Il sogno proibito delle ragazze cattive
di
Claire1980
genere
tradimenti
Massimo non aveva molta voglia di fare l’amore, diceva spesso che era troppo stanco e quando finalmente riusciva a soddisfarmi, potevo poi scordarmelo per almeno una settimana, il che non si adattava a come era la nostra relazione all'inizio, dove potevamo facilmente farlo più volte alla settimana…, che dico… al giorno!
Pensavo spesso a Marco. Il nostro sesso mi faceva impazzire. Anche se le nostre differenze caratteriali avevano ben presto rovinato la nostra relazione. Tutte le volte che facevamo la pace finivamo a letto, dove i nostri coiti erano delle brutali battaglie: lui sfogava la sua rabbia su di me e io godevo facendomi usare; era un modo come un altro per attutire i miei sensi di colpa da ragazza snob di buona famiglia finita suo malgrado con un rozzo operaio ludopatico.
Eravamo rimasti in contatto. Marco era ancora single, e ogni tanto mi mandava qualche messaggio in cui mi raccontava di sé, e finiva spesso col dirmi quanto gli mancassero le nostre folli scopate.
Una notte in cui, insonne e insoddisfatta, non riuscivo a dormire a causa del russare di Massimo, presi il telefonino dal comodino e scrissi a Marco che, nonostante tutto, il nostro sesso bollente mancava anche a me.
Ricominciammo così a scriverci di nascosto. Marco mi suggerì di “inventare” una delle solite conferenze che la casa editrice per cui lavoravo organizzava nei vari festival di settore. Non mi fidavo a incontralo a casa sua: troppo centrale e con una portinaia da romanzo, di quelle senza nessuna discrezione, che pur di spettegolare ti raccontava dei problemi intestinali del signor Brambilla, quello del sesto piano...
A prenotare l’albergo fuori città ci avrebbe pensato lui, ma, come sempre, Marco aveva problemi di soldi, e mi girò l’iban dove poter fare il versamento.
Arrivò così il giorno della partenza, salutai Massimo con un bacio - il classico bacio di Giuda, di quanti ne è piena la letteratura? - e me ne andai. Dopo aver guidato fino all’albergo appena fuori Milano parcheggiai e mi diressi alla reception.
Appena entrata vidi Marco che si alzava da una poltrona della hall e mi veniva incontro, dove ci salutammo con un vero abbraccio. Negli ultimi giorni i nostri messaggi si erano fatti bollenti, tutto un “Non vedo l’ora di succhiartelo”, “Ti consumerò la figa”, “Avrai il ricordo più bello della tua vita”, “Non riuscirai a camminare per due giorni”. Avrei voluto baciarlo già lì, nella sala della reception, ma trattieniti Chiara, cazzo, sei pur sempre una signora sposata, dissi dentro di me.
Dopo aver fatto il check-in salimmo nella nostra camera e disfacemmo i bagagli, Ci saremmo dati del tempo per rinfrescarci e prepararci adeguatamente: di lì a un’ora avevamo prenotato la cena al ristorante dell’hotel, per le nostre intenzioni trasgressive avevamo a disposizione tutta la notte.
“Vorrei che fingessi ancora per una sera, per questa sera, di essere la mia ragazza,” mi disse Marco. Avevo molte cose da farmi perdonare, lui mi accusava spesso di classismo, a causa della mia provenienza sociale si era sempre sentito inferiore, e io ne approfittavo umiliandolo in pubblico e trattandolo come uno zerbino, senza degnarmi nemmeno di chiedergli scusa quando sparivo per due giorni senza dirgli dove andavo.
Uscimmo dalla stanza e scendemmo al ristorante. Una volta seduti al nostro tavolo sembrò che il tempo tra di noi non fosse passato. Era soprattutto lui a parlare, dei suo progetti squinternati che finivano sempre male, della sua storica mancanza di denaro, delle sue difficoltà a far durare un rapporto di coppia. Così come era bravo a portarsi le donne a letto, era altrettanto bravo a farsi lasciare per i suoi scatti d’ira di fronte alle prime incomprensioni.
Allo stesso tempo Marco era anche un romantico: mi versava da bere ogni volta che il bicchiere era vuoto e mi riempiva di complimenti. Più mi guardava, più il suo sguardo diventava intenso, avevo la netta sensazione che mi stesse spogliando con gli occhi.
Ad un certo punto della cena dovetti andare in bagno. Uscendo dalla sala ristorante vidi un uomo ed ebbi un tuffo al cuore per lo shock. Era Samuele! Un amico di mio marito Massimo! Ma non un amico qualsiasi: uno di quelli del gruppetto che ogni due settimane si ritrovavano nel nostro salotto per le loro “serate Champions League”.
Mi precipitai in bagno. Ma con tutti gli alberghi che ci sono nell’hinterland di Milano, quante possibilità avevo di incontrare qualcuno che mi conoscesse? Ma che cazzo di sfiga era questa?
