Racconti libertini 7

di
genere
dominazione

Lo zio appoggiò il fallo di gomma all’ingresso della vulva della donna che, nonostante il dolore, era bagnata. Dalla paura aveva anche urinato e se ne sentiva nell’aria l’odore.
Il fallo aveva una circonferenza che il pollice e l’indice dello zio non riuscivano a toccarsi.
Strusciò il pene di caucciù e senza alcuna pietà iniziò ad infilarlo dentro il sesso della donna.
Caterina lanciò un urlo di dolore che assomigliava a quello che fanno i maiali quando cercano di scannarli.
Lo zio continuò senza sosta ad inserire centimetro dopo centimetro la mazza gommata incurante delle grida della donna.
Ginevra era come ipnotizzata per ciò a cui stava assistendo.
Il desiderio di toccarsi era sempre più forte.
In fondo alla sala vide Paolo e gli fece un cenno del capo per farlo avvicinare.
Il ragazzo arrossì vistosamente e Ginevra si accorse che teneva la mano ad una giovane cameriera.
Era una bella ragazza bionda con un seno piccolo ma all’apparenza ben tornito, ma quello che più attirava l’attenzione di Ginevra era la bocca carnosa con due labbra rosse come il fuoco.
L’idea che quella bocca fosse capace di dare piacere le fece provare un brivido in mezzo alle cosce.
Ginevra ritornò con lo sguardo a Caterina che aveva nel frattempo smesso di urlare per il dolore e aveva preso a gemere per il piacere.
Lo zio non volendo darle una tale soddisfazione, tirò fuori l’enorme membro di gomma e senza alcuna attenzione lo appoggiò alla fessura anale della serva.
Caterina avendo compreso quello che l’aspettava, smise di gemere e si rassegnò a ricevere la nuova punizione.
Il fallo di gomma pur fradicio di umori fece fatica a profanare l’ano della donna, ma lo zio non ebbe alcuna pietà. Spinse centimetro dopo centimetro oltre metà dell’arnese nell’intestino della donna che adesso urlava per il dolore.
La tortura proseguì finché Caterina non svenne.
Allora lo zio interruppe la penetrazione ma non estrasse il pene di gomma. Le pareti anali della serva pulsavano stingendo il membro come a volerlo trattenere dentro.
Una secchiata d’acqua gelida fu gettata sul capo della donna che rinvenne ricominciando ad urlare.
Ad un cenno dello zio quattro servitori slegarono la donna, la girarono a pancia in su e la legarono nuovamente.
Il fallo di gomma era ancora dentro la donna.
Iniziò l’ultima parte del castigo.
Uno alla volta tutti i servi inserirono il loro fallo nel sesso della donna che a causa della grossa presenza nell’orifizio anale era ritornato stretto.
Ognuno dei servi nel momento del l’orgasmo lasciavano dentro il proprio seme.
Per ultimo anche Paolo inserì il suo pene dentro Caterina che ormai priva di forze restava inerme alle spinte del giovane.
L’orgasmo delle giovani pose fine alle torture e dopo aver estratto il fallo di gomma dall’ano della donna i servi la slegarono e la misero in piedi, ma le gambe della donna cedettero per la fatica.
Mentre la donna restava a terra quasi svenuta, la zia si avvicinò e sollevatasi la gonna iniziò a pisciarle addosso.
Ginevra e poi le altre serve la imitarono e Caterina si ritrovò fradicia di urina dalla cima dei capelli ai piedi.
Anche la giovane serva che teneva la mano a Paolo si avvicinò a Caterina e Ginevra poté ammirare il biondo pube della ragazza che spruzzava la sua pioggia dorata direttamente nella bocca della serva.
Continua
scritto il
2024-07-02
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