà tutti!”
Dolores torna a sedersi accanto. La sento rilassata. “Eddillo anche a mammina.”
Fuori il pupilloindisgrazia batte contro il finestrino, urla e piange manco lo stessero inculando.
Sento una mano stringere la mia. “A te piace il gioco sporco.”
Non apro gli occhi ma sono sicura che sta sorridendo.
Finalmente si riparte.
Bye bye Félipe Junior!
“Lo sa la mammina?”
Questo lo fa infuriare nero, ma suo padre gli ha insegnato che un vero uomo sa controllarsi ed allora ridacchia rivolto allo specchio per controllare l'effetto che fa.
Non sa ridere, non imparerà mai. Félipe Junior, l'erede del bordello di famiglia, è una macchietta penosa. Dylan, ho sentito che lo chiamava Dylan.
Si controlla i capelli se sono in ordine e s'aggiusta gli occhiali sul naso. “Tu non devi nominare mia madre, capito troia del cazzo? Ma guardati, fai schifo!, non riesci nemmeno a contare quanti cazzi ti prendi ogni giorno e rompi il cazzo me? Tu con quella bocca del cazzo non devi parlare, devi solo ciucciare cazzi. Non fare la stronza con me, sei una cagna per cazzi, sei solo una merda ciucciacazzi, una figarotta per tutti i cazzi che ti prendi Non hai imparato nulla?, non ti sei presa abbastanza cazzi in culo? Puttana del cazzo!”
A questo punto non sa più che dire. Forse ha finito i cazzi.
Ridacchia.
Oh no!!
Questo giorno è pieno di novità! All'alba non è passato Félipe e non è entrato nessun cliente in camera: è entrato solo il pasticcio di mais e carne a mezzogiorno ed ora il qui presente Félipe Junior alias Dylan, il bimboccio di quella buonadonna di sua madre.
Il ragazzotto si guarda attorno per mostrare quant'è uomo. È vestito da festa, camicia bianchissima, pantaloni più lucidi delle scarpe di vernice e rayban a specchio. Ho sentito le campane, ci dev'essere qualche festa in città, sicuramente è andato a messa così.
Sta pensando a come farmela pagare. Accende una sigaretta. Ucciderei per molto meno. Mi legge negli occhi e va verso la porta finestra sul balconcino, sta rischiando legnate anche dalla madre.
“Fai male, con me non devi, io posso esserti amico.” Butta fuori il fumo da figo, verso il cielo coperto da alte nuvole grigie. “In fondo a me spiace per te, non è il massimo essere la puttana di Uribe, so com'è dura essere di sua proprietà, io lo conosco bene.” Butta lì.
“Lo conosci?!” Mi fingo stupita.
Sorride soddisfatto, ma evita di ridacchiare. “Certo che conosco Uribe! Per me è uno zio... Cazzo credi? Io so un sacco di cose.”
Dovrei buttarlo fuori a calci, invece lo supplico: “Chi è? Sai perché sono qui? Che vuole da me? Non puoi dirgli che io non c'entro nulla e che...”
“No no... posso però dirti che Dolores chiama quasi ogni giorno per sapere come stai, eheh.”
Spalanco la bocca spaventata.
Ohccazzo!, ho recitato troppo bene, si rimette a ridere.
“Ahah, te la ricordi, vero? Non puoi dimenticarti di Dolores, t'ha interrogata per benino... Ahio!, forse non dovevo ricordartela, eheh, ma io ho visto il video, è davvero istruttivo.” Getta la sigaretta in cortile. “Già, sbagli a prendermi in giro... Io so tutto. Ad esempio, io so quando verrà a riprenderti Dolores.”
Fa una pausa per vedere la mia reazione. Si sente uomo e vorrebbe anche dare un tiro da figo alla sigaretta ma s'accorge d'averla già buttata.