Se Samuele mi avesse vista non sapevo cosa sarebbe successo. Lo avrebbe senza dubbio detto a Massimo, con conseguenze che non osavo immaginare. Samuele è un viscidone che mi aveva sempre guardata con occhi da allupato, e durante una delle serate a casa nostra, con la scusa di venire in cucina a prendere le birre, dove mi “ritiravo” a leggere mentre loro guardavano le partite, mi aveva perfino sfiorato il braccio dicendomi che ero troppo sexy per uno come mio marito. “Se tu fossi mia, ti mostrerei come un uomo fa godere la sua donna”. In altre parole... Samuele moriva dalla voglia di infilarsi nelle mie mutande.
Quando ebbi finito in bagno, mi affacciai con circospezione dalla porta cercandolo con gli occhi... e me lo trovai proprio davanti, Mi aveva riconosciuta e mi aveva aspettata fuori!
“Chiara, ma che sorpresa!”, mi disse.
“Ciao Samuele”, risposi timida.
“Che ci fai qui?”
“Sono qui per una conferenza”
“Mmmmmm. E hai una stanza qui in albergo?”
“Sì. Sai, domattina cominciamo molto presto e ho preferito prenotare qui.”
“Non ho visto nessun cartello che annunciasse la conferenza…”, disse, viscido.
”…”
“Bene! Allora possiamo condividere il dolce!”
“Non possiamo, Samuele. Massimo avrebbe senz’altro qualcosa da ridire.”
“Ma noi mica glielo diciamo. Massimo non saprà niente, te lo prometto”, disse facendomi l’occhiolino.
“In realtà sono a cena con un collega che conosce mio marito.”
“Dai Chiara, in nome della nostra amicizia. Adesso che ti ho visto non ti libererai facilmente di me”, sorrise marpione.
"Ok, unisciti a noi solo per il dolce. Ma mi raccomando Samuele, nessun accenno a Massimo col mio collega!”
Siamo andati da Marco, li ho presentati e dopo essersi stretti la mano gli occhi che mi spogliavano erano raddoppiati…
Samuele disse che aveva un appuntamento con una donna, ma lei lo aveva bidonato, aveva aspettato quasi un'ora oltre l'orario concordato.
“Sai”, disse rivolto a me, “la donna che aspettavo è sposata… Avrà preso paura. Questo è un albergo famoso per la sua discrezione e per gli incontri clandestini… Per fortuna ho incontrato te…”
Insomma, eccomi lì, tra l’incudine e il martello, una donna sposata in mezzo a due uomini single che non lesinavano doppi sensi e commenti piccanti. La cena era finita, e non sapevo ancora cosa avrei fatto.
Per prendere tempo dissi che dovevo andare ancora in bagno “per rinfrescarmi un po’”, Ero in preda a mille pensieri, ma non posso negare che le ultime storielle sconce delle sue avventure su Tinder che ci aveva raccontato Samuele mi avevano un po’ eccitata. Le bottiglie di bollicine lasciate sul tavolo erano le mie attenuanti generiche.
Quando tornai dal bagno, era arrivato il momento di decidere. Erano giorni che pensavo alla notte di sesso selvaggio con Marco, ma come l’avrebbe presa Samuele se lo avessi scaricato lasciandolo salire nella sua camera da solo? Qui c’era in gioco il mio matrimonio!
Appena mi videro i due uomini smisero improvvisamente di parlare. Avevano entrambi una faccia colpevole.
“Di che stavate parlando, ragazzi”, dissi sorridendo.
“Spero non hai niente in contrario se ho invitato Samuele a salire in camera nostra per un ultimo brindisi con quel che c’è nel frigobar”, mi disse ammiccante Marco.
Bastardi!, ho pensato, questi due si sono messi d’accordo! Ma dentro di me sorridevo: problema risolto!
Salimmo assieme tutti e tre nella nostra stanza. Quando entrammo mi si avvicinarono tutti e due assieme. Erano così vicini, e si era creato un tale silenzio, che sentivo i loro respiri. Marco era davanti a me, di fronte. Samuele dietro.
“Siediti sul letto”, disse Samuele. “E osserva bene cosa ti aspetta questa notte…”
Come se fossero d’accordo, di fronte a me iniziarono a togliersi i vestiti. Samuele più spavaldo. Marco con più timidezza. Il suo dannato complesso di inferiorità, ho pensato.
Mi godevo lo spettacolo di questi due maschi, e già pregustavo il momento ormai prossimo in cui li avrei “assaggiati”. Ero più che lucida, sapevo benissimo quello che stava succedendo: avrei fatto sesso, per la prima volta in vita mia, con due uomini. Avrei tradito mio marito con due uomini contemporaneamente! Ma se con la ragione cercavo di darmi una spiegazione, il corpo non ne voleva sapere, Il mio corpo era sommerso dalla lussuria!
Li guardavo, entrambi nudi, Oh mio dio, che bei cazzi avevano. Gli ultimi mesi con Massimo mi avevano fatto dimenticare come è fatto un uomo virile. Si avvicinarono di fronte a me. Mi fecero alzare dal letto, mi misero simultaneamente una mano ciascuno sulle spalle e mi spinsero a inginocchiarmi.
