Ipnosi Quarto episodio

di
genere
dominazione

Daniel passeggiava avanti e indietro nervosamente. Erano anni che attendeva
quel momento e, nell'attesa, non poteva far altro che pensare a sua moglie, la
donna con l'animo più dolce e sensibile che avesse mai incontrato, ma anche
quella dotata di una forza veramente non comune e di un'abilità nelle varie
arti marziali che lei praticava, difficilmente riscontrabile anche nei campioni
più affermati. La conosceva da sempre. Tutti si conoscevano in quel
quartiere, in quel contesto dove entrambi erano nati e cresciuti, ma le aveva parlato per la prima volta quando lei aveva poco meno di diciotto anni. Daniel aveva cinque anni di più e aveva appena terminato l'università, ma pur essendo brillante e intelligente aveva sempre studiato un po' contro voglia e dopo la laurea, per lui non si erano aperte le porte del mondo lavorativo ad alti livelli. Tanto valeva mettersi a lavorare nella concessionaria di auto di suo padre. Un lavoro che rendeva bene e che lui, tutto sommato, non disprezzava affatto. Ebbe modo di parlarci proprio a causa del suo lavoro, quando Rebecca si presentò nella sua concessionaria con in tasca pochi soldi alla ricerca di una macchina usata. La morte di suo padre, avvenuta tre anni prima, aveva messo in gravi difficoltà economiche sia la ragazza che sua madre e lei, al compimento dei sedici anni, non aveva avuto i soldi necessari per comprarsi la macchina come tutti i coetanei, ma si era data da fare, facendo piccoli lavoretti e raggranellando quella sommetta, pur continuando a frequentare il liceo con ottimi risultati e naturalmente senza abbandonare la palestra. Daniel sapeva perfettamente che Rebecca, con quelle sue gambe lunghissime, quel corpo sinuoso, il viso dolce e lo sguardo tenero, aveva fatto innamorare tutti i ragazzi del quartiere, anche se poi qualcuno se la dava a gambe levate quando veniva a conoscenza che lei era una campionessa di arti marziali a livello mondiale malgrado la sua giovanissima età, una ragazza in grado di sconfiggere con estrema disinvoltura qualsiasi maschio del quartiere.
Malgrado quel faccino delizioso, all'inizio Daniel credeva che quella ragazza,
come tutte le ragazze belle, fosse altezzosa, scambiando la timidezza per
antipatia, ma quando ebbe modo di parlarci per venderle la macchina, tutto
cambiò Si rese immediatamente conto che era completa. Era intelligente,
dotata di una sensibilità fuori dal comune, una ragazza che gli faceva battere il cuore vorticosamente solo al pensiero di incontrarla. Si fece coraggio e, con la scusa di farle vedere come si guidava l'auto che le stava vendendo, riuscì a
strapparle un appuntamento. Sapeva certamente di non essere alla sua altezza ma
voleva tentare. Non che avesse un brutto aspetto Daniel Goldring. Aveva
addirittura un certo fascino con le ragazze. Di corporatura media, raggiungeva
il metro e 78 di altezza, leggermente più basso quindi di Rebecca, un fisico
atletico e un viso maschio con capelli ricci castani che aveva sempre portato
cortissimi, ma senz'altro lei aveva una bellezza di tutt'altro livello.

