Agente Lucy - 14 - Una brutta sbornia

di
genere
pulp

Mi risveglia un ceffone,
“Eccoti qui finalmente!”
Non lo degno d'uno sguardo. Meglio guardare l'arredamento.
Sono incatenata mani e piedi, appesa fra due colonne di marmo di un salone principesco. Cazzo m'hanno sparato in vena?, vorrei dormire ancora un paio di giorni, ma devo rialzarmi per forza, mi tirano troppo i muscoli delle spalle e fatico a respirare. Le gambe sono deboli, mi tremano ubriache.
In qualche modo mi raddrizzo e subito m'arriva il bip bip del buongiorno! Sì, ragazzi, sarà un'altra cazzo di giornata da dimenticare.
No, non sono nuda, ho ancora indosso il vestitino verde in dotazione al bordello. Che faccio?, devo avvisare? Se me lo rovinano chi la sente più quella buonadonna?
Il porco apprezza il mio vestitino stretch, accarezza i seni e me lo solleva sulle cosce per sentire cosa c'è sotto. Le mutandine, stronzo!
Sono obbligata a girar il collo dolorante per vedermi intorno: ho il campo visivo dimezzato, m'hanno messo una benda da pirata sull'occhio destro.
La villa di Uribe è anche peggio di quella di Scarface. Cazzo, saranno passati sessant'anni da quel film e questi coglioni arricchiti nemmeno un progresso! Invece dev'essere bellissimo il parco fuori... Eh?, per un attimo ho creduto di vedere delle giraffe. Ohhhcazzo, ci sono proprio delle giraffe nel parco! Uribe meriterebbe di morire solo per questo.
Lui non c'è.
Ed il porco fa il padrone di casa.
“Non sembri sorpresa di vedermi, t'hanno addestrata davvero bene. Sei una tosta, ma di questo ne riparleremo fra qualche ora, quando sarai ammorbidita.”
Passeggia con un mohito ghiacciato in mano. “Sai?, Uribe è molto generoso, ha voluto assolutamente che venissi anch'io a divertirmi con te... In effetti, gli ho fatto un bel favore, no? Ma sarei venuto comunque perché temo che Uribe stia perdendo il contatto con la realtà...” Scuote la testa e si bagna le labbra nel mohito. “Ormai posso dirti tutto, sai perché non è ancora qui? Sono due giorni che sta chiuso nella sua sala cinematografica a vedersi e rivedersi Star Wars e Pirati dei Caraibi! Beh, a te conviene che ci rimanga ancora a lungo, tu ormai non hai più fretta d'incontrarlo, ma io mi sono esposto molto, non posso essere in balia di un... di uno poco affidabile!”
Il senatore è vestito disinvolto, in tenuta da mare, pantaloni di lino bianchi e camicia di seta. I capelli meglio non parlarne.
“Non posso rischiare, io devo essere sicuro che non esca nulla e nessuno da questa villa! Oh, il buon Uribe m'ha promesso che dopo esserci divertiti un po' con te ti darà in pasto ai piranha... Già, è un megalomane, ha anche un laghetto amazzonico nella serra! Cosa non ha speso per questo parco! Ippopotami, leopardi, iene... hai visto le giraffe, vero?” Fa una smorfia di compatimento. “... Ma cambia idea ogni secondo! Temo che sarebbe capace di dimenticarsi di te o di sposarti addirittura!”
Mi tocca la benda all'occhio per controllare che sia ben coperto. Si tranquillizza e mi sfiora la figa. “Sei sola e nessuno può vedere cosa succede. Un po' dovrebbe spiacermi, dev'essere frustrante per te... ma ammetterai che la cosa ha il suo lato comico! Ti sei fatta torturare sullo yacth, violentare da miliziani, sbattere da un'intera città, hai fatto la slot machine nella bisca, hai accettato tutto pur di poter entrare in questa villa per uccidere Uribe ed ora che ci sei non puoi fare nulla! Sei legata e drogata senza forze, pronta a soffrire e morire. Non lo odi il tuo Colonnello?”
S'è scordato che mi sono sparata anche una cenetta al chiaro di luna con Vargas.
Okay, ma non voglio ascoltare discorsi elettorali. Il senatore è fregato! È un burocrate che si fida dei dossier, nemmeno si può immaginare che il Colonnello gli ha girato una mia scheda taroccata, i sensori all'orecchio hanno sempre funzionato e l'occhio con la telecamera è il sinistro, non il destro. Stanno registrando tutto. Ma non devo ucciderlo, l'ordine è di lasciarlo tornare negli States.
“Perché hai avvisato Uribe? Per soldi? O avevi paura che arrivassimo a te?”
“...!? Scherzi?! Certo non per soldi, anche se ne ha per finanziarmi dieci campagne elettorali... Diciamo che ho fatto un investimento: gli dovevo un piccolo favore ed ora lui me ne deve uno più grosso. Vedi, ad un certo livello i potenti si cercano e s'aiutano tra loro. Così va il mondo!... E poi il fallimento di questa missione mi tornerà molto utile, potrò sbarazzarmi immediatamente del tuo Colonnello ed il Centro sarà completamente mio. Ma dev'essere un fallimento totale! Sarà accusato d'aver mandato al massacro il suo agente più costoso, di non averlo protetto, di essersi limitato a filmare le tue scopate nel bordello per poi perderti... Ah, Uribe ti leverà poi la benda: quel guardone del tuo Colonnello si potrà godere la fine dell'agente Lucy e l'ultima inquadratura sarà quella dei denti dei piranha!”