Avevo il primo piano di bei due cazzi davanti agli occhi. Il sogno segreto di ogni donna!
Ho preso quello di Marco, che dei due era quello non ancora rigido, e l’ho guidato nella mia bocca. Ho fatto scorrere avanti e indietro le mia labbra sentendolo irrigidirsi nella mia bocca.
Quando fu completamente rigido passai a quello di Samuele, leggermente più corto di quello del mio ex, ma decisamente più largo, e con la cappella più grossa.
Ripassai a spompinare un po’ Marco, masturbando con la mano quello di Samuele, e viceversa. Ero invasa dal piacere: lì, in ginocchio, con quei due uccelli in bocca e in mano, sentivo il perizoma fradicio.
Entrambi gli uomini gemettero sempre di più, ero troppo arrapata.
Mi alzai in piedi, senza staccare le mani dai loro cazzi e sentii la mia voce dire perentoria: “Ragazzi, sono vostra. Spogliatemi e scopatemi come sapete fare!”.
Marco mi tolse la camicetta e il reggiseno, Samuele pensò alla gonna. Mi fecero girare e mi piegarono a novanta gradi con le mani appoggiate al letto,
Samuele era dietro di me, vedevo Marco cercare qualcosa nel suo zainetto. Samuele tirò da parte il perizoma e mi leccò da dietro la figa già allagata. Quando mi sentì gemere spostò la sua adorabile lingua su per il culo, e leccò avidamente anche il mio ingresso anale.
Mentre mi leccava il culo spinse due dita nella mia figa. Sentii rapidamente un orgasmo crescere dentro di me.
Tolse la lingua dal culo e vi inserì due dita anche lì.
“Cazzo che troia. Come sospettavo”, lo sentii dire.
Avevo due dita nella figa e due dita nel culo, che lui muoveva simultaneamente cercando di andare sempre più in profondità.
"Guardala amico, sta godendo come una vacca" disse Samuele a Marco.
"Sì, non è adorabile?", rispose Marco con tono complice,
"Dannazione, era da tempo che volevo riempirla con il mio cazzo… riempirla di sborra”, disse Samuele.
"Questa sera esaudirai il tuo desiderio", disse Marco.
Non ebbi la possibilità di dire una sola parola perché i miei orgasmi si stavano susseguendo senza lasciarmi respiro. Le scosse di piacere percorrevano il mio corpo dalla testa ai piedi. Se il paradiso esiste, è simile a quello che provavo in quel momento.
Samuele si spostò e lasciò che Marco si avvicinasse. Il mio ex mi premette qualcosa sul sedere. Stava lubrificando il mio ingresso anale con qualcosa di viscido e cremoso. Mi mise qualcosa nel culo. Non era il suo cazzo, ma qualcosa di metallico. Un butt plug? Ughm, faceva un poì male, ma andava bene così.
I due uomini non mi davano tregua, ma cosa potevo aspettarmi da due stalloni così selvaggiamente arrapati? Mi misero sul letto a quattro zampe. Samuele stava di fronte a me ai piedi del letto. Aveva il suo cazzo duro in mano, così mi avvicinai e lui lo infilò tra le mie labbra.
Mentre lui mi scopava la bocca tenendomi la testa, Marco, dietro di me, mi sfilò il perizoma.
“Guarda come muove il culo questa cagna”, disse, “e guarda che figa affamata”. Spinse il suo cazzo dentro di me.
"Merda, sei bagnata come una spugna...", gemette.
Scopandomi dal basso, il suo cazzo premeva sulla sottile parete che divide la vagina dal retto.
“Toglimi quel cazzo di coso dal culo, fa male!”, gridai.
I due uomini continuarono a scoparmi entrambi senza prestare attenzione ai miei lamenti. Samuele mi fotteva la bocca spingendo il suo cazzo più in profondità che poteva nella mia gola, con il risultato di farmi colare bava dalla bocca, Ogni volta che lo toglieva per darmi un attimo di respiro sputavo fiotti di saliva per liberarmi la gola.
Marco non era da meno con la mia figa. Si era aggrappato ai miei fianchi e mi scopava con ancora più violenza di quando litigavamo per le mie mancanze. Sembrava ancora più infoiato di allora. Probabilmente per quel senso di competizione che nasce sempre tra due maschi umani della stessa razza che si dividono una femmina in calore.
"Scambiamoci", disse Marco a Samuele
"Fantastico… così posso sentire la figa di questa cagna", rispose Samuele.
Tirarono fuori insieme i loro cazzi bagnati e duri. Mentre si scambiavano di posto allungai indietro il braccio per togliermi il tappo dal culo, ma Samuele me lo impedì.
Guidò rapidamente il cazzo nella mia figa e mi scopò per bene. Con meno violenza di Marco, certo, ma la maggiore circonferenza si faceva sentire, dandomi modo di raggiungere l’ennesimo travolgente orgasmo.
Il tempo di un respiro e mi ritrovai col cazzo di Marco in bocca. Forse stanco dei colpi bruti inferti da dietro, fu un po’ più gentile di quanto era stato Samuele, ma nemmeno lui esitava ad affondarlo nella mia gola più che poteva.