Malgrado questa apparente ed enorme differenza di fascino, si rese conto ben presto che anche Rebecca sembrava provare qualcosa d’importante per lui. Uscirono per alcuni giorni e alla fine ci fu il primo bacio che lo fece diventare il ragazzo più invidiato ma anche il piu' chiacchierato del quartiere. Stare insieme a Rebecca era strano. Da una parte appunto l'invidia di tutti gli altri ragazzi per essersi accaparrata la ragazza considerata di gran lunga la più bella del quartiere ma dall'altra i sorrisini ironici di tutti coloro che erano a conoscenza delle attitudini atletiche della ragazza.
Eppure, c'era qualcosa che attirava Daniel anche e soprattutto per quella strana situazione. Non se ne rese conto immediatamente di cosa fosse, ma ogni volta che la vedeva allenarsi, ogni volta che vedeva con quale facilità riuscisse a sconfiggere ragazzi anche molto più grossi di lei, quando la vedeva sollevare pesi che lui riusciva a malapena a spostare, la tonicita' e la forza fisica che emanava il suo corpo, qualcosa si smuoveva dentro di lui. Per alcuni anni comunque, scambiò quei suoi desideri per semplice ammirazione nei confronti della sua donna, senza capire che invece era attratto proprio da quelle caratteristiche, oltre che naturalmente dalla sua bellezza e da tutte le altre virtù che Rebecca possedeva a iosa. Si stava accorgendo anche di voler qualcos’altro da Rebecca. Non fu facile mettere a fuoco quelle sensazioni ma giorno dopo giorno riuscì finalmente a fare chiarezza dentro se stesso. Lo eccitavano le qualita’ atletiche che la giovane donna possedeva e si scoprì a pensare che gli sarebbe piaciuto che Rebecca provasse su di lui la sua straordinaria abilità. Come? Non era un esperto ma fantasticava su eventuali lotte dopo le quali lei, naturalmente vincitrice, si fosse imposta anche da un punto di vista psicologico su di lui. Insomma, aveva scoperto che avrebbe amato farsi dominare dalla sua ragazza. Dopo il matrimonio, la situazione cambiò relativamente e anzi, i suoi desideri aumentarono gradualmente. Immaginava di sentirsi nelle mani della sua Rebecca, provare sulla sua pelle la sensazione di sentirsi inferiore alla sua donna, magari di obbedirle, di provare cosa significasse avere accanto una ragazza molto più forte di lui che gli facesse pesare questa superiorità con un atteggiamento dominante. Non glie lo aveva mai chiesto apertamente, aveva timore della sua reazione, aveva soprattutto paura che lei lo potesse considerare un pervertito, un uomo che si eccita per cose sbagliate, ma non riusciva ad evitare di guardarla a volte di nascosto, quando lei dava sfoggio della sua straordinaria forza sollevando con facilità oggetti che lui faticava invece a portare. Stava diventando per lui una fissazione, una mania. Sempre osservandola di nascosto mentre si allenava, Daniel si rese conto che si eccitava sessualmente e un giorno in cui lei spezzò con facilità alcune tavolette di legno, eiaculò addirittura nei suoi pantaloni, incapace di resistere a quella che, secondo la sua visione, era una scena maestosa ed estremamente sensuale. Naturalmente, Rebecca era inconsapevole che suo marito la stesse ammirando di nascosto in quanto lei si sarebbe guardata bene dal mettersi in mostra volutamente in quel modo davanti ai suoi occhi ma per Daniel quella era la definitiva prova di ciò che provava. Doveva assolutamente trovare un modo per ottenere ciò che desiderava. All’inizio, aveva anche provato a metterla sullo scherzo, sul gioco. Niente! Rebecca o Becca come lui amava chiamarla, non raccoglieva le sue provocazioni, si scherniva ed evitava qualsiasi gioco che potesse concludersi con una lotta. Lei era una mogliettina deliziosa, sempre pronta ad esaudire ogni suo desiderio, sempre pronta ad accudirlo. Poteva essere considerata davvero una moglie perfetta. O quasi. Daniel sapeva che c’era almeno un grosso difetto in Rebecca. Uno solo ma piuttosto consistente, almeno per lui: la sua enorme pudicità, quella vergogna che lui aveva scambiato anni prima per superbia e, di conseguenza, un sesso forse troppo elementare per soddisfarlo completamente. Ormai era certo che voleva anche qualcos’altro da sua moglie, partendo dal sesso ma arrivando a quegli altri strani desideri. Non voleva soddisfare quei desideri con qualcun’altra, lui li voleva dalla donna che amava più di ogni altra cosa al mondo. Doveva provare, doveva capire e fra poco tutto sarebbe stato più chiaro per lui.