“Ma sono stato scortese, non vuoi bere qualcosa?”
Lo osservo. Lo sa e si gode ogni mossa: va lentamente verso il bar, depone il suo mohito e prende un boccale già pieno. Annusa e fa una smorfia di disgusto. “È tiepido, alla temperatura giusta, l'ho fatto scongelare alla perfezione proprio per te!”
Mi viene incontro col boccale in mano. “Tu gradirai moltissimo!”
Mi guarda stupito. “...! Non sai cos'è? Non ci credo, ahahah!”
Mi fa annusare.
Occazzo!
“Forse non sai che sono socio di una catena di cliniche per la fertilità. Non sai quanto seme va sprecato!!... Ma una cagna come te non ne vuole sprecare nemmeno una goccia, vero? Bevi!” Mi sbatte il bordo del boccale contro i denti. “Non farmi incazzare, non ti conviene, bevi!”
Cazzo, vorrei poter dire che l'odore è da vomito, non mi sentirei così puttana. La prima boccata m'impasta la lingua ed il palato, è calda ed appiccicosa, la sento scorrere densa giù per la gola. Tiro un'altra boccata, mi sporco labbra e naso, mi cola sul mento, spingo giù a fatica. Mi ribello, tiro indietro la testa. Mi tappa il naso e me la fa colare nella bocca. Soffoco. Tossisco e starnutisco sborra.
Un mano nera con le unghie perfettamente laccate di rosso prende il boccale dalla mano del senatore. Raddrizzo la testa, è Dolores, la mia sadolesbica, vestita prada come all'aeroporto.
“Lascia a me.” gli dice.
Attende che mi riprenda. Va meglio, le dico agitando su e giù il capo, ma mi lacrimano gli occhi. Mi ripulisce il mento con una lunga leccata e mi mostra la lingua che è una cucchiaiata di sborra. Vuole baciarmi, socchiudo le labbra per un bacio immondo.
“Ecco, così! Non deve sprecare una goccia.” Approva il coglione.
E a 'sto porco con circoscrizione elettorale le mamme americane offrono i loro bambini da baciare? Nessuna di noi due gli dà retta.
Dolores mi mostra il boccale ancora mezzo pieno, sono una ottimista, posso farcela. Okay, okay, bevo con calma la mia tazzona di yogurt caldo fissandola negli occhi. La ninfofigona m'invidia: mi sottrae il boccale e mi caccia la lingua in gola. C'impastiamo e ci ripuliamo l'un l'altra.
Lo tiene alto sopra la mia testa e lo inclina lentamente: la sborra è densa, della migliore, e si raccoglie gonfiandosi sempre più sul bordo senza colare, ma poi si stacca in un blob e s'allunga in una bava spessa fino a depositarsi sulla lingua. La sento accumularsi lentamente in bocca e, quando rischia di colarmi dal labbro, inghiotto tutto in una volta.
Dolores mi dipinge il viso. Naso, mento e occhio sinistro, ora dal Centro non vedono davvero nulla, e poi mi limona come una cagna col muso nella ciotola.
Finito, ho bevuto tutto!
Ma la ninfolesbica non è soddisfatta, mi fa anche leccare il bordo del boccale ed i goccioloni all'esterno e col dito raccoglie la sborra incollata all'interno: attendo a bocca aperta da brava cagnetta, ad ogni passata si ripulisce il dito sulla lingua finché il bicchiere non è perfettamente pulito.
Il senatore è estasiato. “Drogala! La voglio io!”
“È già drogata.”
“No, questa puttana è pericolosa, tu non puoi sapere quanto! Drogala ancora, dev'essere uno straccio, e tirala giù. Ma non levarle mai la benda dall'occhio!”
Dolores sparisce un istante dietro me e riappare con una valigetta nera in mano. Cazzo, dovrà portare il completino prada in tintoria!
Con una calma bastarda la apre, sceglie con cura un flaconcino tra una decina di droghe diverse, scartoccia una siringa ed aspira i cc desiderati. Fa schizzare la siringa in aria e mi viene incontro. Ma è come se mi vedesse per la prima volta, ha un'espressione di disappunto.
Figa, il mio vestitino verde! È zuppo come al torneo femminile di lotta nella sborra!
La sadoprofessionista si mette la siringa di traverso tra i denti e con una forbice d'acciaio taglia il vestito dietro, la parte meno meno impiastricciata, dal solco delle chiappe in su fino al collo, e poi le spalle e le manichine. L'acciaio freddo sulla pelle è un brivido di sesso. Il vestitino tanto raccomandato dalla buonadonna cade ridotto peggio che uno straccio per pavimenti.
Una mano mi stringe l'avambraccio, l'ago mi penetra in vena. Sentito nulla!
La sadolesbica non resiste: mi carezza il seno nudo e mi trafigge con l'ago il capezzolo. Gli refalo una lacrima che mi lecca.
Il senatore scosta Dolores e mi si para davanti con tutta la sua autorità. “Non perdiamo altro tempo, ho l'aereo stanotte, tra... tra tredici ore.” Controlla sul rolex d'oro al polso. “Lasciamela e poi va' a chiamare Uribe, dobbiamo chiudere questa faccenda entro stasera.”
Coglione, non sai che nessuno può dar ordini alla sadolesbica? E non hai visto cosa t'ha versato nel mohito.