Uno che mi teneva per la testa, l’altro per i fianchi, riempita in tutti i miei orifizi, mi sentivo un oggetto del piacere progettato per questi due uomini che mi stavano sbattendo senza pietà.
“Non credi sarebbe ora di inculare questa sposina cattiva?” ha detto Samuele.
“Credo che sia quello che desidera anche lei”, disse Marco,
Samuele mi tolse finalmente il plug dal culo dolorante. Il sollievo durò un istante: lo spalancò bene aprendomi le natiche e disse: “Cazzo che caverna! Meglio se lo lasciamo rilassare un po’”.
Marco si sdraiò sul letto e mi fece segno di cavalcarlo. Pronta a tutto pur di lasciar respirare il mio orifizio anale, mi sedetti sul suo cazzo e potei finalmente distendermi e accoglierlo completamente, impartendo ai miei movimenti il ritmo dolce che volevo io.
Giusto il tempo di godere del suo uccello in profondità, che Samuele si mise dietro di me, mi chinò la schiena in avanti e mi puntò il suo glande sul mio buco del culo.
“A-aaa-spetta c-che finisca con Marco”, mugulai.
“Zitta troia, adesso ti facciamo fare una cosa che ti ricorderai per sempre”
Marco ora mi teneva ferma in modo che Samuele potesse penetrarmi l’ano. Bussò un paio di volte, poi spinse con forza. All’improvviso accadde: il mio sfintere cedette e la cappella mi scivolò su per il culo.
Maledizione, che dolore. Ma non ebbi il tempo di lamentarmi, soffocai il grido, i due uomini mi stavano martellando figa e culo nello stesso tempo.
Il dolore era lì, ma lo era anche la lussuria, che vinse la battaglia e come un fulmine a ciel sereno arrivò un altro intenso orgasmo. La mia figa cavalcava il bel cazzo di Marco. Samuele non risparmiava i colpi al mio secondo canale.
Ci sono due grossi cazzi contemporaneamente nel mio corpicino, pensai. Allora è così che ci si sente. Lasciatevelo dire, ragazze: la prima doppia penetrazione non si scoda mai!
Il mio corpo era completamente fuori controllo.
"Merda, sto per venire", disse Marco, "voglio riempirle il culo di sborra".
“Aspetta che ti cedo il posto”, disse Samuele.
Marco mi sollevò in modo da sfilare il suo uccello dalla figa. Lo vidi provare ad asciugarsi con il mio perizoma che era rimasto sul letto,
“Merda, queste mutande sono zuppe. Con che razza di scrofa schifosa mi ero messo?”
Si asciugò con un lembo di lenzuolo, sentii il cazzo di Samuele uscire dal mio culo, si stese sul letto e prese il posto che era di Marco.
Scivolai molto lentamente lungo il cazzo di Samuele. Era adorabile. Come il cazzo di Marco. Iniziai a cavalcare Samuele nel modo più sfacciato e seducente che potevo.
Nel frattempo Marco si era posizionato dietro di me.
"Allora cara la mia ragazza viziata, ora questa fogna che è il tuo culo, prenderà una bella dose di sborra proletaria", disse, e mi spinse il cazzo nel culo, che entrò più facilmente, perché ormai il butt plug prima e Samuele poi avevano già fatto il lavoro più duro.
Cambiarono le posizioni ma i risultati furono uguali. Ancora una volta i due uomini arrapati trovarono il ritmo giusto e mi scoparono come due pistoni che, ben oliati dai miei umori, scivolavano dentro e fuori senza più attriti. Un altro orgasmo colpì il mio piccolo corpo, ma non avevo spazio per muovermi, con Marco che da dietro mi schiacciava contro Samuele che stava sotto.
"Eccola! Tutta per te, troia!" ruggì improvvisamente Marco.
Spinse forte il suo cazzo su per il mio culo e lo riempì di sperma.
"Ben fatto, fratello”, gridò Samuele, dopodiché venne anche lui, con una abbondante eiaculazione nella mia figa che mandò il suo sperma nel mio utero… Non gli venne nemmeno in mente per un istante di chiedermi se ero protetta.... no, no… Doveva solo svuotarsi le palle... sapevo che il pensiero che potesse mettermi incinta lo eccitava,
Soddisfatta, iniziai a riprendermi e a sentirmi sporca. Non avevo mai avuto due cazzi dentro di me contemporaneamente, ma era stata un’esperienza fantastica. Sentivo i loro carichi gocciolare fuori dai miei orifizi, e cominciai a pensare al mio povero marito che a casa, ignaro, pensava a me come a una brava moglie. Marco e Samuele si alzarono, Samuele andò in bagno, mentre Marco si sedette accanto a me, mi accarezzò i capelli dicendomi che ero stata fantastica,
Quando Samuele, dopo una veloce lavata, uscì, cercò i suoi abiti e si vestì silenziosamente,
Prima di uscire frugò nel portafoglio, ne estrasse otto banconote e le diede a Marco.
