Agente Lucy - 15 - Distrazioni pericolose

di
genere
pulp

Prima o poi devo chiederle dove li trova tutti questi manzi, questi tre sono davvero fantastici. Okay, il mio giudizio è appannato dopo quindici giorni di deprimenti clienti da bordello ma giuro, questi mi devastano dentro, hanno tutto per farmi far pace col mondo: belli, giovani, atletici, i muscoli giusti, i corpi forti ma sciolti, i tatuaggi giusti ed hanno ancora su i vestiti giusti, che è ancora più eccitante. Io ho sempre avuto un'insana passione per i maschi latini sotto i trenta e sopra i ventidue. Anni e centimetri.
“Non deve entrare nessuno.” Ordina la mia salvatrice e poi, rivolta a me “Andiamocene!, e non fare scene, puoi camminare.'
Okay, ha altri programmi per me, mi rialzo malferma ondeggiando sulle gambe, se perdo l'equilibrio con le mani legate dietro mi stampo la faccia sul marmo. “Dammi un minuto, ho sete.” Vado in qualche modo verso il mobile bar. I ragazzi stanno di guardia alla porta. Dolores, scocciata come chi ha una dannata fretta, mi apre un integratore e dopo un attimo d'esitazione mi dà da bere, da sola non posso certo.
Meglio molto meglio, c'è elettricità fra noi due.
Sul bancone ci sono allineati una decina di shottini già pronti per me, il senatore voleva proprio ubriacarmi di sborra. È una tentazione troppo forte per la mia ninfoamica, li fissa un istante e s'ingolla il primo. Deglutisce in estasi di fronte a me. Il secondo lo tiene in bocca e me lo passa con un bacio. Questo è amore!
“T'ho iniettato acqua distillata.”
“Lo so... grazie.” Ringrazio sincera.
Un altro shottino di sborra e me lo impasta in bocca. Vorrei poterla abbracciare, invece sono sempre nelle sue mani. “Devi riprenderti.” Mi versa direttamente in bocca tre shottini di seguito, non servono a un cazzo ma creano atmosfera. Siamo come due vecchie amiche che si raccontano le loro scopate al bar.
Mai bevuto tanta sborra, nemmeno ai tempi del liceo.
Se ne fa un altro lei.
Appoggia il bicchierino e “Ora siamo pari... tu m'hai salvata nel capanno.” trova finalmente la forza di dirmi.
Mi scappa da ridere.
Dolores solleva un sopracciglio interrogativo.
“Beh, devi ammetterlo!, eri ridicola nel fieno con pistola alla nuca e soldatino in culo!”
Mi guarda sprezzante. Mi annoda in vita lo straccio di vestitino verde, stringendo incazzata, e se ne va. Cazzo, mi ama!
No, io non l'amo, la adoro, sono follemente innamorata di quelle natiche da pantera nera, fasciate di bianco, muscolose ed incavate sui fianchi, che seguo ipnotizzata.
I bip nell'orecchio mi ricordano che forse ho una missione da portare a termine.
Posso camminare un cazzo, ho ancora in circolo la porcheria di stanotte. Mi gira la testa e fatico a stare in equilibrio, ma la seguo col passo sempre più sicuro sul pavimento a specchio di sale e saloni.
Questa villa è immensa e ad ogni porta c'è una guardia col mitra in spalla che pare non vederci. Passano due fighe stellari e devono far finta di non vederci? Sfigati, si masturberanno dopo, che vita del cazzo!
Arriviamo in quella che dev'essere l'armeria dell'esercito di Uribe, un lungo caveau con un bancone centrale e quaranta metri di armi appese alla parete. La lesbonarcos manda via le guardie con uno sguardo.
Sceglie veloce tra gli scaffali due Glock G27 ed una mitragliatrice alla schwazenegger. S'allaccia i cinturone e si lega le fondine alle cosce inguainate. Una figa extragalattica! La Convenzione Internazionale dovrebbe proibire leggings e top bianchi. Vorrei allacciargliele io le fondine, carezzarle le cosce e magari il monte di venere in rilievo, fun vero pacco che vorrebbero poter sfoggiare nelle mutande tanti maschietti ipo-attrezzati... e mammamia, poter lisciare con le dita la cucitura che affonda nella figa e separa le labbra!
Due bip all'orecchio mi richiamano all'ordine. Ecché sarà mai?! Che paura avete?, guardo soltanto e poi ho ancora le mani legate dietro la schiena. Distolgo gli occhi dalla figa e fisso i due capezzoli che forano il top. Anche i ragazzi stanno in silenzio.
“Che intenzioni hai?” Chiedo.
“È vero quello che ci ha detto il senatore?” Mi risponde con una domanda. La nazilesbica non si lascia interrogare.
“Non so che vi ha detto... ma è difficile credere ad un politico.”
“Che hai una telecamera invisibile nell'occhio.” Mi leva la benda.
“Sì, ma è nell'altro occhio... ed ho anche sensori quantici nell'orecchio che registrano tutto.”
Dolores capisce al volo. “... quindi il tuo obiettivo era quel porco.”
“Non solo.”
Sta meditando. “... hanno sentito e visto tutto, sei piuù cagna di quel che pensavo.”
“Eddillo che mi ami!”
“No, con Uribe non posso aiutarti.” Inserisce i caricatori nelle pistole.
“Dimmi dov'è.”
“Perdi tempo. Uribe è già finito, lo uccideranno prima o poi. Non può più uscire da questa cazzo di fortezza. Gli sta crollando il mondo addosso e non gli interessa più nulla, è impazzito!”
Uribe un pazzo?! Chi l'avrebbe mai detto? Ma Dolores è dilaniata dal senso del dovere. “Ormai vede e s'inventa traditori ovunque e li dà in pasto a leopardi e coccodrilli... Io non lo tradisco di certo, ma me ne vado!...”
Spinge le due Glock27 nelle fondine e con due pacche simultanee ai fianchi chiude le sicure. Whowww. M'ha uccisa!
“Sì, è ora di cambiare aria!” Dice a sé stessa. “... in questo momento sentono quel che dico?”
“Sì, e ti vedono anche.“
S'appoggia mani e natiche allo spigolo del bancone ed allunga le gambe. “E tu senti loro? Potete parlarvi?”
“No, non possono parlarmi ma mi mandano segnali.”
“Ho un patto da proporvi.”
“Dimmi.”
“Okay...” Apre un cassetto e digita su un tastierino. “ 20,7,1810”
Dietro di me si apre una porta blindata perfettamente celata. “Facile da ricordare, è il giorno dell'Indipendenza... Questo tunnel ti porta fuori. A parte Uribe, pochi qui in villa ne conoscono l'esistenza e nessuno sa dove arriva. Sono due chilometri fino ad un garage dove ci sono auto sempre pronte... e puoi chiudertelo alle spalle, basta schiacciare questo.” Mi mostra un pulsante dietro la porta d'acciaio.
Okay, ma ci sta offrendo davvero pochino!
“... A voi interessa il senatore, Okay, per me non è un problema portarlo fuori di qui e caricarlo sul jet privato di Uribe. Ve lo scarico dove preferite.”
È ancora troppo poco.
“No Uribe non ve lo consegno... ma posso dare l'allarme, dire che i Santos vogliono prendere d'assalto la villa, ed ordinare alle guardie d'appostarsi sui muri di cinta. Avresti la villa quasi deserta per almeno un'ora, un tempo sufficiente per fare quel che devi fare...” Richiude il tunnel, la porta torna invisibile. “Voglio un salvacondotto! La garanzia di non venir perseguita o condannata per alcun motivo... Mi pare una proposta equa.”
Sorrido. Sono legata, nuda e disarmata, una situazione non troppo paritaria! “Intanto slegami.”
“Sei troppo eccitante legata.” Sorride e non mi slega.
Stronza! Traffico un poco coi gomiti dietro la schiena e le consegno le manette. La prima cosa che faccio con le mani libere e lisciarle l'interno coscia.
“L'ho sempre saputo che ne eri capace... Non ti sei mai liberata prima perché sei una cagna masochista.”
Chiudo la mano a coppa e la premo sotto la figa “Balle, non è vero!!”
“Cosa non è vero?” Mi carezza il seno.
Allungo il collo per sfiorarle le labbra, le punte delle lingue s'incontrano con una scossa che mi fa inciampare il cuore. “No, non lo sapevi, tu non hai mai capito chi sono... e se non vi avvisava il senatore...”
“Ti sbagli di grosso, piccola! Ho capito che non eri una semplice pigliacazzi quando hai fatto saltare la mano a quel coglione.”
“Questa poi!!! Ma se non hai nemmeno capito cos'è successo!” Mi struscio addosso. “A me puoi dirlo che godevi essere inculata mentre ti guardavo.”
“Cosa??? Sei tu la vacca esibizionista! Godi a farti riprendere dai tuoi...”
Una serie di bip c'interrompono. “Aspetta!”
“Cosa dicono? Accettano?”
M'arriva un bip bip di conferma. “Sì, okay.” Le dico.
“Posso fidarmi?”
“Del Colonnello assolutamente sì!, è il più stronzo che conosca.”
“Bene...”
“Sì, ma fammi capire: se tu non sei esibizionista, perché la prima cosa che ho visto dopo esser affogata sono state le chiappe di Tuttostanco che ti chiavava sul mio divano?”
“Tuttostanco?”
“Ma sì, quel torello stanco che si porta in giro dieci chili di mazza.”
“Tu sei tutta scema!”