Rebecca Goldring uscì dallo studio del dottor Weiss confusa come non lo era
mai stata in vita sua. Dio che vergogna! Si era addormentata come un sasso di
fronte a un cliente e ancora in quel momento, aveva un forte mal di testa.
Addirittura riusciva a ricordare con fatica quello che era accaduto anche
prima di chiudere gli occhi per quei pochi secondi. Ricordava la faccia dello
psicologo, ma se la ricordava quasi deformata, rammentava qualcosa, lui che le
parlava con una voce strana, ma niente altro. Scese in strada e assaporò
l'aria fresca respirando a pieni polmoni. Era rientrata in possesso di tutte
le sue funzioni mentali, ma continuava a sentirsi strana, con una voglia quasi
palpabile di scappare da quel posto e non tornarci mai più, anche se aveva
dato un appuntamento a quell'uomo fra una settimana e sentiva che non poteva
rinunciarci per niente al mondo. Si diresse nel punto dove aveva parcheggiato
la sua auto e vi montò. Forse quella settimana di riposo con suo marito ci
voleva proprio per disintossicarsi dal lavoro e per ritornare più pimpante
che mai. La valigia era già pronta nel portabagagli e doveva solo mettersi al
volante. Ma intanto doveva farsi diversi chilometri in macchina da sola e la
cosa non le andava per niente. Non capiva per quale motivo Daniel aveva voluto
andare fin dal mattino nella casa al mare senza attenderla. Sarebbe arrivata
di sera e lui sapeva che lei non amava guidare col buio. Sentiva che stavolta
ci avrebbe fatto una bella discussione. Non era sua abitudine cercare la lite
e spesso era proprio lei che la evitava, ma questa volta non avrebbe avuto
remore. Sorrise. In fondo, poi sarebbe stato più bello fare la pace.

Daniel Goldring guardò di nuovo l'orologio. Il dottor Weiss gli aveva
telefonato alle cinque di pomeriggio avvertendolo che tutto era andato per il
verso giusto e ora erano trascorse già due ore. Ce ne voleva non più di una
e mezza per arrivare fino alla casa al mare ma Rebecca ancora non si vedeva.
Le aveva telefonato mezz'ora prima e lei aveva detto che mancavano dieci
minuti. Ma sua moglie guidava abitualmente con prudenza e gli ultimi
chilometri erano abbastanza tortuosi. Aveva timore che l'ipnosi a cui era
stata sottomessa, le potesse far perdere di lucidità durante la guida ed era
abbastanza preoccupato. Si affacciò alla finestra in tempo per vedere le luci
dell'auto di Rebecca illuminare gli ultimi metri e il cuore gli balzò in
gola. Come si sarebbe dovuto comportare? Aveva pensato centinaia di volte a
quel momento e aveva deciso di essere solo un po' più duro del solito, nella
speranza di smuovere sua moglie e nel farla comportare secondo i suoi
desideri, come tra l'altro gli aveva consigliato lo stesso dottor Weiss e ora
doveva mettere in atto i suoi programmi. Non sapeva quali potessero essere le
sue reazioni e avrebbe potuto scoprirle solo vivendo insieme a lei quella
settimana. Andò alla porta, l'aprì e attese che Rebecca facesse il suo
ingresso. Era stanca sua moglie, ma non aveva perso niente della sua bellezza.
Posò la sua valigia in terra e gli si avvicinò per il rituale bacetto che
lui pero' ricambiò con sufficienza

" Ti sembra questa l'ora di venire? Mi hai fatto star preoccupato e ho pure
una fame da lupo" Rebecca osservò il marito come se lo guardasse per la prima
volta. Perché si rivolgeva a lei in quel modo autoritario?

Ma questa volta non aveva voglia di chinare il capo. Non era giusto

" E a te sembra questo il modo di accogliere tua moglie? Se avevi tanta fame
potevi metterti ai fornelli tu. Per una volta non ti avrebbe fatto male. Anzi,
sai cosa ti dico? Che non ho voglia di mettermi a cucinare. Sono stanca. Mi
vado a fare una doccia e poi mi porti a cena fuori. E' tanto tempo che volevi
fare una cenetta con me ed è giunto il momento" Rebecca posò la sua borsa
sul tavolino e riprese la valigia in mano e si diresse nella camera da letto,
aprì la valigia e prese degli indumenti intimi puliti dirigendosi poi verso
il bagno.