“Se vuoi un consiglio, amico”, disse, “la prossima volta alzerei il prezzo, che una maiala così vale ben più di 400 euro”.
Bastardo! Mi aveva venduta!
Non sapevo se sentirmi umiliata, offesa o semplicemente lusingata.
Pensavo spesso a Marco. Il nostro sesso mi faceva impazzire. Anche se le nostre differenze caratteriali avevano ben presto rovinato la nostra relazione. Tutte le volte che facevamo la pace finivamo a letto, dove i nostri coiti erano delle brutali battaglie: lui sfogava la sua rabbia su di me e io godevo facendomi usare; era un modo come un altro per attutire i miei sensi di colpa da ragazza snob di buona famiglia finita suo malgrado con un rozzo operaio ludopatico.
Eravamo rimasti in contatto. Marco era ancora single, e ogni tanto mi mandava qualche messaggio in cui mi raccontava di sé, e finiva spesso col dirmi quanto gli mancassero le nostre folli scopate.
Una notte in cui, insonne e insoddisfatta, non riuscivo a dormire a causa del russare di Massimo, presi il telefonino dal comodino e scrissi a Marco che, nonostante tutto, il nostro sesso bollente mancava anche a me.
Ricominciammo così a scriverci di nascosto. Marco mi suggerì di “inventare” una delle solite conferenze che la casa editrice per cui lavoravo organizzava nei vari festival di settore. Non mi fidavo a incontralo a casa sua: troppo centrale e con una portinaia da romanzo, di quelle senza nessuna discrezione, che pur di spettegolare ti raccontava dei problemi intestinali del signor Brambilla, quello del sesto piano...
A prenotare l’albergo fuori città ci avrebbe pensato lui, ma, come sempre, Marco aveva problemi di soldi, e mi girò l’iban dove poter fare il versamento.
Arrivò così il giorno della partenza, salutai Massimo con un bacio - il classico bacio di Giuda, di quanti ne è piena la letteratura? - e me ne andai. Dopo aver guidato fino all’albergo appena fuori Milano parcheggiai e mi diressi alla reception.
Appena entrata vidi Marco che si alzava da una poltrona della hall e mi veniva incontro, dove ci salutammo con un vero abbraccio. Negli ultimi giorni i nostri messaggi si erano fatti bollenti, tutto un “Non vedo l’ora di succhiartelo”, “Ti consumerò la figa”, “Avrai il ricordo più bello della tua vita”, “Non riuscirai a camminare per due giorni”. Avrei voluto baciarlo già lì, nella sala della reception, ma trattieniti Chiara, cazzo, sei pur sempre una signora sposata, dissi dentro di me.
Dopo aver fatto il check-in salimmo nella nostra camera e disfacemmo i bagagli, Ci saremmo dati del tempo per rinfrescarci e prepararci adeguatamente: di lì a un’ora avevamo prenotato la cena al ristorante dell’hotel, per le nostre intenzioni trasgressive avevamo a disposizione tutta la notte.
“Vorrei che fingessi ancora per una sera, per questa sera, di essere la mia ragazza,” mi disse Marco. Avevo molte cose da farmi perdonare, lui mi accusava spesso di classismo, a causa della mia provenienza sociale si era sempre sentito inferiore, e io ne approfittavo umiliandolo in pubblico e trattandolo come uno zerbino, senza degnarmi nemmeno di chiedergli scusa quando sparivo per due giorni senza dirgli dove andavo.
Uscimmo dalla stanza e scendemmo al ristorante. Una volta seduti al nostro tavolo sembrò che il tempo tra di noi non fosse passato. Era soprattutto lui a parlare, dei suo progetti squinternati che finivano sempre male, della sua storica mancanza di denaro, delle sue difficoltà a far durare un rapporto di coppia. Così come era bravo a portarsi le donne a letto, era altrettanto bravo a farsi lasciare per i suoi scatti d’ira di fronte alle prime incomprensioni.
Allo stesso tempo Marco era anche un romantico: mi versava da bere ogni volta che il bicchiere era vuoto e mi riempiva di complimenti. Più mi guardava, più il suo sguardo diventava intenso, avevo la netta sensazione che mi stesse spogliando con gli occhi.
Ad un certo punto della cena dovetti andare in bagno. Uscendo dalla sala ristorante vidi un uomo ed ebbi un tuffo al cuore per lo shock. Era Samuele! Un amico di mio marito Massimo! Ma non un amico qualsiasi: uno di quelli del gruppetto che ogni due settimane si ritrovavano nel nostro salotto per le loro “serate Champions League”.
Mi precipitai in bagno. Ma con tutti gli alberghi che ci sono nell’hinterland di Milano, quante possibilità avevo di incontrare qualcuno che mi conoscesse? Ma che cazzo di sfiga era questa?
Se Samuele mi avesse vista non sapevo cosa sarebbe successo. Lo avrebbe senza dubbio detto a Massimo, con conseguenze che non osavo immaginare. Samuele è un viscidone che mi aveva sempre guardata con occhi da allupato, e durante una delle serate a casa nostra, con la scusa di venire in cucina a prendere le birre, dove mi “ritiravo” a leggere mentre loro guardavano le partite, mi aveva perfino sfiorato il braccio dicendomi che ero troppo sexy per uno come mio marito. “Se tu fossi mia, ti mostrerei come un uomo fa godere la sua donna”. In altre parole... Samuele moriva dalla voglia di infilarsi nelle mie mutande.