Il senatore ha fantasie da porno animati giapponesi, sono in ginocchio, mani legate dietro la schiena e seni schiacciati sul pavimento di marmo, ho un cazzo di tentacolo di gomma spinto nell'esofago e due mostri alieni che mi crescono in pancia.
Il senatore mi è seduto accanto, gambe incrociate e mohito poggiato a terra: mi tiene bloccato il tentacolo inello stomaco e pompa divertito i due plug di gomma, ora quello in figa, ora quello in culo, che mi s'ingrossano come due palloni da basket.
È la sua perversione, mi ribalta sulla schiena e mi bacia il pancino gonfio: le donne devono fare figli, è nel suo programma elettorale.
E pompa, pompa ancora porcaputtana! Mi pare d'esplodere. Ho in pancia due cuccioli di mostro.Okay okay, supplico il porco di smettere, grido strozzata dal tentacolo ed imploro con gli occhi bagnati.
“Abbiamo appena cominciato, Lucy, voglio sei gemelli.” Valuta con la mano la dimensione del pancione e beve un lungo sorso di mohito.
Stramazza su un fianco con un sorriso ebete stampato in faccia.

Alla cieca, usando le dita di mani e piedi, apro le valvole delle pompette. Uhhhh, mi sgonfio lentamente. Va meglio va meglio, ora sto solo da cani. Mi rigiro sulle ginocchia e vomito il dildo di sessanta centimetri insieme a mezzo litro di sborra.
Una pozzanghera bianca s'allarga sul pavimento nero, così lucido che mi ci specchio. Merda, sono un disastro!
Torno a respirare normalmente.
Un bip bip all'orecchio mi ricorda che sto facendo un buon lavoro. Sapessi cazzo sto facendo! Cerco di rialzarmi, non riesco, mi gira il mondo, e per poco non rotolo nella pozzanghera. Stronzo!, poi sono gli altri a dover ripulire.

Arriva la panteranera, bellissima e pericolosissima in bianco e nero. S'è cambiata: leggings mezzacoscia bianchi e top bianco che fasciano una vertigine nera. Cammina come chi ha il mondo ai propri piedi. Sposta con un piede il maiale addormentato e gli inietta qualcosa direttamente nella giugulare. Poi s'occupa di me: non mi slega e leva i plug a modo suo, strappandoli con due blop.
Fisso i dildi a terra, cazzo, sono davvero a forma di xenomorfi. No, non farò mai figli!
Dopo Dolores entrano tre giovani atleti latini, torace lucido e tatuaggi intriganti, sicuramente della squadra under21 di stupro sincronizzato.
Maccazzo!, deve finire sempre così?
scritto il
2024-07-03
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