Daniel Goldring sentiva l'acqua scorrere mentre si aggiustava la cravatta
davanti allo specchio. Era un po' deluso. Si aspettava una reazione
decisamente più appropriata al suo comportamento da parte di sua moglie che
invece aveva reagito come avrebbe fatto qualsiasi donna nelle sue condizioni.
Soltanto un po' diverso rispetto alle sue abitudini ma niente di eclatante.
Già pregustava sua moglie che si arrabbiava di brutto e che magari lo avrebbe
obbligato a prepararla lui la cena. Chissà se il dottor Weiss le aveva detto
veramente tutto ciò che lui voleva. Su questo era stato chiaro, ma cominciava
ad avere timore che sua moglie non potesse cambiare nel modo in cui lui si
auspicava nemmeno sotto ipnosi. Forse nemmeno sotto tortura.

Rebecca uscì dal bagno indossando un delizioso accappatoio rosa e poi
rovistò nella valigia alla ricerca di qualcosa di decente da indossare. Aveva
portato diversi indumenti ma non riusciva a trovare niente che facesse al caso
suo. Possibile che il suo guardaroba fosse così classico e adatto ad una
donna di almeno vent'anni di più? E possibile che fino a quel momento aveva
pensato che dovesse vestirsi sempre in quel modo? Andò davanti allo specchio
e fece scivolare l'accappatoio sotto lo sguardo di Daniel. Il suo corpo era
stratosferico, malgrado quel completino intimo color carne non lo valorizzasse
per niente. La mutandina era troppo alta e il reggiseno sembrava uscito dal
cassetto di sua nonna mentre lei avrebbe dovuto mettere in evidenza il suo
seno che era uno dei pezzi pregiati del suo fisico, sodo, pieno, decisamente
bello sotto ogni punto di vista. Anche le gambe che invece lei nascondeva
sistematicamente, dovevano prendere più luce, doveva mostrarle, magari con
decenza, ma erano troppo belle per nasconderle quasi del tutto. Ma intanto,
rimaneva il dilemma. Cosa indossare per quella sera? Malgrado quel piccolo
alterco con suo marito, aveva ancora intenzione di trascorrere dei momenti
piacevoli con lui e quale miglior modo di iniziare quella piccola vacanza se
non con un pizzico di seduzione? Si sentiva stranamente eccitata al pensiero
di Daniel che la guardava e quando si accorse che lui era nella stanza intento
ad osservarla pieno di interesse, non si vergognò affatto, come era nelle sue
abitudini, ma trovo' invece quella sensazione piuttosto piacevole. Senza dir
nulla, ma sorridendo compiaciuta, tornò di nuovo davanti al letto dove c'era
ancora la sua valigia aperta. C'era sempre quel vestitino che proprio Daniel
le aveva regalato all'inizio della stagione, quell'abitino di maglia color
cobalto che lei non aveva ancora mai indossato. C'era ancora il cartellino
della marca. Lo tirò fuori, lo indossò e quindi ritornò di nuovo davanti
allo specchio. Le stava un incanto. Forse un po' troppo aderente e corto per i
suoi gusti, ma non poté fare a meno di constatare come le delineasse il corpo
in maniera sensuale. Sembrava fatto su misura per lei, una donna alta e senza
un filo di pancia. Pensò anche che fosse un peccato che si era in pieno
inverno e fosse costretta a nascondere la scollatura con un cappottino. Ma al
ristorante se lo sarebbe tolto e allora tutti gli sguardi sarebbero stati per
lei. Ma cosa stava pensando? Come mai aveva improvvisamente quei desideri? E'
vero, si sentiva strana, aveva pensieri che mai aveva avuto nella sua vita, ma
in fondo, cosa c'era di male?

Per commenti, scrivete a
davidmuscolo@tiscali.it
scritto il
2024-07-24
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