Quando ebbi finito in bagno, mi affacciai con circospezione dalla porta cercandolo con gli occhi... e me lo trovai proprio davanti, Mi aveva riconosciuta e mi aveva aspettata fuori!
“Chiara, ma che sorpresa!”, mi disse.
“Ciao Samuele”, risposi timida.
“Che ci fai qui?”
“Sono qui per una conferenza”
“Mmmmmm. E hai una stanza qui in albergo?”
“Sì. Sai, domattina cominciamo molto presto e ho preferito prenotare qui.”
“Non ho visto nessun cartello che annunciasse la conferenza…”, disse, viscido.
”…”
“Bene! Allora possiamo condividere il dolce!”
“Non possiamo, Samuele. Massimo avrebbe senz’altro qualcosa da ridire.”
“Ma noi mica glielo diciamo. Massimo non saprà niente, te lo prometto”, disse facendomi l’occhiolino.
“In realtà sono a cena con un collega che conosce mio marito.”
“Dai Chiara, in nome della nostra amicizia. Adesso che ti ho visto non ti libererai facilmente di me”, sorrise marpione.
"Ok, unisciti a noi solo per il dolce. Ma mi raccomando Samuele, nessun accenno a Massimo col mio collega!”
Siamo andati da Marco, li ho presentati e dopo essersi stretti la mano gli occhi che mi spogliavano erano raddoppiati…
Samuele disse che aveva un appuntamento con una donna, ma lei lo aveva bidonato, aveva aspettato quasi un'ora oltre l'orario concordato.
“Sai”, disse rivolto a me, “la donna che aspettavo è sposata… Avrà preso paura. Questo è un albergo famoso per la sua discrezione e per gli incontri clandestini… Per fortuna ho incontrato te…”
Insomma, eccomi lì, tra l’incudine e il martello, una donna sposata in mezzo a due uomini single che non lesinavano doppi sensi e commenti piccanti. La cena era finita, e non sapevo ancora cosa avrei fatto.
Per prendere tempo dissi che dovevo andare ancora in bagno “per rinfrescarmi un po’”, Ero in preda a mille pensieri, ma non posso negare che le ultime storielle sconce delle sue avventure su Tinder che ci aveva raccontato Samuele mi avevano un po’ eccitata. Le bottiglie di bollicine lasciate sul tavolo erano le mie attenuanti generiche.
Quando tornai dal bagno, era arrivato il momento di decidere. Erano giorni che pensavo alla notte di sesso selvaggio con Marco, ma come l’avrebbe presa Samuele se lo avessi scaricato lasciandolo salire nella sua camera da solo? Qui c’era in gioco il mio matrimonio!
Appena mi videro i due uomini smisero improvvisamente di parlare. Avevano entrambi una faccia colpevole.
“Di che stavate parlando, ragazzi”, dissi sorridendo.
“Spero non hai niente in contrario se ho invitato Samuele a salire in camera nostra per un ultimo brindisi con quel che c’è nel frigobar”, mi disse ammiccante Marco.
Bastardi!, ho pensato, questi due si sono messi d’accordo! Ma dentro di me sorridevo: problema risolto!
Salimmo assieme tutti e tre nella nostra stanza. Quando entrammo mi si avvicinarono tutti e due assieme. Erano così vicini, e si era creato un tale silenzio, che sentivo i loro respiri. Marco era davanti a me, di fronte. Samuele dietro.
“Siediti sul letto”, disse Samuele. “E osserva bene cosa ti aspetta questa notte…”
Come se fossero d’accordo, di fronte a me iniziarono a togliersi i vestiti. Samuele più spavaldo. Marco con più timidezza. Il suo dannato complesso di inferiorità, ho pensato.
Mi godevo lo spettacolo di questi due maschi, e già pregustavo il momento ormai prossimo in cui li avrei “assaggiati”. Ero più che lucida, sapevo benissimo quello che stava succedendo: avrei fatto sesso, per la prima volta in vita mia, con due uomini. Avrei tradito mio marito con due uomini contemporaneamente! Ma se con la ragione cercavo di darmi una spiegazione, il corpo non ne voleva sapere, Il mio corpo era sommerso dalla lussuria!
Li guardavo, entrambi nudi, Oh mio dio, che bei cazzi avevano. Gli ultimi mesi con Massimo mi avevano fatto dimenticare come è fatto un uomo virile. Si avvicinarono di fronte a me. Mi fecero alzare dal letto, mi misero simultaneamente una mano ciascuno sulle spalle e mi spinsero a inginocchiarmi.
Avevo il primo piano di bei due cazzi davanti agli occhi. Il sogno segreto di ogni donna!
Ho preso quello di Marco, che dei due era quello non ancora rigido, e l’ho guidato nella mia bocca. Ho fatto scorrere avanti e indietro le mia labbra sentendolo irrigidirsi nella mia bocca.