“Già, Dolores! Verrà presto e ti porterà da Uribe... ed io verrò con te.” Mi viene incontro. “L'ho chiesto ad Uribe e lui ha accettato subito, sei contenta? Anche lui sa che io qui sono sprecato con le puttane di mio padre, mi vuole vedere all'opera, ha detto ci farà girare un video insieme.” Mi apre la camicetta sui seni. “Io e te!”
Ho un brivido involontario. “Uh! Cosa succede?, ora non fai più la la stronza con me? T'ho forse spaventata?”
Beh, un po' lo sono, i coglioni sono sempre i più pericolosi. Gli apro i pantaloni e ciuccio un cazzetto sottile.
Sì, questo complessato può essere davvero pericoloso e sinceramente consiglierei a Félipe di richiedere l'esame del dna. Lo stronzetto potrà sempre ricorrere alla chirurgia per adeguare il fringuello a quello del presunto papà, ma per la dotazione neuronale non si può ancora fare nulla.
“Brava puttana, ciucciami il cazzo...” Questo coglioncello gode nel sentire la propria voce. “Non devi aver paura, io so controllarmi e ti farò godere più che Dolores, sono due settimane che penso come fare, prima ti lego a un tavolo e ti...”
Maccazzo!, questo grand'uomo mancato ce le ha proprio tutte! M'ha già sputato in bocca un goccio di sborra. Devo star attenta, è uno pericoloso, non posso prenderlo per il culo: “Già fatto?! Non volevi scopare?”
Questa volta non ride, è incazzato perso. “No!, io non infilo il mio cazzo dove scopano i cani.”
E adesso chi gli dice che in un video l'ho ciucciato a due alani e altri quadrupedi?
Mi trascina fuori per i capelli. E giù per tre piani di scale. Sono tentata di fargli lo sgambetto e rompergli l'osso del collo, ma finalmente qualcosa si sta muovendo e io non voglio certo mandare tutto a puttane.
Entriamo in una stanzetta cieca. Ci sono dentro altri due stronzi, suoi zii, o cognati, o compagni, non so, comunque due stronzi minacciosi. So dove mi trovo, ci sono già stata nelle mie ispezioni notturne, siamo nel retrobottega del bar che occupa tutto il piano terra del palazzotto. È la bisca di famiglia con tavoli da gioco e macchinette. Félipe ha diversificato gli affari, e a sentir il rumore di là oggi è strapiena di ubriachi.
“Oggi è festa, il bordello è chiuso, nessuno lavora, ma Uribe ha riso come un matto quando gli ho detto la mia idea. A te tocca lavorare lo stesso, puttana! E vedi di non crearmi problemi o Uribe s'incazza.”
I due stronzi mi sfilano il vestitino verde, mi ammanettano e mi spingono di testa in un oblò, che non è altro che una camera d'aria di un automobile fissata ad un grosso buco su un pannello divisorio. Fatico a passarci attraverso, il salvagente è stretto. Dall'altra parte mi ritrovo il bimbominchia sghignazzante che mi fissa le manette ad un lucchetto. Qualcuno dietro mi strappa via gli slip.
Merda, sono a novanta testa in una lavatrice e culo fuori, non occorre essere una pornostar per sapere che mi aspetta! Ma il bamboccio ci tiene a spiegarmelo: “Per la festa della città abbiamo regalato ai nostri clienti una nuova slot machine, ahahah! Funziona con un peso, non è divertente?!! Ahah.”
Delle dita mi ungono figa e culo.
“Sì, Uribe vuole che c'andiamo delicati con te, almeno per ora ahahah!... e lo capisco, eheh, hai un culetto davvero spaziale! Peccato che non puoi vederti, ahahah!” Mi cala sulla testa un panno nero.
Giuro, questo coglione ha finito di ridere!
---
Dolores mi appare nella penombra di un sogno.
Tre bip nell'orecchio m'avvisano che non sto sognando. Cazzo, non l'ho sentita entrare! La mia camera è affollata di ombre.
Mi tiene puntata una pistola alla tempia. “No, non svegliarti, devi dormire ancora.”
