Il diario di una puttana: giorno 1

di
genere
gay

È passato un po’ di tempo dall’ultima volta che scrissi qui. Molte cose sono cambiate: già avevo scritto della fine della mia relazione col tecnico della caldaia e l’inizio della mia relazione col fratello; il tempo è trascorso e mi sono mollato pure con lui. Dopo quest’esperienza sono stato con altri ragazzi senza mai affrontare una relazione seriamente. Ieri però è successa una cosa che sono sicuro mi abbia cambiato: a partire da ieri ufficialmente, all’età di diciotto anni, inizia la mia cariera nella prostituzione.
Ieri sera era tardi, avevo finito il mio solito allenamento di nuoto serale che mi stancò più del normale. Dovevo percorrere una strada abbastanza buia che attraversava dei campi per tornare a casa ma le gambe mi cedevano per la fatica e la stanchezza. Trovavo molta difficoltà a camminare perciò presi l’assurda decisione di fare auto-stop: sapevo che poteva essere rischioso, anche perché ero vestito con indumenti abbastanza femminili, una t-shirt scollata che lasciava leggermente intravvedere l’addome e dei pantaloncini corti attillati da pallavolo.
Si ferma una macchina, il conducente abbassa il finestrino e mi dice di salire, feci segno per ringraziarlo e salii.
“Dove andiamo?” mi chiese.
“A casa mia, ti dico io la strada.” Risposi.
Iniziammo ad avviarci indicandogli il percorso.
Continuammo e arrivammo ad una rotonda, gli dissi di prendere un’uscita in particolare ma come se non mi avesse minimamente ascoltato ne prese un’altra.
“Casa mia è da quella parte.”
“Conosco un posto più appartato.”
Ero pietrificato dalla paura, non riuscivo a proferire parola, chissà cosa mi avrebbe fatto.
Arrivammo in un parcheggio buio e completamente isolato, ci fermammo e in quel momento mi chiese: “Quanto vuoi?”
Sorpreso risposi “Come scusa?”
“Quanto vuoi?” ancora con tono deciso.
“Tu credi che io sia…una prostituta?”
“Beh, cos’altro dovresti essere scusa, che chiedi alle auto di fermarsi.”
Non sapevo cosa rispondere, poi “Non sono una prostituta, avevo bisogno di un passaggio per andare a casa, stavo facendo auto-stop”
“Ah, capisco.”
Ci fu un attimo di silenzio poi continuò: “Te sei gay, immagino.”
“Beh…sì, non si vede?”
“D’accordo” estrasse il portafoglio e prese 100 euro sventolandomeli in faccia. “Rinunci però a questi, vuoi davvero lasciarli andare?”
Mi morsi il labbro, la tentazione era molta. Allungai una mano come per prenderli “Ok, ma facciamo una cosa veloce.” Presi i soldi e li misi nella mia borsa della piscina.
Sentivo che armeggiava con i pantaloni e non feci in tempo a voltarmi che mi prese la testa portandomela verso il suo cazzo infilandomelo in bocca. Continuai a spompinarlo finché non mi venne in bocca, ingoiai tutto.
Aprì la portiera “Usciamo, dai.”
Uscii anche io e ci mettemmo davanti alla macchina, mi piegò a novanta facendomi appoggiare la faccia sul cofano. Si abbassò i pantaloni e le mutande fino ai piedi e abbassò i miei pantaloncini fino alle caviglie e le mutandine circa verso le ginocchia mettendo in bella vista il mio e le mie gambe lisci e aperti. Mi sputò sul buchino, ci infilò due dita e puntò la cappella indiziando a infilarla lentamente e una volta che questa era completamente dentro mi infilò tutta l’asta di scatto iniziandomi a inculare con molta forza.
I miei gemiti e il clap clap che si formava riecheggiava nel parcheggio vuoto e buio.
“Oh sì…continua…sbattimi più forte…mmm…”
In risposta mi sculacciava e mi sbatteva più forte.
“Sto per venire!” disse
“Vieni dentro…dentro!”
Lui venne dentro e appena sentii il suo caldo sperma riempirmi la pancia venni anche io. Mi alzò e mi face sedere sul cofano, quindi mi baciò “Che bravo ragazzo sei stato.”
Risalimmo in macchina e mi portò finalmente a casa. Entrai e vidi i miei che mi stavano aspettando, corsi subito in bagno sentendo che tutto lo sperma di quell’uomo stava uscendo e macchiando le mie mutandine.
Mentre ero in bagno aprii la borsa e presi i soldi che mi aveva dato, li guardai intensamente e finii per pensare: “Devo rifarlo!”
scritto il
2024-08-18
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