Quando fu completamente rigido passai a quello di Samuele, leggermente più corto di quello del mio ex, ma decisamente più largo, e con la cappella più grossa.
Ripassai a spompinare un po’ Marco, masturbando con la mano quello di Samuele, e viceversa. Ero invasa dal piacere: lì, in ginocchio, con quei due uccelli in bocca e in mano, sentivo il perizoma fradicio.
Entrambi gli uomini gemettero sempre di più, ero troppo arrapata.
Mi alzai in piedi, senza staccare le mani dai loro cazzi e sentii la mia voce dire perentoria: “Ragazzi, sono vostra. Spogliatemi e scopatemi come sapete fare!”.
Marco mi tolse la camicetta e il reggiseno, Samuele pensò alla gonna. Mi fecero girare e mi piegarono a novanta gradi con le mani appoggiate al letto,
Samuele era dietro di me, vedevo Marco cercare qualcosa nel suo zainetto. Samuele tirò da parte il perizoma e mi leccò da dietro la figa già allagata. Quando mi sentì gemere spostò la sua adorabile lingua su per il culo, e leccò avidamente anche il mio ingresso anale.
Mentre mi leccava il culo spinse due dita nella mia figa. Sentii rapidamente un orgasmo crescere dentro di me.
Tolse la lingua dal culo e vi inserì due dita anche lì.
“Cazzo che troia. Come sospettavo”, lo sentii dire.
Avevo due dita nella figa e due dita nel culo, che lui muoveva simultaneamente cercando di andare sempre più in profondità.
"Guardala amico, sta godendo come una vacca" disse Samuele a Marco.
"Sì, non è adorabile?", rispose Marco con tono complice,
"Dannazione, era da tempo che volevo riempirla con il mio cazzo… riempirla di sborra”, disse Samuele.
"Questa sera esaudirai il tuo desiderio", disse Marco.
Non ebbi la possibilità di dire una sola parola perché i miei orgasmi si stavano susseguendo senza lasciarmi respiro. Le scosse di piacere percorrevano il mio corpo dalla testa ai piedi. Se il paradiso esiste, è simile a quello che provavo in quel momento.
Samuele si spostò e lasciò che Marco si avvicinasse. Il mio ex mi premette qualcosa sul sedere. Stava lubrificando il mio ingresso anale con qualcosa di viscido e cremoso. Mi mise qualcosa nel culo. Non era il suo cazzo, ma qualcosa di metallico. Un butt plug? Ughm, faceva un poì male, ma andava bene così.
I due uomini non mi davano tregua, ma cosa potevo aspettarmi da due stalloni così selvaggiamente arrapati? Mi misero sul letto a quattro zampe. Samuele stava di fronte a me ai piedi del letto. Aveva il suo cazzo duro in mano, così mi avvicinai e lui lo infilò tra le mie labbra.
Mentre lui mi scopava la bocca tenendomi la testa, Marco, dietro di me, mi sfilò il perizoma.
“Guarda come muove il culo questa cagna”, disse, “e guarda che figa affamata”. Spinse il suo cazzo dentro di me.
"Merda, sei bagnata come una spugna...", gemette.
Scopandomi dal basso, il suo cazzo premeva sulla sottile parete che divide la vagina dal retto.
“Toglimi quel cazzo di coso dal culo, fa male!”, gridai.
I due uomini continuarono a scoparmi entrambi senza prestare attenzione ai miei lamenti. Samuele mi fotteva la bocca spingendo il suo cazzo più in profondità che poteva nella mia gola, con il risultato di farmi colare bava dalla bocca, Ogni volta che lo toglieva per darmi un attimo di respiro sputavo fiotti di saliva per liberarmi la gola.
Marco non era da meno con la mia figa. Si era aggrappato ai miei fianchi e mi scopava con ancora più violenza di quando litigavamo per le mie mancanze. Sembrava ancora più infoiato di allora. Probabilmente per quel senso di competizione che nasce sempre tra due maschi umani della stessa razza che si dividono una femmina in calore.
"Scambiamoci", disse Marco a Samuele
"Fantastico… così posso sentire la figa di questa cagna", rispose Samuele.
Tirarono fuori insieme i loro cazzi bagnati e duri. Mentre si scambiavano di posto allungai indietro il braccio per togliermi il tappo dal culo, ma Samuele me lo impedì.
Guidò rapidamente il cazzo nella mia figa e mi scopò per bene. Con meno violenza di Marco, certo, ma la maggiore circonferenza si faceva sentire, dandomi modo di raggiungere l’ennesimo travolgente orgasmo.
Il tempo di un respiro e mi ritrovai col cazzo di Marco in bocca. Forse stanco dei colpi bruti inferti da dietro, fu un po’ più gentile di quanto era stato Samuele, ma nemmeno lui esitava ad affondarlo nella mia gola più che poteva.
Uno che mi teneva per la testa, l’altro per i fianchi, riempita in tutti i miei orifizi, mi sentivo un oggetto del piacere progettato per questi due uomini che mi stavano sbattendo senza pietà.