Qualcuno mi cerca la vena ala luce di un cellulare. Sento una leggera puntura, merda.
Poi mi pare di volar giù per le scale in braccio a qualcuno. Ci sono due Suv più neri della notte. Poi è tutto nero.
Non riesco a risvegliarmi del tutto. Sono pesante e stanchissima, faccio fatica anche a capire che mi trovo nel salotto di un Suv lanciato sulla strada costiera. È mattina presto e l'oceano è azzurro, ma troppo lontano. Di fianco ho la sadolesbica, riconosco il suo odore, dormo appoggiata alla sua spalla, e seduti di fronte ci sono Félipe Junior alias Dylan ed un gorilla. L'ho già visto da qualche parte, credo, dev'essere quello che m'ha perquisita il primo giorno, vent'anni fa!, all'inizio di questa tragica missione.
“Dolores, sei tu?” Non lo faccio apposta, non posso parlare più forte.
La cagna di Uribe non fa una piega.
Okay, parte la recita da ubriaca. “Non devi credere a quello che ti dice lui, non è vero, tu mi conosci, Dylan è geloso di te... veniva tutte le notti, voleva farmi confessare che sono una spia, dice che solo lui può salvarmi da Uribe ma io non gli credo, non puoi credergli, dice cose assurde, che volete uccidermi perché sono sono dei servizi segreti, non credergli, puoi perdonarmi? come pos...”
A questo punto la tensione nell'abitacolo è pari a quella che precede lo scatenarsi di un uragano. Non apro gli occhi, ma m'immagino il figliodimammasua con la mandibola caduta.
La sadolesbica mi strattona: “Che cazzo t'ha detto???”
“Che Uribe crede che sono una spia, non portarmi da lui, non è vero, ti prego...” Fingo di svenire.
La panteranera si lancia in avanti e picchia sul vetro divisorio: “Ferma!! Ferma questa cazzo d'auto!”
Sento che rallentiamo. “Non le crederai, vero?” Una voce nervosa. Ci fermiamo. “E allora chi gliel'ha detto?” Una voce che è una sentenza.
Si apre il portellone e la discussione continua fuori. Non voglio addormentarmi, devo sentire!
“Io non le ho detto nulla, cazzo!, e prima di ieri non le ho mai parlato.”
“Ma sa che ti chiami Dylan. Come fa a saperlo?”
“Non lo so, non lo so, ma quella è una puttana, che cazzo cambia?”
“Che hai disubbidito, che hai mentito a Uribe, cazzo ragazzino, non potevi essere più coglione!!! Hai rovinato tutto, ma che cazzo pensavi di fare? Lo sapevi, la sorpresa era di Uribe... e non provare ad andare a piangere da lui! Non vorrà più rivederti... Ma cazzo cazzo caaazzooo!, Félipe è più di un fratello per me! Come cazzo hai potuto? E ora dimmi, che ti devo fare?”
“Io non ho...”
“Okay facciamo così! Io a tuo padre non dirò nulla. Mai!, non se lo merita... e tu se sei furbo fai lo stesso, te ne torni a casa con la coda tra le gambe e racconti che non te la sei sentita di venire, che hai litigato con me, che ti mancava la mammina, racconta quel che cazzo vuoi, ma te ne torni a casa!... Nemmeno Uribe dirà mai nulla a tuo padre; tu per lui da adesso non esisti più e, credimi, ti conviene! Okay???”
Un silenzio che è una risposta.
“Bene... Rompetegli il culo e andiamocene.”
“Noo!! Non puoi, non potete, lasciatemi, lo dico a Uribe! Fermi, lo dico a mio padre, vi ucciderà tutti!”
Dolores torna a sedersi accanto. La sento rilassata. “Eddillo anche a mammina.”
Fuori il pupilloindisgrazia batte contro il finestrino, urla e piange manco lo stessero inculando.
Sento una mano stringere la mia. “A te piace il gioco sporco.”
Non apro gli occhi ma sono sicura che sta sorridendo.
Finalmente si riparte.
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