“Okay, dammi venti minuti ed hai la villa tutta per te.”
“È un addio?”
“Non fare la tragica.”
“Quindi non mi saluti?”
Mi carezza la guancia e il bacio è bellissimo, ma... “No!, non sei tu. Non voglio ricordarti così!” Le dico.
M'afferra i capelli della fronte e mi piega sul tavolo. Sbatto il muso contro la mitragliatrice, mi blocca il collo con una mano, sento l'acciaio freddo contro la figa. “Spera di non rincontrarmi mai più, Lucy.”
Ha detto il mio nome! Mi ama!! Spinge la Glock, cazzo il mirino fa male!, m'allargo con le dita, dà una spinta bastarda ed ho una pistola carica in figa. Preme da volerci entrare con impugnatura e tutta la mano. Non mi fa un ditalino, ruota il polso rigirando la canna squadrata che mi scava la figa.
Sono bocconi persa sul bancone, il cervello in tilt e la imploro di violentarmi anche in culo con l'altra Glock, ma non appena sento il metallo premere contro il buchetto non resisto più e squirto come un gavettone di Ferragosto.
“Anche tu, Dolores! Mi tradisci anche tu!”
È la voce di Uribe, cazzo! Non l'ho più dimenticata.
È qui.
È alla porta con indosso il costume di Obi-Wan Kenobi con tanto di cappuccio da frate calato sugli occhi. Non scoppio a ridere solo perché ha in braccio un lanciafiamme.
E s'è portato dietro la Cavalleria Jedi, c'è ben poco da fare.
Una serie di bip bip mi martellano in testa. Hanno ragione d'incazzarsi, ho mandato tutto a puttane.
scritto il
2024-07-04
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