“Non credi sarebbe ora di inculare questa sposina cattiva?” ha detto Samuele.
“Credo che sia quello che desidera anche lei”, disse Marco,
Samuele mi tolse finalmente il plug dal culo dolorante. Il sollievo durò un istante: lo spalancò bene aprendomi le natiche e disse: “Cazzo che caverna! Meglio se lo lasciamo rilassare un po’”.
Marco si sdraiò sul letto e mi fece segno di cavalcarlo. Pronta a tutto pur di lasciar respirare il mio orifizio anale, mi sedetti sul suo cazzo e potei finalmente distendermi e accoglierlo completamente, impartendo ai miei movimenti il ritmo dolce che volevo io.
Giusto il tempo di godere del suo uccello in profondità, che Samuele si mise dietro di me, mi chinò la schiena in avanti e mi puntò il suo glande sul mio buco del culo.
“A-aaa-spetta c-che finisca con Marco”, mugulai.
“Zitta troia, adesso ti facciamo fare una cosa che ti ricorderai per sempre”
Marco ora mi teneva ferma in modo che Samuele potesse penetrarmi l’ano. Bussò un paio di volte, poi spinse con forza. All’improvviso accadde: il mio sfintere cedette e la cappella mi scivolò su per il culo.
Maledizione, che dolore. Ma non ebbi il tempo di lamentarmi, soffocai il grido, i due uomini mi stavano martellando figa e culo nello stesso tempo.
Il dolore era lì, ma lo era anche la lussuria, che vinse la battaglia e come un fulmine a ciel sereno arrivò un altro intenso orgasmo. La mia figa cavalcava il bel cazzo di Marco. Samuele non risparmiava i colpi al mio secondo canale.
Ci sono due grossi cazzi contemporaneamente nel mio corpicino, pensai. Allora è così che ci si sente. Lasciatevelo dire, ragazze: la prima doppia penetrazione non si scoda mai!
Il mio corpo era completamente fuori controllo.
"Merda, sto per venire", disse Marco, "voglio riempirle il culo di sborra".
“Aspetta che ti cedo il posto”, disse Samuele.
Marco mi sollevò in modo da sfilare il suo uccello dalla figa. Lo vidi provare ad asciugarsi con il mio perizoma che era rimasto sul letto,
“Merda, queste mutande sono zuppe. Con che razza di scrofa schifosa mi ero messo?”
Si asciugò con un lembo di lenzuolo, sentii il cazzo di Samuele uscire dal mio culo, si stese sul letto e prese il posto che era di Marco.
Scivolai molto lentamente lungo il cazzo di Samuele. Era adorabile. Come il cazzo di Marco. Iniziai a cavalcare Samuele nel modo più sfacciato e seducente che potevo.
Nel frattempo Marco si era posizionato dietro di me.
"Allora cara la mia ragazza viziata, ora questa fogna che è il tuo culo, prenderà una bella dose di sborra proletaria", disse, e mi spinse il cazzo nel culo, che entrò più facilmente, perché ormai il butt plug prima e Samuele poi avevano già fatto il lavoro più duro.
Cambiarono le posizioni ma i risultati furono uguali. Ancora una volta i due uomini arrapati trovarono il ritmo giusto e mi scoparono come due pistoni che, ben oliati dai miei umori, scivolavano dentro e fuori senza più attriti. Un altro orgasmo colpì il mio piccolo corpo, ma non avevo spazio per muovermi, con Marco che da dietro mi schiacciava contro Samuele che stava sotto.
"Eccola! Tutta per te, troia!" ruggì improvvisamente Marco.
Spinse forte il suo cazzo su per il mio culo e lo riempì di sperma.
"Ben fatto, fratello”, gridò Samuele, dopodiché venne anche lui, con una abbondante eiaculazione nella mia figa che mandò il suo sperma nel mio utero… Non gli venne nemmeno in mente per un istante di chiedermi se ero protetta.... no, no… Doveva solo svuotarsi le palle... sapevo che il pensiero che potesse mettermi incinta lo eccitava,
Soddisfatta, iniziai a riprendermi e a sentirmi sporca. Non avevo mai avuto due cazzi dentro di me contemporaneamente, ma era stata un’esperienza fantastica. Sentivo i loro carichi gocciolare fuori dai miei orifizi, e cominciai a pensare al mio povero marito che a casa, ignaro, pensava a me come a una brava moglie. Marco e Samuele si alzarono, Samuele andò in bagno, mentre Marco si sedette accanto a me, mi accarezzò i capelli dicendomi che ero stata fantastica,
Quando Samuele, dopo una veloce lavata, uscì, cercò i suoi abiti e si vestì silenziosamente,
Prima di uscire frugò nel portafoglio, ne estrasse otto banconote e le diede a Marco.
“Se vuoi un consiglio, amico”, disse, “la prossima volta alzerei il prezzo, che una maiala così vale ben più di 400 euro”.
Bastardo! Mi aveva venduta!
Non sapevo se sentirmi umiliata, offesa o semplicemente lusingata.
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